Erboristeria Pimpinella Gravina

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20/11/2025

VIVERE SENZA CISTIFELLEA

(Di Patrizia Coffaro)

Quando si parla di cistifellea, quasi sempre si pensa a qualcosa di secondario, un organo lì sotto al fegato che molti ritengono opzionale, un po’ come un accessorio che si può togliere e via. E infatti la realtà è questa, ogni anno centinaia di migliaia di persone si ritrovano in sala operatoria per farsela rimuovere, convinte che quel gesto risolverà magicamente i loro problemi digestivi. Ma la verità è molto diversa. Perché sì, puoi sopravvivere senza cistifellea, certo. Ma funzionare bene… è un altro discorso. E molte persone lo scoprono dopo, quando si ritrovano con gonfiore, intolleranze, diarrea, nausea, digestione lenta, bruciori, grassi che non vanno giù e un senso di malessere generale che nessuno aveva spiegato loro prima.

E allora ho pensato, facciamo chiarezza. Che succede davvero quando non hai più la cistifellea? Quali sono le strategie concrete che possono aiutare veramente chi l’ha rimossa e adesso sta cercando di far pace con il proprio intestino? Perché se c’è una cosa che dovrebbe essere chiaro come il sole é che il corpo ha una sua logica profonda. Niente nel corpo è stato messo lì tanto per... nemmeno la cistifellea.

La cistifellea è un piccolo serbatoio, ma custodisce qualcosa di preziosissimo, la bile. Quel liquido giallo-verdognolo che tutti nominano, ma che in pochissimi conoscono davvero. La bile non serve solo a digerire i grassi: è un detergente naturale, un disinfettante, un modulatore dell’infiammazione, una delle vie principali attraverso cui il fegato elimina tossine. Senza una bile che scorre bene, l’intera digestione non funziona. E senza una cistifellea che la immagazzina e la rilascia al momento giusto, il fegato deve arrangiarsi producendo un flusso continuo, ma più debole, più lento, molto meno preciso.

È un po’ come se togliessi il serbatoio alla macchina, la benzina arriva lo stesso, sì, ma a gocce. E quando accelera, quando c’è bisogno di più potenza, quando il percorso diventa impegnativo… il motore singhiozza. Con il corpo succede la stessa cosa: togli la cistifellea e la digestione diventa più fragile, più suscettibile, più reattiva.

E qui arriva il punto più importante di tutti... il fatto che il chirurgo ti abbia detto che non ti servirà più, e di vivere normalmente non significa che il corpo la pensi allo stesso modo. Perché il corpo ha memoria, ha biologia, ha dinamiche fisiologiche che non si cancellano con un bisturi.

Ed è per questo che tantissime persone, metà, secondo alcune ricerche, continuano a stare male anche dopo l’intervento. Si ritrovano con gonfiore, feci difficili da gestire, sensibilità ai grassi, stanchezza digestiva, nausea, diarrea o al contrario stitichezza persistente. E spesso vengono liquidate con il solito.... è normale, ci si abitua! No. Non è normale è frequente, che è diverso.

Ma se conosci il corpo, se capisci come funziona il fegato, se impari a sostenere il flusso biliare, allora sì: puoi veramente stare bene anche senza cistifellea. Non è un destino segnato é un percorso.

Partiamo dall’inizio, cosa fa davvero la bile?

La bile emulsiona i grassi, li sminuzza, li prepara agli enzimi pancreatici. Se manca questo passaggio, i grassi arrivano nell’intestino come blocchi troppo grandi, e il risultato è gonfiore, fermentazione, meteorismo, dolore e diarrea. Ma non solo, la bile regola anche il microbiota. Ha un’azione antimicrobica naturale, impedisce la proliferazione di batteri nocivi nell’intestino tenue. Quando il flusso biliare è debole, l’intestino diventa terreno fertile per sovracrescita batterica, disbiosi, sintomi strani che non si collegano subito all’assenza della cistifellea ma che in realtà dipendono proprio da lì.

E allora cosa devi fare dopo l'intervento, o se stai cercando di evitare l’intervento, per far funzionare tutto meglio? Prima cosa... capire che il corpo ha bisogno di aiuto. Non è un fallimento... è fisiologia. Il fegato continua a produrre bile, ma senza serbatoio perde la capacità di concentrare e rilasciare quella bile nel momento giusto. Quindi serve aiutarlo, guidarlo, accompagnarlo.

La prima grande strategia è la dieta antinfiammatoria. Non esiste un corpo senza cistifellea che possa permettersi strappi continui. Zuccheri raffinati, fritti, affettati, latticini industriali, oli scadenti, farine raffinate, pasti pesanti di sera, tutto questo diventa un macigno per l’apparato biliare. Non solo fatichi a digerirlo, ma peggiori l’infiammazione, il ristagno, la qualità stessa della bile. La soluzione non è diventare rigidi, ma diventare intelligenti, dare al corpo alimenti che chiedono poca fatica e portano molto nutrimento.

