Dott.ssa Giorgia Proto Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Giorgia Proto    Psicologa   Psicoterapeuta Medicina e salute

Quando finalmente trovi il coraggio di dire “basta”, non lo accetta.⬇️Ecco cosa succede: 1. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚.Ti guard...
26/10/2025

Quando finalmente trovi il coraggio di dire “basta”, non lo accetta.
⬇️Ecco cosa succede:

1. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚.
Ti guarda incredulo, come se non potesse credere che tu osi lasciarlo.
Perché nella sua mente, tu non hai il diritto di abbandonarlo.

2. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚.
All’improvviso diventa fragile, pentito, dice che “ha capito tutto” e che “senza di te non è niente”.
Ma è solo strategia: vuole farti tornare, non cambiare.

3. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐚𝐜𝐜𝐨.
Se non cedi, ti accusa di tutto. Ti dipinge come la cattiva, la pazza, la fredda.
Deve distruggerti per sentirsi ancora superiore.

4. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨.
Ti ignora, sparisce, ti fa credere che non gli importi più.
Ma in realtà ti osserva, aspetta il momento in cui crollerai e lo cercherai tu.

5. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨.
Quando vede che stai meglio, torna. Con un messaggio, una canzone, un ricordo.
Ti tenta con la nostalgia, ma non è amore: è controllo travestito da rimpianto.

6. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞.
Se capisce che non lo vuoi più, trova subito qualcun’altra.
Ma lo fa solo per ferirti, per dimostrarti che “lui può avere chi vuole”.

7. 𝐅𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞.
Quando realizza che non tornerai, ti odia.
Ti parla male, ti scredita, ma dentro è furioso perché hai vinto tu.

E quella vittoria non è vendetta.
È libertà.

Dal web

Crescere significa equilibrio: accoglienza e regole chiare non sono punizioni, ma strumenti di crescita.                ...
04/09/2025

Crescere significa equilibrio: accoglienza e regole chiare non sono punizioni, ma strumenti di crescita.


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04/09/2025

Possiamo sempre imparare molto dai più piccoli!

03/09/2025

Identificazione Proiettiva.

“Sappiamo che l’identificazione è la più primitiva e originaria forma di legame emotivo” scriveva Freud nel 1921, in “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io”, descrivendo le forme dell’identificazione primaria, basata sull’acquisizione delle caratteristiche dell’oggetto amato, attraverso un processo di introiezione, sul modello degli istinti cannibalici originari del neonato:

un legame emotivo precoce, precedente all’instaurarsi della relazione anaclitica*.

-A partire da questa considerazione, è possibile affermare che l’identificazione originaria a cui Freud si riferisce costituisce una sorte di matrice teorica di cruciale importanza, che solo nel tempo verrà ripresa e sviluppata dagli psicoanalisti post-freudiani, anche grazie al progressivo maggior riconoscimento dei meccanismi di funzionamento della mente primitiva, e della precocità delle relazioni oggettuali.

Sarà il caso dell’”identificazione proiettiva”.

-Il concetto di “identificazione proiettiva”, pur essendo comparso già in precedenza nella letteratura psicoanalitica (Weiss, 1925; Brierley, 1945) non suscitò molto interesse negli psicoanalisti, finché non venne descritto nel 1946, da M. Klein, in “Note su alcuni meccanismi schizoidi”.

-Concordando con le osservazioni di Fairbain (1944) sull’esistenza di una “posizione schizoide” normale nei primissimi tempi dello sviluppo, M.Klein descrive una particolare fantasia attraverso la quale il neonato – per difendersi dall’angoscia – scinde, e proietta parti di sé intollerabili all’interno della madre, con il fine di prenderne possesso e controllarle/la:

“ poiché e in quanto, con tale proiezione dentro, la madre viene a contenere le parti cattive del Sé, essa non è sentita come un individuo separato ma come il Sé cattivo […]. Ciò determina una particolare forma di identificazione che costituisce il prototipo delle relazioni oggettuali aggressive” (ed anche, aggiungerei, delle identificazioni narcisistiche).

-Nella revisione di quello stesso articolo, nel 1952, aggiungerà:

“Proporrei di denominare questa forma di processo di identificazione ”identificazione proiettiva”.

-Si tratta di un concetto complesso, che “illustra la connessione tra istinti, fantasia e i meccanismi di difesa.

-E’ una fantasia di solito molto elaborata e dettagliata;

è un’espressione degli istinti perché sia i desideri libidici che quelli aggressivi sono sentiti essere onnipotentemente soddisfatti dalla fantasia;

è comunque anche un meccanismo di difesa nello stesso modo in cui è la proiezione, cioè sbarazza il Sé delle parti non desiderate” (H. Segal, 1967), tenendole al tempo stesso sotto controllo.

-Ciò permette, inoltre, di evitare ogni consapevolezza di separazione, di dipendenza e di invidia.

