Mindfulness in famiglia

Mindfulness in famiglia Mindfulness per genitori, bambini, adolescenti. Come crescere insieme con consapevolezza e senza conflitto.

Qualche tempo fa ho avuto una discussione con un collega formatore aziendale sul tema dell’empatia. Lui sosteneva l’impo...
01/11/2024

Qualche tempo fa ho avuto una discussione con un collega formatore aziendale sul tema dell’empatia. Lui sosteneva l’importanza dell’empatia. Io la fondamentale necessità della compassione di cui l’empatia è un precursore che può, talvolta, provocare contagi emotivi che non fanno bene a nessuno. Confesso che ho spesso ritenuto che l'empatia fosse un costrutto sopravvalutato e pericoloso. In molti casi un eccesso empatico crea una situazioni di contagio emotivo. L'emozione della persona ci colpisce e ne veniamo invasi tanto da perdere il senso delle nostre esigenze e della nostra identità. È una caratteristica forte nelle persone accondiscendenti, che sono "troppo empatiche" e ritengono le ragioni dell'altra persona molto più urgenti e dominanti delle proprie, creando relazioni non paritarie. L'empatia è spesso alla base di un senso di colpa pervasivo che domina le scelte di alcune persone in modo non riflessivo.

Adesso però mi faccio un’altra – dolorosa – domanda. Mi chiedo che fine ha fatto l’empatia.

Me lo domando a partire di alcuni fatti di cronaca

In genere corriamo velocemente a etichettare questi episodi come segno di un disturbo mentale grave e, in una percentuale di casi, è così, con quel livello di confusione, impulsività, incapacità di ragionamento logico che si accompagna ai gravi disturbi di personalità Ma, in molti casi, le persone coinvolte appaiono lucide, capaci di fare un piano, capaci di tentare un alibi difensivo o una fuga. Lucide quindi ma privi di emozioni affiliative, prive di tenerezza, di empatia, di un inteesse per la sofferenza dell’altro. Anzi, a volte, la felicità dell’altro sembra scandalizzare e togliere valore alle proprie difficoltà. Come se la motivazione fosse: devi soffrire quanto soffro io. Sono persone affette da una visione totalmente egocentrica, rinchiuse in un narcisismo patologico ma non per questo folli nel termine che comunemente intendiamo con follia. Sono persone affette da una forma di egoismo patologico che sembra essere contagiosa, tanto è diffusa.
L'articolo completo qui
https://nicolettacinotti.substack.com/p/che-fine-ha-fatto-lempatia?r=11etvw

e anche la tenerezza?

Forse ti domanderai cos'è che riguarda un numero così grande di donne. Ti rispondo subito: è, all'incirca il numero di d...
26/10/2024

Forse ti domanderai cos'è che riguarda un numero così grande di donne. Ti rispondo subito: è, all'incirca il numero di donne in menopausa, una delle fasi della vita di una donna più coperte da una sorta di "segreto istruttorio". Se ne parlava con imbarazza fino a non molto tempo fa e solo recentemente siamo tornati a considerare la menopausa per quello che è: un periodo che può essere pieno di sorprese. Per gli indiani natovo americani "una donna con la menopausa pratica il proprio potere, in menopèausa diventa il proprio potere.

Nella cultura giapponese il periodo della menopausa viene chiamato konenki, rinnovamento, rigenerazione, in cui le pene della gioventù lasciano spazio ad una nuova primavera.

Certo è che tra i mammiferi solo le donne hanno una lunga vita dopo la fine del periodo fertile, perché la società ha sempre beneficiato del nostro apporto.
Ma la menopausa non è sempre rose e fiori. Molti sintomi fastidiosi vengono inutilmente sopportati come se fosse inevitabile accettarli. Il libro di Anna Paola Cavalieri offre una prospettiva diversa con metodi, consigli e indicazioni pratiche per attraversare sia i disturbi più comuni che quelli più imprevisti. È un libro di facile lettura che affronta i vari tipi di menopausa, da quella fisiologica, attorno ai 50 anni, alla menopausa chirurgica a quella precoce o anticipata e, soprattutto, affronta il tema degli ormoni, un argomento con mota disinformazione e qualche ancestrale paura.

Anna Paola Cavalieri, Senza paura di cambiare, Mondadori ed

Ci sarà una diretta su IG con Anna Paola Cavalieri mercoledì 13 Novembre alle 11: stay tuned!

