Dott.ssa Marika Aragona - Psicoterapeuta Torino

Dott.ssa Marika Aragona - Psicoterapeuta Torino Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento cognitivo costruttivista. Alla base del mio lavoro vi è Parcheggio gratuito disponibile nelle vicinanze.

Possibilità di accesso in studio privo di barriere architettoniche.

Ripropongo questo mio pensiero dello scorso anno, perché augurare "Buon Natale", per chi ha perso qualcuno o qualcosa, p...
22/12/2022

Ripropongo questo mio pensiero dello scorso anno, perché augurare "Buon Natale", per chi ha perso qualcuno o qualcosa, può non essere gentile. 🙏
•Gentilezza con accortezza•
L'ultimo colloquio prima di Natale io non sono solita augurare a tutti i miei pazienti il classico "Buon Natale!".
Chiedo prima, ad ognuno di loro, come passeranno questo periodo di festività.
Non per tutti è un periodo di gioia e serenità o di pausa dal lavoro.
Il Natale può essere molto doloroso per chi ha perso qualcuno o per chi ha lontano i propri affetti.
Per qualcuno può essere difficile rinunciare anche solo per una settimana alla psicoterapia.
O, semplicemente, non tutti sono soliti festeggiarlo.

Nel mio studio, nell'ottica per cui ci si prende cura dell'individualità di ogni persona che ho davanti,non concedo molto spazio agli auguri generalizzati.
Così, prima di salutarci, con qualcuno ci auguriamo buon Natale. 🎄
Con qualcun altro buona settimana o buon lavoro.📅
E con qualcun altro ancora condividiamo il fatto che sarà difficile, che non tutti potranno capire come si sente ma che saremo pronti per condividere il vissuto insieme, al prossimo appuntamento.✨

Invito ognuno di voi alla delicatezza, alla gentilezza.
Non augurate "Buon Natale" o "Buone feste" personalmente, se non siete certi che possa essere così.

In questa sede, e con queste premesse, auguro ad ognuno di voi di poter essere un po' più vicino di ieri a voi stessi, ai vostri bisogni e desideri.
Qualunque giorno sia per voi il 25 Dicembre...un giorno di festa, un giorno sofferto o di mancanza, un giorno lavorativo o un giorno come un altro.

Ho concluso oggi un corso di formazione sulla promozione della salute, dell'allattamento e della genitorialità responsiv...
04/05/2022

Ho concluso oggi un corso di formazione sulla promozione della salute, dell'allattamento e della genitorialità responsiva nei primi 3 anni di vita dei bambini. ✨
Perché, come dico sempre, quando nasce un bambino nasce anche una mamma e un papà...e un'intera comunità! Ed io ho sempre a cuore poter offrire alle nuove vite sostegno, corretta informazione e comprensione per un futuro migliore possibile. 🧡

•No! Ai baci e abbracci forzati•Perché penso che non sia un bene forzare i bambini a dimostrazioni di affetto come baci ...
29/04/2022

•No! Ai baci e abbracci forzati•
Perché penso che non sia un bene forzare i bambini a dimostrazioni di affetto come baci e abbracci? Proverò a spiegarlo qui di seguito.
💕🙏
«E dallo un bacio alla zia!»
«Dammi un bacino o non ti do la caramella!»
Quante volte avete sentito (o avete detto) frasi del genere nei confronti dei bambini?
Si sa che spesso si fa in "buona fede", ma avete mai provato a mettervi nei panni dei più piccoli?

Costringere i bambini a dimostrare affetto baciando, abbracciando e dicendo "ti voglio bene" non è rispettoso nei loro confronti.
I baci, le carezze e le parole di affetto hanno per loro un profondo valore simbolico e quasi "magico", che porta con sé un intenso scambio di emozioni e di significati (basti pensare a come un bacino su un bernoccolo faccia sparire subito il dolore e riapparire un sorriso!).💫

I bambini devono sentirsi liberi di decidere, e il loro affetto deve essere libero di manifestarsi nei modi e nei tempi che decidono loro.
Costringere un bambino ad abbracciare o baciare equivale a una sottile violenza nei confronti del suo corpo e delle sue emozioni, usati solo per "far piacere all'altro".