-L’uso eccessivo dei meccanismi proiettivi produce l’insorgere di angosce paranoidi, poiché gli oggetti contenenti le parti cattive del sé diventano persecutori, oltre ad un senso di svuotamento e indebolimento dell’Io, fino a stati di depersonalizzazione, per la perdita delle parti scisse e proiettate del sé.

-Questa dinamica verrà descritta da M. Klein con molta chiarezza nel suo articolo “Sulla identificazione” (1955), attraverso le trasformazioni identitarie di Fabien, il protagonista della novella di J. Green, “Se fossi in te”.

-Bisogna ricordare che M. Klein si era parzialmente dissociata dalla teoria pulsionale di Freud, ritenendo che la relazione oggettuale esistesse fin dall’inizio della vita neonatale, e che ogni spinta pulsionale fosse sempre fissata ad un oggetto, il primo dei quali è il seno materno precocemente interiorizzato, che costituisce “un organizzatore fondamentale dell’Io e ne garantisce la coesione”.

-All’epoca in cui ha descritto l’Identificazione Proiettiva, stava cercando di approfondire la qualità degli stati d’angoscia primitivi, ed i meccanismi attraverso i quali l’Io immaturo del neonato – privo di una stabile coesione ma presente ed attivo fin dalla nascita, – cerca di difendersene.

-L’angoscia conseguente all’entrata in azione della pulsione di morte nell’organismo, viene “avvertita inizialmente come paura di annientamento (morte), e… si configura pressoché immediatamente come paura di persecuzione” da parte di oggetti che minacciano il neonato dall’interno.

-Ciò lo espone ad intense angosce di frammentazione, per difendersi dalle quali, scinde attivamente ed espelle dentro all’oggetto esterno, il seno materno, parti dell’Io e degli oggetti interni minacciosi, gli oggetti cattivi.

-Questo stato della mente, caratteristico dei primi 3-4 mesi di vita, fu denominato dalla Klein “ posizione schizoparanoide”.

-Klein, tuttavia, sottolinea che, non solo parti “cattive” del sé vengono proiettate nell’oggetto esterno, ma anche parti “buone” – perché sentite come immeritate, o per proteggerle dai cattivi persecutori interni.

-Tale proiezione “è fondamentale affinché il bambino sviluppi buone relazioni oggettuali e le integri nel proprio Io”, e diventa la base dell’empatia.

-Se eccessiva, anche in questo caso, “può derivarne una troppo forte dipendenza da questi rappresentanti esterni delle parti buone del sé e la paura che la propria capacità di amare vada perduta” (Klein, 1946)

-W. Bion (1959, 1962) sarà il primo ad introdurre una distinzione tra una forma di Identificazione Proiettiva “normale”, ed una “patologica”, mettendo in luce, accanto alla primitiva funzione evacuativa descritta inizialmente da M. Klein, la dimensione interpersonale, comunicativa, che l’identificazione proiettiva contiene.

*La relazione anaclitica è, in psicoanalisi, il processo mediante il quale un bambino cerca e riceve supporto emotivo (appoggio) dalla madre o da una figura genitoriale di riferimento.

A cura di Maria Laura Zuccarino

Società Psicoanalitica Italiana.

03/09/2025
Ogni storia che incrocia la mia resta con me, anche nei momenti di pausa.Il pensiero va a chi, ogni giorno, mi affida un...
06/08/2025

Ogni storia che incrocia la mia resta con me, anche nei momenti di pausa.
Il pensiero va a chi, ogni giorno, mi affida un pezzo del suo cammino.
Con gratitudine sincera.❤️

Sono in ferie per ricaricare le energie.
Resto comunque disponibile per urgenze, via WhatsApp.


“Pensavamo fosse solo una fase.”Una bambina di otto anni che si spegne piano piano.Un padre silenzioso, in difficoltà do...
03/08/2025

“Pensavamo fosse solo una fase.”

Una bambina di otto anni che si spegne piano piano.
Un padre silenzioso, in difficoltà dopo aver perso il lavoro.
Una madre che regge tutto, ma senza respiro.

Erano venuti per la figlia.
Ma il disagio non era solo suo.
Era della famiglia. Di un equilibrio che stava cambiando, senza che nessuno lo dicesse ad alta voce.

Abbiamo ascoltato. Non solo la bambina, ma anche il contesto.
E qualcosa è cambiato.

Lei ha ricominciato a sorridere.
Lui a parlare.
Lei a respirare.

Perché quando si guarda il sistema, il benessere si moltiplica.

29/07/2025

LA GELOSIA POST DISTACCO
è un fenomeno psicologico che può manifestarsi dopo la fine di una relazione sentimentale, quando una persona prova un’intensa gelosia nei confronti dell'ex partner. Questa gelosia spesso è amplificata dalla percezione che l'ex stia andando avanti, magari iniziando una nuova relazione, mentre chi prova questi sentimenti si sente ancora emotivamente legato o insicuro.

