13/12/2025
𝐕𝐈𝐕𝐄𝐑𝐄 𝐒𝐎𝐋𝐎 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐓𝐄𝐒𝐓𝐀
Mentre scrivo questo, ho appena chiuso il terzo cassetto della giornata senza aver deciso niente. Tra poco più di due mesi mi trasferirò, e sono in quella fase che tutti conoscono ma nessuno ama: il decluttering pre-trasloco.
Non è solo svuotare cassetti. È un vero e proprio confronto fisico con il passato e un faccia a faccia con l'attaccamento più o meno consapevole.
E qui è scattato il tradimento della mente.
Di fronte alla micro-decisione: Butto questa maglietta? Tengo questi diari? Metto queste scarpe nella scatola Sì o nel sacchetto No? il mio cervello ha fatto un balzo nell'ansia e ha cominciato ad argomentare. Invece di decidere su una singola cosa, ha scelto di rimuginare su tutto. "Sarà la scelta giusta quella di trasferirmi? Mi pentirò di questa decisione? Ce la farò?".
Il cervello ha montato le mie preoccupazioni come panna, aumentandole di volume. Invece di semplificare, ha complicato. Invece di affrontare la frustrazione di una micro-decisione, l'ha buttata sul dubbio esistenziale, paralizzandomi nell'azione.
E quindi eccomi qui, con materiale "fresco" per un nuovo post su un altro territorio insidioso sotto l'egida dell'autoabbandono: vivere solo nella mente.
🔹L'introspezione cannibale
"Rimuginare compulsivamente è un sintomo del fatto che l'introspezione è diventata un modo per evitare di affrontare i tuoi problemi." Brianna Wiest
Leggila di nuovo, questa frase. Perché contiene una verità che molte di noi faticano ad ammettere: quando il pensiero diventa rimuginio, non stiamo prendendoci cura di noi stesse. Ci stiamo abbandonando.
Il rimuginio non è riflessione costruttiva. Non è pensiero critico. Non è nemmeno vera introspezione. È qualcosa di molto diverso e infinitamente più distruttivo: è introspezione cannibale.
Mentre il pensiero critico costruisce, analizza per trovare soluzioni, crea chiarezza e porta ad azioni concrete, l'introspezione cannibale si nutre di te dall'interno. Divora la tua energia mentale, la tua fiducia, la tua capacità di agire. Ti consuma lasciandoti sempre più svuotata, sempre più piccola, sempre più paralizzata.
Il rimuginio è furto di energia. È tempo di chiamare le cose con il loro nome.
Ti sottrae energia vitale e la trasforma in prodotti psichici tossici: ansie amplificate, paure ingigantite, narrazioni drammatiche che non hanno alcun riscontro nella realtà.
Non si limita a farti girare in tondo. Costruisce storie. Storie sempre più catastrofiche, sempre più convincenti, sempre più paralizzanti.
"Non posso mandare quella candidatura perché sicuramente non mi prenderanno e poi mi sentirò ancora peggio."
"Non posso dire quello che penso perché probabilmente rovinerò tutto e mi rifiuteranno."
"Non posso iniziare quel progetto perché non ho tutte le competenze necessarie e fallirò miseramente."
Noti il pattern? Ogni narrazione è focalizzata su tutto ciò che non puoi fare e non puoi risolvere. Mai su ciò che potresti provare. Mai su piccole azioni concrete. Mai su soluzioni realistiche.
Il rimuginio trasforma ogni possibilità in un dramma e mentre sei impegnata a recitare le battute di questo copione nella tua testa, la vita vera, quella che si vive fuori dalla testa, passa senza di te.
🔹La procrastinazione è paura travestita
Eccoci al cuore del problema: quando rimandiamo qualcosa lo facciamo per paura.
La procrastinazione è una strategia per evitare il disagio emotivo: la paura del fallimento, del giudizio, del cambiamento. Evitare allevia temporaneamente l'ansia, ma la paura rimane lì, sempre più grande, sempre più minacciosa.
