Carlotta Dapino

Carlotta Dapino Mi chiamo Carlotta Dapino e sono una Psicologa iscritta all’Albo della Regione Liguria.

Da anni mi occupo di psicologia infantile, della prevenzione del disagio psicologico e della promozione del benessere individuale

10/07/2025

[..]Pensò che, paradossalmente, poteva riuscire a migliorare proprio perché non credeva in se stesso. Perché era meno bravo degli altri. All'improvviso, vide il suo limite come una ricchezza e realizzò quanto bene volesse alla propria parte fragile. A quella parte che, nonostante tutto, in quegli anni non si era mai arresa. E decise che non voleva più negarla, non voleva più nasconderla, non voleva più fingere che non ci fosse. Aveva solo voglia di accogliere la propria paura, sentirla sulle braccia nelle gambe nello stomaco, una nota che poteva farlo vibrare come un violino e non più un allarme che gli paralizzava la schiena. Poteva finalmente dirsi: 'Io sono anche questa cosa qui'. Pensare: 'Se questa cosa mi abita vuol dire che può essermi utile'. [..]

Tratto da "Il talento della rondine" di Matteo Bussola






Illustrazione di Lisa Aisato

Il mio approccio di lavoro è psicoanalisi della relazione, ma cosa vuol dire?Se siete curiosi di capire qualcosa di più ...
01/03/2024

Il mio approccio di lavoro è psicoanalisi della relazione, ma cosa vuol dire?

Se siete curiosi di capire qualcosa di più sul mio metodo di lavoro cliccate sul link qui sotto!

Il 27 gennaio ho partecipato al convegno “Andare Avanti”, organizzato dal Centro e dall’Istituto SIPRe di Milano e, a partire dai tanti stimoli ricevuti, vorrei condividere con voi alcune riflessioni. Il convegno è stato pensato come una giornata di studio per una teoria dell’Io-soggetto in...

23/02/2023
‘Non siete soli’ rappresenta un’importantissima iniziativa per prevenire il disagio negli adolescenti riguardo a comport...
30/08/2021

‘Non siete soli’ rappresenta un’importantissima iniziativa per prevenire il disagio negli adolescenti riguardo a comportamenti alimentari a rischio

Al via oggi, il progetto “Non siete soli”, in collaborazione con Eni Foundation.

🤝 La nuova sinergia tra CISOM ed Eni Foundation ha segnato la nascita di un importante progetto, per contrastare l'incremento dei disturbi alimentari in bambini e adolescenti.

🧑‍⚕️ Forte del supporto della Società Italiana Pediatri, il progetto vuole offrire un aiuto concreto anche alle famiglie che si trovano a vivere questo disagio tra le mura di casa.

🧠 Le squadre di psicologi del CISOM sono in prima linea per affiancare le famiglie in questo duro percorso, con un servizio di ascolto e supporto psicologico attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 17.00.

☎️ 06 95945656

Pronti per un nuovo progetto rispettando tutte le norme di sicurezza!Che sia solo l’inizio di una serie di fruttuose col...
30/10/2020

Pronti per un nuovo progetto rispettando tutte le norme di sicurezza!
Che sia solo l’inizio di una serie di fruttuose collaborazioni!!

Materiali per lo screening per l'IC Quezzi in preparazione!

14/10/2020

Genova. Riapre in presenza, dopo il periodo online dovuto all’emergenza sanitaria, lo storico sportello informativo...

09/10/2020

CON UN TABLET IN MANO, UN PREADOLESCENTE APPRENDE MEGLIO? RIFLESSIONE SU UNA LETTERA ALLA SCUOLA CHE HA FATTO MOLTO DISCUTERE

