09/09/2025
🔬 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐚 𝐦𝐢𝐜𝐫𝐨𝐛𝐢𝐨𝐦𝐚 𝐜𝐮𝐭𝐚𝐧𝐞𝐨 𝐞 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐛𝐨𝐥𝐨𝐦𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐚𝐭𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐢𝐧𝐯𝐨𝐥𝐠𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐢𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐞𝐥𝐥𝐮𝐭𝐨
𝐔𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨 𝐫𝐞𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞 ha analizzato in modo integrato il 𝐦𝐢𝐜𝐫𝐨𝐛𝐢𝐨𝐦𝐚 (l’insieme dei microrganismi che vivono sulla pelle) e il 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐛𝐨𝐥𝐨𝐦𝐚 (cioè le piccole molecole prodotte dal metabolismo delle cellule cutanee e dei microbi stessi) del cuoio capelluto in pazienti adulti con 𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐚𝐭𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 (𝐃𝐀).
I risultati sono stati poi confrontati con quelli di un gruppo di 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐚𝐭𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 o altre malattie del cuoio capelluto.
📌 Nei pazienti con 𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐚𝐭𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 si è osservato che la cute 𝐥𝐞𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 del cuoio capelluto (cioè la zona con eczema attivo) presenta una 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐩𝐡𝐲𝐥𝐨𝐜𝐨𝐜𝐜𝐮𝐬 e una 𝐫𝐢𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐮𝐭𝐢𝐛𝐚𝐜𝐭𝐞𝐫𝐢𝐮𝐦.
• 𝐒𝐭𝐚𝐩𝐡𝐲𝐥𝐨𝐜𝐨𝐜𝐜𝐮𝐬 è un genere di batteri che, quando si sviluppa in eccesso, può favorire l’infiammazione e aggravare i sintomi.
• 𝐂𝐮𝐭𝐢𝐛𝐚𝐜𝐭𝐞𝐫𝐢𝐮𝐦, invece, è considerato un “𝐛𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐨” della pelle sana, perché contribuisce a mantenerne l’equilibrio e la protezione.
👉 Questo squilibrio rappresenta un esempio di 𝐝𝐢𝐬𝐛𝐢𝐨𝐬𝐢 𝐜𝐮𝐭𝐚𝐧𝐞𝐚, cioè alterazione del normale ecosistema microbico.
Sono state, inoltre, riscontrate 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐧𝐞𝐢 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐛𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢 𝐜𝐮𝐭𝐚𝐧𝐞𝐢, in particolare quelli collegati al 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐛𝐨𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐨𝐚𝐜𝐢𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐨𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢 (𝐟𝐞𝐧𝐢𝐥𝐚𝐥𝐚𝐧𝐢𝐧𝐚, 𝐭𝐢𝐫𝐨𝐬𝐢𝐧𝐚 𝐞 𝐭𝐫𝐢𝐩𝐭𝐨𝐟𝐚𝐧𝐨).
• I 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐛𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢 sono molecole chiave che riflettono lo stato di salute della pelle: possono derivare sia dall’attività delle cellule cutanee sia da quella dei microbi.
• Gli 𝐚𝐦𝐢𝐧𝐨𝐚𝐜𝐢𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐨𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢 (𝐟𝐞𝐧𝐢𝐥𝐚𝐥𝐚𝐧𝐢𝐧𝐚, 𝐭𝐢𝐫𝐨𝐬𝐢𝐧𝐚 𝐞 𝐭𝐫𝐢𝐩𝐭𝐨𝐟𝐚𝐧𝐨), oltre a essere i mattoni fondamentali delle proteine, sono precursori di sostanze molto importanti come 𝐬𝐞𝐫𝐨𝐭𝐨𝐧𝐢𝐧𝐚, 𝐝𝐨𝐩𝐚𝐦𝐢𝐧𝐚 𝐞 𝐜𝐚𝐭𝐞𝐜𝐨𝐥𝐚𝐦𝐢𝐧𝐞, che influenzano 𝐢𝐧𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐬𝐬 𝐨𝐬𝐬𝐢𝐝𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐞 𝐟𝐮𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐮𝐭𝐚𝐧𝐞𝐚.
👉 Le alterazioni riscontrate suggeriscono quindi che nella 𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐚𝐭𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐢𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐞𝐥𝐥𝐮𝐭𝐨 non cambia solo la flora batterica, ma anche la “𝐜𝐡𝐢𝐦𝐢𝐜𝐚” 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐞 che regola i processi infiammatori.
💡 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨 𝐞̀ 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞?
Perché andare oltre il semplice sapere che c’è uno squilibrio tra “𝐛𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐜𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢” consente di capire 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐨 𝐚𝐥𝐭𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 e come tali sostanze contribuiscono a 𝐢𝐧𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐩𝐫𝐮𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐞 𝐝𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐮𝐭𝐚𝐧𝐞𝐚.
👉 Queste evidenze aprono nuove prospettive per sviluppare 𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐢𝐞 𝐦𝐢𝐫𝐚𝐭𝐞, capaci non solo di riequilibrare il 𝐦𝐢𝐜𝐫𝐨𝐛𝐢𝐨𝐭𝐚 𝐜𝐮𝐭𝐚𝐧𝐞𝐨, ma anche di modulare i 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐛𝐨𝐥𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢 che contribuiscono alla malattia.