Se sei perfezionista (e molte di noi lo sono) non ti senti mai abbastanza pronta. Mai abbastanza esperta. Mai abbastanza sicura. E quindi rimandi. E rimandi ancora. Preferisci il conforto illusorio dell'analisi infinita al rischio concreto dell'azione imperfetta.
Spesso ci blocchiamo davanti al conflitto tra desiderare qualcosa e temere di fallire, sviluppando la convinzione distorta che siccome probabilmente falliremo, non vale nemmeno la pena provarci.
Ma c'è anche l'altra faccia: la paura del successo. Perché, se riesco, cosa succederà? Quali responsabilità dovrò assumermi? Quali aspettative ricadranno su di me? A volte è più sicuro rimanere nella zona grigia del "potrei, ma non ho ancora provato" che affrontare il territorio sconosciuto del "ho provato e ci sono riuscita".
Bloccando l'azione, non ci stiamo solo proteggendo dal fallimento – ci stiamo impedendo di vivere.
🔹La storia di Mel: quando tocchi il fondo
Mel Robbins è una speaker motivazionale, life coach e autrice americana. Ma nel 2009 era l'immagine della disperazione. Avvocata disoccupata, matrimonio in crisi, problemi economici gravissimi, autostima a terra. Ogni mattina, il rituale era lo stesso: la sveglia suonava, e lei premeva il tasto snooze. Ancora. E ancora.
Non perché fosse stanca fisicamente. Ma perché la sola idea di affrontare un'altra giornata identica alla precedente la bloccava come un peso di cemento sul petto. Il suo cervello era il suo aguzzino, un generatore infinito di motivi per restare a letto, per non affrontare, per non agire.
Una sera, frustrata e paralizzata davanti alla TV, vide il conto alla rovescia del lancio di uno Space Shuttle: 5-4-3-2-1. E in quel momento capì: aveva bisogno di un meccanismo per superare quei fatidici cinque secondi in cui il suo cervello lanciava il veto a qualsiasi azione.
La mattina dopo, quando suonò la sveglia, invece di iniziare la solita conversazione mentale, contò: 5-4-3-2-1. E si alzò. Prima che la sua mente potesse costruire la narrazione del "ma sei stanca", "ma fa freddo", "ma puoi rimandare". Il corpo si mosse prima che la mente potesse intercettarlo.
Quel semplice conto alla rovescia funzionò. E continuò a funzionare. Per alzarsi. Per fare esercizio. Per mandare email difficili. Per avere conversazioni scomode. Per prendere decisioni rimandate da mesi.
Mel aveva creato La Regola dei 5 Secondi nel momento peggiore della sua vita. Non era ispirazione. Era un atto di sopravvivenza trasformato in strategia.
🔹La Regola dei 5 Secondi
La tecnica è semplice: quando noti che stai rimuginando, conti alla rovescia da cinque a uno e agisci immediatamente, prima che il rimuginio ti blocchi.
Hai l'impulso di mandare quella candidatura? 5-4-3-2-1, apri il file e premi invia. Prima che la tua mente inizi con "ma forse dovresti rileggere ancora una volta", "ma forse non sei abbastanza qualificata"...
Vuoi dire quella cosa importante in riunione? 5-4-3-2-1, alzi la mano e parli. Prima che il tuo cervello costruisca lo scenario catastrofico in cui tutti ti giudicano.
Devi fare quella telefonata che rimandi da settimane? 5-4-3-2-1, prendi il telefono e componi il numero. Prima che la paura ti congeli.
Il cervello non è progettato per accettare il cambiamento: preferisce sempre il familiare all'ignoto. Il conto alla rovescia interrompe questo meccanismo automatico. Ti dà cinque secondi per agire prima che il cervello attivi il freno di emergenza.
🔹Dal "fare disperato" al "fare ispirato"
Attenzione però: la soluzione non è passare dall'overthinking all'iperattività compulsiva.
Il "fare disperato" è quell'attivismo frenetico dove riempi ogni momento con attività – anche poco coerenti – pur di non sentire il disagio. Può portare al burnout, all'esaurimento completo.
Il "fare ispirato" è diverso. Non è azione per fuga, ma azione per direzione. Non è movimento caotico, ma passo consapevole verso ciò che desideri davvero.
