Dr. Luca Barbin

Dr. Luca Barbin Fisioterapia - Riabilitazione - Recupero Funzionale - Prevenzione - Chinesiologia.

19/08/2024

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(di Luca Barbin - Presidente nazionale DMSA - Ass. Dottori in Scienze Motorie).È ciò per cui combattiamo in   dal 1998 c...
04/03/2023

(di Luca Barbin - Presidente nazionale DMSA - Ass. Dottori in Scienze Motorie).

È ciò per cui combattiamo in dal 1998 con l'istituzione delle Facoltà di Scienze Motorie e Sportive poi specializzatesi in Preventive ed Adattate a disabilità, geriatria e differenza di genere, età, ecc.

Il principio, la linea di fondo della Prescrizione dell'Esercizio fisico da parte dei medici, sono perfette - PURCHÉ - venga inserito nei ddl (disegni di legge) che includono le nei circuiti sanitari regionali su base nazionale: che "il RESPONSABILE della struttura e della conduzione delle e debba essere - necessariamente - un Chinesiologo laureato e specializzato (ossia quinquennale) in e che i conduttori delle attività in prescrizione medica siano dei Chinesiologi (almeno di base, cioè triennali o specialisti)".

Va ricordato che l'istituzione - per legge - della professione di (già esistente a prescindere dal 2013 con la L. 04/13 che questa Associazione nazionale di categoria (Associazione Nazionale Dottori in Scienze Motorie) ha scritto a quattro mani con altri professionisti per la parte ) entrerà definitivamente in vigore dal 01 Luglio 2023 (dopo il c.d. "milleproroghe") in seguito a vari slittamenti burocratici che hanno posticipato l'istituzione della nuova figura professionale di 6 mesi, dato che tale evento era previsto per il 01 Gennaio 2023): D.L. n. 36/2021 attuativo art. 5 della L. n. 86/19 (Riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo).

i , dove si pratica propedeutico alla salute generale e specifica ed alla prevenzione soprattutto terziaria (c.d. ) ma non solo terziaria, GIÀ rappresentano una realtà in alcune Regioni italiane virtuose, in primis Veneto, Emilia Romagna e Liguria (sebbene con forti storture normative assolutamente da rivedere e da riesaminare). Tali strutture dovranno rappresentare la realtà - su base nazionale - ed inserite nei presidi sanitari locali delle AUSL (Unità Sanitarie Locali) per l'erogazione dei servizi sanitari del SSN (Servizio Sanitario Nazionale) in seno alla Chinesiologia e per l'erogazione specifica di attività motoria preventiva ed adattata alle patologie clinicamente correlate su prescrizione medica specialistica e non.

Come Associazione nazionale di categoria - DMSA - vigileremo affinché non avvengano ulteriori criticità in questo passaggio epocale, che potremmo definire "copernicano" onde favorire al meglio l'esordio di questa nuova dimensione professionale della Salute attraverso la Chinesiologia.

Questa rivoluzione di fatto normerà - per legge dello Stato - ciò che "nuovo" non è, come tutti ben sappiamo circa i benefici correlati alla pratica dall'esercizio fisico ma, che per igiene motoria preventiva, va debitamente guidato da parte dai professionisti della motricità: i Chinesiologi appunto. Ciò, affinché la popolazione tutta ne possa poi avere effettivamente un reale beneficio, un giovamento e non un nocumento.

Qualora infatti la prescrizione dall'esercizio fisico "alla stregua di un farmaco" (cit.) venisse lasciata nelle mani di "chiunque" - NON laureato in Scienze Motorie e Sportive - operante a vario titolo in palestre e/o centri sportivi, questa grande novità ed attesa Epifania, si trasformerebbe sic et simpliciter in una delle peggiori minacce alla Salute pubblica, dato che purtroppo, mai come in motricità, i danni fatti "oggi" finiscono col tradursi nelle patologie croniche che insorgeranno tra decenni "domani": in primis ma non solo... si pensi a patologie cardiache, disfunzioni cardiovascolari, polmonari, ecc.

Ciò intendiamo in Chinesiologia ed in DMSA come " ": un termine che ci pregiamo di aver "coniato" già nel 2011 accolti dal della : ossia la pratica scientifica, accademica, etica, trascendente, deontologica e fisiologica dall'Esercizio fisico rivolto a chiunque ma - soprattutto - agli elementi più deboli o fragili della popolazione: rappresentati dai più piccoli, dagli anziani, dai disabili, dai malati cronici clinicamente stabilizzati i quali necessitino di esercizio fisico specifico.