Post completo qui https://www.nicolettacinotti.net/la-seconda-primavera-di-dieci-milioni-di-donne/

In questo momento circa dieci milioni di donne sono in menopausa. E sulla menopausa vale ancora una sorta di tabù che comporta scarsa cura

Cosa c'entrano i deepfake con la psicologia?Intanto va detto che deepfake è una parola composta, deep fa riferimento al ...
25/10/2024

Cosa c'entrano i deepfake con la psicologia?
Intanto va detto che deepfake è una parola composta, deep fa riferimento al deep learning e fake al falso. Deepfake è un contenuto digitale interamente costruito attraverso un'intelligenza artificiale generativa che segue le regole del nostro apprendimento attraverso le reti neurali. Fino a che non è stato compreso come funzionano le reti neurali all'intelligenza artificiale mancavano delle informazioni essenziali alla sua crescita. Adesso, che sappiamo come funzionano le reti neurali, abbiamo la base sulla quale costruire un'intelligenza artificiale generativa di contenuti che possono essere immagini, audio, testi. I sistemi di apprendimento profondo, permettono di identificare oggetti nelle immagini e nei video, trascrivere il parlato in testo, e individuare e interpretare gli interessi degli utenti online, mostrando i risultati più pertinenti per la loro ricerca. Il problema è che un deepfake è sempre più verosimili al reale e quindi non riconoscibile se non attraverso la possibilità di risalire alle fonti originarie dei dati.

Il problema dei deepfake è saltato alla ribalta per la diffusione di p***o fake costruiti utilizzando il viso di attrici famose, prima tra tutte Scarlett Johansson che già nel 2018 dichiarava l'impossibilità a difendersi dai deepfake in assenza di una legislazione unitaria a livello internazionale. Se per un'attrice famosa può essere un danno d'immagine relativo per Noelle Martin, una ragazza diciassettenne australiana che ha visto il suo viso utilizzato per gli stessi scopi, il danno è stato incommensurabile e, anche per lei, è stato amaro scoprire che non c'era una legislazione a proteggerla. Stiamo costruendo un'intelligenza generativa che è molto potente e rispetto alla quale non abbiamo ancora limiti legali a protezione del fattore umano. Non a caso Geoffrey Hinton, uno dei padri dell'intelligenza artificiale e recente premio Nobel per la fisica, ha dato le dimissioni dalla collaborazione con Google per essere libero, senza conflitto d'interesse, di denunciare i rischi connessi a un uso non regolato dell'AI.

https://nicolettacinotti.substack.com/p/la-rete-dei-fake-e-dei-social

Il tema della sofferenza e della felicità occupa le mie giornate. Forse la ricerca della felicità occupa tutte le nostre...
14/10/2024

Il tema della sofferenza e della felicità occupa le mie giornate. Forse la ricerca della felicità occupa tutte le nostre giornate. Che spesso passano a fare i conti con qualche forma di sofferenza.

Soffriamo quando siamo separati da ciò che desideriamo e amiamo e quando non riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo. Soffriamo quando non vorremmo essere nella situazione in cui ci troviamo.

In fondo tutte le forme di sofferenza possono essere riunite in queste tre grandi categorie: separazione, assenza e presenza non desiderata. Lo sappiamo, sappiamo che non possiamo trattenere la felicità, scacciare il dolore e conoscere tutto. Sappiamo bene che anche quello che possediamo non è completamente nostro e che potremmo perderlo. Ciononostante ci comportiamo come se fossimo padroni e la perdita fosse un’offesa. E tutto questo è una continua fonte di sofferenza. La realtà è più instabile di quello che vorremmo. Noi stessi siamo più instabili di quello che vorremmo e il nostro tentativo di renderci più solidi incontra tantissimi ostacoli ed è, in fondo, fonte solo di guai. Ecco perché saper lasciar andare è, contemporaneamente, una protezione dall’eccesso di dolore e un modo per accettare e accogliere quello che è, in sé e per sé, inevitabile.

Da questo punto di vista quindi la sofferenza è un segnale: ci avvisa che ci stiamo aggrappando a qualcosa e ci offre due opportunità: lottare o lasciar andare, aprendoci alla realtà. Ci mette di fronte ad un bivio in cui possiamo scegliere se lottare contro i mulini a vento o diventare noi stessi mulino della nostra farina.