Se metti un bambino di due anni che va sul triciclo a bordo della biciclettina di uno di cinque, scopri che non è in grado di muoversi. Se a cinque anni, lo metti sulla mountain bike del fratello maggiore, ti accorgi che non sa farne uso. A 12 anni però puoi mettere un preadolescente sul motorino di un adolescente. E’ in grado di usarlo e di andarci in giro per la città E in effetti per molti preadolescenti questa è una trasgressione molto attraente. Esattamente come a 15 anni, un adolescente ha tutte le caratteristiche fisiche per guidare l’automobile dei suoi genitori. Ma la legge gli chiede di attendere i 18 anni e di farlo solo dopo aver superato un esame che ne certifica l’abilità.
Il rapporto tra i nostri figli e i mezzi di trasporto che possono gestire in autonomia non è semplicemente definito dalla disponibilità di tali mezzi nel loro ambiente di vita, né dal fatto che essi siano in grado di salirci sopra e di condurli. E’ regolata anche dalla legge che stabilisce l’età minima per autorizzarne l’uso, basandosi sul concetto di maturità cognitiva e capacità di gestire le competenze complesse che vengono richieste per mettere in gioco le abilità necessarie in modo che non ci siano problemi per sé e per gli altri.
In questi giorni, dopo aver pubblicato una lettera che invita presidi, docenti e genitori a riflettere sull’accelerazione che stiamo imponendo ai più piccoli mettendogli in mano strumenti tecnologici per fini nobili (le attività scolastiche) cosa che poi per moltissimi si traduce nell’usare gli stessi strumenti per altri fini (videogaming, frequenza di social inadeguati all’età, navigazioni protratte, esplorazione di siti per adulti e quant’altro), la critica più frequente che ho ricevuto è la mia incapacità di comprendere che il mondo “va avanti”, che queste tecnologie “fanno parte ormai della nostra vita” e che basta attivare la responsabilità educativa degli adulti, perché se i minori usano male le tecnologie la ragione dipende dall’incapacità dei genitori di mettere giuste regole e definirne i limiti di utilizzo, attraverso App dedicate e contratti educativi costruiti per definire con un figlio “patti chiari”, che come dice il detto popolare rappresentano la premessa per “un’amicizia lunga”. In alcuni commenti alla lettera che io e mia moglie Barbara abbiamo scritto ho perfino l’intuizione che qualcuno pensi alla nostra famiglia come un luogo simil-bucolico, dove si vive tech-free in un mondo che non esiste. In realtà nella nostra casa ci sono, oltre che due genitori e 4 figli, anche 4 computer sempre connessi, 5 smartphone, un tablet. Ogni giorno lavoriamo durissimo per ribadirne regole di utilizzo, zone della vita (come i pasti e la camera da letto) che devono rimanere senza le tecnologie e cerchiamo di monitorare l’utilizzo delle tecnologie nelle attività di studio dei due figli minori. E’ chiaro perciò che durante il lockdown ognuno aveva il proprio strumento di connessione per usufruire in modo pieno e completo della didattica a distanza. Terminato l’anno scolastico abbiamo notato però che l’abitudine dei due figli minori a stare connessi per altri fini si era enormemente “amplificata”. Questo nonostante regole, App e patti molto chiari tra di noi. Ci sembrava di toccare con mano che qualsiasi cosa fai con lo schermo (anche la più nobile) ti abitua – una volta che quello schermo ce l’hai in mano – a desiderare di “starci dentro” sempre più spesso e per tantissime altre attività del tuo quotidiano. Questa è certamente un’osservazione che molti genitori di bambini piccolissimi possono rilevare con i loro figli: a volte per tranquillizzarli o per farli mangiare o per risolvere un momento di rabbia gli si propone un’ attività mediata dallo schermo. Giorno dopo giorno, per molti, questa abitudine diventa non più un rimedio situazionale, ma un’abitudine sempre più difficile da gestire. E l’uso pervasivo degli schermi in età evolutiva è oggi un serio problema che ha ricadute sullo sviluppo fisico, emotivo e relazionale così come rilevato da tutte le associazioni scientifiche pediatriche a livello internazionale.
Il tema qui sembra essere l’incapacità del cervello in età evolutiva a sviluppare competenze autoregolative di fronte all’immensa offerta ludica e di intrattenimento che gli schermi propongono nelle vite dei nostri figli. Noi possiamo dare loro uno schermo in mano per scopi didattici. E questa è una cosa meravigliosa. Nel frattempo, quello schermo sembra “slatentizzare” in loro la ricerca di altre esperienze che non si autolimitano e che non vengono selezionate in base al principio della fase-specificità. Va del resto detto che il mondo del web che ogni giorno tiene incollati agli schermi per ore i minori di tutto il mondo non è certo costruito in funzione delle loro esigenze educative. I nostri figli, lì dentro, vengono monitorati in ogni loro click e studiati per poter