Esercizio fisico e motorio - svolto alla stregua di un farmaco si - MA sotto la costante ed attenta conduzione dei migliori professionisti - - del settore, ai fini di poter garantire che ciò che verrà prescritto dal medico di base o specialista sia poi effettivamente "tradotto" in protocolli clinici motori e chinesiologici dagli aventi diritto: ossia dai Chinesiologi di base e dai Chinesiologi specialisti magistrali - LAUREATI e SPECIALIZZATI - presso le Facoltà universitarie italiane, nonché presso gli Atenei presenti in .

Ciò ovviamente, non pro domo, per lobby, vezzo o campanilismo professionale, bensì semplicemente ed unicamente per in seno a questo specifico e delicato settore professionale che si occupa di chiunque ma - principalmente - come già espresso: di soggetti fragili, deboli e/o clinicamente decondizionati.

Prof. Luca Barbin - Chinesiologo - Presidente nazionale DMSA.

Secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci «praticare regolarmente attività fisica è l’ulteriore leva su cui possiamo agire per contrastare la sedentarietà»

 :si registra un utilizzo sconsiderato del farmaco anti-diabete tipo 2, con effetti collaterali ed interazioni tra farma...
04/03/2023

:si registra un utilizzo sconsiderato del farmaco anti-diabete tipo 2, con effetti collaterali ed interazioni tra farmaci ancora tutte da dimostrare. Diarrea, nausea e vomito tra gli effetti collaterali per chi assume semaglutide anche se non obeso, né diabetico. Costi proibitivi (ad oggi perché brevetto non ancora liberalizzato) che vanno da 900 a 1.300 €/$ al mese e - soprattutto - RIASSUNZIONE del peso perduto finita la "cura". Ne vale la pena?

A ruba il semalglutìde, nato per curare il diabete

Dopo quanti giorni di stop si perde la forma fisica? E in quanto si recupera?A quanto tempo dall'ultimo allenamento comi...
19/02/2023

Dopo quanti giorni di stop si perde la forma fisica? E in quanto si recupera?

A quanto tempo dall'ultimo allenamento cominciano a ridursi forza, muscoli e capacità aerobica? E quanto ci vuole per tornare in forma come prima? Le risposte della scienza

Anche gli stakanovisti dell’allenamento a volte sono costretti a fermarsi. Periodi di stop forzato, più o meno lunghi, che finiscono inesorabilmente per incidere sulla forma fisica. Ma quanto tempo ci vuole per perdere i benefici acquisiti con l’attività fisica, in seguito a una pausa?

PERCHÉ SI PERDE LA FORMA FISICA

In un’intervista al New York Times, Kevin Stone, medico e autore di Play Forever: How to Recover From Injury and Thrive ("Gioca per sempre: come riprendersi da un infortunio e prosperare") spiega che “Il corpo si adatta allo stimolo che gli forniamo. I muscoli si abituano allo stress e al testosterone, all'adrenalina e alle endorfine - tutte le cose meravigliose che derivano in parte dall'esercizio. Quando gliele togliamo, il corpo avvia un programma di perdita muscolare”.

IN QUANTO TEMPO SI PERDE LA FORMA FISICA?

La prima cosa che si riduce con l'inattività è la resistenza cardiovascolare, come afferma il Professor Edward Coyle dell'Università del Texas al NYT. Bastano pochi giorni di stop per vedere una diminuzione del volume del plasma sanguigno. Alcuni studi hanno dimostrato che dopo 12 giorni diminuisce anche la quantità totale di sangue pompata dal cuore ogni minuto insieme alla quantità di sangue ossigenato disponibile per muscoli e altre cellule (VO2 Max).

Ma chi riprende ad allenarsi in questo arco di tempo, noterà solo lievi differenze nelle prestazioni, secondo Coyle: la frequenza cardiaca potrebbe essere un po' più alta e il respiro più pesante (poiché il corpo lavora di più per trasportare sangue e ossigeno). Man mano che passa il tempo, però, i cambiamenti si fanno sentire: dopo 3 settimane, per esempio, diminuisce significativamente la produzione di energia dei mitocondri per le cellule muscolari. "Questo significa che l'allenamento sarà più faticoso", spiega il Dottor Coyle.

LA PERDITA DEI MUSCOLI

E la forza? Diminuisce meno rapidamente della salute cardiovascolare. Dopo 8 settimane, l'inattività inizia a influenzare le dimensioni e la forza dei muscoli. Si riduce il peso che siamo in grado di sollevare ed è più difficile portare a termine una serie con lo stesso numero di ripetizioni. Tornano anche i doms: i dolori post allenamento che le persone ben allenate avvertono meno.