Un'altra cosa da evitare è "il baratto dei sentimenti": «Se non dai il bacino a nonna lei non ti vuole più bene!» «Dai un abbraccio a zia che così ti da' un regalo!» Per insegnare ai nostri bambini e futuri ragazzi il rispetto dei sentimenti, delle emozioni e del proprio e altrui corpo non possiamo che partire da qui: accogliere con fiducia e rispetto le loro emozioni e le loro (non) dimostrazioni di affetto, onorare e dare valore ai loro confini corporei.💞
Tutto questo significa rispettare e favorire l'autonomia fisica ed emotiva con cura e gentilezza.
Che prezioso regalo che possiamo fare ai nostri bambini! ✨

E se per caso siamo vulnerabili al giudizio degli altri, che potrebbero pensare che i nostri bambini siano dei selvaggi maleducati...sorridiamoci su 🙃, gli adulti che possono affrontare un rifiuto o un giudizio siamo noi, non loro.
Proviamo a trovare con i nostri bambini un'alternativa al bacio: "Dai batti il cinque a nonna!" "Allora proviamo a farle l'occhiolino e a volare da lontano un bacino?"

Vedrete che quando meno ve l'aspettate il vostro bambino troverà il suo modo di dimostrare amore, non perché glielo dice qualcuno, ma perché glielo dice il suo cuore.❤️
🙏✨

•UNA BASE SICURA• 👨‍🍼👩‍🍼 🏠Il post di oggi è il primo di una serie che pubblicherò, dedicato alle mamme e ai papà. A chi ...
31/03/2022

•UNA BASE SICURA• 👨‍🍼👩‍🍼 🏠
Il post di oggi è il primo di una serie che pubblicherò, dedicato alle mamme e ai papà. A chi si prende cura dei propri figli tra incertezze, dubbi e paure.
《Vai via adesso che è girato e non ti vede!》 Quante volte, da mamma e papà, vi siete sentiti dire queste parole nel momento in cui dovevate separarvi da vostro figlio? 💔

Quello che io, al contrario, dico sempre ai genitori che incontro, nel mio lavoro e nella vita di tutti i giorni, è di salutare sempre i propri figli, mai farlo di nascosto.

I momenti di separazione sono delicati, e spesso fonte di preoccupazione.
Il pianto del bambino è una reazione innata per richiamare la vicinanza del suo "caregiver" (=colui che si prende cura), per protestare contro il suo allontanamento ed esprimere le sue emozioni.🤍
In natura, tutti i cuccioli "piangono" e cercano di richiamare l'attenzione del caregiver quando si allontana: miagolano, cinguettano o guaiscono.
E questo vale anche per i cuccioli d'uomo che piangono o protestano.

Ecco perché è importante accogliere sempre il pianto del bambino, mettersi alla sua altezza, parlargli dolcemente, guardandolo negli occhi, baciarlo e dirgli 《ora devo andare via (per lavoro, per fare la spesa, per andare dal medico) ma tornerò a riabbracciarti e staremo di nuovo insieme》.
Non dite loro che non devono piangere, sarebbe come negare o squalificare quello che provano.
Se i bambini sono abbastanza grandi per capirlo, non dite loro che tornerete presto se sapete che non è vero. Date ai bambini dei riferimenti che possano comprendere tornerò all'ora di cena/dopo la merenda/dopo il pisolino pomeridiano》.

La comunicazione è importantissima affinché il bambino si senta compreso e legittimato nelle sue emozioni.✨🙏

Così facendo, potrà interiorizzare a mano a mano la figura del caregiver come coerente, disponibile, sicuro, che non sparisce all'improvviso e presente.. anche quando non c'è fisicamente!

