Studio di Psicologia e Psicoterapia - Dott. Giuseppe Sgrò

Studio di Psicologia e Psicoterapia - Dott. Giuseppe Sgrò Mi chiamo Giuseppe Sgrò. Sono uno psicoterapeuta di formazione psicodinamica-psicoanalitica.

Sono uno psicologo e uno psicoterapeuta, classe 1975, iscritto all’Albo degli Psicologi della Regione Lombardia (iscrizione n. 03/13424).

Venerdì 26 settembre 2025, presiedendo la prima riunione di equipe da me convocata, è iniziato ufficialmente il mio mand...
02/10/2025

Venerdì 26 settembre 2025, presiedendo la prima riunione di equipe da me convocata, è iniziato ufficialmente il mio mandato come REFERENTE DELL'EQUIPE SPECIALISTICA IN PSICOTRAUMATOLOGIA del CENTRO MEDICO SANTAGOSTINO, che ha sedi distribuite nel nord e nel centro Italia fino a Roma. Conseguentemente è stato aggiornato il mio profilo di specialista che è consultabile al link

Psicologo Psicoterapeuta

Concordo pienamente.Il terapeuta e la polemica innescata dal libro su Freud della collega Maria Chiara Risoldi: “Quel ri...
12/08/2025

Concordo pienamente.

Il terapeuta e la polemica innescata dal libro su Freud della collega Maria Chiara Risoldi: “Quel ritratto dell’ortodossia è retrodatato, non esiste proprio più. La vitalità di questa terapia è stata quella di sapersi aggiornare”

“LA PSICOANALISI GODE DI OTTIMA SALUTE”
– Stefano Bolognini, past president SPI e IPA
Bolognini sottolinea come la psicoanalisi contemporanea si fondi sulla flessibilità dell’approccio e sulla centralità dell’ascolto:

“L’ascolto è tutto nel nostro lavoro. La relazione con il paziente e la cura della mente contano più della difesa di teorie sterili.”

📖 Leggi l’intervista completa su la Repubblica. “La psicoanalisi gode di ottima salute, screditarla non aiuta i pazienti”: Bolognini difende Freud - la Repubblica https://share.google/6bguCr0RPnZRdnfLP
🔎 Seguici per approfondire il valore della psicoanalisi oggi.

In PSICOTRAUMATOLOGIA un importante spazio di approfondimento è quello della DIPENDENZA. E la DIPENDENZA SANA può essere...
02/08/2025

In PSICOTRAUMATOLOGIA un importante spazio di approfondimento è quello della DIPENDENZA. E la DIPENDENZA SANA può essere utile, opportuna e necessaria (per esempio quella del neonato), per poi sviluppare l'INDIPENDENZA SANA (se il neonato ha la fortuna di vivere in un ambiente che gli permette di svilupparla), che parte dall'INDIPENDENZA DEL MONDO INTERNO, quello psichico con la sua inconscia complessità, che parte... dal CORPO e dalla RELAZIONE SANA!
L' INDIPENDENZA INSANA, che trova forte incoraggiamento e ammirazione nella società occidentale, invece si basa sull'esclusiva autonomia materiale, economica, lavorativa, di potere, estetica, sessuale, non preceduta dall'INDIPENDENZA INTERNA SANA favorita da uno sviluppo non traumatico (senza abusi emotivi, fisici e/o sessuali; maltrattamenti; incuria).
Le DIVERSE FORME DI DIPENDENZE sono un sintomo, e non una malattia, che ci indicano che manca l'indipendenza interna e qualcosa, nella relazione corporea e affettiva nell'infanzia, ha favorito forme di ATTACCAMENTO INSANO.
L'ABUSO DI ALCOOL è un bere per affogare il sentire. Psicoanaliticamente, simbolicamente si poppa da una tetta un latte velenoso, poiché la relazione originaria non è stata positiva: ossia, anche se può aver nutrito materialmente è stata insana, non ha nutrito e contenuto affettivamente e, conseguentemente, non ci si è separati in modo sano. Il VUOTO AFFETTIVO e RELAZIONALE che ne deriva è indecifrabile, e si cerca inconsciamente una relazione affettiva che nutra... ma non si sa come fare perché manca il SENTIRE SANO!
E non sto parlando di ALCOLISMO, che è la punta estrema della sintomatologia, ma di fenomeni edonistici e sociali, di rituali e costanti abbuffate alcooliche (binge drinking) che puntano allo sballo, all'anestesia di qualcosa dentro che cerca di liberarsi, di dirci qualcosa di emotivamente importante. È anche una forma di autolesionismo.
Premesso questo, l'abuso di alcool può essere anche un sintomo dissociativo su base traumatica che mostra come la persona e il corpo fatichino a tenersi insieme e a creare legami e relazioni sane a seguito dell'originaria relazione di ATTACCAMENTO INSANO. Per tutto questo, sto portando avanti un rilevante lavoro anche in questo ambito. Nella foto alcuni dei testi che ho scelto. Ve ne mostrerò altri nei prossimi giorni.

