Apicella Dott. Raffaele

Apicella Dott. Raffaele Benvenuti nella pagina Facebook di APICELLA DOTT. RAFFAELE, di seguito i nostri contatti: tel. 3382138306, e-mail raffaele.apicella@yahoo.it

Lo Studio Odontoiatrico Apicella nasce al principio dell'anno 2000 per iniziativa del dr. Angelo e del figlio dr. Raffaele, il quale, pur senza prescindere dal patrimonio culturale maturato nel corso delle generazioni che lo hanno preceduto, è da allora impegnato nello sforzo di dare un'interpretazione moderna all'attività clinica odontoiatrica. È per questa ragione che allo Studio Apicella l'orga

nizzazione del lavoro è basata su una divisione dei compiti che riflette gli ambiti di competenza dei singoli dottori. È soltanto questa la maniera per poter coprire l'ormai vasta area pertinente alle patologie che, direttamente o indirettamente, coinvolgono il cavo orale con i suoi annessi e connessi.

La presente radiografia endorale (cosiddetta perché si ottiene con una pellicola posizionata all’interno del cavo orale)...
02/04/2025

La presente radiografia endorale (cosiddetta perché si ottiene con una pellicola posizionata all’interno del cavo orale), rappresenta un valido spunto per affrontare l’argomento di quei restauri definiti restauri di II classe, secondo un’antica classificazione codificata da G. V. Black. In casi del genere, è molto difficile ottenere una perfetta anatomia così come si osserva nel caso del restauro del secondo molare (quello posto a sinistra nella fotografia) e l’errore più comune consiste nel creare un sovracontorno ovvero nel porre il materiale da restauro a sbalzo rispetto alla linea di contorno della radice laddove dovrebbe esserci un rapporto di continuità dell’uno rispetto all’altra. Questo errore comporta come conseguenza la ritenzione di placca batterica al di sotto della parte a sbalzo del restauro che a sua volta provoca una gengivite difficile da trattare per il fatto che la rimozione della placca con i comuni mezzi di igiene domiciliare è letteralmente impossibile. Solo la correzione dell’anatomia attraverso il rifacimento del restauro condurrà alla guarigione. Per realizzare un corretto restauro di II classe occorre impiegare tempo, pazienza e gli strumenti giusti come verrà mostrato nel post che seguirà a breve. Il restauro corretto tra i due è stato realizzato dal sottoscritto il quale però ha forse difettato in fatto di comunicazione, non essendo riuscito a far comprendere alla paziente l’importanza del lavoro e come questo fosse coerente con i costi richiesti al punto che quest’ultima si è rivolta altrove per poi tornare alla mia osservazione dichiarandosi pentita del “tradimento” dovuto soprattutto ad un più allettante preventivo di spesa.

Caso di sbiancamento rapido in seduta unica con gel a base di perossido di idrogeno al 35% senza fare ricorso ad attivaz...
07/12/2024

Caso di sbiancamento rapido in seduta unica con gel a base di perossido di idrogeno al 35% senza fare ricorso ad attivazione con lampada a led che, come già esposto in un post precedente, può essere, sia pure in rari casi, causa di surriscaldamento della polpa dentaria e dunque di pulpite. L’altra più comune complicanza è ben rappresentata dalla foto a destra e consiste nel contatto tra gel sbiancante e gengiva marginale (quella porzione di gengiva a contatto con il dente) che esita letteralmente in uno “sbiancamento” della gengiva stessa che soggettivamente provoca un lieve fastidio e che comunque si autorisolve in qualche ora eventualmente anche con l’aiuto di gel a base di vitamina E.

Un accattivante omaggio per le Signore che nel mese di dicembre prossimo venturo si sottoporranno ad una seduta di igien...
27/11/2024

Un accattivante omaggio per le Signore che nel mese di dicembre prossimo venturo si sottoporranno ad una seduta di igiene orale: un kit di sbiancamento domiciliare disponibile nei colori nero e oro, composto da dentifricio e spazzolino contenuti in una elegante pochette. Disponibile fino ad esaurimento scorte.

