29/09/2025
La dissoluzione in spagiria è il secondo processo alchemico per cui il passo successivo alla calcinazione.
Se il fuoco aveva ridotto la materia in cenere, adesso entra in gioco l’elemento acqua, che scioglie e libera ciò che era rimasto imprigionato nella forma.
In laboratorio, la dissoluzione consiste nello sciogliere le ceneri in acqua pura per estrarne i sali solubili, ma il gesto è molto più che tecnico: è un atto simbolico di resa, di apertura. La rigidità viene ammorbidita, l’ego che il fuoco aveva bruciato ora si scioglie, e i contenuti nascosti emergono, pronti per essere riconosciuti e separati.
A livello interiore, la dissoluzione rappresenta il lasciarsi andare, il “ritornare liquidi”. È l’esperienza del fluire, dell’accogliere le emozioni profonde, anche quelle sommerse. Dove prima c’era durezza e forma rigida, ora c’è movimento e ricettività.
Nella pratica spagirica, attraverso questo processo si ottiene la liberazione delle essenze solubili della pianta: l’acqua diventa veicolo e mediatrice, raccoglie ciò che può rinascere e prepara alla successiva fase di separazione.
Si dice che “ciò che è fisso si scioglie”: è il principio che governa ogni dissoluzione, dentro e fuori di noi. Senza questo passaggio, nulla di nuovo può essere accolto, perché il cuore deve imparare prima a farsi acqua.