Bioenergetica e Società - Studi di bioenergetica, Mindfulness e classi di esercizi bioenergetici con Nicoletta Cinotti. Sede a Chiavari e a Genova e online
In questa pagina è possibile trovare articoli di approfondimento sulla mindfulness e sulla bioenergetica e suggerimenti quotidiani di pratica. Per far parte di una comunità in crescita!
Con grazia e grinta una collezione augurale di 4 piccoli libri per imparare a volersi bene
20/12/2025
L’ansia arriva nel momento di transizione per annunciare il bisogno di cambiamento
19/12/2025
LA SFIDA DI PENELOPE: RISCRIVERE LA STORIA DELLA MIA TENDENZA POLEMICA 🧵
Quando Penelope scelse di tessere il sudario di giorno e disfarlo di notte, non fece un gesto particolarmente eclatante. Non sfidò i Proci. La sua fu una strategia vincente anche se poteva sembrare debole.
Io vorrei assomigliarle e, invece, il vizio della sfida mi colpisce ancora. Mi piace il rumore che fa la sfida lanciata nel mondo e, dopodiché, ho tutto il tempo dopo per pentirmene.
La fine dell’anno è il momento ideale per riscrivere una delle tante storie che compongono la nostra vita.
Venerdì scorso ho condiviso le prime due tappe del reauthoring (riscrivere la propria storia):
1. Separare la propria identità dal problema
2. Riconoscersi autori della propria storia
Oggi concludo il percorso con le ultime tre tappe, usando proprio la mia storia con la sfida - quella caratteristica che vorrei trasformare da rovinosa a costruttiva nel nuovo anno:
3. QUELLA VOLTA CHE HO SBAGLIATO SALUTO
I momenti in cui la storia dominante non si è manifestata. Quando NON hai fatto quello che fai sempre. Le eccezioni ti mostrano che un altro modo è già possibile dentro di te.
4. QUANDO SONO ANDATA A CANOSSA
I momenti di riparazione invece che di difesa. Chiedere scusa richiede di abbassare le difese, di accettare di essere vulnerabili. Ma quella vulnerabilità è forza.
5. SCRIVERE LA NUOVA STORIA A PRESCINDERE
Cambiare narrativa prima che cambino i fatti. Come Penelope che tesseva la sua nuova storia ogni giorno, anche se Ulisse non era ancora tornato. Anche se i Proci erano ancora lì.
Nel nuovo articolo su Substack condivido:
∙ Come sto riscrivendo la mia storia con la sfida
∙ Le tre tappe spiegate in profondità
∙ 3 esercizi pratici per riscrivere la tua storia di fine anno
La nuova storia che sto scrivendo dice: “Ho dentro di me una forza che a volte si manifesta come sfida. Quando è stanca e reattiva, diventa distruttiva. Quando è consapevole e scelta, può essere costruttiva. Sto imparando a riconoscere la differenza.”
Non sempre ci riesco. Ma quando non ci riesco, so come riparare.
E tu? Quale storia vuoi riscrivere in questo spazio liminale tra un anno e l’altro?
Se vuoi fare questo lavoro con il supporto di un gruppo, ci vediamo a febbraio nel ritiro “Ansia: Diventare amici dell’incertezza” dove esploreremo il reauthoring con mindfulness, bioenergetica e mindful writing.
📖 Articolo completo: [link Substack] https://open.substack.com/pub/nicolettacinotti/p/riscrivere-la-storia?r=11etvw&utm_medium=ios&shareImageVariant=overlay
ℹ️ Info ritiro: nicolettacinotti.net
e tornare a casa
18/12/2025
Poco tempo fa, durante un ritiro, ho fatto una camminata insieme ad altre persone. Niente di strano, direte voi.
Eppure quella camminata ha avuto su di me un impatto fortissimo. Si trattava di camminare con sincronia. E ben presto mi è sembrata una metafora del mestiere di vivere e dei suoi imprevisti.
Mi è stato chiaro che per stare in sintonia era necessario abbandonare ogni schema.
Scegliere di aspettare il passo, accelerarlo, gustarmi il ritmo e perderlo, seguirlo e cercare di raggiungerlo.
Avere un unico oggetto d’attenzione, seguito senza distrazioni: quello del gruppo, così mutevole e fugace. Con momenti di felicità – quando riuscivamo a sintonizzarci – e altri di frustrazione, quando qualcuno perdeva il ritmo. E la semplice constatazione che la difficoltà di uno influenzava il passo di tutti.
Fare questa pratica ha portato una piccola ma incredibile sensazione. Ho sentito che tutti i miei schemi, tutte le mie competenze, tutta la mia intelligenza non servivano a mettermi in relazione.
Per stare in relazione avevo bisogno di essere flessibile e presente, di accogliere il continuo mutare del ritmo. Di gustarmi la sintonia per poi accogliere la frustrazione. Avevo bisogno di ricominciare con ogni passo.