21/10/2024
Le foto seguenti si riferiscono ad un paziente a cui, meno di un anno fa, veniva devitalizzato un molare inferiore. Il t...
11/09/2024

Le foto seguenti si riferiscono ad un paziente a cui, meno di un anno fa, veniva devitalizzato un molare inferiore. Il trattamento però mostra vistose lacune e non è per nulla in linea con gli obiettivi a cui si deve tendere quando si devitalizza un dente, in particolare non c’è un completo riempimento dei canali radicolari: ogni radice dentaria è percorsa da uno o più canali principali che decorrono longitudinalmente sino ad arrivare alla punta della radice(apice radicolare) e da cui si diramano canali accessori che, orientati in senso trasversale, e dunque perpendicolarmente rispetto all’asse della radice, vanno a terminare il loro percorso sulla superficie laterale di quest’ultima. Stante dunque l’estrema complessità del sistema di canali che si sviluppano all’interno delle radici, l’obiettivo del loro completo riempimento è un obiettivo utopistico e ci si deve dunque accontentare di riempire tutti gli spazi a cui è possibile accedere lasciando una percentuale minima di spazi vuoti che sia compatibile con l’innesco di un processo di guarigione stabile; obliterando il sistema di canali radicolari infatti, si riduce la carica batterica perché i batteri sfruttano proprio gli spazi vuoti (natura abhorret a vacuo cfr. Aristotele) per moltiplicarsi e per raggiungere una consistenza numerica sufficiente a tradursi in sintomi. Quindi la devitalizzazione, meglio definita terapia canalare di dente vitale, consiste non solo nel rimuovere vasi e nervi (ormai irrimediabilmente compromessi dal processo carioso o da altro),dal sistema di spazi che si trovano all’interno sia della corona che delle radici del dente, ma anche e soprattutto nel riempire tridimensionalmente questi ultimi, limitando così le possibilità che i batteri si riproducano sino a superare una soglia oltre la quale si manifestano i sintomi della “parodontite periapicale” derivante dalla lesione (granuloma apicale) che i batteri procurano a danno dell’osso posizionato intorno alla radice e che è ben evidente nelle foto del caso in questione in cui è stato necessario procedere con un ritrattamento ovvero quel tipo di terapia canalare rivolta a denti già devitalizzati e che consiste nel rimuovere il vecchio materiale da otturazione canalare per poi preparare correttamente i canali prima di otturarli in maniera completa sino all’apice.

Ci sono giornate che, seppur pesanti per il carico di lavoro, vengono allietate da graditi incontri: è il caso della gio...
16/07/2024

Ci sono giornate che, seppur pesanti per il carico di lavoro, vengono allietate da graditi incontri: è il caso della giornata di ieri allorquando una benevola sorte ha voluto che presso il mio studio fossero presenti contemporaneamente queste due meravigliose fanciulle alle quali sono legati i più bei ricordi della mia quadriennale esperienza professionale a Villa Igea. Alla mia destra Maria, valente infermiera, che esercita quello che personalmente ritengo essere tra i mestieri più belli, con dedizione associata all’eleganza della discrezione; alla mia sinistra Veronica, collega salentina, ora specializzanda in chirurgia generale, sempre disponibile a collaborare e a giocare di squadra ogni volta che ve ne è stato bisogno. Ad entrambe vanno i miei migliori auguri di un futuro radioso e ricco di soddisfazioni professionali ed extraprofessionali.

STORIA DELL’ AMALGAMA DENTALE III PARTENel precedente post abbiamo parlato dei difficili esordi dell’amalgama d’argento,...
19/06/2024

