27/11/2022
“Bernadette” (1943) di Henry King, con Jennifer Jones, Charles Bickford, William Eythe, Vincent Price, Lee J. Cobb, Gladys Cooper, Anne Revere, Roman Bohnem, Mary Anderson, Patricia Morison, Aubrey Mather, Charles Di**le, Edith Barrett, Sig Ruman, Blanche Yurka, Ermadean Walters, Jerome Cowan, Pedro de Cordoba, Alan Napier e Linda Darnell.
Vincitore di quattro premi Oscar (miglior attrice protagonista, miglior fotografia, miglior scenografia, miglior colonna sonora) e di tre Golden Globe (miglior film drammatico, miglior regia, miglior attrice in un film drammatico), contraddistinto da un ampio respiro spettacolare (il ‘budget’ fu di un milione e seicentomila dollari della prima metà degli anni Quaranta), scritto da George Seaton (sulla base dell’omonimo romanzo di Franz Werfel), diretto da un professionista della cinematografia del calibro di Henry King in coerenza con un neo-romanticismo narrativo e visivo, prodotto dalla 20th Century Fox e interpretato splendidamente da un ‘cast’ di prim’ordine, il film storico-religioso-parapsicologico-ufologico statunitense “Bernadette” (“The Song of Bernadette”), sulla vita adolescenziale e giovanile della medium Bernadette Soubirous, che nel febbraio del 1858 ebbe nelle vicinanze di Lourdes la prima delle visioni della “bella signora” identificata dalla Chiesa cattolica come la Vergine Maria (secondo l’asserzione della stessa Soubirous riguardante chi la “signora” aveva detto di essere, ossia l’Immacolata Concezione, un dogma teologico proclamato dalla Chiesa alcuni anni prima e che la ragazza non poteva conoscere), è suscettibile al giorno d’oggi di due interpretazioni filosofiche distinte, sotto l’angolazione della storia idealistica dei contenuti delle psicologie degli spettatori appartenenti all’Occidente cristiano.
Da un lato vi è da dire che i suoi realizzatori – dal produttore al regista e allo sceneggiatore, dai tecnici agli attori – avevano tutti nel cuore la liberaldemocrazia progressista degli Stati Uniti d’America ed erano ovviamente guidati, nel loro pensiero, nel loro linguaggio verbale parlato e scritto (nella lingua inglese, ed in altri idiomi mediante le traduzioni), e nei loro comportamenti interpersonali e pubblici, dalla necessità di orientare la dimensione psicologico-spirituale conscia e subconscia dell’immaginario individuale e collettivo dei singoli cittadini e dell’opinione pubblica statunitense sulla base di una serie di ideali antropologico-ontologici evoluti etico-morali, sociologico-politici e scientifico-conoscitivi (facenti parte della filosofia idealistica delle scienze politiche), suscitando il consenso intorno ad essi. Ricordiamo, a questo proposito, l’urgenza di liberare la Francia e l’Europa dalla dominazione nazista con l’intervento delle forze armate Alleate occidentali (gli americani e i britannici in primo luogo) facendo della Soubirous un simbolo della nazione francese e dei popoli cristiani del continente europeo, che nel 1943 erano oppressi dalla svastica; del protagonismo pubblico con una funzione direttiva nel quadro della vita della società civile e del divenire della storia, dei membri delle classi sociali popolari, lavoratrici e meno abbienti, come appunto la giovanissima, anonima e comune operaia dei servizi domestici Bernadette Soubirous, che diventa un soggetto dirigente del movimento storico dell’Occidente cristiano-cattolico; dell’emancipazione dei membri dei ceti sociali alla base della piramide socio-classista, dal punto di vista economico e materiale (rammentiamo, a questo proposito, la famiglia di Bernadette che migliora le proprie condizioni di vita, dalla disoccupazione, dal precariato lavorativo e dall’indigenza ad una certa sicurezza); della libertà e della democrazia di base – con venature anarchiche - delle masse popolari, che agiscono nella non-violenza anche in contrapposizione al volere degli individui al potere nella compagine statale (ricordiamo la gente del popolo che sostiene Bernadette e che si reca liberamente e democraticamente nella grotta delle apparizioni di Massabielle, nonostante l’opposizione delle autorità comunali, di polizia e giudiziarie); della condivisione delle risorse tra gli umili; dell’uguaglianza tra tutti gli individui umani, senza gerarchie connesse alle distinzioni di classe e di notorietà o ad una presunta superiorità su tutti gli altri soggetti umani (il riferimento è all’ambiente del convento dove Bernadette è relegata, in cui ella è una novizia e poi una suora come le altre, senza preferenze, ed al magistrato Dufour che si ritiene superiore alla gente comune di Lourdes e che alla fine, a causa del tumore che lo affligge, chiede aiuto alla Vergine Maria ponendosi alla pari con i numerosissimi umili fedeli accorsi alla grotta di Massabielle); di una ragazzina con un bagaglio conoscitivo modestissimo, che diviene un genio del progresso dell’Essere Spirituale o dello Spirito o della Ragione dell’umanità. Tali idealità definiscono una democrazia liberal-sociale contrapposta dalla comunicazione di massa cinematografica e filosofico-politica del lungometraggio, sia al nazionalsocialismo e al fascismo (contro i quali combattevano gli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale), che al comunismo sovietico.
Dall’altro, la pellicola “Bernadette” di King ha preparato e prepara il pensiero-immaginario individuale e intersoggettivo ovvero la coscienza e l’inconscio delle persone che lo hanno visionato e lo visionano all’incontro, già qui sulla Terra, con creature celestiali provenienti da un altro mondo, benevole e portatrici di una ultrascienza in grado di debellare le più diverse patologie che tormentano gli esseri umani.
I suddetti ideali rappresentano anche dei punti di riferimento di qualità per effettuare traduzioni, interpretariati e mediazioni linguistiche e interculturali di qualità dei testi del film in questione – e non solo – dalle lettere inglesi ad altri idiomi, come la lingua italiana, facendone sviluppare l’Essere Spirituale razionalistico-illuministico o della Ragione illuministica in essi intrinseca.
Una delle frasi memorabili del film “Bernadette” è la seguente: “Il peccatore è una persona che ama il male”, poiché qualcuno può fare il male senza amarlo, per il fatto che persegue obiettivi di giustizia. Un anticipo della differenziazione tra l’errore e l’errante, ribadita dal pontefice Giovanni Paolo II