22/09/2025
Celebrando l'equinozio d'autunno oggi 22 settembre 2025 - che nell'emisfero Nord del pianeta maturerà questa sera alle ore 20:30 - e augurando che sia per tutti un momento di benefica trasformazione in armonia con il cosmo... ,
condividiamo qui i due kusen espressi ieri durante la mattinata di zazen al Dojo Zen Sanrin.
Buona giornata... 🙏🍂🍂🍂
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Dojo Zen Sanrin di Fossano
domenica 21 settembre 2025, zazen delle 8:15
kusen del monaco Yushin
Ieri ho avuto un colloquio con una persona che aveva bisogno di parlarmi di un suo malessere. Nonostante la vita gli vada abbastanza bene, non riesce a liberarsi da un senso di insoddisfazione di fondo, dalla sensazione che i conti non tornano, dal dubbio che la vita non abbia senso. Di conseguenza si sente demotivata nel quotidiano, con l’illusione che solo nuove emozioni possano risolvere il problema. Io gli ho detto che allora è una persona normale. Questo malessere di fondo, il “mal di vivere”, sussiste in ognuno di noi. Non lo percepiamo soltanto quando è sormontato da sofferenze più urgenti e grossolane, o piuttosto in momenti occasionali di euforia. Immagino che per un abitante di Gaza in questo momento i problemi esistenziali siano i minori.
Il Buddha diceva che ci sono tre categorie di sofferenza.
C'è il dolore fisico ed emotivo dovuto alla nostra condizione di essere incarnati nel mondo materiale. La nostra struttura fisica è di per sé vulnerabile. Si prova dolore nel nascere, per la malattia, le ferite, per la vecchiaia e nel morire. Questo tipo di sofferenza è ineluttabile. In certi casi della vita può essere molto preponderante e acuta, in altri più leggera e accidentale. Questo dipende dal karma, ma non abbiamo nessun controllo sulle azioni passate. Nel presente, in generale, praticando la saggezza, la moralità e la consapevolezza possiamo contribuire nel determinare processi virtuosi per il futuro. Ma soprattutto possiamo affrontare il dolore attuale nel momento in cui si manifesta in due modi: drammatizzandolo, enfatizzandolo, oppure, come facciamo in zazen, restandogli assieme senza reagire, assorbendolo, fino quasi ad estinguerne la percezione.
Poi c'è la sofferenza per l'impermanenza. Tutto cambia in continuazione. Si finisce per perdere ciò che amiamo, per doverci confrontare con ciò che detestiamo, con la frustrazione di non riuscire ad ottenere ciò che desideriamo. Questa sofferenza è di natura mentale. La si può estinguere riconoscendone le cause ed eliminandole. La causa principale, diceva il Buddha, è la “sete”, il desiderio insaziabile, che genera attaccamento e repulsione. In zazen osserviamo il meccanismo del desiderio. Già smascherandolo iniziamo ad emanciparcene. L'attaccamento viene abbandonato, la repulsione non è più condizionante, si impara a stare con ciò che c'è così com’è, in pace.
Infine c’è proprio questa sofferenza di fondo, esistenziale, spirituale, connessa alla nostra inesorabile condizione di instabilità, di irrisolutezza, di incontrollabilità, di insoddisfazione, di inconcludenza, di imperfezione... I conti non tornano mai. Cercare di reprimere queste sensazioni con delle forti emozioni, come proponeva la persona del colloquio, è un'illusione, un palliativo, una ragionevole compensazione, ma non risolve il problema. Il problema è radicato in un errore mentale, spirituale: identificarsi col proprio ego. E’ ciò che ci separa automaticamente dall'altro e ci precipita in questa condizione di incompletezza. Dicevo spirituale perché il problema non lo si risolve comprendendolo intellettualmente. Bodhidharma diceva “Se usate la mente per studiare la realtà, non capirete né la mente né la realtà. Se studiate la realtà senza usare la mente, capirete entrambe”. Non si tratta di capire, non basta. Bisogna realizzare, attualizzare con il corpo e con la mente la realtà della non separazione, dell'inconsistenza dell'ego. Allora proprio l’irrisolutezza si rivela la soluzione, proprio l’imperfezione è la perfezione, proprio l'impermanenza è ciò che non cambia mai. Il senso della vita paradossalmente sta proprio nei conti che non tornano. Le illusioni sono il Risveglio, bonno soku bodai. In zazen abbandoniamo il corpo e la mente, allora il corpo e la mente comprendono, realizzano.
Remando sul filo della corrente
dietro nuvole fugaci,
dal mare dei fenomeni
la barca fa ritorno all'assoluto.
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Dojo Zen Sanrin di Fossano
domenica 21 settembre 2025, zazen delle 11:30
kusen del monaco Yushin
Quando si parla e si ragiona, come durante l'atelier, si parla e si ragiona. Poi tutto cambia.
Ora siamo seduti in zazen, non si parla e non si ragiona, ci si concentra sulla postura, si segue il respiro portando ogni espirazione fino in fondo. Si lascia andare ogni cosa, si molla la presa fino ad abbandonare il corpo e la mente, shin jin datsu raku.
Allora, chi è il Buddha?
Il Buddha sei tu.
Mi affido al Buddha.
Possano tutti gli esseri
incarnare la grande Via
e realizzare il Risveglio.
Mi affido al Dharma.
Possano tutti gli esseri
comprendere profondamente l'Insegnamento,
saggezza vasta come l'oceano.
Mi affido al Sangha.
Possano tutti gli esseri
armonizzarsi nella comunità,
liberi da ogni ostacolo.
🙏
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(Immagine: foglie d'acero rosso, foto di autore/autrice cui la firma non conosciamo)