È mandare quella email perché vuoi costruire quella relazione professionale, non perché "devi fare qualcosa, qualsiasi cosa".
È iniziare quel progetto perché ti accende dentro. È dire quella verità perché vuoi una relazione autentica.
Nel mio caso, so che la mia mente perfezionista vorrebbe "organizzare il trasloco perfetto", capire con certezza cosa tenere e cosa lasciare, avere già tutto chiaro PRIMA di iniziare davvero.
Ma so anche che sotto sotto quello che mi agita è essere quel tipo di persona che si affeziona alla tazza sbeccata, tiene il biglietto del cinema o del concerto se le sono piaciuti e dà un nome persino allo zerbino.
Tuttavia, ho fatto una scelta di vita che implica allenarsi a stare salda nell'incertezza, a lasciare spazio per il nuovo, a vivere una vita più leggera e minimalista. Osserverò i miei blocchi, i miei ristagni e li lavorerò approfittando anche di questa occasione per fare azioni coerenti con la persona che voglio essere. Un cassetto alla volta, un po' Marie Kondo, un po' Mel Robbins, e tutte le volte che la mente metterà in scena i suoi psico-drammi sorriderò e agirò.
Il cervello si accende con l'esperienza concreta, non con la riflessione astratta. Ogni volta che compi un'azione, per quanto minuscola, mandi un segnale potente: "Io sono capace. Io posso fare. Io sono viva e attiva nel mondo."
Solo le azioni pratiche aumentano realmente la tua autostima e ti danno un feedback reale sulle tue capacità. Ma per scoprirlo, devi uscire dalla testa ed entrare nel mondo.
🔹L'unico modo di fallire
"L'unico modo di fallire è non provarci nemmeno." – Johanna de Silentio
Leggila ancora. Lascia che entri.
Non è il fallimento in sé il vero fallimento. È la resa prima ancora di iniziare. È la vita non vissuta, intrappolata nei meandri di una mente che analizza, pianifica, rimugia, ma non agisce mai.
Quante opportunità hai lasciato passare perché "non eri ancora pronta"? Quanti sogni hai rimandato perché "dovevi prima capire meglio"? Quante versioni di te stessa non hanno mai visto la luce perché "c'era ancora troppo da pensare"?
Il rimuginio è la forma più sottile e pericolosa di autoabbandono. Ti abbandoni ogni volta che scegli il loop mentale invece dell'azione concreta. Ti abbandoni ogni volta che dai più credito alle tue paure amplificate che alle tue capacità reali. Ti abbandoni ogni volta che scegli la sicurezza illusoria della tua testa invece del rischio autentico della vita.
🔹Il coraggio di essere imperfettamente vive
La via d'uscita non è smettere di pensare. È smettere di usare il pensiero come rifugio dalla vita.
È imparare a riconoscere quando l'introspezione si trasforma in introspezione cannibale. È sviluppare il coraggio di distinguere tra pensiero critico (che costruisce) e rimuginio (che divora). È praticare l'arte di agire nonostante l'incertezza, nonostante la paura, nonostante l'imperfezione.
Inizia oggi. Non domani, quando avrai "capito meglio". Oggi. Con un piccolo passo. Imperfetto, incerto, ma reale.
5-4-3-2-1.
Quale azione di 2 minuti farai nei prossimi 30 minuti per uscire dalla tua testa ed entrare nella tua vita?
Inviare quella email che rimandi. Fare quella telefonata che ti spaventa. Scrivere la prima frase di quel progetto. Dire quella verità che ti brucia dentro.
Non deve essere perfetto. Deve solo essere fatto.
Perché la vita non si vive nella testa. Si vive nel mondo, un passo alla volta, accettando l'incertezza, abbracciando l'imperfezione, celebrando ogni piccola azione coraggiosa che ci riporta a noi stesse.
Smetti di vivere solo nella testa. Torna a casa, nel tuo corpo, nella tua vita.
Un abbraccio,
Claudia, Life & Emotional Coach, Holistic Operator in Action per una vita Drama Free 🦋
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