✅Sintomi
I principali sintomi della gelosia post distacco includono:

1. Pensieri ossessivi sull'ex partner:
Controllare continuamente i social media.
Immaginare l'ex con un nuovo partner.

2. Invidia e confronto:
Confrontarsi con chi potrebbe essere il nuovo partner dell'ex.
Sentirsi inadeguati o "inferiori" rispetto agli altri.

3. Ansia e depressione:
Sensazione di vuoto, solitudine e abbandono.
Perdita di autostima o senso di colpa.

4. Comportamenti impulsivi:
Cercare di mettersi in contatto con l'ex in modo insistente.
Tentare di suscitare gelosia a propria volta.

5. Rabbia o risentimento:
Criticare l'ex partner.
Nutrire pensieri negativi o desiderio di "vendetta".

✅Cause
La gelosia post distacco può essere causata da diversi fattori, tra cui:

➡️Attaccamento emotivo irrisolto: La persona non è riuscita a elaborare la fine della relazione.

➡️Bassa autostima: Si teme di non essere "abbastanza" o di non trovare un'altra persona.

➡️Paura dell’abbandono: Un passato di relazioni problematiche o traumi può accentuare questa paura.

➡️Idealizzazione dell’ex: Si continua a vedere l’ex come perfetto, ignorando i problemi che hanno portato alla rottura.

➡️Dipendenza affettiva: La relazione era vissuta come unica fonte di sicurezza e felicità.

Terapie e Strategie
Per superare la gelosia post distacco, è fondamentale affrontare il problema con consapevolezza. Ecco alcune possibili strategie:

1. Terapia psicologica
➡️Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT): Aiuta a gestire i pensieri ossessivi e a migliorare l’autostima.
➡️Terapia di accettazione e impegno (ACT): Promuove l'accettazione delle emozioni e il focus sul presente.
➡️Terapia psicodinamica: Per esplorare le cause profonde della gelosia e dei legami affettivi.

2. Auto-aiuto e crescita personale
➡️Pratica del distacco emotivo: Limitare i contatti con l'ex, anche sui social media, per ridurre i trigger della gelosia.
➡️Attività personali: Coltivare hobby, amicizie e passioni per riscoprire la propria indipendenza.
➡️Scrittura terapeutica: Annotare emozioni e pensieri per comprenderli meglio.

3. Tecniche di rilassamento
➡️Mindfulness e meditazione: Aiutano a gestire ansia e stress.
➡️Esercizio fisico: Rilascia endorfine che migliorano l'umore.

4. Supporto sociale
Parlare con amici o familiari di fiducia può aiutare a sentirsi meno soli e a ottenere una prospettiva esterna.

5. Se necessario, supporto farmacologico
In casi gravi di ansia o depressione, uno specialista potrebbe consigliare farmaci come antidepressivi o ansiolitici, ma solo sotto controllo medico.

Conclusioni
La gelosia post distacco è una risposta emotiva comune, ma può diventare problematica se non viene gestita. Affrontare le emozioni con l'aiuto di un terapeuta e concentrarsi sulla propria crescita personale sono passi fondamentali per superarla e tornare a una vita equilibrata.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta
Psicologo e Psicoterapeuta in Milano, Roma, Napoli e Salerno

14/07/2025

"Una ragazzina di 14 anni presa a calci e
pugni al volto, al torace, allo stomaco da
un branco di coetanee. Nessuno che
interviene, altri che riprendono, il video
che puntualmente finisce sui social. Un'aggressione pesante con la ragazzina
ricoverata in osservazione al pronto
soccorso.
Il padre: "Ho visto solo 5 secondi di quel video, troppo dolore. Proteggeva un'amica. Si
sentivano risate in sottofondo".

Fonte: Repubblica.it

“Il peggior giorno del lutto...Il più triste.Non è il giorno del funerale, né il giorno del compleanno di quella persona...
14/07/2025

“Il peggior giorno del lutto...
Il più triste.
Non è il giorno del funerale, né il giorno del compleanno di quella persona dopo che se n’è andata.
Nessuno di questi è il giorno peggiore.
Il giorno peggiore è un giorno qualunque.
È quando ti succede qualcosa di bello e ti rendi conto che non puoi correre a raccontarglielo.
È quando ti capita qualcosa di brutto e non hai quelle braccia che ti sostengano o quella voce che ti dia un consiglio.
Il peggior giorno è un giorno qualunque...
È una domenica in cui dovresti essere felice, ma invece fa male.
E senti la mancanza.
E rimpiangi.
Ma, più di ogni altra cosa...
Hai bisogno”.

Autore Anonimo

Indirizzo

Via Vittorio Veneto, Giugliano In Campania NA
Giugliano In
80014

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