28/07/2025

Con piacere vi comunico la mia nomina a RESPONSABILE DELL'EQUIPE SPECIALISTICA DI PSICOTRAUMATOLOGIA del CENTRO MEDICO SANTAGOSTINO che ha sede centrale a Milano, ma ha molte altre sedi in Italia. Grazie a tutti quelli che mi hanno dato fiducia e hanno creduto in me.

Finite le sedute di psicoterapia con i pazienti di oggi. Scrivo l'ultimo referto. Certamente, da tutte le problematiche ...
22/01/2025

Finite le sedute di psicoterapia con i pazienti di oggi. Scrivo l'ultimo referto.

Certamente, da tutte le problematiche derivanti dall'uso delle DATING APP che mi vengono presentate, noto come l'incontro con l'altro, e soprattutto con l'alterità, sia sempre più difficile, complesso, evitato e faccia paura. L'uso di tali applicazioni, sempre più spesso, lo segnala insieme all'insicurezza che ne fa preferire l'uso all'incontro casuale e reale in contesti-contenitori sociali dove i corpi e le persone si devono avvicinare e comunicare-sentire, verbalmente e non verbalmente, consciamente e inconsciamente senza schermi e filtri digitali a distanza. Siamo sempre più social e meno sociali e capaci di relazioni (emotive, affettive, sentimentali e sessuali, se non frammentate in più persone usate come oggetti di servizio e consumo), o con maggiore difficoltà, e aumenta la difficoltà a tenere insieme le diverse parti (emozioni, sentimenti, affetti, attrazione, relazione e sessualità), pur funzionando (sarebbe meglio dire tenendosi insieme) in ambito lavorativo e sociale... ma non basta, altrimenti si vive da zombie. Perché una cosa è il personaggio (lavoro e vita di società), un'altra la persona (relazioni amicali, affettive, amorose, sessuali, famigliari).

29/11/2024

📆 Sabato 30 novembre alle 9.30 vi aspettiamo per l’evento “𝗢𝗥𝗗𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗚𝗟𝗜 𝗣𝗦𝗜𝗖𝗢𝗟𝗢𝗚𝗜 𝗘 𝗔𝗥𝗠𝗔 𝗗𝗘𝗜 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗕𝗜𝗡𝗜𝗘𝗥𝗜 𝗨𝗡𝗜𝗧𝗜 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗥𝗢 𝗟𝗔 𝗩𝗜𝗢𝗟𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗗𝗜 𝗚𝗘𝗡𝗘𝗥𝗘. 𝗥𝗜𝗦𝗨𝗟𝗧𝗔𝗧𝗜 𝗘 𝗕𝗨𝗢𝗡𝗘 𝗣𝗥𝗔𝗦𝗦𝗜”.

🔎 In linea con la propria missione di prevenire e contrastare ogni forma di violenza 𝗹’𝗢𝗣𝗟 𝗻𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟰 𝗵𝗮 𝗮𝗺𝗽𝗹𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝗯𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗲 𝗙𝗼𝗿𝘇𝗲 𝗔𝗿𝗺𝗮𝘁𝗲. Questa sinergia ha portato lo scorso marzo alla firma dell'𝗔𝗰𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗟𝗼𝗺𝗯𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝗔𝗿𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗖𝗮𝗿𝗮𝗯𝗶𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗲 𝗹’𝗢𝗿𝗱𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗟𝗼𝗺𝗯𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮. L’OPL ha organizzato 𝗼𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶 distribuiti su tutto il territorio regionale per arricchire le competenze in psicologia comportamentale del personale dell'Arma per un miglior approccio con le vittime vulnerabili.