E quando dovrete separarvi, saprà che al ritorno dall'asilo, dopo essere stato coi nonni o a passeggio con la baby-sitter , sarà ancora più bello tornare alla sua base sicura: le braccia di chi lo ama che lo stringono forte a sè.
♥️

Per consulenze genitoriali o colloqui in studio e online 💻è possibile contattarmi al numero 345/2142643 o all'indirizzo e-mail: psico.aragonamarika@gmail.com


"Lei dottoressa me lo consiglia?" mi chiese un pomeriggio, C.Aggiungendo "Mi hanno detto che è molto triste e io ho un p...
22/03/2022

"Lei dottoressa me lo consiglia?" mi chiese un pomeriggio, C.
Aggiungendo "Mi hanno detto che è molto triste e io ho un po' timore".
C. è una giovane ragazza con cui abbiamo intrapreso un percorso di psicoterapia un anno e mezzo fa.
Abbiamo quella che si dice un'ottima alleanza e relazione terapeutica, ci conosciamo e cooperiamo per un obiettivo comune: il suo benessere.🤍

Io ho letto questo libro la scorsa estate ed è diventato uno dei miei libri preferiti di sempre. Trovo sia splendido.
Quando C. mi ha chiesto il suo parere non ho avuto molti dubbi.
Perché la conosco bene, so quali sono le sue vulnerabilità e quali i suoi trigger (dicesi "grilletti") che potrebbero o meno provocarle un'intensa reazione emotiva.
"C. sì questo è quello che si dice essere un libro triste, ma vedi, si può imparare a non avere paura della tristezza, e di nessun'altra nostra emozione."
Inoltre, la protagonista di questo libro è una giovane donna che fa attraversa la sua tristezza e alcuni eventi terribili uscendone vincente, con delicatezza e profondo rispetto.
Ho detto "attraversa" non a caso, perché il dolore non può essere scacciato né negato. L'unico modo di prendersene cura è attraversarlo.✨

Ho così proposto a C. di leggerlo. E di parlarne insieme, per prenderci cura delle emozioni che sarebbero emerse.

Come immaginavo C. ha concluso il libro in meno di una settimana (è una lettrice appassionata e straordinaria):
"Aveva ragione dottoressa, è un libro triste sì...ma.
ne sono uscita col sorriso".

È così.
Un libro in cui la presenza del tema della morte e della fine porta a una infinità riconoscenza e celebrazione della vita.
Un libro che è un po' come la Vita stessa.🌸

Dal libro: "Sentivo quel che seminavo.
Mi inseminavo.
Eppure la terra desertica di cui ero fatta era molto più povera di quella dell'orto,era una pietraia.
Ma un filo d'erba può crescere ovunque e io ero fatta di quell'ovunque.
Una radice può attecchire anche nel catrame,basta una microfessura per fare penetrare la vita all'interno dell'impossibile"
🌱🌷

•Il cambiamento•Vi siete mai chiesti perché cambiare è così difficile, richiede così tanto tempo e perché a volte può an...
18/03/2022

•Il cambiamento•

Vi siete mai chiesti perché cambiare è così difficile, richiede così tanto tempo e perché a volte può anche spaventarci? 🌀
Ognuno di noi, essere umano che esiste nel mondo, ha necessità di un sistema di significati che dia ordine a quello stesso mondo in cui esiste, vive e agisce.
Questo sistema di significati è costruito nel corso degli anni a partire dal nostro primo respiro.
Quando soffriamo, stiamo male, e arriviamo a consapevolezza di ciò, tutto questo può sembrare fatalistico e risuonare come "Sono nato e cresciuto così, che ci posso fare ora?".
Lo capisco, davvero, ma non è proprio così.

Si può cambiare.
Certo, non in un battito di ciglia e non senza fatica.
Anche perché, ogni qual volta proviamo ad accomodarci alle novità, a cambiare punto di vista e modo di agire sulle cose, ad ampliare la nostra narrativa personale e relazionale (si traduce con: prendere consapevolezza di quello che sentiamo e per quali scopi e bisogni agiamo in un determinato modo) dobbiamo ammettere in una certa misura il fallimento dei nostri significati precedenti.
Di conseguenza, questo obbliga ognuno di noi ad attraversare un momento di caos. 🌪️

É proprio così: ogni grande cambiamento è preceduto da un momento di caos in cui ci sembra di non avere più alcun riferimento e punto fermo.
Così, per paura, può succedere di essere proprio noi stessi ad arginare il cambiamento, rimanendo ancorati e "preferendo" il vecchio sistema di significati che seppur disfunzionale ci sembra l'unico che conosciamo e l'unico che abbiamo.

