10/02/2025
PILLOLE DI STORIA DEL ‘900
La strage di Porzûs: un massacro politico nella Resistenza italiana
La strage di Porzûs (Udine) avvenne il 7 febbraio 1945 nelle montagne del Friuli-Venezia Giulia e rappresenta uno degli episodi più drammatici e controversi della Resistenza italiana.
Questo massacro non fu un atto di guerra contro le truppe tedesche o contro i collaborazionisti della Repubblica Sociale Italiana, ma una violenta resa dei conti interna tra diverse fazioni partigiane, con precise motivazioni politiche.
Il contesto storico
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Resistenza italiana era divisa in più fazioni, non solo per l’obiettivo comune di combattere l’occupazione tedesca e difendere il territorio nazionale, ma anche per profonde differenze ideologiche.
• I partigiani non comunisti, tra cui democristiani, socialisti, liberali e repubblicani, erano organizzati in formazioni come la Brigata Osoppo, con un forte orientamento patriottico e antitotalitario. Essi combattevano non solo contro i tedeschi e i collaborazionisti, ma anche contro le pretese jugoslave sulla Venezia Giulia e il Friuli, difendendo l’integrità territoriale italiana.
• I partigiani comunisti, invece, erano inquadrati nelle Brigate Garibaldi, direttamente controllate dal Partito Comunista Italiano, allora guidato da Palmiro Togliatti, il quale, essendo cittadino sovietico e non italiano, operava sotto la supervisione di Mosca e con l’obiettivo di favorire l’espansione comunista nell’area.
Questo si tradusse in una politica che, nella Venezia Giulia, puntava a facilitare l’occupazione jugoslava della regione, anche a scapito dell’Italia.
Mentre molti partigiani italiani combattevano per la libertà e la democrazia, inclusi alcuni reparti di camicie nere in Valle d’Aosta che si opposero all’invasione francese, i partigiani comunisti rossi inizialmente non lottavano per la democrazia, ma per sostituire il regime fascista con una dittatura comunista. Solo verso la fine della guerra, per ragioni strategiche, si riciclarono come “combattenti per la libertà”.
La strage di Porzûs
Nel febbraio 1945, le tensioni tra le due fazioni della Resistenza culminarono in un massacro.
La Brigata Osoppo, accusata dai comunisti di non seguire le direttive di Mosca e di contrastare le pretese territoriali jugoslave, era vista come un ostacolo al progetto politico dei partigiani comunisti.
Il 7 febbraio 1945, un gruppo di circa 40 partigiani della Brigata Osoppo fu attaccato da un’unità delle Brigate Garibaldi, composta da partigiani comunisti.
Gli Osovani furono catturati, separati dai loro compagni e fucilati senza processo.
Il massacro costò la vita a 17 partigiani, tra cui giovani combattenti che avevano partecipato alla lotta contro i tedeschi.
Tra le vittime vi erano figure di spicco della Resistenza, come il comandante Francesco De Gregori (zio del cantautore omonimo) e il partigiano Gastone Valente, mentre tra i responsabili del massacro si distinsero figure come Mario Toffanin (“Giacca”), che, dopo la guerra, trovò rifugio in Jugoslavia e fu protetto dal regime comunista di Tito.
Motivazioni politiche dietro il massacro
La strage di Porzûs non fu un episodio isolato, ma parte di una strategia più ampia attuata dai partigiani comunisti italiani sotto la guida di Togliatti, il quale, in quanto cittadino sovietico, eseguiva le direttive di Mosca per favorire l’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia comunista a sfavore della sua ex Patria Italia.
I partigiani della Brigata Osoppo, ostili a questa prospettiva, furono eliminati in quanto rappresentavano un ostacolo al disegno espansionista jugoslavo.
L’obiettivo non era la lotta contro i tedeschi, ma la soppressione dei partigiani italiani non comunisti, così da facilitare il controllo comunista dell’area dopo la fine del conflitto.
Memoria e conseguenze
Per anni, la strage di Porzûs fu minimizzata o ignorata dalla storiografia ufficiale, in quanto sollevava il tema scomodo delle divisioni interne alla Resistenza e del doppio gioco di alcune formazioni partigiane.
Solo a partire dagli anni ’70 l’episodio iniziò a ricevere attenzione, mentre dagli anni ’90 si tentò di analizzarlo in modo più obiettivo, riconoscendo il ruolo della violenza fratricida all’interno della lotta partigiana.
Oggi la strage di Porzûs è ricordata come uno degli eventi più tragici della Resistenza italiana, simbolo di come le ambizioni politiche e ideologiche abbiano compromesso l’unità della lotta contro l’occupazione, sacrificando uomini che combattevano per la libertà e la difesa della sovranità nazionale.
Bibliografia:
• Foibe, Gianni Oliva, 2024
• Sangue sulla Resistenza. Storia dell’eccidio di Porzûs, Tommaso Piffer, 2025
• L’eccidio di Porzûs. Le testimonianze dei partigiani azionisti al processo di Lucca, Gianni Cisotto, 2023