Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo

Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo, Psicologo, Imperia.

Psicologa Clinica, Psicologa Forense, Psicologa Investigativa, Psicosomatologa, Criminologa, Criminal Profiler, Psicologa specializzata in Analisi Comportamentale, Psicopatologia, Psicodiagnostica Forense, e nella Clinica Psicoanalitica dei Nuovi Sintomi

05/08/2025

Il diritto alla rivolta

04/08/2025

Quando le Brigate Rosse negli anni 70 hanno sparato a Valerio di Marco della Innocenti in viale Argonne, io mi trovavo a due passi (letteralmente) di distanza dall’evento, stavo andando a prendere la mia merenda, nel mio solito panificio da « Vittoria », in una delle rarissime volte nelle quali mia madre mi accompagnava a scuola. Quando rivendicano ancor oggi le loro azioni criminose con orgoglio, dicendo che loro colpivano solo singoli personaggi presi di mira, e non gli innocenti, per l’appunto, non stanno tenendo conto delle vittime secondarie, dei testimoni oculari, passanti, famiglie delle vittime, delle scorte innocenti. Ancora una volta dimostrano di avere una concezione dell’Altro distorta, considerandolo come subordinato e strumentale solo al raggiungimento dei loro interessi, ossia cercare di donare socialmente una parvenza di umanità anche quando le loro azioni raccontavano ben altra storia, di una spietatezza ai confini con la crudeltà. L’ossessione che ancora conservano per l’immagine che lasciano di se stessi, senza tener conto della sostanza, inoltre, denota una forma di sdoppiamento della personalità, una dissociazione, una frattura tra il loro vero Sé e quello che vogliono mostrare di essere, che culmina spesso in una interpretazione allucinatoria della realta’, tipica delle psicosi gravi, il cui sintomo predominante é appunto l’esclusione totale non solo dell’Altro, ma di tutti gli Altri, intesi come comunità e società.

04/08/2025
04/08/2025

Alle volte basta osservare l’atteggiamento ed il comportamento di una persona per risalire alle sue azioni antecedenti. Il corpo, infatti, ed i suoi movimenti nello spazio, spesso parlano chiaramente e meglio delle parole, che in certi casi vengono usate solo per dissimulare. La mente mente, il corpo non mente

02/08/2025

Quando il nemico è in casa: la dinamica tossica dell’alleanza mortale tra madre e compagna

L’omicidio di Alessandro Venier, fatto a pezzi con un’ascia e occultato in sacchi neri nel garage di casa, non è solo un fatto di sangue che ha scosso Gemona del Friuli.

È lo specchio deformato e agghiacciante di una dinamica relazionale profondamente tossica, in cui le logiche di potere, controllo e percezione distorta dell’altro assumono contorni criminali.

In questa vicenda, la convergenza di due figure femminili — la madre Lorena Venier e la compagna Marylin Castro Monsalvo — apre lo scenario inquietante di un’alleanza disfunzionale, spesso sottovalutata nella narrativa criminologica, ma ben documentata in letteratura: l’alleanza tra due donne emotivamente fragili, isolate o rese vulnerabili, che finiscono per alimentarsi a vicenda nella costruzione di un “nemico interno” da eliminare.
La madre: presenza forte, ingombrante, forse mai realmente “separata” dal figlio, ancora centrale nelle dinamiche familiari. Una figura che può sviluppare un controllo affettivo asfissiante e un forte risentimento verso qualsiasi donna che ne metta in discussione il ruolo o verso il figlio stesso se percepito come disallineato ai suoi bisogni.

La compagna: più giovane, straniera, da poco madre, probabilmente in stato depressivo (si ipotizza una forma di depressione post partum), forse priva di supporti esterni. In una condizione di sudditanza psicologica e affettiva, che la rende estremamente permeabile all’influenza della suocera.

Lui: l’uomo al centro, non più partner o figlio, ma “elemento disturbante”, fonte di frustrazione, giudizio, minaccia o violenza (questo aspetto è ancora al vaglio).

Il suo comportamento, secondo quanto trapelato, sarebbe stato autoritario, svalutante, potenzialmente aggressivo — non è un dettaglio irrilevante, ma non giustifica l’esito estremo.

In molti casi di omicidio familiare a sfondo relazionale, la vittima viene lentamente disumanizzata all’interno della bolla relazionale tossica.

Non è più un padre, un compagno, un figlio. Diventa un “oggetto persecutorio”, un tiranno domestico, un ostacolo alla quiete.

E l’omicidio può assumere, nella mente di chi lo compie, una funzione “liberatoria” o “riparatrice”.

