Storie di una psicologa in struttura

Storie di una psicologa in struttura Mi occupo di invecchiamento e neuropsicologia, di formazione, supervisione e buone prassi

Mi sono laureata nel 2013 in Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica e perfezionata nel 2015 in Neuropsicologia Clinica all'Università di Padova. Lavoro come formatrice, come psicologa in struttura e presso realtà sociali del territorio padovano e vicentino e mi occupo prevalentemente di invecchiamento attivo e prevenzione del declino cognitivo e di sostegno alle persone con demenza e i loro familiari.

"E se un domani al posto suo ci fossi io?"Ci dicono di mettere la giusta distanza professionale per mantenere obiettivit...
12/05/2025

"E se un domani al posto suo ci fossi io?"
Ci dicono di mettere la giusta distanza professionale per mantenere obiettività, per non farsi travolgere, per poter essere realmente di aiuto.
Mantenere una giusta distanza aiuta te e il paziente.
Giusto, vero. Serve.
Ma qual'è la distanza giusta? O meglio, come si misura la giusta distanza?
È un concetto universale? È uguale per tutti?
È la stessa nel tempo o lavorando cambia assieme a te?
Se all'inizio pensavo che la distanza professionale fosse la capacità di chiudere il paziente che esce nel "suo" cassettino della mia mente per poter aprire quello del paziente successivo, dopo 10 anni la penso in modo diverso.
Non ci sono cassettini nella mente. O almeno, non ci rispondono così bene!
Alcuni hanno cerniere buone, quando li apri ci trovi dentro qualcosa che in qualche modo riuscite a maneggiare. Li chiudi con il cuore ancora leggero, quasi come i passi del paziente che se ne va.
Altri sono così pieni che ad ogni apertura tutto esce, e vi trovate assieme a riordinare, recuperare pezzi, cercare la combinazione per farci stare tutto un'altra volta alla fine.
Lo richiudi piano, tenendo giù tutto con una mano, cercando di stropicciare meno fogli possibili, mentre il tuo paziente se ne va, stropicciato anche lui.
Sono quei cassetti pieni, stracolmi, che apri e chiudi con fatica, che ogni tanto sussultano e richiamano la tua attenzione, che ti fanno riflettere a lungo nel tentativo di capire come aiutare quelle cerniere a tenere, ma che una volta chiusi, restano chiusi.
Tutti i pazienti ti toccano dentro, guai se non fosse così. Però ad un certo punto arriva una situazione, un "caso" che ti scuote, un cassetto che non si chiude.
Non importa se è quasi vuoto o strapieno, non è una questione di "gravità della situazione".
Il punto è che quella storia ti risuona dentro, si aggancia a qualcosa di tuo, della tua storia personale.
Ti smuove. A volte poco, altre così forte che stare in piedi diventa faticoso.
È qui che la questione della distanza si fa impegnativa, è qui che si gioca la partita della professionalità, è qui che occorre prendersi cura. Di noi, prima che del paziente.
Perché quando una storia ti risuona dentro può darti gli strumenti per capire meglio il paziente e i suoi cari.
Ma può anche farti male, riportare a galla sofferenze che hai seppellito per non sentirla più, può confondere le acque del presente. E farti attribuire ad altri qualcosa che invece è dentro di te.
Nessuno è in grado di prendersi cura della sofferenza altrui se è impegnato a difendersi dalla propria.
È una br**ta favola quella del professionista della cura impermeabile, imperturbabile, inattaccabile. Quello che sa mantenere la distanza, sempre e comunque.
Chi lo diventa, purtroppo, si trasforma in un professionista che non cura più.
Lavorare a contatto con le persone che soffrono ti espone alla sofferenza, te la fa toccare con mano. Devi starci a contatto, perché il lavoro di cura è proprio lì, nel contatto con loro.
E più ci stai, più passano gli anni, più arricchisci il tuo bagaglio di parole, di strategie, di modi per leggere i bisogni e stare accanto.
Ma anche più rischi di logorarti, più si accumulano quei cassettini ostinati, che restano aperti nella mente nonostante tutti i tuoi sforzi di chiuderli.
E così c'è chi da tutto fino ad esaurire se stesso, chi finisce per non riuscire a dare più nulla, chi si indurisce per sopravvivere, chi si allontana perché diventa troppo, chi resiste e continua a dare. La fatica però si accumula.
La distanza professionale è uno strumento che il professionista impara ad usare, per sentire l'altro senza farsi travolgere, per mettersi nei panni senza immedesimarsi, per comprendere la sua esperienza senza sostituirla con la tua.
E questa non è mica una capacità innata, non la trovi nei libri di teoria assieme ai dosaggi dei farmaci. Va appresa e soprattutto curata.
Nel senso che dobbiamo imparare a prenderci cura di noi finché curiamo gli altri!
Ognuno ha la "sua" distanza, quella che gli serve per riuscire a lavorare bene nonostante i cassetti che non si chiudono.
Riconoscerla, capire perché quel cassetto si è aperto a tradimento, vedere ciò che è tuo, comprenderlo e separarlo da ciò che ti porta il paziente significa trovare la propria giusta distanza.
Capire qual'è la nostra distanza giusta è una parte fondamentale del lavoro di cura. Un punto chiave.
È qualcosa che si impara con l'esperienza, con l'ascolto di se, ma soprattutto con il confronto, attraverso la condivisione con i colleghi, che possono essere specchio e sostegno nei momenti difficili, quando abbiamo gli occhi aperti ma non riusciamo a vedere.
È un processo in continuo divenire, che una buona supervisione di équipe aiuta moltissimo.
Il lavoro di cura è un lavoro di prossimità.
La distanza professionale è un movimento interno che ognuno di noi impara a maturare.
Un'équipe di professionisti della cura che riesce ad essere accanto al paziente senza esserne travolta richiede prima di tutto la cura della squadra.
Anche e soprattutto attraverso la di .
Se ne fa ancora troppo poca, soprattutto nelle RSA. E dove c'è, non sempre è gestita nel modo corretto, da personale competente.
Una buona supervisione, fatta bene, aiuta a trovare la giusta distanza.
È uno strumento prezioso, per tutti.

