23/09/2025
Quando essere “diverso” significa sentirsi invisibile
“Mi sveglio con lo stomaco chiuso. Non è fame quella che sento, è un nodo. So che oggi sarà come ieri. E ieri è stato come tutti i giorni prima…”
Questa potrebbe essere la voce interiore di un ragazzo emarginato. Deriso, bullizzato, escluso. Ogni giorno affronta sguardi, risate, silenzi. A volte le parole fanno male, altre volte fa più male l’indifferenza.
🔹 Si sente invisibile, ma osservato.
🔹 Vive nella paura di essere notato, ma sogna di essere capito.
🔹 Finge di stare bene, ma dentro si spegne un po’ alla volta.
Il bullismo non è solo ciò che si vede:
è anche quello che non si dice.
È la solitudine che cresce, il sentirsi sbagliati, il non sapere a chi raccontarlo.
Se lavori con adolescenti, sei genitore, insegnante ricorda che richiede attenzione, sensibilità e ascolto, perché spesso le vittime non parlano apertamente.
Ci sono diversi segnali che si possono cogliere, in base all’età del bambino o ragazzo, dai segni fisici (graffi lividi o vestiti o zaini strappati ecc) a quelli psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, nausea…), cambiamenti d’umore o ritiro sociale ecc…
Se non vuole parlare subito, non insistere, ma fai capire che sei disponibile ogni volta che vuole.
Ascoltare è già un atto di cura.
A volte basta uno sguardo gentile, una presenza silenziosa, un adulto che si accorge.
La prevenzione comincia dall’empatia.
Se c’è il sospetto di bullismo, si può contattare uno psicologo scolastico, un centro anti-bullismo, o in casi più gravi, le autorità competenti, ma soprattutto non lasciate soli i ragazzi!