Fresta Cecilia - Psicologa Psicoterapeuta

Fresta Cecilia - Psicologa Psicoterapeuta Ricevo previo appuntamento. Mi potete trovare in due studi:
Piazza Colombo 2A/5 - 16121 Genova
Via Mi occupo di bambini, adolescenti, genitori, adulti.

Psicologa, specializzata in Psicoterapia dell'età evolutiva, ad orientamento psicoanalitico.

02/08/2025
16/07/2025

We forget sometimes - because they talk like us, argue like us, and push back like us — that they are not like us. Not yet.

Children are not mini adults. Their brains are still forming. Their nervous systems are still calibrating. Their sense of self, their impulse control, their ability to see another’s perspective — it’s all still under construction.

The brain doesn’t finish developing until well into the twenties. And the parts responsible for emotional regulation, understanding consequences, and empathy? They’re among the last to mature.

So when we expect them to behave with the steadiness of someone fully grown, we’re not setting a boundary — we’re setting them up.

They need space to be loud, impulsive, reactive, and real. Not because they’re choosing to be difficult, but because they’re still developing the tools to do anything else.

Every meltdown, every pushback, every wobble is a chance to learn, not a sign of failure.

Let them be little. That’s where the real growth begins. ❤️

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16/07/2025

"Leggere ad alta voce non è solo una dolce abitudine: è un gesto fondamentale che influenza lo sviluppo linguistico, cognitivo, emotivo e relazionale fin dai primissimi anni di vita. Secondo uno studio dell'Ohio State University, i bambini a cui vengono letti regolarmente libri fin da piccoli arrivano alla scuola dell'infanzia avendo ascoltato e
appreso oltre 1,4 milioni di parole in più rispetto ai loro coetanei. Un "tesoretto linguistico" che si traduce in un vocabolario più ricco, maggiore facilità nell'apprendimento della lettura e della scrittura e un migliore rendimento scolastico nel lungo periodo".

Fonte foto e testo:

16/07/2025

👇🏼Come i pensieri motivazionali possono fare la differenza nella gestione dell’ansia.

Buona serata!

Quando una persona in terapia si sente ferma su determinati temi, con tutto il vissuto di frustrazione e disagio che que...
16/07/2025

Quando una persona in terapia si sente ferma su determinati temi, con tutto il vissuto di frustrazione e disagio che questo comporta, sta in realtà manifestando una iniziale forma di consapevolezza delle proprie dinamiche interne. Tale frustrazione e disagio sono un primo passo verso l’elaborazione degli elementi che creano la ripetizione, un presupposto ed un’occasione fondamentale per avvicinarsi ad un cambiamento profondo.

Compito del terapeuta in questi casi non è solo quello di ascoltare e accogliere tali elementi ma anche di coglierne il significato all’interno della relazione terapeutica. In primo luogo, serve identificare gli elementi che tendono a ripetersi e successivamente approfondire la trama emotiva essenziale ed in che modo influenza la persona nelle sue relazioni, compresa quella con il terapeuta.

In un secondo tempo, quando tale ripetizione risulta chiara, il terapeuta dovrà accompagnare la persona nell’esplorare il senso di tale ripetizione, andando oltre l’apparente monotonia e ritrovando negli elementi della storia personale i punti dove tali emozioni sono state fonte di un forte disagio, di un blocco, di un punto dello sviluppo apparentemente impossibile da superare all’epoca dei fatti. Alla base della ripetizione, in modo tutt’altro che banale, monotono e noioso, si nascondono dinamiche relazionali complesse e sottili che non è mai stato possibile affrontare.

La persona può sentire di “ripetere sempre le stesse cose” ma all’ascolto del terapeuta non vengono mai ripetute due volte nello stesso modo: nel discorso del paziente si nascondono modifiche sottili, leggeri cambiamenti di tono, di significato, di vissuto emotivo. In alcune occasioni ed a volte in seguito a sedute vissute come vicoli ciechi, improvvisamente la ripetizione acquista un senso nuovo alla luce di un ricordo, di un’intuizione, talvolta di un sogno. Esplorare l’elemento ripetitivo è un confronto continuo con un oggetto misterioso che svela sempre nuove sfumature all’interno della storia di vita della persona.