Quello è l’interruttore della felicità: lasciar andare quell’aggrapparsi, quel pretendere che le cose siano diverse da come sono.

E quando troviamo quell’interruttore siamo andati più in profondità nella nostra vita. Perchè abbiamo avuto la pazienza di esplorare e la saggezza di non lottare.

Quando sei infelice domandati a cosa ti stai aggrappando.Jan Chozen Bays

https://www.nicolettacinotti.net/quando-sei-infelice-domandati-a-cosa-ti-stai-aggrappando/

© Nicoletta Cinotti 2024 Autunno:Lasciar andare. Link in bio

Continuo imperterrita le recensioni di diari perché anche questo romanzo è, in fondo un diario. Di tutt’altro calibro ri...
28/09/2024

Continuo imperterrita le recensioni di diari perché anche questo romanzo è, in fondo un diario. Di tutt’altro calibro rispetto a “I quaderni di Luisa”. Qui siamo di fronte a una scrittrice professionista di grande formazione che racconta, trasformandolo in romanzo, il diario della sua ricerca di contatto con il padre.

Un padre che, apparentemente senza spiegazioni, smette di parlarle. A dire la verità questa non è una sua esclusiva ma qualcosa che, a turno, capita a tutte le figlie e anche a qualche figlio maschio. Un padre prolifico di 8 figli, il primo giovanissimo, quattro figli con la madre di Ilaria e tre in una successiva unione.

Direi che, in questo caso, siamo di fronte a un diario di scavo che racconta una storia di estraniamento familiare a cui Ilaria non si rassegna. Questo padre assente e muto diventa, via via che il racconto prosegue, sempre più ingombrante e pesante. C’è qualcosa di epico nel non arrendersi dei due contendenti: il padre arroccato nel silenzio, la figlia che non riesce né ad accettare, né a lasciar andare. Sullo sfondo la metafora del match del secolo tra i due, entrambi uniti dalla passione per Rocky Balboa e il pugilato.

A un certo punto compare anche una specie di padre putativo, nella figura di un illustre regista, e almeno per un po’ si respira un certo sollievo.

Quello che questo diario descrive, con molti arricchimenti stilistici, è un fenomeno duplice: da una parte la negazione del dolore, come se, negandolo, potesse sparire davvero. Dall’altra il paradosso della mancanza che rende le persone assenti estremamente presenti nel panorama interiore. Confesso che credo di assomigliare di più a Luisa che a Ilaria per tante ragioni personali ma questi due diari danno un’efficace rappresentazione dei due estremi che può essere la scrittura: scarna, essenziale, timida oppure ricca, raffinata, precisa.

Entrambe, a modo loro, scrivono bene. Una addirittura benissimo ma nella scrittura non ci possono essere errori: l’unico errore possibile è non scrivere!
https://www.nicolettacinotti.net/il-dolore-forse-non-esiste/

Il dolore esiste anche se viene negato? Oppure negando che ci sia non esiste più per nessuno, sparisce magicamente?

Si sente parlare spesso della sindrome dell'impostore, la sensazione svalutante di non avere davvero il diritto di occup...
20/09/2024

Si sente parlare spesso della sindrome dell'impostore, la sensazione svalutante di non avere davvero il diritto di occupare il proprio posto, di averlo, in qualche modo estorto facendo credere agli altri di essere più di quello cha siamo. Una sindrome dolorosa che si accompagna con la paura che, prima o poi, verremo scoperti, smascherati e svergognati.

Nella mia idea questa sindrome non mi riguarda perché faccio sempre il possibile per essere ben preparata, per occupare il posto che mi spetta. Ma qui, mi sono resa conto, inizia l'altra sindrome, quella del costruttore che ti fa preparare sempre, comunque, a qualunque costo. Quella che ti fa leggere un libro in più piuttosto che uno in meno, che ti fa fare un corso in più piuttosto che uno in meno.

ieri, come in un lampo, mi sono accorta che io ho la sindrome del costruttore che mi protegge, è vero, dalla sindrome dell'impostore ma, in ogni caso, mi allontana dall'idea che quello che ho fatto e faccio possa essere abbastanza. Mi sembra sempre che potrei o dovrei fare ancora qualcosina. Così ieri ho saltato la cena per fare un corso online che ha, fortunatamente, l'orario del Pacifico. È stato mentre saltavo la cena che mi è apparso evidente che la sindrome dell'impostore e la sindrome del costruttore sono, alla fine, le due facce della stessa medaglia: la paura di non essere abbastanza e la conseguente ansia dell'imperfezione. Abbastanza brava, abbastanza preparata, abbastanza buona. Ecco, veramente sul fatto di non essere abbastanza buona mi sento piuttosto in pace. Nel futuro mi aspetto che sarò in pace anche rispetto all'essere abbastanza brava e abbastanza preparata!