L’ULTIMA CRONACA DI PENELOPE 🧵
Manca una settimana all’uscita di “Riflessioni sull’ansia” e questo è l’ultimo articolo della serie dedicata a Penelope.
Assomiglio a Penelope in molti modi: sono fedele, intreccio fili con determinazione, rimando cose finché non sono convinta. Ma soprattutto le assomiglio perché sono una delle tante persone che cresce all’ingiù.
Le persone che crescono all’ingiù sono quelle che di fronte a un problema iniziano a scavare. Non reagiscono impulsivamente ma vanno dentro, al cuore delle cose.
Poi ci sono quelle che crescono all’insù - quelle che agiscono, decidono, fanno, con una grande forza motrice.
Credo che tutti alterniamo tra le due crescite. Il rischio è diventare troppo affezionati a una sola direzione.
Una volta una paziente mi disse: “Io ho paura della profondità”. Per me, che di professione faccio la minatrice, sembrava impossibile. Ma ho capito che certe resistenze nascono proprio da lì - dalla paura che dentro di noi si nasconda qualcosa di pericoloso.
Cosa faceva davvero Penelope con quella tela?
Con quella tela che costruiva e disfaceva ogni notte, Penelope praticava quello che nella terapia narrativa si chiama reauthoring - riscrivere la propria storia.
Un processo che possiamo fare tutti quando ci troviamo bloccati. È un processo in cinque tappe che propongo nei miei ritiri.
Nel nuovo articolo su Substack esploro le prime due tappe:
1. La persona non è il problema, il problema è il problema - Come separare la propria identità dal problema
2. Diventare autori - Come lavorare con i due “paesaggi” della nostra storia: quello dell’azione e quello dell’identità
E nella parte riservata agli abbonati, condivido due esercizi pratici completi per iniziare questo lavoro di reauthoring.
È un’anteprima del lavoro che faremo insieme a febbraio nel ritiro “Ansia: Diventare amici dell’incertezza”.
Venerdì pubblicherò la seconda parte con le altre tre tappe.
📖 Leggi l’articolo completo su Substack (link in bio)
Se sei una persona che cresce all’ingiù, se vuoi imparare a riscrivere la tua relazione con l’ansia, ti aspetto nella lettura.
La gioia ribelle: quando il Natale diventa un atto di autenticità
Quest'anno una mia partecipante di 73 anni mi ha scritto: "Gli anni che passano mi rendono più libera. Un po' di sfacciataggine può tranquillamente starci."
Maria ha deciso di passare il Natale come le pare. Niente pranzo affollato che la stanca, niente regali che pesano. Ha scelto silenzio, lettura, una lunga passeggiata. E quando qualcuno ha storto il naso, ha sorriso. Quel sorriso che dice: "Ho aspettato settant'anni per darmi questo permesso."
Questo è ciò che chiamo gioia ribelle.
Non è il rifiuto della tradizione, ma la libertà di scegliere quale tradizione serve ancora alla tua anima. Non è la gioia instagrammabile o il sorriso obbligatorio ai pranzi di famiglia. È quella felicità autentica che nasce dal tuo centro, non dalle aspettative esterne.
Durante il nostro percorso di Mindful Aging, ho visto persone scoprire che molte delle loro paure sull'invecchiamento erano stereotipi culturali, non verità. Ho visto settantenni riscoprire lo stupore per le piccole cose. Ho ascoltato qualcuno dire "ogni giorno mi pare un regalo" dopo aver perso fratelli e sorelle.
La gioia ribelle è fedele a ciò che SEI, non a ciò che "dovresti" essere. È un atto politico in un mondo che vuole gli anziani invisibili e rassegnati. È rivendicare il diritto alla gioia a ogni età. Non quella obbligatoria, ma quella scelta. Quella vera.
Nel mio nuovo articolo condivido le voci di chi ha trovato questa libertà e alcuni micro-atti di ribellione gioiosa per questo Natale. Perché il regalo più prezioso che possiamo farci è il permesso di essere veri invece che perfetti.
C'è una gioia che rompe gli stereotipi, che va al di là delle convinzioni che nasce dalla vitalità e dalla gioia di vivere: è gioia ribelle
16/12/2025
Siamo cresciuti a pane e paragoni. Ci insegnano a confrontarci con lo studente migliore, il fratello più bravo, il collega di successo. E anche quando nessuno ce lo chiede, lo facciamo da soli: non riusciamo a guardare ciò che abbiamo e ciò che ci manca senza ti**re in ballo qualcun altro. Veniamo paragonati per essere spronati, per imparare la competizione. A volte il paragone diventa "non è giusto che lui sì e io no" – una motivazione potente per spingerci oltre i nostri limiti.
