14/11/2025
Ci sono piatti che diventano piccoli punti fermi nelle stagioni della vita.
Per me, quest’inverno, quella certezza è stata una ciotola calda di minestrone con la fregola.
Non perché rappresenti “il piatto sano”, non perché rispetti qualche regola particolare, ma perché funziona nelle mie giornate: è rapido, è accogliente, è uno di quei cibi che ti fanno sentire subito un po’ più al tuo posto.
Ma mentre preparavo questo post mi sono resa conto di una cosa:
spesso parliamo di alimentazione come se fosse solo una questione di scelte “giuste” o “sbagliate”, quando invece racconta molto di più.
Racconta di ritmi, di stanchezza, di ciò che riusciamo a fare davvero, non di quello che idealmente “dovremmo” fare.
In studio, ogni giorno, vedo persone che chiedono permesso per desideri minuscoli: guardare una serie mentre mangiano, usare un piatto pronto quando sono distrutte, mischiare praticità e cura senza sentirsi in difetto.
E mi colpisce sempre quanto ci sentiamo obbligati a giustificarci anche per i nostri momenti di quiete.
La verità è che non esiste un modo universale di mangiare bene.
Esistono corpi diversi, vite diverse, tempi diversi.
Esiste chi cucina per decomprimere e chi invece cucina quando può, e il resto del tempo si affida a ciò che trova al supermercato.
E non c’è nulla di sbagliato in questo: è proprio lì che si costruisce la sostenibilità di un percorso.
Non è la rinuncia a rendere efficace un’alimentazione, ma la possibilità di riconoscersi nelle proprie scelte.
Sapere cosa mettere nel carrello senza confusione, avere strumenti per orientarsi tra i prodotti, trovare il proprio modo di prendersi cura di sé senza trasformarlo in una battaglia quotidiana.
A volte il cambiamento comincia da un piatto semplice.
Da un alimento che non pretende perfezione, ma che ti permette di esserci anche nelle giornate complicate.
E questo, credimi, ha un valore enorme.
💛 E tu? Qual è quel piatto che ti fa sentire “a casa” anche quando sei stancə?