Mi rendo conto che un tale discorso può apparire complesso e anche abbastanza astratto e ideale, quasi utopico.
Ma la verità è che il cambiamento che può avve**re in psicoterapia è un cambiamento straordinario, procedurale e profondo che non sempre le parole possono spiegare.
E io lo vedo.
Lo vedo e ogni volta mi rendo conto di quanto sia prezioso potervi accompagnare per un pezzo, attraverso il caos, a riveder le stelle.
✨🙏

• La diagnosi non è un'etichetta.•✨Che sia di disturbo di personalità, disturbo dell'umore o altro, anche se può spavent...
31/01/2022

• La diagnosi non è un'etichetta.•✨

Che sia di disturbo di personalità, disturbo dell'umore o altro, anche se può spaventarci, la diagnosi talvolta è necessaria.
Quando ci rivolgiamo a qualsiasi professionista della salute, siamo interessati a capire cosa abbiamo.
Facciamo un esempio.
Soffriamo da tempo di disturbi gastrointestinali, così ci rivolgiamo a un gastroenterologo e iniziamo una serie di analisi. Saremo senza ombra di dubbio interessati a sapere se si tratta di gastrite. Al pari degli stessi disturbi potremmo anche soffrire di celiachia. O di colon irritabile.
Vogliamo una risposta, affinché si possa seguire la cura più adeguata per poter stare meglio.
E allora perché quando si tratta della salute mentale, la diagnosi di un disturbo può spaventare così tanto?😥

Può darsi che si pensi che la diagnosi di un disturbo di personalità o dell'umore sia un'etichetta. Non modificabile. Una condanna.
Non è però proprio così.
Secondo Carlo Perris (per citarne solo uno) bisogna lavorare sul costrutto di "vulnerabilità individuale": insieme di dotazione biologica🧬 e modelli intrapsichici in continua interazione tra di loro.
Tra i fattori rilevanti troviamo il sistema motivazionale e affettivo relazionale, il senso d'identità, e il corredo genetico.
Al pari di uno di questi, tutti gli altri possono essere differenti.
Ne consegue che al pari di due diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, o di Depressione Maggiore gli individui che la condividono possono avere qualcosa in comune ma anche essere molto diversi tra di loro!

Restituire una diagnosi non significa ridurre il soggetto alla patologia. 🙅🏻‍♀️
Permette però al clinico di avere in mente principi generali condivisi per classificare e formulare un miglior percorso di cura.
Percorso di cura che sì, parte da suddetti principi ma poi si costruisce sulla specificità individuale e unica quale è la vita di ognuno di noi. 🤍

Un mio maestro una volta mi disse "Questa è la tua tigre" Quello che ti spaventa, che vorresti scacciare via. Come puoi pensare di vincere se volti le spalle alla tua tigre.
I felini il più delle volte attaccano alle spalle, Marika. Se fai così, vince la tua tigre.
Se, seppur con timore, guardi la tua tigre negli occhi puoi affrontarla e anche vincere." 🐅

L'insegnamento del mio maestro vorrei fosse prezioso anche per ognuno di voi, che trasforma la sua diagnosi nella sua tigre.

Abbiamo il diritto e il dovere verso noi stessi di conoscere quello che ci succede, dare un nome a quello che proviamo, ed eventualmente condividere una diagnosi con un professionista.
Per permetterci, anche con questa condivisione, di costruire la strada verso un maggior benessere.

L'ultimo colloquio prima di Natale io non sono solita augurare a tutti i miei pazienti il classico "Buon Natale!".Chiedo...
21/12/2021

L'ultimo colloquio prima di Natale io non sono solita augurare a tutti i miei pazienti il classico "Buon Natale!".
Chiedo prima, ad ognuno di loro, come passeranno questo periodo di festività.
Non per tutti è un periodo di gioia e serenità o di pausa dal lavoro.
Il Natale può essere molto doloroso per chi ha perso qualcuno o per chi ha lontano i propri affetti.
Per qualcuno può essere difficile rinunciare anche solo per una settimana alla psicoterapia.
O, semplicemente, non tutti sono soliti festeggiarlo.

Nel mio studio, nell'ottica per cui ci si prende cura dell'individualità di ogni persona che ho davanti,non concedo molto spazio agli auguri generalizzati.
Così, prima di salutarci, con qualcuno ci auguriamo buon Natale. 🎄
Con qualcun altro buona settimana o buon lavoro.📅
E con qualcun altro ancora condividiamo il fatto che sarà difficile, che non tutti potranno capire come si sente ma che saremo pronti per condividere il vissuto insieme, al prossimo appuntamento.✨

Invito ognuno di voi alla delicatezza, alla gentilezza.
Non augurate "Buon Natale" o "Buone feste" personalmente, se non siete certi che possa essere così.

In questa sede, e con queste premesse, auguro ad ognuno di voi di poter essere un po' più vicino di ieri a voi stessi, ai vostri bisogni e desideri.
Qualunque giorno sia per voi il 25 Dicembre...un giorno di festa, un giorno sofferto, un giorno lavorativo o un giorno come un altro.

•Le finestre illuminate•Uno dei miei viaggi preferiti, fin da bambina, era un viaggio immaginato. Un viaggio nelle vite ...
24/11/2021

•Le finestre illuminate•
Uno dei miei viaggi preferiti, fin da bambina, era un viaggio immaginato.
Un viaggio nelle vite che scorrono dietro le finestre illuminate.✨
Chissà quali storie, quali incontri.
Quali TV accese, Quanti "buonanotte"
Quali abbracci e quante solitudini.
Mi ritrovo sempre a (s)correre le strade della sera e sostare sulle finestre illuminate.

Questa sera ho pensato alla psicoterapia come alle imposte di una finestra illuminata.

Che lavoro straordinario per me, ma ancora più per ognuno di voi, quello di permettersi di aprirle un po',quelle imposte. Affacciarsi alla propria finestra illuminata, per vedere cosa scorre e cosa invece resta.

"Tanti sogni nell’aria tante
finestre in gemme,
tante donne in erba tanti tesori bambini
e la giustizia cinta delle più tenere meraviglie
delle più pure ragioni."
Paul Éluard

Non ce ne voglia Tiziano Ferro ma l'amore no, non è una cosa semplice.Come spesso racconto ai miei pazienti noi siamo fa...
09/11/2021

Non ce ne voglia Tiziano Ferro ma l'amore no, non è una cosa semplice.

Come spesso racconto ai miei pazienti noi siamo fatti di relazione ancor prima di ve**re al mondo. Basti pensare che quando veniamo alla luce siamo capaci di riconoscere, discriminare e preferire la voce o le braccia di chi ci ha cullato nella pancia.
Siamo fatti di relazione anche quando la relazione manca, è assente o disfunzionale.❤️‍🩹

Cosa succede nell'amore, che è fatto di relazione per eccellenza?
Forse avrete già sentito dire di come le nostre esperienze relazionali precoci abbiano un ruolo in merito alla scelta del partner, ad esempio. O in merito a come ci si sente in una relazione intima.
Tutto vero, verissimo, proviamo a guardarlo meglio 🧐

Introduciamo il termine "attaccamento".
Tale termine è stato proposto per la prima volta dallo psichiatra inglese John Bowlby, secondo cui ‘‘l’essere umano manifesta una predisposizione innata a sviluppare relazioni di attaccamento con figure genitoriali primarie’’.
Ecco cosa intendevo quando poco prima dicevo che siamo "fatti di relazione".
L’attaccamento (a cui corrisponde e risponde l' "accudimento" dato dalle figure adulte) è un “sistema” a due polarità: da una parte il bambino ricerca attivamente la vicinanza con le figure di attaccamento primarie, dall’altra cerca di soddisfare i bisogni di esplorare l’ambiente circostante.
Nella più ottimistica delle situazioni relazionali ed esistenziali, questo sistema soddisfa entrambe le polarità, esplorando l'ambiente sapendo di poter tornare in un "luogo" sicuro: la figura di attaccamento o le figure di attaccamento primarie (caregivers)🌈

Ora, la discussione più approfondita di questo così affascinante tema lo riprenderemo un'altra volta, ora ritorniamo alla domanda: cosa succede nelle relazioni intime in età adulta?