In realtà, molto spesso, vediamo quello che è più evidente e trascuriamo ciò che è più nascosto e la vergogna è il sentimento caratterizzato dal segreto. L'ansia dell'imperfezione di Nicoletta Cinotti

https://www.nicolettacinotti.net/la-sindrome-dellimpostore-e-quella-del-costruttore/

Il protocollo MBSR. Link in bio

A volte, per scampare dalla sindrome dell'impostore, diventiamo forsennati costruttori e preparatori di noi stessi

Trovi qui la presentazione di "Scrivere storie di guarigione", per l'anteprima di DiParola Festival. Un festival a cui v...
18/09/2024

Trovi qui la presentazione di "Scrivere storie di guarigione", per l'anteprima di DiParola Festival. Un festival a cui vi consiglio di partecipare, un libro che vi suggerisco di leggere. Grazie a Valentina di Michele e Andrea Fiacchi

Venerdì 20 alle 18 alla libreria Mondadori di Genova presento Scrivere storie di guarigione con Raffaele Mastrolonardo
17/09/2024

Venerdì 20 alle 18 alla libreria Mondadori di Genova presento Scrivere storie di guarigione con Raffaele Mastrolonardo

Venerdì 20 settembre 2024, alle ore 18, al Mondadori Bookstore di Genova (via XX Settembre 27/R), Nicoletta Cinotti presenta il suo ultimo libro Scrivere storie di guarigione. Mindful writing edito da Enrico Damiani Editore. Dialoga con l'autrice Raffaele Mastrolonardo.

Questo diario potrebbe sembrare simile a tanti altri ma ha tre elementi che lo rendono unico.Il diario è pieno di errori...
14/09/2024

Questo diario potrebbe sembrare simile a tanti altri ma ha tre elementi che lo rendono unico.
Il diario è pieno di errori grammaticali e ha una sintassi povera, fatta di elenchi eppure dimostra una cosa importante: se la grammatica è legata alla cultura e alla scolarizzazione, esercitare la sintassi ci permette di riordinare, mentalmente, quello che viviamo.

Questo è il secondo elemento, centrale nel mindful writing, e centrale anche qui: il diario è, da subito, trattato come un alter-ego. Una parte di lei più saggia e compassionevole, capace di offrirle quella comprensione che manca assolutamente sia tra le mura domestiche che nella famiglia d'origine.

Infine nel diario, e nel suo rapporto con il diario, Luisa agisce diverse parti della sua personalità prima di arrivare a sviluppare una parte matura e consapevole del proprio valore. È una donna che ha vissuto abbandoni e questo la spinge a bruciare i primi dieci anni del diario. Consapevole dell'atto auto-lesivo che ha fatto, metterà la sua foto sui quaderni per trattenersi dal ripetere la distruzione. Agisce, con il fuoco, il suo tentativo di esiliare una parte di lei, quella che vuole continuare a sperare che ci sia una possibilità diversa di vita.

Con la foto intimidisce il suo protettore reattivo, quello che l'ha spinta alla distruzione precedente. Il diario venta il partner che l'aiuta a realizzare il suo progetto:interrompere il matrimonio e vivere una vita autonoma, anche economicamente, indipendente dal marito.

Questo è il regalo che la scrittura fa a Luisa (e a chiunque scriva in maniera dialogica): le permette di sviluppare dis-identificazione e riflessione. Luisa non è più solo la donna picchiata ma è anche la donna che vede la donna picchiata e che, proprio per questa distanza, può "pensare" una fuga.
È bellissima la storia della pubblicazione perché quando Luisa vince il premio Pieve lo ritirerà dopo quattro anni, quando è ormai al sicuro nella nuova vita.
Come per la meditazione non ci sono errori da temere: non è importante la grammatica. È importante quella sintassi che si svela e rivela parti sconosciute di noi man mano che scriviamo.
Trovi il post completo qui
https://www.nicolettacinotti.net/i-quaderni-di-luisa/

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Genova

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Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
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