Vi segnalo un interessante contributo dedicato al  , tema che VITA non profit  sceglie di affrontare nel magazine in usc...
15/04/2025

Vi segnalo un interessante contributo dedicato al , tema che VITA non profit sceglie di affrontare nel magazine in uscito questo mese.
Contenuti ampi, ricchi di dati e inclusivi verso tutto l'universo del caregiver, perché sono tanti i campi in cui ci si prende cura.
Tutte le info qui 👉 www.vita.it/la-solitudine-dei-caregiver

In questi mesi ci sono state piccole, grandi rivoluzioni nel mio mondo. Alcune attese e meravigliose, altre impreviste e...
24/03/2025

In questi mesi ci sono state piccole, grandi rivoluzioni nel mio mondo.
Alcune attese e meravigliose, altre impreviste e molto faticose.
Entrambe, per motivi diversi, hanno occupato tutti i miei pensieri per un po'. E continuano a farlo.
Quando il tuo mondo trema, cerchi un appiglio per non cadere. E ti aggrappi a ciò che hai.
Oggi vi presento l'appiglio che ha sorretto tutto il mio mondo, che l'ha colorato rendendolo meraviglioso. Anche se la terra sotto ai piedi continua a tremare.
Forse le cose accadono per caso, oppure c'è davvero qualcosa o qualcuno che le fa accadere. Non ne ho idea.
Ma in ogni cosa, anche la più difficile, si può trovare un senso.
È uno dei punti chiave del lavoro che faccio con i caregiver, uno degli step più faticosi nel faticoso percorso di accettazione della malattia. Trovare un senso aiuta a trovare posto nel cuore e nella mente a ciò che ti sta capitando.
E oggi, che anch'io sono alla ricerca di un senso al terremoto che ci sta scuotendo, trovo la risposta qui.
In appena 4 kg di latte, calzini e puzzette (tante puzzette!) 🍼🧦💨💨💨
🌺

  Su Il Gazzettino  una fotografia triste quanto attuale. Il Veneto è tra le regioni con il maggior numero di strutture ...
22/11/2024