STORIA DELL’ AMALGAMA DENTALE III PARTE

Nel precedente post abbiamo parlato dei difficili esordi dell’amalgama d’argento, ed in effetti bisogna aggiungere che l’ostilità che in quegli anni veniva espressa nei confronti di questo allora nuovo materiale, culminò in un vero e proprio ostracismo decretato nel 1845 dall’ appena costituita “Società Americana dei Chirurghi Dentisti” e che passò alla storia del l’odontoiatria come “la guerra dell’amalgama”. Erano gli anni in cui l’odontoiatria imboccava la strada della professionalizzazione e così cominciavano ad emergere associazioni di professionisti animati dall’ obiettivo di promuoverla favorendo il suo ingresso nel novero delle arti mediche. I dentisti aderenti alla suddetta associazione, onde evitare l’espulsione dalla stessa, furono costretti a firmare un documento attraverso il quale si impegnavano a non fare mai ricorso all’ amalgama d’argento in odontoiatria restaurativa. Il provvedimento però non ebbe il successo sperato perché una così importante carica innovativa, quale era quella portata dall’amalgama d’argento, era inarrestabile: la disponibilità di un metallo plasticizzabile, inseribile direttamente nella cavità, senza necessità di prendere un’impronta, sembrava essere la materializzazione di un sogno, per di più a basso costo, vista l’enorme differenza sul piano economico, nei confronti dell’oro. La concorrenza rappresentata dall’ odontoiatria non ufficiale composta da praticoni, ciarlatani e comunque da soggetti non costituiti in associazioni accreditate, era ormai divenuta insostenibile e il malcontento serpeggiava in seno alla Associazione Americana dei Chirurghi Demtisti al punto che dopo appena cinque anni, e cioè nel 1850, il draconiano provvedimento fu revocato ma troppo tardi visto che subito dopo l’associazione si sciolse per carenza di iscritti. La guerra dell’amalgama era terminata con la vittoria di quest’ultima che si accingeva ad essere definitivamente consacrata come il materiale di elezione in odontoiatria restaurativa, cosa che avvenne quando la sua strada si incrociò con quella di una delle più eminenti personalità della storia dell’odontoiatria: Greene Vardiman Black. Questo geniale personaggio è universalmente riconosciuto come il fondatore dell’odontatria moderna e nei suoi 79 anni di vita (nacque nel 1836 e morì nel 1915) si dedicò anche alla medicina, alla chimica, alla microbiologia e alla patologia cellulare. Mise a punto una serie di strumenti utili in clinica odontoiatrica e soprattutto codificò le regole alla base della preparazione delle cavità per otturazione in amalgama, in altre parole, partendo dal presupposto che la sostanza dentaria distrutta dalla carie deve essere reintegrata dal materiale da otturazione, il restauro non si limita al semplice riempimento della cavità quale residua dopo aver rimosso il tessuto cariato, ma bisogna disegnare delle cavità che garantiscano la ritenzione del materiale, cioè la sua permanenza al loro interno permettendogli al contempo di esprimere tutte le sue potenzialità in termini di resistenza alle sollecitazioni legate alla masticazione. Il tipo di cavità da disegnare dipende dalla sede della lesione cariosa e la classificazione in cinque classi di cavità proposta da Black è valida ancor oggi a testimonianza della grandezza di questo scienziato.

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La moulding injection technique descritta nel precedente post, è applicabile anche a casi di riabilitazioni complesse, c...
07/05/2024

La moulding injection technique descritta nel precedente post, è applicabile anche a casi di riabilitazioni complesse, come quello illustrato nelle 2 foto che seguono in cui abbiamo un paziente di 13 anni con ambedue gli incisivi laterali ipoplasici, cioè di dimensioni estremamente ridotte e con evidente alterazione della forma. L’approccio riabilitativo ha tenuto conto dell’intero gruppo frontale superiore, quindi oltre che sugli incisivi laterali, si è intervenuto anche sugli incisivi centrali e sui canini essendo questa l’unica strategia possibile per ripristinare una corretta estetica. Le sedute richieste per ottenere il risultato di seguito illustrato sono state appena 2.

STORIA DELL’AMALGAMA DENTALE II PARTELa prima tappa della lunga storia dell’amalgama dentale, come visto nel precedente ...
19/04/2024