📌 𝗦𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝟯𝟬 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝗲𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗶, 𝗳𝗲𝗲𝗱𝗯𝗮𝗰𝗸 𝗲 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 alla presenza del Gen. Giuseppe De Riggi, dei Comandanti Provinciali di Milano, Monza, Lodi e Pavia e il Comandante del Gruppo di Milano, oltre che diversi militari che hanno preso parte alla formazione.

🗣️ Parteciperanno: 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗣𝗮𝗿𝗼𝗹𝗶𝗻, 𝗚𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗗𝗲 𝗥𝗶𝗴𝗴𝗶, 𝗦𝗶𝗹𝘃𝗶𝗮 𝗩𝗮𝗹𝗮𝗱𝗲̀, 𝗘𝗹𝗲𝗼𝗻𝗼𝗿𝗮 𝗕𝗲𝗿𝘁𝘂𝘇𝘇𝗶, 𝗠𝗶𝘁𝗶𝗮 𝗥𝗲𝗻𝗱𝗶𝗻𝗶𝗲𝗹𝗹𝗼, 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘃𝗶𝗻𝗶, 𝗘𝗹𝗶𝘀𝗮𝗯𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗖𝗮𝗺𝘂𝘀𝘀𝗶.

👉Clicca qui per saperne di più sull’evento: https://shorturl.at/vSQgX

Quest’opera, che ritengo estremamente fondamentale per la formazione di uno psicoanalista, è ricca di esempi clinici di ...
29/11/2024

Quest’opera, che ritengo estremamente fondamentale per la formazione di uno psicoanalista, è ricca di esempi clinici di personalità prevalentemente narcisistiche o borderline, ed è incentrata sullo studio della parte psicotica della personalità (P.P.P.). Riferendosi ad essa, evidenza i fenomeni della dissociazione – differente dalla scissione – e del clivaggio. Caratteristiche della P.P.P. sono la simbiosi e l’ambiguità. Bleger, già nel 1967, riuscì a comprendere e spiegare quello che oggi è stato dimostrato con le neuroscienze e la psicotraumatologia, confermando il sapere psicoanalitico.

Rileggendo “Simbiosi e Ambiguità”
di Josè Bleger
https://www.centrovenetodipsicoanalisi.it/bleger-simbiosi-e-ambiguita/

La simbiosi, secondo Bleger, può assumere aspetti sia positivi che negativi. Da un lato, è necessaria per la formazione dei primi legami affettivi e per lo sviluppo del sé; dall’altro, un’incapacità di superarla può impedire l’individuazione e portare a dipendenze patologiche o a dinamiche relazionali distruttive. La difficoltà nel separarsi dalla simbiosi può essere causa di angoscia e problemi psicologici, poiché l’individuo teme la perdita del sostegno vitale che trova nell’Altro.

Il secondo concetto centrale dell’opera è l’ambiguità, che Bleger analizza come una condizione esistenziale che pervade sia la vita individuale che quella sociale.
L’ambiguità riflette la complessità e la contraddittorietà dell’esperienza umana, che si manifesta nei rapporti interpersonali, nelle dinamiche inconsce e nelle istituzioni sociali.

Bleger considera l’ambiguità non solo come una caratteristica della simbiosi, ma anche come una difesa psicologica contro l’angoscia della separazione e della differenziazione. L’individuo che non riesce a tollerare l’angoscia derivante dalla separazione tende a rifugiarsi in uno stato di ambiguità, dove tutto è confuso e indifferenziato, perché in questo modo evita di confrontarsi con il dolore della perdita o dell’indipendenza.

