28/01/2023
Un interessante articolo sui Farmaci antiacidi e gastroprotettori visto soprattutto da un pdv fisiologico.
Ancora una volta, protagonista principale è il Microbiota intestinale (Flora batterica salutare) nel controllo dell'equilibrio acido-base. L'acido cloridrico determina fondamentali processi fisiologici concernenti la scomposizione dei macroalimenti e il corretto assorbimento delle vitamine e dei sali minerali in essi contenuti (in primis la Vitamina B12) poi assorbiti dai villi.
L'acidità che scompone gli alimenti preserva e difende l'organismo a livello sistemico dall'attacco di batteri e virus che eventualmente fossero subentrati in forma indesiderata con l'ingresso degli alimenti (frutta e verdura non sufficientemente lavati ad es.). Se tuttavia detta acidità risulta eccessiva irrita e infine lesiona le strutture parietali del tratto digestivo (stomaco in primis). Per contro, se l'acidità è eccessivamente inibita come dall'utilizzo eccessivo o scorretto di gastroprotettori ed antiacidi rischia di compromettere l'attività immunitaria stessa svolta dal Microbiota intestinale.
È necessario quindi mantenere il più possibile un corretto equilibrio tra acidità e metabolismo digestivo per far sì di essere sempre protetti dall'acido cloridrico da un lato contro ospiti indesiderati, e dal sistema immunitario dall'altro rappresentato invece dalla Flora batterica intestinale.
Acidità e Microbiota rappresentano così le due facce del metabolismo digestivo e, a sua volta, del corretto assorbimento nutrizionale.
i pericoli che devi conoscere.
L’APPARATO DIGERENTE E IL PROCESSO DIGESTIVO
Come dice il nome stesso, gli antiacidi sono farmaci che agiscono contrastando l’acidità che caratterizza l’ambiente gastrico, ossia l’interno dello stomaco.
Per capire la ragione di questa acidità all’interno dello stomaco, diamo una breve occhiata a com’è fatto l’apparato digerente e come avviene il processo digestivo
La digestione inizia già nel momento in cui introduciamo il cibo attraverso la bocca e iniziamo frantumarlo grazie al processo di masticazione: non solo, la saliva che si mescola il cibo contiene già degli enzimi digestivi che danno inizio anch’essi al processo di digestione. Il cibo quindi passa nell’esofago e raggiunge lo stomaco.
Quando pensiamo all’apparato digerente, gli organi che ci vengono subito in mente solo lo stomaco e l’intestino, ma non sono i soli: anche il fegato il pancreas la cistifellea intervengono nel processo digestivo e di assimilazione degli alimenti.
L’assorbimento di ciò che introduciamo attraverso il cibo avviene a livello dell’intestino – e in particolare in corrispondenza dei villi intestinali, che sono protuberanze della parete intestinale (possiamo immaginarli come tante dita o come le setole di una spazzola). Sulla superficie dei villi intestinali ci sono dei piccoli fori attraverso cui le molecole che noi abbiamo ottenuto al termine del processo digestivo possono essere assorbite: esse passano quindi nel torrente circolatorio e, attraverso il sangue, raggiungono organi e tessuti e vanno nutrire tutte le cellule del nostro corpo.
Il processo di digestione, quindi, consiste in definitiva nella progressiva scomposizione degli alimenti che introduciamo in pezzi sempre più piccoli, fino a raggiungere dimensioni molecolari, tali da poter essere assorbite a livello intestinale. Allora è chiaro che se nella sede dell’assorbimento il cibo non arriva nelle corrette dimensioni non può essere assorbito e quindi i casi sono due:
il cibo permane più a lungo all’interno dell’apparato digerente, rallentando tutto il processo di digestione, creando sensazione di gonfiore o di pesantezza, favorendo fenomeni di fermentazione intestinale e formazione di gas e così via; in situazioni di difficoltà digestive protratte nel tempo, si possono verificare fenomeni infiammatori che, a loro volta, possono compromettere il corretto assorbimento e creare tutta una serie di problemi conseguenti;
in alternativa, il cibo indigerito viene eliminato – e così ci perdiamo la possibilità di assorbire nutrienti importanti.
Concentriamoci adesso su quello che avviene all’interno dello stomaco: il cibo proveniente dall’esofago arriva a livello dello stomaco e qui, tramite i cosiddetti movimenti peristaltici (immaginiamoceli come una sorta di centrifuga), viene continuamente rimescolato e unito al succo gastrico. Il succo gastrico è un insieme eterogeneo di sostanze, tra cui acqua, acido cloridrico, bicarbonati, sali minerali, enzimi digestivi, che serve a scomporre il cibo e a frammentarlo in quei famosi pezzettini sempre più piccoli, necessari per poter essere assorbiti.
La quantità di acido cloridrico presente all’interno dello stomaco è molto elevata e questo fa sì che il pH, ossia il livello di acidità dello stomaco, sia altrettanto elevato. Il pH è un indicatore dell’acidità di una determinata soluzione e si esprime come valore numerico, in una scala che va da zero a 14: valori molto bassi indicano un’elevata acidità – e lo possiamo vedere in figura. L’acido cloridrico ha un pH di zero, lo stomaco di poco superiore, tra 1 e 2 – e questo proprio grazie alla presenza dell’acido cloridrico.
Questa acidità è fondamentale per il processo digestivo – in particolare per la digestione delle proteine: le proteine sono macromolecole che hanno bisogno di un ambiente acido per poter essere correttamente spezzate in frammenti più piccoli, disponibili poi per l’assorbimento. Attenzione che qui non facciamo differenza tra proteine di origine animale o proteine di origine vegetale: e il discorso è lo stesso.
Come viene prodotto questo acido cloridrico? Ci pensano delle particolari cellule, che si trovano sulla parete dello stomaco (si chiamano cellule parietali) e che sono in grado di produrre acido cloridrico, riversandolo all’interno dello stomaco. Queste cellule non si limitano a produrre acido cloridrico: esse producono un’altra sostanza molto importante, il fattore intrinseco di Castle, che è essenziale per l’assorbimento della vitamina B12.
Esistono poi altre cellule sulla parete dello stomaco, che producono il muco necessario per proteggere lo stomaco stesso dall’ambiente acido e quindi evitare che l’acidità lo danneggi.
La produzione di acido cloridrico è costante nel tempo ma aumenta in risposta al processo digestivo, proprio per facilitarlo. È chiaro che se questa acidità diventa eccessiva, e se ci mancano le protezioni adeguate per la parete dello stomaco, si possono verificare fenomeni di bruciore e di fastidio, che – anche qualora non si trasformino in vero e proprio reflusso, quindi in risalita verso l’alto del succo gastrico con danneggiamento delle strutture a monte, dell’esofago e del cavo orale – rendono necessario un intervento terapeutico. Se questo intervento ha una durata limitata nel tempo – e soprattutto si va a rimuovere la causa – il problema non sussiste. Se invece l’utilizzo di un antiacido diventa un’abitudine, allora il rischio è quello di mantenere costantemente l’acidità a un livello inferiore rispetto al necessario e compromettere così in modo continuativo la digestione – che è esattamente il contrario del nostro obiettivo quando assumiamo un antiacido pensando di favorire il processo digestivo!
Cosa sono gli antiacidi? E i gastroprotettori? C'è differenza? Quali sono gli effetti collaterali più rilevanti? Si possono prevenire? Ecco le risposte.