06/05/2025
DURANTE LA GUERRA GLI ITALIANI TRASFORMARONO LUBIANA NEL PIÙ GRANDE CAMPO DI CONCENTRAMENTO D'EUROPA
C'è una città circondata dalla solidarietà e dalla memoria dell'antifascismo in Europa: è Lubiana, la piccola capitale della Slovenia.
Invasa dai nazifascisti, qui il 3 maggio 1941 viene istituita la Provincia di Lubiana, annessa al Regno d'Italia ed assegnata ad un Alto Commissario che avrebbe dovuto garantirne la "pacificazione" e l'italianizzazione forzata. Invece, sin da subito si organizzano le bande partigiane e i sabotatori, che ingaggiano duri scontri col Regio Esercito e i Carabinieri.
L'occupante italiano in risposta opera rastrellamenti, prende in ostaggio civili innocenti e pratica la ritorsione indiscriminata su intere comunità: la "pacificazione" significa terrorismo e rappresaglia.
"Ogni sloveno in vita deve essere considerato almeno simpatizzante con i partigiani […] occorre mettere da parte ogni falsa pietà […] si mediti, si insegni, si odii": parola del generale Mario Robotti, capo militare della provincia.
Ma la Resistenza si intensifica. Così, nel gennaio del 1942 il governo fascista decide l'isolamento fisico della città, avviando la costruzione di un'immensa recinzione di reticolati e filo spinato che una volta ultimata, il 23 febbraio 1942, la circonderà integralmente correndo per 41 km, trasformando di fatto Lubiana nel più grande campo di concentramento del continente. Presidiata da 1.700 tra poliziotti e militari, dotata di 206 torri di guardia, bunker e stazioni fotoelettriche, con sole 4 uscite costantemente sorvegliate, la recizione sarà elemento fondamentale per la riuscita dei sistematici rastrellamenti urbani, sanguinose operazioni con cui il comando italiano, d'intesa con quello tedesco, tentò di reprimere ed eradicare la Resistenza: in un solo mese vengono controllate più di 18.000 persone, e quasi 900 vennero deportate in campo di concentramento.
Nei mesi successivi, presso la cava abbandonata di Gramozna Jama poco a nord della stazione ferroviaria vengono fucilati senza processo in 121, sorteggiati a caso tra gli ostaggi detenuti.
Durante l'occupazione italiana furono giustiziati oltre 5.000 civili, e altri 200 furono bruciati vivi o massacrati. Ammontano a 900 i partigiani prigionieri uccisi e oltre 7.000 furono i morti in prigionia. Più di 800 i villaggi incendiati, oltre 3000 le abitazioni abbattute.
Passata sotto amministrazone tedesca, la recinzione fortificata sarà smantellata solo dopo la Liberazione. Lungo il suo tracciato fu appunto costruito il "Sentiero del ricordo e della Solidarietà", un percorso misto pedonale e ciclabile, a tratti affiancato da parchi e giardini, lungo il quale è possibile ripercorrere le varie fasi dell'occupazione attraverso appositi pannelli didascalici. La cava di Gramozna Jama è toccata dal percorso ed è visitabile, e un monumento ricorda che quello fu il lugubre teatro delle principali esecuzioni.
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