08/08/2024
L’angoscia e una certa inclinazione depressiva erano i miei sintomi. Non volevo morire. Ero, infatti, nato con la morte addosso, ricevendo i sacramenti del battesimo e della estrema unzione nello stesso tempo. Ero stato un bambino cosiddetto prematuro, nato settimino. Dunque, per le conoscenze mediche dell’epoca, destinato alla morte. Ma il lavoro analitico mi ha fatto scoprire che l’angoscia della morte non era solo il mio punto più debole, quanto la mia più grande risorsa. Si trattava di vivere il più a fondo possibile per scongiurare quell’angoscia, di spendermi senza riserve in tutto ciò che facevo. Di qui la produzione di un nuovo sintomo, quello della scrittura. Molti in Italia mi rimproverano di scrivere troppo. Ma non conoscono il mio segreto. Il carattere torrenziale, se vuoi addirittura compulsivo, della mia scrittura è il modo che ho inventato per ritardare la morte. I sintomi, come spiega la psicoanalisi, non vanno estirpati nel nome di una normalità solo illusoria, perché sono i luoghi dove la nostra singolarità più intima può trovare la sua espressione più feconda
https://www.massimorecalcati.it/images/Intervista_Massimo_Recalcati_-_Marialena_Spyropoulou_.pdf
Al link, Marialena Spyropoulou intervista Massimo Relcati per la Rivista «φρέαρ»
Foto di Settimio Benedusi
Buona lettura!
SC