STORIA DELL’AMALGAMA DENTALE II PARTE

La prima tappa della lunga storia dell’amalgama dentale, come visto nel precedente post, fu scritta dal francese Regnart e precisamente nel 1818 allorquando lesse una comunicazione davanti alla “Societe’ Medico Pratique” a Parigi in cui comunicava la sua scoperta e dunque è lecito assegnare a questo Autore un posto di rilievo nella storia di questo popolare materiale ma la composizione dell’amalgama da lui proposta era ben diversa da quella che sarebbe stata in seguito. Bisogna dire che una telenovela è un modello di chiarezza e linearità rispetto alle vicende che portarono all’affermazione dell’amalgama dentale nella sua più moderna formulazione e questo non deve sorprendere affatto se si considera che stiamo parlando di una svolta epocale che non poteva non scatenare una contesa fra chi, più o meno legittimamente, poteva ambire ad un così importante primato che, di fatto, fu aspramente conteso tra il francese O. Taveau e l’inglese J. Paterson Clark. Ambedue scrissero di aver usato, intorno alla metà degli anni ‘30 del secolo XIX, una lega caratterizzata (questa la vera novità) dalla presenza di argento che conferiva al materiale migliori requisiti di modellabilita’ e resistenza ai carichi masticatori ma oltre alla novità della comparsa dell’argento, nulla si sa riguardo agli altri componenti della lega. Stando però ai documenti storici, i primi ad avere usato un’amalgama dentale a base di argento furono due fratelli londinesi: i fratelli Crawcour titolari dell ‘omonima ditta nella Commercial East Road. Essi affermarono di aver usato un’amalgama composta da limatura di monete d’argento francesi e mercurio, sin dal 1831 cui diedero il nome di “Royal mineral succedaneum”. L’aggettivo Royal era legato al fatto che i due fratelli, non si sa bene se a torto o a ragione, si vantavano di essere dentisti presso le corti d’ Austria, Francia, Russia e Belgio ma suona strano il fatto che non operassero proprio presso la corte d’Inghilterra, paese dove aveva sede la loro ditta. I dubbi circa la serietà e trasparenza di queste persone sono rinforzati dal fatto che uno dei due fratelli, giunto a New York nel 1833 con l’intento di promuovere il Royal mineral succedaneum, fu costretto a fuggire l’anno dopo a causa di una non meglio precisata condotta scorretta anche in relazione alla réclame del prodotto. In conclusione possiamo affermare che non sapremo mai con certezza chi sia l’inventore dell’amalgama d’argento: in un serrato botta e risposta, Paterson Clark e Taveau cercano di affermare la paternità dell’invenzione sebbene sia probabile che ad averla usata per primi siano gli oscuri fratelli londinesi di cui sopra. A complicare ulteriormente il quadro vi è il fatto che nelle pubblicità dell’epoca non vi è traccia dell’amalgama d’argento ma questo potrebbe essere dovuto alla scorretta condotta promozionale dei fratelli Crawcour di cui già si è detto nonché alle perplessità sollevate dalla presenza del mercurio tra i componenti della lega, cosa che manterrà un alone di diffidenza destinato ad accompagnare questo materiale fino ai giorni nostri.

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Quello che segue, è il primo di una serie di articoli che pubblicherò e che riguardano argomenti odontoiatrici tradizion...
11/04/2024

Quello che segue, è il primo di una serie di articoli che pubblicherò e che riguardano argomenti odontoiatrici tradizionalmente oggetto di interesse da parte dei pazienti. È gradita una vostra attiva partecipazione: scrivete pure nei commenti quelle che sono le vostre curiosità riguardo al complesso mondo dell’ odontoiatria in modo da suggerirmi i temi da trattare nei prossimi post.

