La CAA arriva a Catania dall’America, agli inizi degli anni ‘80.
In quel periodo lavoravo in un centro di riabilitazione (C.S.R. - A.I.A.S) come giovane terapista e la mia Maestra Pina Gennaro accompagnava i miei primi passi in questo delicato mondo della disabilità trasmettendomi tutta la sua passione e dedizione per questo lavoro.
Un giorno Pina entro nella nostra stanza di terapia e mostrandomi una rivista americana mi confidò che stava pensando di partire per l’America. Mi spiegò che in America stavano mettendo a punto un sistema che consentiva ai disabili di comunicare anche se questi erano privi di parola.
Un sistema un po’ strano, che nessuno aveva mai sentito nominare. Un sistema che riusciva a far “parlare” bambini e adulti che non avevano il linguaggio. Ci chiedavamo come fosse possibile che senza parlare si riuscissero a dire delle cose. E così, spinta da una lungimiranza che la proiettava sempre un passo avanti a tutti gli altri, Pina si recò in America esattamente a Toronto in Canada e imparo quello che per molti anni ha rappresentato l’antecedente dell’attuale Comunicazione Aumentativa Alternativa: il sistema BLISS.
Noi lavoravano in un reparto di seminterrato e le nostre stanze erano piene di ragazzi cerebrolesi, più o meno gravi. I nostri ragazzi, come quelli americani, oltre ad avere problematiche motorie erano anche senza linguaggio, nonostante essi facessero da anni tutte le terapie necessarie, compresa la logopedia.
Ritornata a Catania dopo molti mesi di permanenza a Toronto, Pina impostò un piano di intervento e selezionato un gruppetto di ragazzini, fra i più “svegli”, iniziammo ad utilizzare questa nuova forma di “terapia” .
Inutile dire che eravamo assolutamente impreparati a questa nuova esperienza. Non c’erano libri su cui studiare, scuole da frequentare, colleghi con i quali confrontarsi e scambiare esperienze. Anche i mezzi di comunicazione degli anni 80 non erano certo cosi immediati e veloci come quelli di oggi...e poi l’America era troppo lontana da raggiungere.
C’eravamo soltanto io, lei e i nostri ragazzi..... e tanta reciproca PAZIENZA! La pazienza dei ragazzi, perchè si sottoponevano fiduciosi a ogni prova e la nostra pazienza che ci permetteva di perseverare e non arrenderci mai nonostante le difficoltà, le scarse risorse di materiali che non esistevano e gli sguardi perplessi, curiosi o diffidenti di colleghi, visitatori e famiglie. Naturalmente il Centro riponeva molta fiducia in noi e ci lasciava una certa libertà di azione.
I ragazzini imparavano velocemente e risultati cominciarono ad arrivare. I nostri ragazzi cominciavano a tirar fuori i loro pensieri. Dapprima in maniera grossolana, come fa un bambino che comincia a parlare e poi via via i pensieri1 si facevano sempre più definiti e organizzati. Comunicavano indicando i simboli nella loro tabella ciascuno come poteva, col dito, con il pugno, con la mano aperta. C’era poi chi puntava lo sguardo sui simboli, se non aveva la possibilità di usare le mani.
Man mano, insieme alla capacità di esprimersi, veniva fuori anche il carattere di ciascuno, carattere sconosciuto fino a quel momento a molti di noi. Giuseppe era spiritoso e tentava di raccontare qualche barzelletta. Angelo mostrava un lato religioso e sentimentale che nessuno immaginava potesse avere. Alfio sapeva trovare parole per ribellarsi, come normalmente accade a tutti i ragazzi che crescono. Ricordo un episodio divertente, di quella volta che Alfio ha voluto inserita nella sua tabella di comunicazione la parola “scatola” e quando gli è stato chiesto a cosa gli servisse la parola “scatola” lui è andato a cercare la parola “rompere” e accompagnandosi con un sorrisetto malizioso le ha indicate in sequenza ….era una br**ta parola, che avrebbe voluto dire a qualcuno non proprio simpatico.
Così nostri ragazzi cominciavano a sperimentare quanto fosse potente la forza della comunicazione per produrre effetti sulle persone e sull’ambiente. Ormai la tabella con i simboli era parte di loro e non ne potevano più fare a meno.
Ben presto la notizia si sparse ed anche giornali locali dell’epoca si interessarono a questa novità che veniva dall’America: Il BLISS questa “parola diversa”, come il Giornale di Sicilia intitolò l’articolo.
La mia storia continua e attraversa gli anni 90, 2000, 2010, 2020......dopo tanti anni sono ancora quà con la passione, l’ impegno e la dedizione di sempre.