Gli esperti hanno identificato diversi fattori che influenzano la velocità con cui si perde la forma fisica: età, genetica, stile di vita, dieta e precedente livello di forma fisica possono influire sulla velocità con cui la forma fisica viene persa. Gli anziani, per esempio, perdono forma fisica a un tasso quasi doppio rispetto a quello di chi ha tra i 20 e i 30 anni. E anche chi si allena regolarmente da mesi o anni può subire una perdita di forma fisica come tutti gli altri.

COME LIMITARE LA PERDITA DI FORMA FISICA

Il trucco per limitare i danni è tenersi in moto, anche a casa: attività a corpo libero, brevi esercizi snack durante il giorno e, se possibile, fare allenamenti a intervalli ad alta intensità. Secondo gli esperti, questi piccoli accorgimenti possono aiutare a mantenere elevato il volume del sangue e i mitocondri.

La forma fisica generale è una combinazione di molti fattori, non solo forza muscolare e fitness cardiovascolare. Dunque esercizi di equilibrio, come lezioni di aerobica o danza, possono aiutare a mantenere attivi gli stessi muscoli in modi diversi.

IN QUANTO TEMPO SI TORNA IN FORMA?

La buona notizia è che rimettersi in forma dopo una pausa non è un impossibile. Chi si allena regolarmente ha una memoria muscolare che lo aiuta a riprendersi più velocemente. Il dott. Coyle afferma che è possibile recuperare circa la metà della forma fisica in 10-14 giorni con allenamenti moderatamente intensi. Naturalmente, anche il tempo necessario per tornare alla forma precedente dipende dalla durata della pausa e dall'età. Uno studio ha rilevato che gli adulti più anziani avevano bisogno di meno di 8 settimane di ripresa dopo una pausa di 12 settimane. Mentre gli atleti competitivi potrebbero aver bisogno di allenarsi per due o tre volte il tempo in cui sono stati fermi.

Il trucco per ricostruire la tua forma fisica secondo lo scenziato è iniziare con un obiettivo di allenamento giornaliero per un determinato periodo di tempo, senza prestare troppa attenzione alla forza o all'intensità. Dopo 2 o 3 settimane di camminate o jogging di 30 minuti al giorno, potremo aumentare gradualmente il ritmo fino a correre. Per quanto riguarda il sollevamento pesi in palestra, iniziare con pesi più leggeri e aumentarli gradualmente: se è vero che molti personal trainer suggeriscono di aumentare il carico di non più del 10% ogni settimana, Coyle sottolinea l'importanza di ascoltare il proprio corpo e adattare la routine in base alle proprie sensazioni. Per velocizzare il processo si può incorporare l’HIIT negli allenamenti: "Più l'intensità è elevata, più veloce sarà il recupero”.

Dopo quanti giorni di stop si perde la forma fisica e in quanto si recupera? Ecco che cosa emerge da alcuni studi scientifici.

  1910 FEBBRAIO 2023Forse abbiamo capito perché alcune persone non si ammalano di CovidLo ha scoperto un team di ricerca...
14/02/2023

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10 FEBBRAIO 2023

Forse abbiamo capito perché alcune persone non si ammalano di Covid
Lo ha scoperto un team di ricerca australiano che ha identificato una nuova proteina in grado bloccare il virus e prevenire l’infezione.

A cura di Valeria Aiello

Un’interessante scoperta dei ricercatori australiani potrebbe finalmente dare una spiegazione a uno degli aspetti più controversi della pandemia, rivelando perché alcune persone non si ammalano di Covid mentre altre rischiano di sviluppare forme gravi della malattia. Nel ricercare la ragione di questa forte disomogeneità, gli studiosi si sono imbattuti in una proteina in grado di bloccare il virus e prevenire l’infezione. Questa proteina, chiamata LRRC15, è un recettore espresso sulla superficie delle cellule umane, proprio come l’ACE-2 che è stato rapidamente identificato come la via di ingresso del virus all’interno delle cellule. Tuttavia, anziché permettere l’infezione, il recettore LRRC15 ha dimostrato di legare e sequestrare il virus, agendo come una sorta di velcro molecolare che impedisce al patogeno di infettare. L’identificazione di questa proteina e il suo meccanismo d’azione sono stati descritti in uno studio appena pubblicato su Plos Biology.

