17/04/2025
LA CASA DEGLI SGUARDI, di Luca Zingaretti, ora al cinema.
Riporto le parole di Manlio Castagna che reputo preziose ed esaurienti..
«Non è un risveglio. È un sussulto.» Così inizia il libro di Daniele Mencarelli.
"La casa degli sguardi" non cerca la guarigione: racconta lo stallo, il dolore che resta quando tutto sembra perduto, la vita che continua a pulsare – anche dentro l’abisso. mostra – con onestà, con delicatezza – che dentro ogni lacerazione può annidarsi una possibilità. E che, a volte, basta restare. Guardare. Respirare insieme"..
L'esordio di Luca Zingaretti mi ha molto colpito. LA CASA DEGLI SGUARDI, al cinema, è un adattamento molto rigoroso di un romanzo che ho amato.
«Non è un risveglio. È un sussulto.» Così inizia il libro di Daniele Mencarelli. Il film non inizia con un risveglio, ma con una notte che non finisce. Un bar di periferia, una desolazione di persone e di ispirazione, un bicchiere che non basta. ma condividono lo stesso respiro spezzato, il medesimo urlo trattenuto.
Marco ha vent’anni e un’anima troppo esposta: sente il dolore del mondo come fosse il proprio. Scrive poesie, ma cerca rifugio nell’alcol e nella droga, inseguendo l’oblio come unica difesa contro l’angoscia di vivere. Ha allontanato tutti, persino chi lo ama, e si muove come un sopravvissuto in fuga da se stesso. Solo il padre, fragile e presente, prova a restargli accanto mentre il vuoto lasciato dalla madre pesa come una ferita che non si chiude.
Zingaretti affronta questo materiale incandescente con rispetto e pudore. Non indulge, non compiace, non consola. Dirige con la sicurezza di chi ha inalato per anni l'aria dei set. Lascia che siano i volti, le assenze, i silenzi a parlare. Il suo è un cinema che ascolta, che non grida, che sta accanto.
E accanto a Marco – interpretato con straziante autenticità da Gianmarco Franchini – camminiamo anche noi, spettatori e testimoni, mentre il dolore lo attraversa, mentre la realtà lo sorprende, mentre l’incontro con gli altri (con i bambini, i colleghi, i gesti più semplici) apre varchi imprevisti nella sua notte.
Il Bambino Gesù, più che uno sfondo, è un personaggio vivo. Le stanze che Marco pulisce sono piene di sguardi – innocenti, inermi, infiniti – e sono quegli sguardi a ribaltare le gerarchie, a rivelare che la salvezza può arrivare proprio da chi non può offrirci nulla, se non la propria vulnerabilità.
Zingaretti dirige un’opera corale, dove anche i personaggi più marginali hanno peso e voce. La fotografia di Maurizio Calvesi scolpisce i chiaroscuri del cuore umano, alternando ombre e aperture, mentre le musiche di Michele Braga entrano con passo leggero, come se non volessero disturbare, ma solo accompagnare ciò che resta taciuto.
"La casa degli sguardi" non cerca la guarigione: racconta lo stallo, il dolore che resta quando tutto sembra perduto, la vita che continua a pulsare – anche dentro l’abisso. mostra – con onestà, con delicatezza – che dentro ogni lacerazione può annidarsi una possibilità. E che, a volte, basta restare. Guardare. Respirare insieme.
Fatemi sapere cosa ne pensate
ps nei commenti vi lascio la puntata di oggi del podcast SHELF IL POSTO DEI LIBRI di Alessandro Barbaglia per Mondadori Studios dove nella mia rubrica affronto nel dettaglio il rapporto tra libro e film. provate ad ascoltarlo perché al di là del mio intervento è un podcast bellissimo che vi farà compagnia in modo intelligente.
Lucky Red