Per Bleger, la crescita psichica sana implica la progressiva risoluzione dello stato simbiotico e dell’ambiguità, attraverso un processo di individuazione e di differenziazione."
(Sabrina Compagno)

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Come si dice in questo ottimo post che vi invito e leggere "Siamo traghettatori noi psicoanalisti, mettiamo in collegame...
05/08/2024

Come si dice in questo ottimo post che vi invito e leggere "Siamo traghettatori noi psicoanalisti, mettiamo in collegamento parti folli del paziente con altre parti sane e, avendo noi stessi fatto esperienza del guado e della voga, sappiamo come ci si può sentire in una terra di nessuno, essendo consapevoli e potendo tollerare, a differenza dei pazienti, le nostre parti folli che partecipano al nostro lavoro".

“Siamo traghettatori noi psicoanalisti, e insieme compagni di viaggio di chi percorre la “terra di nessuno”. Mettiamo in collegamento due rive di stati diversi, quella del mondo interno e del mondo esterno, del sogno latente e del sogno manifesto, del sintomo somatico e del pensiero, la sponda dell'alibi et tunc con quella dell'hic et nunc. Mettiamo in collegamento, come dice la Quinodoz, parti folli del paziente con altre parti sane e, avendo noi stessi fatto esperienza del guado e della voga, sappiamo come ci si può sentire in una terra di nessuno, essendo consapevoli e potendo tollerare, a differenza dei pazienti, le nostre parti folli che partecipano al nostro lavoro.

L'analista, si diceva, ha fatto esperienza delle proprie parti folli, e questo è avvenuto inizialmente con l'analisi personale e il suo training, ma successivamente anche attraverso una tensione etica ad apprendere dall'esperienza che in questo caso — per seguire le parole dell'Autrice — è un “imparare a parlare” per trovare quelle parole che possano “toccare” il paziente e consentire a questi, a sua volta, di “imparare” ad esprimere quelle parti folli di sé di cui ha paura e che ha sottoposto al trattamento dei suoi meccanismi di
difesa. In questo raccordo tra sensazioni corporee e pensiero, tra pensiero e linguaggio, tra realtà interna e realtà esterna, in questo doppio movimento tra le due rive, nascono quegli effetti di verità e di insight che caratterizzano le trasformazioni psicoanalitiche”.

Enrico Mangini (2003), Danielle Quinodoz (2003) Words that touch. A psychoanalyst learns to speak, London, Karnac, 209 pagine, in di Psicoanalisi , (49)(4):885-891

"Sentire" e cosa vuol dire "sentire in psicoanalisi". Ma, in fin dei conti, è quello che dovrebbe essere in grado di far...
29/07/2024

"Sentire" e cosa vuol dire "sentire in psicoanalisi". Ma, in fin dei conti, è quello che dovrebbe essere in grado di fare, nella vita quotidiana, il genitore winnicottianamente "sufficientemente buono", ossia dotato di sanità mentale e relazionale che funge da "base sicura".

“La sensibilità percettiva del terapeuta ed i processi integrativi aiutano a creare un'atmosfera che rende l'approccio intrapsichico realizzabile e piacevole per il paziente. Queste attività non possono essere concretamente descritte perché rappresentano spesso il risultato di orientamenti inconsci o talmente automatizzati ed integrati che I'analista non ne è consapevole. In alcuni casi è facile comprendere come tali attributi possano essere considerati dei doni speciali di terapeuti carismatici e di talento.
Il background dell'analista e la sua struttura caratteriale sono responsabili di questo aspetto personale nell'ambiente di sostegno. Essi contribuiscono alla produzione di una sottile interazione che introduce un elemento di razionalità e sicurezza nel setting terapeutico. Si tratta di un fenomeno per molti aspetti simile alla ninna-nanna e alle carezze di una madre che allatta amorevolmente il proprio bambino in un'atmosfera di calma sicurezza.
Gli aspetti supportivi dell'analisi si basano principalmente sulla sua costante disponibilità, sull'accento posto sulla sfera intrapsichica e sull'assenza di accuse o di prese di posizione su qualsiasi parte dell'ambivalenza del paziente. Queste caratteristiche sono l'essenza della terapia psicanalitica. Esse stimolano la regressione e il riemergere della dipendenza. Il divano, la frequenza degli appuntamenti e l’attenzione esclusiva del terapeuta nei confronti del paziente forniscono un senso di sicurezza, e rappresentano le qualità intrinseche dell'ambiente di sostegno winnicottiano (1952). Secondo Winnicott, l'ambiente di sostegno costituisce un setting che può contenere la dipendenza assoluta del paziente. E’ un ambiente che sottolinea la nostra fede nelle capacità integrative della mente persino quando il paziente è momentaneamente disgregato e disorganizzato. Migliore è l'integrazione della prospettiva analitica e dell'orientamento personale dell'analista, maggiore sarà il senso di sicurezza del paziente e la sua capacità di tollerare la regressione e di imparare da essa”.