diventare oggetto di strategie di marketing strategico che nel web ha ormai messo le sue radici più profonde. E in questo, il docufilm “The social dilemma” racconta una verità innegabile: nell’online “noi siamo il prodotto” e non siamo certo considerati come soggetti che devono essere formati ed educati da enti ed agenzie che hanno a cuore il nostro sviluppo umano e la nostra crescita personale. Premesso tutto ciò, penso sia giusto riflettere sul fatto che parlare di tecnologie ad uso personale sotto i 14 anni sia come immaginare che un minore può gestire in totale autonomia una moto o un autoveicolo. E’ vero esistono automobiline e motorette con motori disponibili anche ai bambini: ma la loro velocità e possibilità di utilizzo è così limitata che al massimo la usano per muoversi in cortile. Non ho mai visto un bambino con la sua automobilina circolare su un’autostrada. Quando invece auspichiamo l’uso di tecnologie personali per minori sotto i 14 anni noi diamo loro uno strumento potentissimo, che non ha dentro di sé limiti di potenza e soprattutto li buttiamo in autostrade affollatissime dove tutti si muovono a velocità sostenute. Ora, è chiaro che un buon docente può fare ottime lezioni usando la LIM in classe: e questo è auspicabile. E’ chiaro che se non si può andare a scuola, fare Didattica a Distanza attraverso strumenti elettronici è fondamentale, anzi obbligatorio. Ma a me non è chiaro perché, al di fuori di queste situazioni, si chieda ad un minore di comprare uno strumento elettronico, riempiendolo di App per limitarne qualsiasi uso improprio, così da poter svolgere attività didattiche che si è in grado di svolgere secondo altre modalità che non sono “vintage” o “antiche” bensì sono “fase-specifiche” ovvero permettono di reclutare le reti neuronali più adatte a sostenere l’apprendimento in quella specifica fase dello sviluppo. Abbiamo tutti l’evidenza di quanti preadolescenti con in mano uno strumento pieno di App che ne monitorano l’utilizzo riescano giornalmente a navigare su siti per adulti, inviare messaggi bullisti, giocare in modo sregolato ai loro videogames. Abbiamo anche visto come inventare videogiochi virtuosi come la Playstation We, che permettono al giocatore di fare attività fisica mentre videogioca, non abbiano portato a modificare le abitudini di videogioco dei minori. Da noi terapeuti dell’età evolutiva non è arrivato neanche un genitore preoccupato per gli scarsi risultati scolastici del proprio figlio giocatore di JustDance, mentre è sempre più frequente constatare che in molte famiglie FortNite e BrawlStars hanno innescato comportamenti di dipendenza e sviluppo di attitudini oppositive-aggressive che, nonostante regole e monitoraggi, risultano di difficile gestione da parte del mondo adulto. Il che significa che c’è qualcosa nel mondo online che interferisce in modo potente con il funzionamento mentale dei minori. Che ne impedisce lo sviluppo di competenze autoregolative, empatiche, di tolleranza alla frustrazione, di rinuncia alla gratificazione immediata. Si tratta di competenze fondamentali, fase specifiche e che devono essere apprese in età evolutiva attraverso attività che non possono essere mediate da uno schermo.
Detto questo, oggi ordineremo un tablet per le attività scolastiche della nostra figlia minore, lo doteremo di tutte le App che riterremo utili, glielo daremo in mano esclusivamente per svolgere compiti e funzioni correlati alle materie in cui si rivelerà inevitabile farglielo tenere in mano. Non consideriamo questo una sconfitta. Ma un’operazione di adeguamento alle richieste che la scuola ci ha fatto e con cui, da sempre, siamo alleati. Avremo molto lavoro da fare per tenere sotto controllo la sua vita online e per farle capire che potrà usare quello strumento solo per fini scolastici. Dovremo tutti i giorni fare discussioni e gestire conflitti per toglierglielo dalle mani, per impedirle di scaricare le sue App e di farne i “suoi usi” che lei affermerà essere usi generazionali, fatti da tutte le sue amiche. Ci sentiremo dire che siamo i peggiori genitori del mondo, che sarebbe stato meglio nascere, vivere e crescere nelle famiglie delle sue amiche, dove invece Tik Tok non solo è all’ordine del giorno, ma è così normale usarlo che giri il tuo video e in tempo reale lo condividi con il resto del mondo. Faremo tutto questo e speriamo di riuscirci. Ma la domanda rimane: è davvero necessario tutto questo? E’ davvero sostenere la crescita? E’ davvero permettere ai nostri figli di ottenere il meglio dal loro percorso educativo? Ora tocca a voi proseguire la discussione.
E se potete, ampliatela con tutti i genitori della vostra scuola. Dare voce a quello che pensiamo e crediamo importante per la crescita dei nostri figli potrebbe provocare un “family dilemma” e generare nuove consapevolezze, fino ad oggi mai affermate ad alta voce nel dibattito pubblico.