Capita che il paragone arrivi proprio quando siamo immersi nel dolore. Per consolarci, ci viene posto davanti un dolore più grande del nostro, come se esistessero dolori di serie A e dolori di serie B. Il paragone non ci lascia mai indifferenti. Coltiva invidia, competizione spietata e, nel migliore dei casi, un fastidio che resta nel tempo – quando lo fanno gli altri a noi, ma anche quando lo facciamo noi a noi stessi.
Quello che non vediamo è che paragonare ci toglie la possibilità di provare compassione, di comprendere davvero una persona e la sua esperienza. Quello che proviamo è sempre filtrato dalla pietra di paragone. Se è inevitabile confrontare, possiamo però scegliere di non farlo con noi stessi. Di non farlo dentro di noi.
Perché alla fine il vero fallimento sarà non essere stati chi siamo. Io aggiungo questo: tornare a essere chi siamo significa guarire. Forse è la migliore definizione di guarigione che conosco. Significa che ci siamo perdonati per non essere stati al nostro posto e che abbiamo tutta l'intenzione di occuparlo adesso. https://www.nicolettacinotti.net/la-migliore-definizione-di-guarigione-che-conosco/
Io non ho un grande amore per il Natale ma cerco di onorarlo ogni anno perché non vorrei che, non onorandolo, si vendichi rendendosi ancora peggiore! Insomma lo immagino più come un elfo dispettoso che come un bonario signore che ha mangiato troppi biscotti alla cannella.
Potrei raccontarti una lunga serie di natali imperfetti che risalgono alla mia infanzia, a quando la mattina di Natale non mi volevo mai alzare dal letto perché temevo come la morte lo spacchettamento dei regali, il nervosismo e l’infelicità di mia madre e la quantità di cibo che avrebbe mangiato mio padre e che mi avrebbe costretto a rimanere a tavola un tempo infinito. Dulcis in fundo temevo la richiesta implicita degli adulti per la felicità obbligatoria dei bambini. No, il Natale non mi è mai piaciuto nemmeno da bambina. Nonostante questo addobbo la casa con grande dispendio di energie (e non solo) prima e dopo. Trasformo la casa e cerco angoli decorativi e luci intermittenti a led dovunque. Quest’anno ho due gnomi anche in bagno!Perché il Natale si accompagna a un picco di malessere emotivo? Troppo rumore, troppi stimoli o troppi ricordi?
Vuoi imparare a lasciar andare il passato? Vuoi imparare a rispondere solo ai pericoli reali senza preoccuparti di quelli immaginari?
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Non gettare benzina sull’ansia. Coltiva gentilezza e compassione per te stess* e questa di diffonderà come un cerchio virtuoso, nei confronti degli altri
Tipologia: Protocolli e Programmi online
Dove: Su Zoom
Quando: Giovedì 29 Gennaio 2026
Frequenza: 8 incontri ogni giovedì. Ogni incontro inizia alle 20 + Intensivo tra la quinta e la sesta settimana Domenica 1 Marzo dalle 10 alle 14
Durata: 2/2:30 ore
Livello: Principiante o Base
Il Programma di Mindful Self-compassion è particolarmente indicato per persone che hanno una parte critica molto forte, una tendenza perfezionistica o un’eccessiva severità nei propri confronti.
È un ottimo complemento del Protocollo MBCT, offrendo un’attenzione specifica allo sviluppo di una saggezza interiore per affrontare le difficoltà emotive.
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Ho iniziato molti anni fa il mio percorso professionale come psicoterapeuta bioenergetica. Poi, in un momento di cambiamento personale e professionale mi sono avvicinata alla Mindfulness. Meditavo da quando avevo vent’anni ma non avevo mai pensato di portare la meditazione nel mio lavoro. In quel momento invece mi è sembrato indispensabile che ne diventasse parte. Ho fatto inizialmente la formazione negli Stati Uniti con Zindel Segal, uno degli ideatori del Protocollo MBCT e poi sono diventata Mindfulness Teacher con il Center for Mindfulness e il Centro Italiano studi Mindfulness- Mondo Mindful. E, nel 2013 sono stata nel primo gruppo di istruttori che si è formato, sempre negli Stati Uniti, per il Protocollo di Mindfulness Interpersonale.
Così ho iniziato ad integrare mindfulness e bioenergetica. A volte, dentro di me lo definisco come l’incontro di acqua dolce e salata: il punto in cui il fiume incontra il mare e non si distingue più cos’è l’uno e cos’è l’altro: per me è una passione che curo con costanza.
In questa pagina puoi trovare articoli di approfondimento sulla mindfulness e sulla bioenergetica e suggerimenti quotidiani di pratica. Sono le riflessioni del mio percorso che amo condividere: non mi piace tenerli chiusi in una cartella del mio computer. Coltivo quello che amo condividendo anche interventi di altre persone. Credo nella cultura della condivisione e non in quella del copia e incolla. Iscriviti alla pagina per far parte di una comunità in crescita!