Giovacchini P.L. (1989), Trionfi e catastrofi del controtransfert, Armando Editore, Roma, 1997, pag. 101-102

Mi mancano solo 40 pagine e ho finito le 600 de L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI (1899) di Sigmund Freud, di cui avevo interr...
15/07/2024

Mi mancano solo 40 pagine e ho finito le 600 de L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI (1899) di Sigmund Freud, di cui avevo interrotto la lettura a p. 200 nell'agosto del 2019. Il capitolo 7, il capitolo finale, è il cuore dell'opera che, da sempre, è ritenuta il momento della nascita della psicoanalisi, al di là dei precedenti STUDI SULL'ISTERIA (1895). Quindi, quando fu scritta, il metodo psicoanalitico era allo stato nascente e il sistema complessivo sarebbe venuto dopo. Non c'erano ancora manuali generali, sui quali anch'io ne ho studiato l'essenza e il metodo di interpretazione, che applico quando un paziente mi porta un sogno. In ogni caso, questa seconda parte della p. 533, che leggo questa mattina a colazione, mi sento di condividerla perché ci ricorda bene che ciò che è severamente traumatico e problematico, e quindi non risolto, continua strutturalmente a esistere e ripetersi anche se pensiamo che "Bisogna andare avanti, è inutile pensarci o riparlarne, è passato, ora va tutto bene". Che poi bisogna vedere cosa intende la persona che parla così e quanto non "sente" (dissocia) o "distorce quello che sente" (dissocia) per non continuare a soffrire (e funzionare almeno nel sociale e nel lavoro). Perché per l'inconscio, specialmente quando il corpo è violato da cure (ospedaliere e fisiche, sin dalla nascita: il parto, molti ancora lo sottovalutano, è sempre un crocevia di traumi che, se si verificheranno, peseranno per il resto dei nostri giorni), maltrattamenti, abusi e violenze, specialmente se il trauma è un cumulo di traumi e se questi sono avvenuti in famiglia, nulla è trascorso o dimenticato, anche se il mondo esterno, "identificandoci con l'aggressore" che ci ha fatto del male, ora inconsciamente lo "attacchiamo per primi" (con onnipotenza, dominanza, competitività, prestazione, aggressività, provocatorieta', controllo, potere, maniacalità, sessualità compulsiva e/o slegata dall'affettività ritenuta secondaria) per evitare, preventivamente a causa di uno stato di allarme anch'esso inconscio e costante, di essere nuovamente attaccati e violati. Così sembrerà tutto "in ordine e sotto controllo" e non si desterà sospetto, poichè i modelli sociali vanno in questa direzione disfunzionale. Successo, potere, lavoro, le dipendenze classiche da sostanze stupefacenti fuorilegge e, ancor più, altre dipendenze varie non fuorilegge ma insidiosissime allo stesso modo (alcool, fumo, cibo, sesso, sport, scommesse, digitale ecc.) saranno usati come automedicamenti (sono sintomi dissociativi su base traumatica!), ma finiranno col possederci e consumarci (simbolicamente il bisogno è orale: si cerca una tetta che ci dia calore e ci nutra - cioè si cerca una RELAZIONE AFFETTIVA - E LA SESSUALITÀ NE È COMPRESA E CONTENUTA - APPAGANTE E SICURA - ma in questo caso il latte è tossico: l'alcool, il fumo e il cibo, come bisogni orali e automedicamenti tossici, ne sono l'esempio più lampante). Naturalmente, le relazioni a cui tenderanno, strutturalmente saranno incistate e caratterizzate dall' identificazione con l'aggressore, che sarà preferito anche sotto altre forme (maltratta fisicamente e/o emotivamente, fugge, sminuisce, sessualizza reattivamente senza affettività, non tiene la relazione se non per comodo, simbioticamente e ambiguamente: come nel romanzo "Il riposo del guerriero" che Bleger ben analizza in SIMBIOSI E AMBIGUITÀ). Quindi, o si interviene sul proprio "mondo interno", ossia si chiede aiuto ci si affida psicoterapeuticamente, oppure il rischio di innescare il pilota automatico e vivere da zombie, senza rendersene conto, continuando a cercarsi e a cercare un senso "automedicandosi" con vane dipendenze egosintoniche mentre ci si è persi, è altamente probabile (egosintonia vuol dire essere sintonici, essere allineati positivamente al proprio malessere, non rendersi conto di stare male e far star male gli altri "sentendosi pienamente legittimati e normativamente normali" nelle proprie dipendenze, che vengono giustificate e razionalizzate in tutti i modi possibili, anche con usi e costumi familiari e culturali. Pensano quindi di non aver bisogno di aiuto, per loro va tutto bene, al massimo passerà: è la situazione peggiore a mio avviso, poichè se non entrano in distonia non si salvano perchè non chiedono aiuto).