L’aspetto disturbante del caso Venier è proprio questa apparente freddezza dell’esecuzione e del post-delitto:
• Chiamano il 112 dopo aver tentato di disfarsi del ca****re.
• Non appaiono in uno stato di shock ma “funzionali” alla gestione della scena.
• Nessuna reale confessione emotiva, ma solo gesti “necessari” a far sparire l’uomo.

Qui non parliamo (almeno per ora) di follia psicotica o delirio. Parliamo di qualcosa di più disturbante e socialmente invisibile: una deriva manipolativa, narcisistica e simbiotica, dove due soggettività si fondono per produrre una realtà parallela, in cui l’altro diventa ingombrante, persecutorio, eliminabile.

Questa non è solo una storia di violenza. È una storia di percezione distorta, di alleanze manipolative, di trasformazione del legame familiare in campo di battaglia.

In psicologia clinica forense, queste dinamiche possono essere descritte attraverso:
• Sindrome di simbiosi narcisistica madre-figlia/nuora.
• Dinamiche di co-dipendenza affettiva e collusione omicidaria.
• Distorsione cognitiva condivisa (folie à deux relazionale).
• Possibili tratti antisociali o borderline nella gestione del conflitto.

La frase “non apparecchiava la tavola” — riportata come uno dei “motivi” dell’escalation — ci ricorda brutalmente che il crimine non sempre nasce da grandi traumi. A volte è solo l’esito finale di una quotidianità malata, dove la frustrazione e l’odio sedimentati nel tempo trovano sfogo nella violenza assoluta.
Questo caso impone una riflessione profonda su quanto può diventare pericolosa una dinamica familiare in cui si perde il confine tra amore e possesso, tra protezione e controllo, tra delusione e punizione.
Non sempre il pericolo ha il volto di uno sconosciuto. A volte, vive in cucina, siede al tuo tavolo, e ti toglie la vita quando smetti di essere funzionale alla narrazione di qualcun altro.

02/08/2025

In tanti mi avete scritto per chiedermi: “Come si può?”

Come può una madre uccidere il proprio figlio.
Come può farlo a pezzi.
Come può poi andare a lavoro, accudire pazienti, rispondere al telefono, sorridere persino.
Come può vivere due realtà parallele: quella del crimine e quella della normalità.

È la domanda che ci resta addosso.
Una madre che chiama “figlia” la compagna del figlio che ha appena aiutato a uccidere.
Una madre che seppellisce un corpo in un bidone e poi si veste, si trucca, timbra il cartellino.

Come si può?

Ma da psicologo so che questa non è solo una domanda di sconcerto.
È una difesa.
Un modo per allontanare da noi l’idea che anche un essere umano apparentemente normale possa compiere l’inimmaginabile.

Perché la verità è che certe follie non urlano. Non tremano. Non si vedono.
Restano sotto pelle, lucide, silenziose, funzionali.
Fino al collasso.

Non c’è nulla di improvviso in questi atti.
C’è una storia.
Ci sono dinamiche malate che si sono annidate negli anni.
C’è forse un figlio mai davvero amato. E una “figlia” idealizzata.
Un triangolo affettivo perverso, dove la gelosia, il possesso e la simbiosi si sono mescolati fino a cancellare ogni confine.

E allora la vera domanda è:
quante relazioni tossiche si nascondono dietro le pareti di una casa?
Quante “famiglie normali” sono prigioni affettive senza via d’uscita?
E quante volte preferiamo non vedere, perché vedere significherebbe intervenire?

Questa non è solo una storia di sangue.
È una storia di dolore, di disumanità, di silenzi mai rotti.

Serve più cultura psicologica.
Serve educare ai legami sani.
Serve smettere di pensare che “in certe famiglie non possa succedere”.

La mente può crollare.
L’amore può trasformarsi in veleno.
Il silenzio può diventare complice.

Non per giustificare.
Ma per prevenire.
Perché dietro ogni “Come si può?”,
c’è sempre un “nessuno ha voluto vedere”.

28/07/2025

Abbiamo confuso la libertà con l’esibizione.
L’autostima con la mercificazione.
L’intimità con il contenuto.

Alle ragazze stiamo insegnando che per contare devono vendersi.
Ai ragazzi, che tutto si può comprare.
E intanto chi dovrebbe educare… molto spesso scrolla.

Abbiamo trasformato es**rt in guide spirituali.
E influencer del corpo in modelli educativi.
Non è libertà.
È un fallimento culturale.

25/07/2025

Roberta Bruzzone ci insegna che il vero coraggio non è non cadere mai, ma sapersi rialzare anche col mascara colato

Indirizzo

Imperia
18100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Sito Web

https://www.centronazionalevittimerelazionali.com/biopsicologi,

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare