
24/07/2025
Ieri in metropolitana ho visto una ragazza guardare una serie TV sul suo cellulare... a velocità aumentata.
Come si fa con gli audio di WhatsApp.
Un dettaglio piccolo, quasi insignificante, che per me è stato un campanello.
Mi sono chiesta: cosa ci spinge ad accelerare anche il tempo dell’intrattenimento? Quale bisogno si nasconde dietro questa urgenza?
È come se quella sequenza accelerata facesse da specchio ad un bisogno più profondo: fare presto, fare tanto, fare tutto, anche a costo di non sentire nulla davvero.
Guardare una serie a 1.5x può apparire una scelta banale, ma sul piano simbolico è anche una difesa: la difesa dall’intimità dell’esperienza.
Come se vivere le cose per davvero, assaporarle, lasciarsi toccare, fosse troppo rischioso.
Meglio consumare, archiviare, passare oltre.
In questo modo, il fare prende il posto dell’essere e l'azione prende il posto della presenza, col rischio di vivere una vita dove si fa tutto senza esserci mai davvero.
Forse è questo che ci spinge: la difficoltà a stare, a tollerare l’attesa, il silenzio, la lentezza. Forse consumiamo le esperienze più per archiviarle che per viverle davvero. Come se dovessimo riempire caselle, collezionare attimi, ma senza fermarci a viverli davvero, ad abitarli.
Credo che noi siamo più lenti di ciò che il mondo ci chiede di essere. Che l’anima abbia tempi dilatati, profondi, diversi. Ma noi corriamo e più corriamo, più ci allontaniamo da quella parte di noi che resta indietro. Si crea un distacco, come un senso di vuoto, una sensazione che possiamo chiamare stress, ansia, insoddisfazione...
Tempo fa ho incontrato un libro meraviglioso: "L’anima smarrita".
Racconta proprio questo: una persona che, vivendo troppo in fretta, perde la propria anima.
E che poi, a un certo punto, decide di fermarsi e di aspettarla: di lasciarle il tempo per tornare.
In un tempo che ci vuole sempre reattivi, compie un atto sovversivo: si ferma, rallenta.
Forse dovremmo anche noi rallentare abbastanza da permettere alla nostra anima di raggiungerci.
Come sarebbe fermarsi, rallentare, a cosa dovremmo rinunciare e cosa potremmo, invece, incontrare?
(Arte: Joanna Concejo, tratta dal libro L'ANIMA SMARRITA di Olga Tokarçzuk)