28/11/2025
La prima infanzia non è in crisi per colpa degli schermi.
È in crisi perché gli adulti hanno iniziato a delegare la fatica di educare.
Il resto è conseguenza, non causa.
Oggi più di sei bambini su dieci, tra 0 e 6 anni, usano uno schermo ogni giorno.
E quasi la metà comincia tra i 2 e i 3 anni, proprio quando il cervello ha bisogno di terra sotto le unghie, non di colori digitali.
Quasi uno su cinque inizia prima ancora di compiere due anni.
Poi ci stupiamo se, quando spegniamo il tablet, arriva la tempesta: succede nel 57,7% dei casi.
Nel 21,8% scatta la crisi vera, quella che parla di un’emozione non allenata, non regolata, non accolta.
E la parte più seria è questa: nell’81% dei casi i bambini usano lo schermo da soli.
Non c’è una guida, non c’è uno sguardo accanto, non c’è un limite che contenga.
E nessuna tecnologia può sostituire l’esperienza emotiva che nasce nella relazione.
Intanto loro ci osservano.
E vedono che nel 60,3% delle famiglie siamo noi adulti i primi a usare lo smartphone davanti a loro.
Imparano da ciò che siamo, non da ciò che diciamo.
Gli schermi non sono un mostro.
Il vero rischio è quando diventano una stampella emotiva. Quando sostituiscono ciò che dovrebbe essere nostro: la noia, l’attesa, il limite, il contatto.
Un bambino non ha bisogno di un dispositivo che risponda al posto suo.
Ha bisogno di un adulto che resti.
E questo, piaccia o no,nessuna app potrà mai farlo al posto nostro.