La teoria dell’attaccamento ci suggerisce come tale interazioni precoci durante l’infanzia abbiano un ruolo nel modo in cui gli individui percepiscono se stessi, gli altri e le relazioni.
Ripetute interazioni con le figure di attaccamento primarie generano quelli che Bowlby chiama Modelli Operativi Interni (M.O.I.), cioè rappresentazioni interne di Sè, delle figure di attaccamento, di se stessi nelle relazioni e del mondo. I M.O.I. persistono fino all'età adulta, influenzando il rapporto fra l’individuo e l’ambiente, determinando il tipo di percezione della realtà e il tipo di aspettative relazionali, comprese quelle relative alle relazioni di coppia.

Ora, caro Tiziano, capisci che se io entro in relazione intima portandomi dietro i miei M.O.I. con un altr* che si porta dietro i suoi M.O.I. .... la gestione di tutto ciò che ne consegue è tutt'altro che semplice?🤯

Ma, ATTENZIONE.
Attenzione, però, perché a leggerla così potremmo vederla come qualcosa di fatalistico, una relazione di causa-effetto.
Non è così, non è proprio così.
Tutto quello che abbiamo visto prima ha un certo margine di libertà.
É vero che le primissime interazioni hanno una certa importanza, ma hanno una grande importanza anche le relazioni future.
Successive relazioni interpersonali positive e "correttive" (o all'opposto, "traumatiche" o complesse) potrebbero essere in grado di modificare tali rappresentazioni di sé e dell'altro.
Dall’infanzia all’adolescenza, e dall’adolescenza all’età adulta (fino ad arrivare all'età senile) importanti esperienze di attaccamento possono modificare i MOI sui quali l’individuo articola le proprie relazioni sociali.

Qual è il più classico degli esempi in tal senso? LA PSICOTERAPIA.♥️✨
Il rapporto che si stabilisce tra paziente e psicoterapeuta è d'altronde una relazione di cura, una relazione di cura cooperativa e sicura.
In questo scenario, in un luogo sicuro in assenza di giudizio, il processo di cambiamento che viene promosso dalla psicoterapia può essere letto anche come un cambiamento in merito ai propri M.O.I.

In conclusione, l'amore, perfino quello materno o paterno non è una cosa semplice per tutto quello raccontato sopra (e ve lo racconterò più in dettaglio un'altra volta, questa è un'estrema sintesi).
Attraverso la psicoterapia, la presa di consapevolezza, il racconto della propria storia di vita è possibile però promuovere un cambiamento dei modelli relazionali dell’individuo, quindi dei Modelli Operativi Interni.
Per poter vivere, di conseguenza, le relazioni intime e affettive con consapevolezza, capire quello che ci succede per starci in maniera più comoda e con rinnovati sentimenti.
🌈✨

Dott.ssa Marika Aragona
Ricevo su appuntamento a Leini (Torino), in studio e via Skype.

Bibliografia:
Bara B. G. Dinamica del Cambiamento e del non cambiamento Torino: Boringhieri, 2007
Bara B.G. Il terapeuta relazionale Torino:Boringhieri, 2018
Bowlby, J. (1969).Attaccamento e perdita. Vol. 1: L’attaccamento alla madre. Torino: Boringhieri, 1972.
Bowlby, J. Attaccamento e perdita. Vol. 2: La separazione dalla madre. Torino: Boringhieri, 1975.
Bowlby, J. Attaccamento e perdita. Vol. 3: La perdita della madre. Torino: Boringhieri, 1983.

✋Stop allo stigma sulla salute mentale.La salute mentale è una cosa seria.Ed è per questo che condivido questi pensieri ...
13/10/2021

✋Stop allo stigma sulla salute mentale.
La salute mentale è una cosa seria.