Lettura consigliatissima a tutti. Davvero una sintesi poderosa e chiara. E resto a disposizione per approfondimenti ulte...
09/07/2024

Lettura consigliatissima a tutti. Davvero una sintesi poderosa e chiara. E resto a disposizione per approfondimenti ulteriori.

"Non ci poniamo come obiettivo immediato di curare i sintomi o di risolvere i problemi esistenziali immediati dei nostri pazienti, la guarigione “sintomatica” sarà un riflesso “un sovrappiù” di questo processo terapeutico e non l’obbiettivo verso cui indirizzare i nostri sforzi. I sintomi, gli agiti, le ripetizioni invece di apparire nemici dichiarati da distruggere diventeranno fedeli alleati dell’analisi, da ascoltare con una cura tecnica peculiare, figlia di una teoria specifica sottostante. La psicoanalisi mira alla trasformazione profonda dell’equilibrio psicosomatico del soggetto, non alla cura dei suoi sintomi".

LA SPECIFICITÀ DELLA CURA PSICOANALITICA
a cura di Roberto Musella

“Come cura la psicoanalisi” è una domanda che continuiamo a porci, pur ipotizzando che considerati alcuni fattori, essa curi in una maniera specifica, qualitativamente e quantitativamente diversa da qualsiasi altra terapia del disagio psichico.
Per quanto l’apparato affetto dalla sofferenza sia di natura diversa, la richiesta di cura del disagio psichico non differisce molto dalla richiesta di cure mediche. I pazienti, al pari di quello che avviene per le malattie del soma, ci contattano perché soffrono e chiedono di stare meglio. In quanto clinici, facciamo le nostre considerazioni su quella sofferenza: considerazioni figlie di esperienza clinica, di studio teorico, di riflessioni collegiali. Tali considerazioni portano taluni analisti a privilegiare alcuni aspetti della psicoanalisi e altri a privilegiarne altri. Le differenze tra noi possono essere anche marcate ma ciò non ci deve portare ad evitare di riflettere sulla specificità della cura psicoanalitica, nascondendoci dietro un relativismo inconcludente.
Gli elementi in gioco sono molteplici ma la validità della psicoanalisi, almeno per quanto mi riguarda, è tale, per una serie di indicazioni terapeutiche, da farla preferire ampiamente ad altre forme di trattamento della sofferenza psichica.
La cura psicoanalitica si propone come una terapia eziologica della psicopatologia. Non ci poniamo come obiettivo immediato di curare i sintomi o di risolvere i problemi esistenziali immediati dei nostri pazienti, la guarigione “sintomatica” sarà un riflesso “un sovrappiù” di questo processo terapeutico e non l’obbiettivo verso cui indirizzare i nostri sforzi. I sintomi, gli agiti, le ripetizioni invece di apparire nemici dichiarati da distruggere diventeranno fedeli alleati dell’analisi, da ascoltare con una cura tecnica peculiare, figlia di una teoria specifica sottostante. La psicoanalisi mira alla trasformazione profonda dell’equilibrio psicosomatico del soggetto, non alla cura dei suoi sintomi. Obbiettivo dell’analisi è consentire al processo psicoanalitico, che mira a tale trasformazione, di svolgersi nonostante le difficoltà che ogni singola analisi comporterà.

