18/07/2025
STORIE DI PSICOTERAPIA #14
“L’uomo che non chiedeva mai”
Quando è entrato in studio per la prima volta, mi ha stretto la mano con una gentilezza disarmante. Di quelle mani che sembrano dire “non voglio disturbare”. Si chiamava Giulio, 47 anni, occhi chiari e un modo di stare seduto che tradiva anni di allenamento a occupare meno spazio possibile.
“Mi scusi se sono venuto… non vorrei rubarle tempo importante.”
Già da quella frase si capiva tutto. Giulio era uno di quelli che non chiedono mai. Mai un favore. Mai un aiuto. Mai un po’ di spazio. Era stato educato così, mi disse. A non pesare. A non lamentarsi. A non ‘rompere’. Un uomo buono, troppo buono. Talmente buono da diventare trasparente.
“Non so nemmeno se ho un problema” disse, “è solo che ultimamente mi sento vuoto. Come se fossi sparito… anche da me stesso.”
Giulio era stato il figlio modello. Poi il marito presente. Il padre instancabile. Il collega sempre disponibile. Il volontario generoso. Il vicino di casa affidabile.
Un giorno, però, sua moglie lo aveva lasciato. “Mi fai sentire sola”, gli aveva detto. “Sei sempre lì… ma è come se non ci fossi mai davvero.”
E lì, qualcosa si era incrinato. Perché Giulio non capiva. Lui c’era. Sempre. Faceva tutto. Ma non bastava mai.
Né per lei. Né per sé stesso.
Nelle prime sedute esplorammo la sua storia. I suoi “doveri”. Le sue abitudini. E soprattutto, le sue omissioni. Perché Giulio non aveva solo imparato a non chiedere. Aveva imparato a non desiderare.
“Ogni volta che da piccolo provavo a dire cosa volevo, mi dicevano: ‘non fare storie’. Così ho smesso. Ho imparato ad accontentarmi.”
E lì, lo sblocco.
“Giulio, sa cos’è la prostituzione relazionale?”, gli chiesi un giorno.
“No.”
“È quando dai tutto, sperando di ottenere amore in cambio. Ma senza mai dirlo apertamente. Offri, offri, offri… e intanto aspetti che qualcuno si accorga di te. Ma nessuno può vedere chi non si mostra.”
Fu uno choc. Ma uno di quelli salutari. Giulio iniziò a rendersi conto che quella sua bontà era stata, in parte, una strategia. Una forma di sopravvivenza. Dare per sentirsi amato. Essere utile per esistere.
“Ho sempre avuto paura di chiedere, perché temevo che dicessero di no. E allora… avrei dovuto sentirmi rifiutato.”
“Ma così,” gli dissi, “hai vissuto nel rifiuto continuo… mascherato da gentilezza.”
Silenzio. Poi un sorriso amaro.
Iniziammo un lavoro breve, strategico. Alcune tecniche ipnotiche leggere per aiutarlo a riconnettersi con i suoi bisogni. Un esercizio di Mindfulness per imparare a stare nel corpo. E soprattutto, uno schema di ristrutturazione dei suoi pensieri automatici.
Una frase gli rimase impressa: “Dire no, è un atto d’amore verso sé stessi. E chi ti ama davvero, lo capirà.”
La prima volta che Giulio disse no, lo fece al lavoro. Gli avevano chiesto di coprire un turno extra, come al solito. Ma quella volta, aveva già preso un impegno con suo figlio. E per la prima volta, scelse lui.
“Tornando a casa… mi tremavano le gambe. Ma poi… ho sentito una pace che non provavo da anni.”
Le sue relazioni cominciarono a cambiare. Non tutte in meglio. Alcuni ‘amici’ sparirono, abituati a un Giulio servizievole. Ma altri, quelli veri, lo guardarono finalmente con occhi nuovi. Più profondi.
Il figlio gli disse: “Papà, mi piace vederti così. Sembri… più vivo.”
E Giulio, per la prima volta, si emozionò senza vergogna. Perché finalmente aveva smesso di meritare amore. E aveva iniziato a viverlo.
In una delle ultime sedute, mi disse una frase che meritava d’essere incorniciata:
“Mi sono accorto che non è egoismo chiedere. È fiducia. Fiducia che il mio bisogno vale quanto quello degli altri. E che, se qualcuno mi vuole bene… sarà felice di darmelo.”
Ci salutammo con una stretta di mano diversa. Forte. Presente. Non per dovere. Ma per scelta.
Lezione psicologica:
Molti ‘buoni’ non sono buoni. Sono addestrati. Alla gentilezza, alla rinuncia, al sacrificio. Ma dietro certi sorrisi c’è un dolore antico: la paura di essere rifiutati se si osa dire “voglio”.
La verità è che non si può ricevere, se non si impara a chiedere. E non si può essere visti, se ci si nasconde per non disturbare.
Impara a dire “ci sono”. A dire “no”. A dire “ho bisogno”.
Perché solo quando smetti di guadagnarti amore… inizi finalmente a riceverlo.
Con autenticità. Con coraggio. Con presenza.
Come ha fatto Giulio.
Enrico Chelini