Cos’è LRRC15, la proteina che blocca il Covid

LRCC15, acronimo di leucine-rich repeat-containing protein 15 (proteina 15 contenente ripetizione ricca di leucina) è una recettore che attraversa completamente la membrana di diversi tipi di cellule, come quelle che rivestono i polmoni, ma anche di pelle, lingua e tonsille, ed è inoltre espresso nei fibroblasti, nella placenta e nei linfonodi. I ricercatori hanno però scoperto che, nei polmoni delle persone sane, il recettore non è particolarmente abbondante, rispetto a quelli dei pazienti Covid, in cui è presente molta più proteina. “Pensiamo che questa proteina appena identificata possa far parte della risposta naturale del nostro corpo alla lotta contro l’infezione, creando una barriera che separa fisicamente il virus dalle nostre cellule polmonari più sensibili al Covid-19” ha affermato il dottor Lipin Loo, ricercatore post-dottorato del Charles Perkins Center dell’Università di Sydney e co-autore principale dello studio insieme allo studente di dottorato Matthew Waller.

Lo studio è uno di tre documenti indipendenti che rivelano l’interazione di questa specifica proteina con il Covid-19. “Insieme ad altri due gruppi di ricerca, uno a Oxford, l’altro a Brown e Yale negli Stati Uniti, abbiamo scoperto questo nuovo recettore che può fermare SARS-CoV-2 – ha precisato il professor Greg Neely, docente del Genomica funzionale presso l’Università di Sydney a capo del team di ricerca – . Per me, come immunologo, il fatto che esista un recettore immunitario naturale di cui non sapevamo, che riveste i nostri polmoni e blocca e controlla il virus, è pazzesco”.

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La scoperta ha aperto la strada un’area completamente nuova di ricerca immunologica, offrendo un percorso promettente per lo sviluppo di nuovi medicinali per la prevenzione dell’infezione da coronavirus. “Ora possiamo utilizzare questo nuovo recettore per progettare farmaci ad ampia azione in grado di bloccare l’infezione virale” ha aggiunto il professor Neely che, valutando il funzionamento del nuovo recettore insieme al suo team, ha anche scoperto che la stessa proteina è addirittura in grado di sopprimere la fibrosi polmonare, una condizione spesso associata al Covid, in cui il tessuto polmonare si cicatrizza e si ispessisce, causando difficoltà respiratorie.

I ricercatori ritengono che l’LRRC15 possa inoltre fornire un’indicazione importante sulla gravità della malattia, come sostenuto anche da un team indipendente dell’Imperial College di Londra. “Hanno scoperto in modo indipendente che l’assenza di LRRC15 nel sangue è associata a forme di Covid più gravi, il che supporta ciò che pensiamo stia accadendo – ha spiegato il dottor Loo – . Minori quantità di questa proteina sono associate a forme di Covid più serie, mentre averne di più può significare una malattia meno grave. E ora stiamo cercando di capire esattamente il perché”.

Lo ha scoperto un team di ricerca australiano che ha identificato una nuova proteina in grado bloccare il virus e prevenire l’infezione

Agenzia ANSA: Long Covid, scoperto il meccanismo che porta alla stanchezza cronica.Scoperto il meccanismo d'azione che p...
30/01/2023

Agenzia ANSA: Long Covid, scoperto il meccanismo che porta alla stanchezza cronica.

Scoperto il meccanismo d'azione che porta allo stato di fatigue, o spossatezza invalidante, legato al Long Covid che colpisce 1 persona su 3 vittima dell'infezione da SarsCoV2: è innescato da un deficit di arginina, un aminoacido prodotto naturalmente dall'organismo.

Lo dimostra uno studio sul long Covid condotto dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - Università Cattolica Campus di Roma, secondo cui la stanchezza cronica della sindrome post-Covid è associata appunto ad un'alterazione nel metabolismo dell'arginina.

Attualmente, in assenza di approcci terapeutici disponibili su larga scala contro il long Covid, ripristinare i livelli di arginina, affermano i ricercatori, potrebbe rappresentare una nuova strategia integrativa efficace contro la stanchezza cronica.

La fatigue, uno dei sintomi principali e più diffusi del long Covid, su cui la comunità scientifica della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) sta lavorando, potrebbe pertanto non avere più segreti. Il processo di alterazione biomolecolare che è alla base dell'estrema stanchezza legata alla sindrome post-Covid è descritto per la prima volta ed i risultati dello studio sono in corso di pubblicazione sulla rivista International Journal of Molecular Sciences.

Il Covid, sottolineano i ricercatori, difficilmente sarà eradicabile e la nuova emergenza è proprio il long Covid, che colpisce1 persona su 3, anche tra i giovani.

Infatti, secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero 65 milioni nel mondo e 17 milioni in Europa le persone alle prese con la coda di infezione da Coronavirus.
Pochi però le conoscenze e i progressi della comunità scientifica sul fronte dei trattamenti terapeutici disponibili contro la sindrome post-Covid, caratterizzata in molti casi dalla fatigue, che provoca una prolungata e invalidante spossatezza associata a debolezza muscolare, insonnia e tachicardia. Il nuovo studio, coordinato da Francesco Landi, past president SIGG e direttore del Dipartimento di Scienze dell'invecchiamento ortopediche e reumatologiche del Policlinico Gemelli di Roma, ha messo in luce che nei pazienti con long Covid si verifica un'alterazione del metabolismo dell'arginina, la quale stimola l'ossido nitrico, enzima chiave per una corretta funzione immunitaria e vascolare.

I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la somministrazione di 1,6 grammi di arginina e 500 mg di vitamina C liposomiale per 28 giorni, riporta il metabolismo dell'arginina a un livello normale e consente di contrastare efficacemente la fatigue. Nello studio sono state coinvolte 57 persone, 46 adulti con long Covid a otto mesi dalla diagnosi e 11 persone abbinate per sesso ed età senza evidenze di precedenti infezioni da Sars-CoV-2. I pazienti con long Covid sono stati divisi in due gruppi: 23 hanno ricevuto il mix di arginina e vitamina C liposomiale e gli altri 23 un placebo per un periodo di 28 giorni.

"Prima di iniziare il trattamento abbiamo misurato le concentrazioni di arginina nel sangue, osservando livelli significativamente più bassi di arginina nei pazienti con long Covid - afferma Landi -. Alla fine dei 28 giorni abbiamo scoperto che le concentrazioni di arginina nel sangue dei pazienti con long Covid è salita, raggiungendo livelli 'sani' come quelli rilevati nei pazienti appartenenti al gruppo di controllo". "Abbiamo dimostrato per la prima volta che il metabolismo dell'arginina è alterato nei pazienti con long Covid rispetto alle persone senza storia di infezione da Sars-Cov-2", aggiunge Matteo Tosato, coautore dello studio e Responsabile Unità Operativa Day Hospital post-Covid del Policlinico Universitario Gemelli.

Attualmente, "in assenza di trattamenti disponibili contro una sindrome di cui ancora sappiamo ben poco, ripristinare i valori di arginina potrebbe rappresentare una nuova strategia integrativa efficace contro la fatigue da Long Covid, che può essere associata a disfunzioni immunitarie e vascolari, che a loro volta aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari", conclude Landi.

Il Covid, sottolineano i ricercatori, difficilmente sarà eradicabile e la nuova emergenza è proprio il long Covid, che colpisce1 persona su 3, anche tra i giovani. (ANSA)

Un interessante articolo sui Farmaci antiacidi e gastroprotettori visto soprattutto da un pdv fisiologico.Ancora una vol...
28/01/2023

Un interessante articolo sui Farmaci antiacidi e gastroprotettori visto soprattutto da un pdv fisiologico.

Ancora una volta, protagonista principale è il Microbiota intestinale (Flora batterica salutare) nel controllo dell'equilibrio acido-base. L'acido cloridrico determina fondamentali processi fisiologici concernenti la scomposizione dei macroalimenti e il corretto assorbimento delle vitamine e dei sali minerali in essi contenuti (in primis la Vitamina B12) poi assorbiti dai villi.

L'acidità che scompone gli alimenti preserva e difende l'organismo a livello sistemico dall'attacco di batteri e virus che eventualmente fossero subentrati in forma indesiderata con l'ingresso degli alimenti (frutta e verdura non sufficientemente lavati ad es.). Se tuttavia detta acidità risulta eccessiva irrita e infine lesiona le strutture parietali del tratto digestivo (stomaco in primis). Per contro, se l'acidità è eccessivamente inibita come dall'utilizzo eccessivo o scorretto di gastroprotettori ed antiacidi rischia di compromettere l'attività immunitaria stessa svolta dal Microbiota intestinale.

È necessario quindi mantenere il più possibile un corretto equilibrio tra acidità e metabolismo digestivo per far sì di essere sempre protetti dall'acido cloridrico da un lato contro ospiti indesiderati, e dal sistema immunitario dall'altro rappresentato invece dalla Flora batterica intestinale.

Acidità e Microbiota rappresentano così le due facce del metabolismo digestivo e, a sua volta, del corretto assorbimento nutrizionale.

i pericoli che devi conoscere.

L’APPARATO DIGERENTE E IL PROCESSO DIGESTIVO

Come dice il nome stesso, gli antiacidi sono farmaci che agiscono contrastando l’acidità che caratterizza l’ambiente gastrico, ossia l’interno dello stomaco.

Per capire la ragione di questa acidità all’interno dello stomaco, diamo una breve occhiata a com’è fatto l’apparato digerente e come avviene il processo digestivo

La digestione inizia già nel momento in cui introduciamo il cibo attraverso la bocca e iniziamo frantumarlo grazie al processo di masticazione: non solo, la saliva che si mescola il cibo contiene già degli enzimi digestivi che danno inizio anch’essi al processo di digestione. Il cibo quindi passa nell’esofago e raggiunge lo stomaco.

Quando pensiamo all’apparato digerente, gli organi che ci vengono subito in mente solo lo stomaco e l’intestino, ma non sono i soli: anche il fegato il pancreas la cistifellea intervengono nel processo digestivo e di assimilazione degli alimenti.

L’assorbimento di ciò che introduciamo attraverso il cibo avviene a livello dell’intestino – e in particolare in corrispondenza dei villi intestinali, che sono protuberanze della parete intestinale (possiamo immaginarli come tante dita o come le setole di una spazzola). Sulla superficie dei villi intestinali ci sono dei piccoli fori attraverso cui le molecole che noi abbiamo ottenuto al termine del processo digestivo possono essere assorbite: esse passano quindi nel torrente circolatorio e, attraverso il sangue, raggiungono organi e tessuti e vanno nutrire tutte le cellule del nostro corpo.

Il processo di digestione, quindi, consiste in definitiva nella progressiva scomposizione degli alimenti che introduciamo in pezzi sempre più piccoli, fino a raggiungere dimensioni molecolari, tali da poter essere assorbite a livello intestinale. Allora è chiaro che se nella sede dell’assorbimento il cibo non arriva nelle corrette dimensioni non può essere assorbito e quindi i casi sono due:

il cibo permane più a lungo all’interno dell’apparato digerente, rallentando tutto il processo di digestione, creando sensazione di gonfiore o di pesantezza, favorendo fenomeni di fermentazione intestinale e formazione di gas e così via; in situazioni di difficoltà digestive protratte nel tempo, si possono verificare fenomeni infiammatori che, a loro volta, possono compromettere il corretto assorbimento e creare tutta una serie di problemi conseguenti;
in alternativa, il cibo indigerito viene eliminato – e così ci perdiamo la possibilità di assorbire nutrienti importanti.
Concentriamoci adesso su quello che avviene all’interno dello stomaco: il cibo proveniente dall’esofago arriva a livello dello stomaco e qui, tramite i cosiddetti movimenti peristaltici (immaginiamoceli come una sorta di centrifuga), viene continuamente rimescolato e unito al succo gastrico. Il succo gastrico è un insieme eterogeneo di sostanze, tra cui acqua, acido cloridrico, bicarbonati, sali minerali, enzimi digestivi, che serve a scomporre il cibo e a frammentarlo in quei famosi pezzettini sempre più piccoli, necessari per poter essere assorbiti.

La quantità di acido cloridrico presente all’interno dello stomaco è molto elevata e questo fa sì che il pH, ossia il livello di acidità dello stomaco, sia altrettanto elevato. Il pH è un indicatore dell’acidità di una determinata soluzione e si esprime come valore numerico, in una scala che va da zero a 14: valori molto bassi indicano un’elevata acidità – e lo possiamo vedere in figura. L’acido cloridrico ha un pH di zero, lo stomaco di poco superiore, tra 1 e 2 – e questo proprio grazie alla presenza dell’acido cloridrico.

Questa acidità è fondamentale per il processo digestivo – in particolare per la digestione delle proteine: le proteine sono macromolecole che hanno bisogno di un ambiente acido per poter essere correttamente spezzate in frammenti più piccoli, disponibili poi per l’assorbimento. Attenzione che qui non facciamo differenza tra proteine di origine animale o proteine di origine vegetale: e il discorso è lo stesso.

Come viene prodotto questo acido cloridrico? Ci pensano delle particolari cellule, che si trovano sulla parete dello stomaco (si chiamano cellule parietali) e che sono in grado di produrre acido cloridrico, riversandolo all’interno dello stomaco. Queste cellule non si limitano a produrre acido cloridrico: esse producono un’altra sostanza molto importante, il fattore intrinseco di Castle, che è essenziale per l’assorbimento della vitamina B12.

Esistono poi altre cellule sulla parete dello stomaco, che producono il muco necessario per proteggere lo stomaco stesso dall’ambiente acido e quindi evitare che l’acidità lo danneggi.

La produzione di acido cloridrico è costante nel tempo ma aumenta in risposta al processo digestivo, proprio per facilitarlo. È chiaro che se questa acidità diventa eccessiva, e se ci mancano le protezioni adeguate per la parete dello stomaco, si possono verificare fenomeni di bruciore e di fastidio, che – anche qualora non si trasformino in vero e proprio reflusso, quindi in risalita verso l’alto del succo gastrico con danneggiamento delle strutture a monte, dell’esofago e del cavo orale – rendono necessario un intervento terapeutico. Se questo intervento ha una durata limitata nel tempo – e soprattutto si va a rimuovere la causa – il problema non sussiste. Se invece l’utilizzo di un antiacido diventa un’abitudine, allora il rischio è quello di mantenere costantemente l’acidità a un livello inferiore rispetto al necessario e compromettere così in modo continuativo la digestione – che è esattamente il contrario del nostro obiettivo quando assumiamo un antiacido pensando di favorire il processo digestivo!

Cosa sono gli antiacidi? E i gastroprotettori? C'è differenza? Quali sono gli effetti collaterali più rilevanti? Si possono prevenire? Ecco le risposte.

Corriere della Sera: Alzheimer, i primi segnali d’allarme (da non confondere con i cambiamenti dovuti all’età). , i prim...
25/01/2023

Corriere della Sera: Alzheimer, i primi segnali d’allarme (da non confondere con i cambiamenti dovuti all’età).

, i primi segnali d’allarme (da non confondere con i cambiamenti dovuti all’età)
Non è semplice capire se alcune piccole difficoltà che talvolta si riscontrano nella vita quotidiana sono da considerarsi un tipico cambiamento legato all’età o costituiscono campanelli dall’allarme da non sottovalutare della malattia. Il Centro Alzheimer IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia ha descritto alcuni esempi molto concreti utili per capire le differenze.

Perdita di memoria su eventi recenti

Demenza e perdita di memoria che compromette le vita di tutti i giorni non sono tipiche dell’invecchiamento normale e meritano di essere portate a conoscenza di un medico. In generale il più precoce ed evidente sintomo di Alzheimer è la significativa perdita di memoria che si manifesta, soprattutto all’esordio, con difficoltà a ricordare eventi recenti. Possono poi comparire disturbi del linguaggio e difficoltà nel denominare oggetti, impoverimento del linguaggio fino alla perdita di una corretta espressione di pensieri. Un altro sintomo comune è il disorientamento spaziale e temporale. Sono frequenti anche le alterazioni della personalità, sospettosità nei confronti delle persone accusate di rubare oggetti e cambiamenti del tono dell’umore. Alcune difficoltà sono in realtà da considerarsi come un tipico cambiamento legato all’età mentre altri comportamenti potrebbero rappresentare campanelli d’allarme da non sottovalutare. Ecco come orientarsi grazie ai consigli del Centro Alzheimer IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia

Difficoltà di memoria

Deficit dell’abilità ad apprendere nuove informazioni o a richiamare informazioni precedentemente apprese
Quando potrebbe essere un sintomi di malattia:
- Dimentichi facilmente informazioni appena apprese.
- Ti capita di scordare anniversari, compleanni o appuntamenti.
- I tuoi familiari lamentano che domandi o ripeti spesso le stesse cose.
- Utilizzi molto più frequentemente appunti o altre strategie per ricordare.
- Ti succede di mettere le cose in posti inconsueti.
- Ti è capitato di non trovare il portafoglio, le chiavi o gli occhiali, neppure ripensando con attenzione all’ultima volta in cui li hai usati.
- Hai accusato altri di averti rubato questi oggetti.
Quando è un tipico cambiamento legato all’età:
- Ti è capitato, raramente, di dimenticare un appuntamento, un compleanno oppure il nome di qualcuno, ma dopo un po’, oppure concentrandoti, l’hai ricordato.
Piccoli lapsus di memoria sono normali!