Testo integrale
https://www.spiweb.it/la-cura/la-specificita-della-cura-psicoanalitica-r-musella/

Oggi vi propongo un valido approfondimento sulla reverie materna, concettualizza da Bion (uno dei pilastri del pensiero ...
02/07/2024

Oggi vi propongo un valido approfondimento sulla reverie materna, concettualizza da Bion (uno dei pilastri del pensiero psicoanalitico). Si tratta della capacità della madre (ammesso che possieda una mente sana) di contenere, bonificare e restituire, nella relazione fisica e non verbale col neonato, le emozioni favorendo lo sviluppo di una mente incarnata sana. La reverie favorirà anche l'attraversamento e il superamento dell'iniziale e necessaria fase di simbiosi-ambiguita' tra madre e bambino. E qui è fondamentale il pensiero di Bleger, che ha magistralmente approfondito e descritto la primitiva fase glischocarica, dove regnano la simbiosi e l'ambiguità, caratterizzate da fusionalita' indifferenziata tra madre e figlio. Il superamento della simbiosi e dell' ambiguità è necessario affinché le future relazioni adulte non siano simbiotiche e quindi ambigue, cioè insane. Ossia, la presenza della simbiosi e dell'ambiguità nell'adulto segnala che tale fase di sviluppo emotivo e relazionale non è mai stata superata, anche se le "concrete" capacità sociali, lavorative e sessuali, reattivamente sviluppate, potrebbero lasciare intendere il contrario con un falso Sé. In realtà, potremmo dire che c'è una forma, un personaggio magari anche ammirato e invidiato dall'esterno, ma non essendo realmente separato dalla madre, alla quale resta simbioticamente legato, il mondo interno (la mente incarnata) è ancora tutto confuso e indifferenziato, e la persona lo avverte e ne soffre nei legami affettivi-sessuali che si complicano, franano o sfumano, anche senza darlo a vedere palesemente.

Reverie
A cura di Michele Bezoari

La parola “rêverie” , importata dal francese, è usata in italiano – soprattutto nel linguaggio della critica letteraria e musicale – con il significato di fantasticheria: sia come condizione di chi si abbandona al fantasticare sia come prodotto che è espressione di questo stato (Vocabolario Treccani online).
Nella psicoanalisi francese “rêverie” traduce (in alternativa a “rêve diurne”) i termini tedeschi “Tagtraum” e “Träumerei”, con cui Freud denomina il sogno a occhi aperti (o sogno diurno) e la fantasticheria. In inglese le parole corrispondenti sono “daydream”e “reverie” (senza accento circonflesso).
Ma è a partire da Bion (1962a, 1962b) che il concetto di reverie assume un nuovo e specifico significato psicoanalitico.
(Per rimarcare questa svolta, nelle seguenti note si userà la forma inglese della parola. Bisogna dire, tuttavia, che spesso anche nelle traduzioni italiane dei testi di Bion si trova la forma francese, in quanto già integrata nella nostra lingua).
Bion indica con questo termine la capacità della madre di ricevere le impressioni emotive e sensoriali del neonato, convogliate in lei per mezzo dell’identificazione proiettiva, e di elaborarle in una forma che la psiche del neonato possa quindi reintroiettare e assimilare.
La teoria bioniana del pensiero ipotizza che l’esperienza non può diventare pensabile, né in modo conscio né in modo inconscio, se non è trasformata in rappresentazioni elementari (gli elementi alfa) per opera di una funzione psichica chiamata dapprima lavoro del sogno alfa e successivamente, com’è più noto, funzione alfa.

Trovate la voce di Spipedia sul link nel primo commento

Indirizzo

Via Torino 24/2
Gessate
20060

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 20:00

Telefono

+393402334243

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