Ringraziamo il dr. Niccolò Lavelli, collaboratore del Centro Clinico SPP Mi ad, per questo interessante articolo sulla funzione clinica della ripetizione in psicoterapia. Buona lettura:
https://www.centroclinicospp.it/approfondimenti/442-parlare-sempre-stesse-cose.html

"Quando un figlio o una figlia manifestano difficoltà scolastiche o personali, un genitore ha di fronte solo due strade....
12/03/2025

"Quando un figlio o una figlia manifestano difficoltà scolastiche o personali, un genitore ha di fronte solo due strade.
La prima è fare finta di niente, sperare che passi (spoiler: non passa), minimizzare, dare la colpa alla scuola, agli amici, alla società, al figlio o alla figlia, girarsi dall’altra parte, forse illudendosi che “Se fingo che non esista, allora non esiste”. Lo capisco, vi capisco, prendere coscienza che qualcosa non va fa tanta paura. Fa tremare la terra sotto i piedi.
La seconda strada è rimboccarsi le maniche, preparare una scorta di fazzolettini, tendere una mano, ascoltare, provare a capire, cercare una soluzione e, se ci si accorge che da soli non bastiamo, chiedere aiuto.
La seconda strada è in salita, tortuosa e piena di buche. L’ho percorsa e la sto percorrendo, e vorrei raccontarvi qualcosa, nel caso in cui decidiate di imboccarla anche voi.
Quando una madre o un padre scelgono di aiutare un figlio o una figlia a stare meglio, devono sapere che verranno messi in discussione. Dai figli, dagli insegnanti, dagli specialisti (rivoltarvi come calzini è il loro lavoro), dal primo che si sentirà in diritto di dare consigli non richiesti (e, di solito, perfettamente inutili). Da sé stessi. ..
(La cattiva notizia è che non si finisce mai di coltivare. La buona è che il panorama è impagabile)."

Quando un figlio o una figlia manifestano difficoltà scolastiche o personali, un genitore ha di fronte solo due strade.
La prima è fare finta di niente, sperare che passi (spoiler: non passa), minimizzare, dare la colpa alla scuola, agli amici, alla società, al figlio o alla figlia, girarsi dall’altra parte, forse illudendosi che “Se fingo che non esista, allora non esiste”. Lo capisco, vi capisco, prendere coscienza che qualcosa non va fa tanta paura. Fa tremare la terra sotto i piedi.
La seconda strada è rimboccarsi le maniche, preparare una scorta di fazzolettini, tendere una mano, ascoltare, provare a capire, cercare una soluzione e, se ci si accorge che da soli non bastiamo, chiedere aiuto.
La seconda strada è in salita, tortuosa e piena di buche. L’ho percorsa e la sto percorrendo, e vorrei raccontarvi qualcosa, nel caso in cui decidiate di imboccarla anche voi.
Quando una madre o un padre scelgono di aiutare un figlio o una figlia a stare meglio, devono sapere che verranno messi in discussione. Dai figli, dagli insegnanti, dagli specialisti (rivoltarvi come calzini è il loro lavoro), dal primo che si sentirà in diritto di dare consigli non richiesti (e, di solito, perfettamente inutili). Da sé stessi.
Dovrete abbandonare l’idea che avevate di voi come “buoni genitori” per diventare “genitori che ce la mettono tutta”, per poi scoprire (spoiler numero due), dopo un lungo viaggio, che le due cose coincidono.

Le domande faranno sbocciare altre domande, altre incertezze, altre crisi. La parola “crisi”, in origine, indicava la competenza con cui gli agricoltori separavano il grano dalle piante infestanti per assicurarsi un buon raccolto. Se vorrete aiutare i vostri figli, vi capiterà quasi sicuramente di smarrirvi, come smarriti sono i vostri figli - ma in maniera diversa, parallela.
Gli specialisti e gli insegnanti vi faranno molte domande e vi sentirete un po’ messi sotto una enorme lente d’ingrandimento, coi vostri pregi e soprattutto con tutti i vostri difetti. Tenete duro, fate tesoro di questo trambusto interiore, perché vi servirà per conoscervi più a fondo. Il solo fatto di provarci deve farvi sentire valorosi.