Su Il Gazzettino una fotografia triste quanto attuale.
Il Veneto è tra le regioni con il maggior numero di strutture per anziani d'Italia ma restano troppo poche rispetto alla richiesta, che cresce in modo esponenziale.
C'è chi sta in lista d'attesa poche settimane, chi mesi, chi anche anni. Dipende.
Dalla condizione sanitaria e quella sociale, in una graduatoria che diventa montagna russa per famiglie in angosciosa attesa.
I costi poi sono da capogiro. Quasi 2000 euro al mese in media, con la prospettiva di aumenti a fronte di costi che galoppano sempre di più.
È una morsa dove siamo tutti incastrati.
Le famiglie, che nella maggior parte dei casi quando si rivolgono alle RSA non sanno più dove sb****re la testa e si trovano a dover affrontare tempi d'attesa infiniti e costi esorbitanti.
I comuni, che sempre di più sono chiamati a tappare buchi economici e sociali in un contesto sociale dove sono sempre di più gli anziani dimessi dagli ospedali che non hanno né soldi né rete familiare in grado di assisterli.
E anche le strutture, strette in una morsa di costi che lievitano, personale qualificato che non si trova, burocrazia che soffoca.
Ahimè, siamo un paese di vecchi, ma non siamo in paese per vecchi.

Che libro regaliamo alla scuola per la settimana del  ́ ❓🤓🤔Dopo un po' di indecisione abbiamo scelto la storia dolcissim...
10/11/2024

Che libro regaliamo alla scuola per la settimana del ́ ❓🤓🤔
Dopo un po' di indecisione abbiamo scelto la storia dolcissima di un nonno e un nipotino che partono alla scoperta di un'isola fantastica, piena di cose da scoprire assieme.
Ma quando è il momento di salpare per tornare il nonno decide di fermarsi sull'isola. Così Syd riparte da solo, un po' preoccupato, ma con il cuore pieno del coraggio e degli insegnanti del nonno riesce ad attraversare il mare e riportare la nave nel porto.
Una favola sulla meraviglia dell'amore tra nonni e nipoti, ma anche su come i nonni ci accompagno per un tratto per poi scoprire, quando ci troviamo a doverli salutare, che tutto quello che ci hanno insegnato ha riempito la nostra valigia, e siamo pronti per proseguire il viaggio anche da soli.
Adatto ai bambini anche piccoli, il mio di 4 anni lo adora.
Un bellissimo albo illustrato che possiamo usare sia per parlare di quanto sia bello stare con i nonni, sia per aiutare i piccoli ad elaborare il concetto di separazione quando perdono uno dei loro nonni.
📚💗

Letteratura utile per la  .Un contributo interessante, che merita la lettura. Vengono proposte diverse esperienze di sup...
05/11/2024

Letteratura utile per la .
Un contributo interessante, che merita la lettura. Vengono proposte diverse esperienze di supervisione, in contesti molto diversi, accompagnati da riflessioni e approfondimenti da parte degli autori sui fenomeni che attraversano il gruppo in supervisione.
Le resistenze, le leve per muovere la riflessione, le risorse e le fatiche che il gruppo mette in campo.
A tratti la lettura è impegnativa, data la profondità dei contenuti portati, ma ha il grande pregio di considerate anche la dimensione istituzionale, in cui l'equipe supervisionata è immersa. E questa è una chiave di lettura fondamentale, che non va mai tralasciata!

📚🤓
Edizioni FrancoAngeli

Che lavoro fa la tua mamma?La psicogolaE cosa fa la psicologa?Ti aiuta quando sei tristeE come?Ti siedi sulla sedia pian...
05/11/2024

Che lavoro fa la tua mamma?
La psicogola
E cosa fa la psicologa?
Ti aiuta quando sei triste
E come?
Ti siedi sulla sedia piangi un pochino, poi ridi e sei felice.