Disorientamento spazio-temporale

Perdita della capacità di riconoscere luoghi o percorsi familiari; su un piano temporale, difficoltà nel percepire lo scorrere del tempo e di indicare l’ora e la data.
Quando potrebbe essere un sintomo di malattia?
- Ti è capitato di perderti sulla strada verso casa.
- Dimentichi dove sei o non ricordi come ci sei arrivato.
- Ti senti spesso confuso rispetto alla data attuale.
- Fatichi a ricordare se un evento è accaduto qualche ora o qualche giorno fa.
Quando è un cambiamento legato all’età?
- Ti capita di confondere il giorno sia, ma velocemente ti correggi.
- Fatichi a orientarti in percorsi o luoghi che non frequenti abitualmente.
- Talvolta perdi le cose di uso più frequente ma, poi, le ritrovi, ricostruendo a ritroso le ultime azioni svolte.
- Perdi gli occhiali e il telecomando di volta in volta

Deficit del linguaggio

Possono palesarsi come difficoltà ad esprimere un concetto oppure a comprenderlo.
Quando potrebbe essere un sintomo della malattia?
- Quando parli, non sempre trovi la parola corretta.
- Trovi complesso seguire una conversazione lunga.
- Ti succede di interromperti a metà e non avere idea di come proseguire nel discorso.
Quando è un tipico cambiamento legato all’età?
- A tutti può essere capitato di avere in mente una parola precisa e di sperimentare la sensazione di averla “sulla punta della lingua”!

Deficit di pianificazione o di problem solving

Difficoltà crescente nello svolgere una determinata attività, anche usuale, e/o nel trovare strategie utili a risolvere difficoltà o imprevisti.
Quando potrebbe essere un sintomo di malattia?
- Hai difficoltà a pianificare le tue giornate.
- È per te difficile seguire tutti i passaggi di una ricetta, anche quelle che hai usato tante volte.
- Fatichi a concentrarti sui compiti dettagliati, soprattutto se coinvolgono numeri (ad esempio, tenere traccia delle fatture e gestire il conto in banca).
- Alcune attività che hai sempre fatto senza problemi, ora ti appaino complesse
- Non ricordi alcune regole del tuo gioco preferito.
- Hai perso iniziativa nell’occuparti del tuo passatempo.
Quando è un tipico cambiamento legato all’età?
- Ti sei accorto di aver saltato un passaggio nell’esecuzione di una ricetta.
- Hai commesso errori occasionali non gravi di cui in seguito ti sei accorto, ad esempio, quando hai compilato il libretto degli assegni.
- Hai bisogno di aiuto per imparare ad utilizzare un nuovo elettrodomestico. Dopo qualche difficoltà iniziale, ora lo usi in autonomia.

Disturbo di critica e giudizio

Difficoltà a prendere decisioni
Quando potrebbe essere un sintomi di malattia?
- Hai preso decisioni poco opportune, come acquisti giudicati insensati dai tuoi familiari.
- Ti occupi meno del tuo aspetto estetico (es sei uscito in pigiama o con vestiti non consoni alla situazione)
Quando è un tipico cambiamento legato all’età?
- Hai preso di tanto in tanto decisioni sbagliate, ma senza gravi effetti su te stesso e la tua famiglia.

Apatia

Diminuzione della motivazione nel compiere una qualsiasi azione o comportamento. Spesso produce ritiro dalla vita sociale
Quando potrebbe essere un sintomi di malattia?
- Non ti dedichi con lo stesso entusiasmo di sempre a progetti di lavoro o al tuo hobby preferito.
- Ti manca la motivazione ad iniziare conversazioni e a frequentare gli amici di sempre.
- Ti ritrovi a guardare la televisione o dormire più del solito.
Quando è un tipico cambiamento legato all’età?
- A volte ti senti stanco e oppresso dal lavoro, dalla famiglia e dagli obblighi sociali, ma non per questo li trascuri o abbandoni definitivamente.

Cambiamenti dell’umore e della personalità

Quando potrebbe essere un sintomo della malattia?
- Ti senti frequentemente confuso, triste o ansioso.
- Fuori dal tuo ambiente familiare le sensazioni di insicurezza e di timore aumentano.
- I tuoi familiari e ti fanno notare cambiamenti nella tua personalità.
Quando è un tipico cambiamento legato all’età?
- Tendi a costruirti una routine e ad irritarti, se questa viene in qualche modo alterata.

Difficoltà visive

Non secondarie a patologie dell’occhio, quali cataratte, glaucoma.
Quando potrebbe essere un sintomi di malattia?
- Trovi difficile leggere le parole scritte, a riconoscere le lettere o percepire differenze tra i colori.
- Non è facile giudicare le relazioni spaziali tra gli oggetti e le distanze.
Quando è un tipico cambiamento legato all’età
- Sono presenti alcune difficoltà di vista legate all’invecchiamento, ma con il giusto paio di occhiali o una visita dall’oculista, il problema si risolve!

Non è semplice capire se alcune piccole difficoltà che talvolta si riscontrano nella vita quotidiana sono da considerarsi un tipico cambiamento legato all’età o costituiscono campanelli dall’allarme da non sottovalutare della malattia. Il IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di B...

Indirizzo

Via XX Settembre
Genova
16121

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