Ed è per questo che condivido questi pensieri per sollecitare tutti noi professionist* a pensare, a lavorare e a diffondere informazioni sulla salute mentale in maniera seria.

È ormai pieno di pagine social di più o meno professionist* (?) e/o esperti* (?) che con zero atteggiamento deontologico professionale puntano il dito contro "i narcisisti" , "i border", "gli psicotici". Tutto questo non fa certo bene alla categoria professionale e, tantomeno, agli utenti.
Il disturbo narcisistico è un disturbo, per l'appunto. Il disturbo borderline è un disturbo, così quello evitante, dipendente, schizoide e il DSM tutto.
Sono condizioni di SOFFERENZA che meritano RISPETTO.
Perché forse ci si dimentica che dietro il narcisista, il dipendente o il borderline ci sono persone.
Ebbene sì, persone.
E come tutte le persone anche loro hanno il diritto, quando e se vogliono, di essere aiutate da professionist* che rispettano l'etica e l'assenza di giudizio.

Che poi, voglio dire, io al* mi* collega in privato posso anche parlare di come con quel* paziente ci siano delle difficoltà nella relazione terapeutica.
Siamo umani, tutti. Siamo fatti di relazione, tutti.
E sapete che ci faccio con quella sensazione? Umilmente, ci lavoro sopra. Si va in supervisione, mi faccio delle domande, cerco delle risposte.

E mi raccomando, non pensate che la vostra condizione di sofferenza sia più o meno degna di un'altra. Non è così.
Si soffre tutti, in modi diversi.
Cercate professionisti competenti, ce ne sono tanti per fortuna, che senza giudizio e in un clima di cooperazione possano aiutarvi.

Ripeto: la salute mentale e il parlare di salute mentale, sono una cosa seria.
Prendiamocene la responsabilità.

Un lutto, un matrimonio, la nascita di un figlio.L'inizio dell'università, la fine dell'università, un nuovo lavoro.Una ...
04/10/2021

Un lutto, un matrimonio, la nascita di un figlio.
L'inizio dell'università, la fine dell'università, un nuovo lavoro.
Una relazione finita, una relazione appena iniziata.
Nella vita accadono molte cose.
Eventi reali, oggettivi, che possono essere in comune nella vita di molti di noi.
Appartengono alla condizione umana universale eppure sono vissuti, per ognuno di noi, in maniera estremamente soggettiva.

Ecco perché è importante mantenere un atteggiamento curioso in merito alla propria gioia, alla propria sofferenza.
"Ok ha detto che questa cosa l'ha fatta arrabbiare, ma arrabbiare come?"
Sotto quello che noi chiamiamo rabbia,oppure gioia o ancora tristezza ci sono differenti dinamiche relazionali e altrettante costruzioni di significato personale.

Facciamo un esempio.
Tizio ci racconta che lunedì si è arrabbiato molto con un collega, a lavoro.
Caio ci racconta che lunedì si è arrabbiato molto con un collega, a lavoro.
Mi pare possa essere letta come la stessa situazione, no?
Eppure se andiamo a chiedere a Tizio come si è arrabbiato racconterà una percezione anche somatica della rabbia possibilmente diversa da Caio.
Se andiamo a chiedere a Caio come si è sentito, magari ci racconterà di essersi sentito in colpa, al contrario di Tizio che ha provato invece disprezzo per il collega.
Se manteniamo un atteggiamento curioso e andiamo a ricostruire ancora un po' la situazione arriveremo a scoprire che Caio si è sentito un fallito,inadeguato. Tizio invece sente di aver fatto la cosa giusta perchè pensa che la colpa sia stata del collega.

E questo può essere solo il punto di partenza di un'indagine ancora più approfondita fatta di significati, corpo, pensieri, relazioni e ricordi.
Un'indagine che può restituirci consapevolezza, senso di coerenza del sé e un nuovo punto di vista sulle cose, e partire da tutto questo anche un nuovo modo di agire e relazionarsi.

Dott.ssa Marika Aragona
Leini (Torino) su appuntamento e su Skype 🌐🖥️

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