❤️

"Mamma ma dove vanno le persone quando muorono?" Coniugazione dei verbi a parte 😅, il mio bambino sempre più spesso cerc...
30/10/2024

"Mamma ma dove vanno le persone quando muorono?"
Coniugazione dei verbi a parte 😅, il mio bambino sempre più spesso cerca di capire dove sono i nonni di cui gli parlo sempre, ma che non ha visto mai.
Andiamo al cimitero, lasciamo un disegno sulla tomba, vediamo le foto ma lui, con tutta la concretezza dei suoi 4 anni, proprio non si spiega perché, se sono lì sotto, non escono fuori.
Come si spiega la morte ai bambini?
Ma soprattutto, come li si aiuta a dare un significato oltre la perdita, a far vivere ancora nei nostri pensieri chi fisicamente non c'è più?
È un tema delicato che in questi giorni, complici le festività, torna prepotente. Perché i bambini non si accontentano di spiegazioni veloci, del parliamone poco perché sennò si impressiona (...e poi... io devo fare i conti con il mio, di dolore, con la mia perdita...che si riapre ogni volta che ne parliamo).
Nella storia di Miguel e di Mamá Coco c'è una chiave per parlare ai piccoli di morte e vita nei ricordi, di perdita che non è mai totale se sopravvive dentro di noi.
Aiuta i grandi a trovare le parole e, forse, anche un po' ad allentare quel nodo che abbiamo aggrovigliato dentro.
È un film delicato e divertente, un viaggio alla scoperta delle proprie radici per poi tornare al presente e scoprire che quelle radici non ci hanno mai lasciati veramente.
Guardatelo!

Dentro la cristalleria dei sentimenti.Riflessioni sull'accoglienza delle famiglie in struttura 👇Grazie di cuore ad Editr...
21/10/2024

Dentro la cristalleria dei sentimenti.
Riflessioni sull'accoglienza delle famiglie in struttura 👇
Grazie di cuore ad Editrice Dapero che ha ospitato le mie riflessioni su un momento delicatissimo per tutti, famiglie residenti e professionisti

“Noi 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐢𝐥 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐚, 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐡𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚, 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞 […]. Siamo un servizio a cui bussano perché ne hanno bisogno, ma sappiamo di 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐢𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐯𝐚𝐥𝐢𝐠𝐢𝐞.”

Grazie Sara Sabbadin, per quest’articolo ricco non solo di competenza, ma soprattutto di pensieri onesti e rispettosi di tutte le persone convolte nella Cura.

L’articolo completo qui: 👉 bit.ly/3YbGDHy

Pagine facebook dell'autrice (da seguire😉):
👉Storie di una psicologa in struttura
👉I miei giorni con te - In viaggio con la demenza

Nuovi progetti all'orizzonte 💪😎 Sto trovando questi due libri davvero molto interessanti e, soprattutto, molto pratici! ...
18/09/2024

Nuovi progetti all'orizzonte 💪😎
Sto trovando questi due libri davvero molto interessanti e, soprattutto, molto pratici!
Appena terminati ve li condivido come si deve 😉

  📚  Un interessante contributo di Centro Alzheimer su una demenza diffusa ma sempre troppo poco nominata: La Demenza a ...
14/06/2024

📚

Un interessante contributo di Centro Alzheimer su una demenza diffusa ma sempre troppo poco nominata: La Demenza a Corpi di Lewy e il carico di cura che porta con sé
👇Qui abstract e riferimenti👇

A cura di Ilaria Passeggia Armstrong MJ, Dai Y, Sovich K, LaBarre B, Paulson HL, Maixner SM, Fields JA, Lunde AM, Forsberg LK, Boeve BF, Manning CA, Galvin JE, Taylor AS, Li Z. Caregiver Experiences and Burden in Moderate-Advanced Dementia With Lewy Bodies. Neurol Clin Pract. 2024 Jun;14(3):e200292....

Letto, caffè, pioggia fuori e libri belli ☕🌧️📖Danzando con la famiglia è uno sguardo dentro la terapia familiare di un g...
08/06/2024

Letto, caffè, pioggia fuori e libri belli ☕🌧️📖
Danzando con la famiglia è uno sguardo dentro la terapia familiare di un grande maestro.
Sembra quasi di essere seduti con lui sul divanetto.
Una meraviglia!

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Galliera Veneta
35015

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