12/07/2025
Vivere male il proprio aspetto fisico è estremamente diffuso, con livelli diversi di intensità, contesto e durata. Le ricerche psicologiche e sociologiche mostrano che il malessere legato all’immagine corporea è un’esperienza comune, soprattutto nei contesti culturali occidentali. Ecco alcuni dati e riflessioni per inquadrarlo:
📊 Dati generali
Adolescenti: secondo l’OMS, tra il 60% e l’80% delle ragazze e il 30%-50% dei ragazzi esprimono insoddisfazione per il proprio corpo.
Adulti: uno studio pubblicato su Psychological Bulletin (2021) evidenzia che circa il 50% delle donne e il 30% degli uomini adulti hanno vissuto un'immagine corporea negativa in modo continuativo.
Social media: l’uso frequente di Instagram, TikTok o altri canali visivi è associato a un aumento del confronto sociale e della dismorfia corporea percepita, soprattutto tra i più giovani.
💭 Fattori che alimentano il disagio
1. Modelli estetici irraggiungibili (magrezza, pelle perfetta, proporzioni standardizzate).
2. Confronto sociale – spesso inconsapevole, automatico, e basato su immagini filtrate.
3. Commenti o critiche ricevute in adolescenza (famiglia, scuola, media).
4. Esperienze traumatiche legate al corpo (bullismo, abusi, malattia).
5. Fattori psicologici interni – come bassa autostima, tratti perfezionistici, tratti ansioso-depressivi.
📌 Non solo estetica
Vivere male il proprio corpo non è sempre legato a una valutazione estetica “oggettiva”. Conta molto:
Come ci si sente nel corpo (es. goffaggine, sensazione di “stare fuori posto”).
Quanto il corpo viene sentito come “estraneo” o minaccioso (soprattutto in caso di traumi o disturbi dissociativi).
Il significato simbolico che il corpo assume nella propria storia e nelle relazioni.
🧠 Tra normalità e patologia
Un certo grado di insoddisfazione corporea è considerato normale, cioè abbastanza comune e non necessariamente disfunzionale.
Quando però il disagio diventa pervasivo, influisce sul comportamento quotidiano (es. evitamento sociale, alimentazione rigida, ossessione per l’aspetto), si può parlare di disturbo dell’immagine corporea, e nei casi più gravi di disturbo da dismorfismo corporeo e disturbi alimentari.