Per molti anni la mia identità ha ruotato attorno al mito della madre perfetta – che non ero. Quando la crisi ha spalancato porte e finestre di casa come un uragano, portando polvere, lacrime, disordine e incertezza, mi sono sentita persa. Ma poi ho scelto di affidarmi a chi ne sapeva più di me, e mettendomi a n**o (poiché non c’era altra strada) ho scoperto che la madre perfetta non esiste, i figli perfetti non esistono, i padri perfetti non esistono, la perfezione è una fregatura. Esiste avere il coraggio di tendere una mano, avere l’immensa fortuna di trovarne una che prende la nostra (che siamo bambini, ragazzi, adulti), rimettere insieme i pezzi in una maniera che non avremmo mai immaginato per disegnare un presente nuovo, più interessante, meno prevedibile, aperto alle possibilità.
Alla possibilità di confessarsi imperfetti e trovare una parola di conforto.
Alla possibilità di ammettere che non va tutto bene - e stare meglio.
Alla possibilità di metterci di fronte a nostro figlio o a nostra figlia, guardarci negli occhi con le braccia abbassate, e magari ci scappa un abbraccio. Magari ci scappa un Ti voglio bene. Magari ci scappa un nuovo modo di essere famiglia, dove nessuno è perfetto e tutti sappiamo di avere un luogo sicuro dove tornare.

E magari, una sera come tante, sentirete vostra figlia ridere nella sua stanza insieme a un’amica con la sua voce cristallina e senza ombre, e quel frammento di normalità vi sembrerà un meraviglioso traguardo da cui ripartire. Ecco il vostro prezioso raccolto.
(La cattiva notizia è che non si finisce mai di coltivare. La buona è che il panorama è impagabile).

12/02/2025

Il testo di "Quando sarai piccola" di Simone Cristicchi

Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei,
Ti starò vicino come non ho fatto mai.
Rallenteremo il passo se camminerò veloce,
Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce.
Giocheremo a ricordare quanti figli hai,
Che sei nata il 20 marzo del ’46.
Se ti chiederai il perché di quell’anello al dito
Ti dirò di mio padre ovvero tuo marito.
Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa.
Ti ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai.
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te,
Per restituirti tutto quell’amore che mi hai dato
E sorridere del tempo che non sembra mai passato.
Quando sarai piccola mi insegnerai davverochi sono,
A capire che tuo figlio è diventato un uomo.
Quando ti prenderò in braccio
E sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalena.
Preparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapena.
Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai.
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te,
Per restituirti tutto, tutto il bene che mi hai dato.
E sconfiggere anche il tempo che per noi non è passato.
Ci sono cose che non puoi cancellare,
Ci sono abbracci che non devi sprecare.
Ci sono sguardi pieni di silenzio
Che non sai descrivere con le parole.
C’è quella rabbia di vederti cambiare
E la fatica di doverlo accettare.
Ci sono pagine di vita, pezzi di memoria
Che non so dimenticare.
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te,
Per restituirti tutta questa vita che mi hai dato
E sorridere del tempo e di come ci ha cambiato.
Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte
Che non avrai paura nemmeno della morte
Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte
Adesso è tardi, fai la brava
Buonanotte.

03/12/2024

Avevi l'abitudine, ogni sera, di apparecchiare la tavola per la colazione del giorno seguente.
"Perché fai tanta fatica"? ti ho chiesto.
"In fondo si tratta di un caffè un tè e poco più".
"Perchè è un esercizio di speranza".
"Che c'entra la speranza con i biscotti e la marmellata"?
"C'entra con il giorno e la notte. Davanti all'oscurità siamo inermi, non abbiamo certezze, possiamo solo sperare di approdare un'altra volta alla luce del giorno. Prepararsi per il mattino seguente vuol dire invitarlo a tornare".

https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cultura/la-mostra-40-anni-positivi-dalla-pandemia-di-aids-a-una-generazione-hiv-...
01/12/2024

https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cultura/la-mostra-40-anni-positivi-dalla-pandemia-di-aids-a-una-generazione-hiv-free-recensione-di-m-antoncecchi-e-p-ferri/?fbclid=IwY2xjawG49rZleHRuA2FlbQIxMQABHbVljkYzlhap9emu_TOpLTx8gGrM3wpl8Ed_utw6hWu5S293vD-DeTJl0Q_aem_Nrhkq9ks7YWR_pmAuJFVVw

Parole chiave: omofobia, trauma collettivo La mostra “40 anni positivi”: dalla pandemia di Aids a una generazione Hiv free Recensione di  Maria Antoncecchi e Paola Ferri -Era il 1981 quando furono segnalati i primi casi di una “malattia sconosciuta talvolta mortale tra gli uomini gay di San F...

Indirizzo

Piazza Colombo 2A/5
Genova
16121

Orario di apertura

Martedì 10:00 - 18:00
Mercoledì 10:00 - 18:00
Giovedì 10:00 - 18:00
Venerdì 10:00 - 18:00

Telefono

+393201486672

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