Verdure amare, spezie, erbe, limone (se tollerato), cetroli, sedano, zenzero, curcuma, carciofi, prezzemolo, coriandolo, insalate verdi. Questi sono come sbloccanti naturali, aiutano il fegato a fluidificare la bile, le vie biliari a dilatarsi, la digestione a scorrere.

Seconda grande strategia... pasti piccoli. Senza la cistifellea, il corpo non gestisce bene i pasti pesanti. Sì, lo so, è banale, ma quante persone continuano a fare il pranzo della domenica tutte le sere? Il fegato non ce la fa. Molto meglio 3-4 pasti più piccoli, costanti, digeribili, e soprattutto niente cene pesanti. Il fegato di notte deve ripulire, non digerire.

Terzo pilastro, aumentare l’acidità gastrica, non diminuirla. Perché molte persone dopo la rimozione della cistifellea vanno in farmacia e prendono antiacidi perché sentono bruciori. Ma quel bruciore, spesso, non è troppo acido... è troppo poco. Se lo stomaco non acidifica bene, il pancreas non riceve il segnale giusto, la bile non fluisce nel modo corretto, e tutto si inceppa. Quindi sì, mele cotogne, zenzero, acqua e limone (se tollerato), aceto di mele biologico diluito in acqua, e per molti anche betaina HCL prima dei pasti (da assumere con abbondante acqua se no ti bruci la mucosavdello stomaco) sono strumenti preziosi. Non per forza per sempre, ma per un periodo strategico, per rieducare il corpo.

Poi c’è il discorso più grande di tutti... gli aiuti esterni. Quando non hai più la cistifellea, non è un tabù sostenere la digestione dall’esterno. E uno dei supporti più utili è l’ox bile, cioè i sali biliari. Sono letteralmente ciò che il corpo non riesce più a produrre in forma concentrata. Sono quel pezzo mancante che aiuta ad emulsificare i grassi, ridurre gonfiore e diarrea, migliorare l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Ovviamente vanno inseriti con criterio, all’inizio dei pasti, e testati con calma. Ma il miglioramento, per molti, è incredibile.

Accanto all’ox bile c’è un’altra sostanza che negli anni è diventata fondamentale e ne parlo spesso... il TUDCA. È un acido biliare che aiuta a fluidificare la bile, a pulire i dotti, a ridurre l’infiammazione interna, a migliorare tutto il traffico biliare. È come aprire un rubinetto che da anni era semichiuso. E quando il flusso biliare torna a scorrere, cambiano la digestione, la pelle, l’energia, la regolarità intestinale.

E poi, i miei amati impacchi di olio di ricino...meritano un discorso a parte. È una di quelle pratiche antiche che sembrano da nonna, ma che in realtà funzionano per meccanismi fisiologici semplici e potentissimi. Il calore, la viscosità dell’olio, l’assorbimento transdermico: tutto questo aiuta a dilatare i dotti biliari, a sciogliere tensioni, a migliorare la motilità intestinale. Non fa miracoli, ma crea terreno. E nella salute digestiva il terreno è tutto.

E poi, ovviamente, c’è il fegato. Perché se non c’è più la cistifellea, il fegato diventa il vero protagonista. E allora bisogna proteggerlo, nutrirlo, sostenerlo, alleggerirlo. Idratazione abbondante, tisane amare, camminate, sauna infrarossa se possibile, sonno profondo, gestione dello stress. Perché il fegato soffre moltissimo lo stress emotivo: basta una settimana di tensione per ritrovarti gonfia come un palloncino. E non c'è integratore che tenga se il sistema nervoso è in allarme.

La verità è che vivere senza cistifellea non significa vivere male. Significa vivere con consapevolezza. Significa trattare la digestione come qualcosa di sacro, non come una pattumiera per tutta la giornata. Significa ascoltare i cibi che ti parlano, osservare le risposte del corpo, capire cosa ti gonfia, cosa ti infiamma, cosa invece ti nutre.

Significa ricordarsi che la rimozione della cistifellea non cura nulla....elimina un contenitore, non la causa. Ma se tu elimini la causa, se tu sostieni il fegato, se tu aiuti le vie biliari, allora puoi stare benissimo. Anche meglio di prima.

E sai cosa mi piace sempre dire a chi pensa che l’intervento abbia segnato il suo destino? Che il corpo ama la coerenza. Se tu lo sostieni, lui risponde sempre. E risponde più velocemente di quanto immagini. Ho visto donne che dopo anni di diarrea post-intervento ritrovano la normalità con due piccoli accorgimenti. Ho visto uomini che da decenni non digeriscono un piatto di pesce e finalmente lo tollerano grazie a un supporto biliare mirato. Ho visto persone riprendere energia, pelle luminosa, leggerezza.

Non è magia... è fisiologia rispettata.

E allora sì, se non hai la cistifellea puoi vivere bene. Ma devi essere tu, ora, a fare da regista. Non puoi più vivere in automatico. Devi conoscerti, scegliere e fare pace con un nuovo modo di mangiare, di respirare e di ascoltarti. Il corpo, quando lo accompagni, ti ripaga sempre.

XO - Patrizia Coffaro

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