29/05/2023
I TRAUMI DELLA VITA (o del perché il trauma è ormai affar di tutti)
L'esperienza del trauma è stata considerata, specie nel passato, un evento straordinario, che riguardava solo qualche sfortunata/o alle prese con incidenti gravi, abusi inenarrabili, guerre. Questo è stato in parte dovuto proprio alla perdita della memoria dell'evento che il trauma stesso provoca, che sia esso fisico o emotivo. Amnesia organica ma anche amnesia funzionale, legata soprattutto al sentimento della vergogna che si accompagna al trauma e che rende inavvicinabile il ricordo del dolore. Da qualche anno a questa parte, nelle pratiche cliniche medica e psicologica, si è finalmente sdoganato il concetto di trauma come evento ordinario, che riguarda tutti gli esseri viventi, in maniera pressoché quotidiana, e che si dovrebbe poter superare perché forniti di risorse naturali. Non è necessario che ti squarcino con un macete durante un'imboscata per procurarti danni posttraumatici, ma è "sufficiente" un incidente con un coltello da cucina mentre tagli le carote, per esempio. Il trauma è quindi una qualsivoglia esperienza che destabilizzi il nostro equilibrio psico-fisico (per chi ce l'ha, tra l'altro) superando la finestra di tolleranza (quel limite oltre il quale lo stress che proviamo diventa troppo). Quell'evento che ci porta a dissociarci dall'esperienza stessa, proprio perché insostenibile.
Ecco perché ormai è lecito considerare potenzialmente traumatico anche un evento piacevole, come ad esempio il matrimonio (vabbè, direte voi, dipende con chi ti sposi!) oppure un'esperienza spiacevole ma apparentemente "lieve", come un intervento di chirurgia minore.
Mi si potrà obiettare che non è che stiamo diventando tutti un po' troppo fragilini? Che al primo pelo che ci tira corriamo piangenti dalla mammina? Dove sono finiti le donne e gli uomini di una volta, tutte e tutti d'un pezzo, che non pativano nulla e che uscivano da tragedie ed orrori con apparente nonchalance? Non so.
Sicuramente la tendenza d'oggi a, per così dire, "traumatizzare" molte delle nostre esperienze, ha un aspetto prezioso, perché ci offre la possibilità di riconoscere, accogliere e confortare le nostre fragilità, e nello stesso tempo quella di (ri)scoprire le nostre naturali risorse e la nostra innata capacità di affrontare le cose della vita. I nostri nonni, è vero, erano tutti di un pezzo, ma non vi pare che fossero anche un tantino inavvicinabili? E un po' rigidini?