Questo un post di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, che ci tengo a condividere per ricordare a...
01/10/2020

Questo un post di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, che ci tengo a condividere per ricordare a tutti noi, psicologi dell’età evolutiva, educatori, insegnanti, genitori, l’importanza di dare ai bambini lo spazio per sbagliare, cioè lo spazio per agire, per scegliere, che può portare anche allo sbaglio da cui però si può imparare, imparare a rialzarsi, a riprovarci, a fare meglio e a sentire la nostra fiducia nella loro capacità di ricominciare.

NON FARE TU AL POSTO MIO

Lasciami sbagliare, non fare tu al posto mio
Ho bisogno di sapere di cosa son capace io
Se faccio un errore non è poi la fine del mondo
Prendimi per mano, e fai con me un girotondo
Mentre cantiamo “casca il mondo, casca la terra”
Sappiamo bene che si può finire giù per terra
Però poi ci si rialza e si continua a girare
La vita è un gioco bello, tu fammela giocare
Guardami con occhi tranquilli, positivi, senza paura
E grazie a te vivrò la mia bellissima avventura
A volte cadrò, sbuccerò un ginocchio, mi farò male
Ma poi mi rialzerò in piedi e ricomincerò ad andare
Perché c’è sempre un po' di rischio quando si cresce
Se non si rischia un po', a diventar grandi non si riesce.

Non c’è crescita, senza rischio. Per diventare grandi si deve anche imparare dagli errori. Questa filastrocca potrebbe servire ai nostri bambini. Ma forse ancora di più, a noi genitori ed educatori. Soprattutto in questo tempo, dove vorremmo vivere “a rischio zero”.

Rientro a scuola - dopo più di 6 mesi di pausa scolastica dovuta all’emergenza sanitaria COVID-19, la Regione Liguria ha...
15/09/2020

Rientro a scuola - dopo più di 6 mesi di pausa scolastica dovuta all’emergenza sanitaria COVID-19, la Regione Liguria ha identificato come data della ripresa scolastica il 14 Settembre 2020.

Una pausa dalla scuola di un periodo così significativo non ha precedenti e le difficoltà possono essere riscontrate su più fronti, da non trascurare le difficoltà psicologiche. Ecco qui sotto alcuni consigli pratici per gestire al meglio il rientro.

Rientro a scuola post-emergenza COVID-19: possibili scenari emotivi La scuola non è solo luogo di apprendimento ma anche di socializzazione, di relazione , di interazione e di confronto con l’Altro. A causa dell’emergenza sanitaria COVID-19 ha assunto improvvisamente la connotazione di “luogo...

12/09/2020

L’Ordine degli Psicologi della Liguria in collaborazione con Regione Liguria - Assessorato all'Istruzione, alla Formazione e alle Politiche Giovanili – con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche, ha dato inizio all'azione – “Ti supportiamo a disegnare bene la tua vita al tempo del Covid” interventi a supporto di scuole e famiglie in vista del rientro a scuola, da realizzarsi nell'ambito di .
Gli aspetti emotivi del Corso di formazione per il rientro a scuola dedicato al personale scolastico è coordinata dal nostro Ordine.

27/08/2020

La riapertura delle scuole a settembre è alle porte e si è consumato un nuovo vertice tra governo e regioni, in cerca di un'intesa sulla capacità di garantire i servizi agli studenti e la sicurezza del rispetto delle norme anti Covid. Governo e regioni hanno discusso soprattutto del nodo principa...

Massimo Ammaniti, noto psicoanalista dell’età evolutiva, ha rilasciato un’intervista per il Corriere della Sera dove “si...
21/08/2020

Massimo Ammaniti, noto psicoanalista dell’età evolutiva, ha rilasciato un’intervista per il Corriere della Sera dove “si dice sconcertato dall’assenza di proposte in merito a un aspetto fondamentale del tornare in classe in sicurezza, quello legato alle conseguenze psicologiche per i bambini”.

Il noto psicoanalista dell’età evolutiva: «L’unico contatto tra alunni e docente saranno gli occhi. Invece per i più piccoli la comunicazione implicita, tramite il volto e il sorriso, è fondamentale. Si potrebbero utilizzare mascherine trasparenti»

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Genova

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Martedì 14:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 14:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 17:00

Telefono

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