Capita ancora molto spesso, nella mia pratica clinica, di imbattermi in denti restaurati con quel noto materiale metallico dal colore argenteo (almeno fino a quando non si scurisce per effetto di un fenomeno di ossidazione) noto come amalgama d’argento. Questo storico materiale viene comunemente chiamato piombo da molti pazienti che, nel corso dell’anamnesi di rito, alla domanda: “ha denti restaurati?” rispondono: “si! Ho delle piombature”. È singolare il fatto che l’amalagama d’argento, pur composta da vari metalli, poiché è una lega metallica, tra i metalli componenti, non comprenda proprio il piombo che è l’unico metallo ad essere invece citato dagli ignari pazienti ma forse la cosa non è casuale e per capire il perché bisogna fare un’incursione nella storia dell’odontoiatria riavvolgendo il nastro fino alla prima metà del secolo XIX. Sino ad allora una moltitudine di materiali (tra gli altri la cera, il mastice ed una miscela di mastice e corallo) era stata impiegata per le otturazioni/restauri dentari ma nessuno di essi riusciva a soddisfare tutti i requisiti richiesti e cioè
1) essere modellabile per potersi adattare perfettamente alla cavità creatasi a seguito della rimozione del tessuto carioso;
2) essere sufficientemente duro per poter resistere ai carichi masticatori ed andare incontro ad una lenta usura garantendo dunque una durata accettabile;
3) essere economico per consentire l’accesso alle cure al maggior numero possibile di pazienti.
La tendenza generale del mondo odontoiatrico dell’epoca consisteva nel guardare ai metalli come a materiali adatti al ruolo di materiali dentari da restauro ma il problema consisteva nel fatto che questi non avevano il requisito della modellabilità ed anche il tentativo fatto con l’uso dell’oro in foglie (letteralmente oro sbriciolato in tante piccole lamine), oltre alla non straordinaria modellabilità di questo materiale, incontrava l’insormontabile ostacolo degli alti costi. Fu allora che a Louis Nicolas Regnart venne l’idea di miscelare una lega metallica in polvere a basso punto di fusione, composta da bismuto, piombo e stagno e chiamata metallo Darcet (dal nome del chimico francese D’arcet, vissuto tra il 1725 e il 1801 che la mise a punto) con del mercurio che come è noto è l’unico metallo in fase liquida alle ordinarie temperature; in questo modo si otteneva un materiale metallico che, subito dopo la miscelazione delle due differenti fasi (quella in polvere e quella liquida) e per un limitato periodo di tempo, manteneva una modellabilità più che sufficiente per poter essere correttamente adattato alla cavità. Fu allora che nacque l’amalgama dentaria, effettivamente caratterizzata dalla presenza di piombo, ma diversa da come la conosciamo oggi perché fu necessario ancora qualche anno prima che fosse messa a punto la sua versione definitiva, quella che è giunta sino ai giorni nostri.
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SBIANCAMENTO CON TECNICA DOMICILIAREIl caso cui si riferiscono le seguenti fotografie, è un caso di sbiancamento domicil...
09/03/2024

SBIANCAMENTO CON TECNICA DOMICILIARE

Il caso cui si riferiscono le seguenti fotografie, è un caso di sbiancamento domiciliare eseguito tramite applicazione notturna di gel contenente perossido di idrogeno al 6% per 7 notti consecutive. Il tipo di tecnica sbiancante è stata concordata con il paziente il quale mi ha riferito di non avere particolarmente fretta e che avrebbe accolto con favore la proposta di una tecnica domiciliare a condizione che l’applicazione della sostanza sbiancante non coinvolgesse le ore diurne entrando in conflitto con i suoi impegni di studio e di lavoro. In linea generale, tendo a preferire, quando possibile, le tecniche domiciliari perché gravate da un minor rischio di complicanze; la tecnica in seduta unica, richiede l’impiego di gel sbiancante con perossido di idrogeno in concentrazione variabile, a seconda dei prodotti, tra il 35 e il 38% applicato nel corso di 3 cicli ciascuno della durata di 15/20 minuti e potenziato da luce emessa da lampada a LED. I Rischi connessi a tale tecnica consistono in
1)gengivite chimica che si verifica quando il gel prende contatto con la gengiva in assenza di isolamento di quest’ultima o anche quando si è proceduto con un corretto isolamento a mezzo di gel fotopolimerizzabile che evidentemente non ha il 100% dì possibilità di sigillo
2)pulpite chimica che colpisce denti “scollettati” ovvero denti interessati dalla scopertura della parte più coronale della radice che, non essendo rivestita da smalto, non garantisce l’isolamento della polpa canalare; per tale motivo, la procedura dello sbiancamento in seduta unica, è controindicata quando vi è recessione gengivale e/o ossea ma, in rari casi, si può avere una pulpite chimica pur in presenza di un parodonto in salute a causa di microscopiche discontinuità del rivestimento smalteo.
3)Pulpite da surriscaldamento della polpa causata dal calore della lampada usata per attivare il gel sbiancante anche se bisogna ammettere che questa evenienza è oggi resa altamente improbabile dall’uso di lampade a LED che riscaldano molto meno rispetto alle lampade alogene usate fino a qualche anno fa

Indirizzo

Via Isonzo 33
Foggia
71121

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

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