02/07/2025
Addirittura
Quest’uomo si chiama Pietro Oresta, è un generale dei carabinieri.
Poco fa è stato rimosso senza tante spiegazioni dal suo incarico di comandante della Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri di Firenze.
La sua “colpa”? Un discorso meraviglioso, commovente rivolto agli allievi che tutti dovrebbero ascoltare e per cui, in un Paese normale, avrebbero dovuto premiarlo.
Oresta ha parlato ai ragazzi di salute mentale, di cura di sé stessi, di rispetto della persona che viene prima di qualunque missione e servizio, di diritti, di temi di importanza capitale.
“Sappiate” ha detto “che è impossibile che vi venga chiesto qualcosa che non si possa fare e ricordatevi che il vostro benessere, e quello dei vostri familiari, la nostra vita è superiore a qualunque istruzione o procedura”.
E ancora.
“Aiutare un anziano ad attraversare la strada ha più impatto di trovare 300 tonnellate di cocaina e arrestare 20 persone. Batman, Robin, Rambo, non ce ne frega niente….”
Parole stupende, attualissime, necessarie, che rovesciano la narrazione tossica della divisa e della patria come unica missione, in un mondo in cui burnout, suicidi, disagio psicologico sono un problema enorme nei reparti - come ha denunciato il sindacato Unarma.
Eppure oggi, in questo Paese al contrario, queste parole sono considerate ufficialmente scandalose, così tanto da meritare l’espulsione.
Voglio esprimere la più sincera e totale stima e solidarietà al generale Oresta per quello che ha detto e quello che gli è costato in questo Paese irrecuperabile.
E siamo in tanti.