25/08/2025
Se hai praticato con noi hai scoperto che secondo Patañjali, uno dei metodi per calmare la mente è quello di concentrarci sul pensiero o sull’immagine di qualcuno che è libero dagli attaccamenti e dalle passioni umane.
Nella tradizione indicato con il termine “Vīta Rāga”, e con la figura del maestro spirituale.
Non mi sono mai sentita a mio agio con la parola Maestro, ancora meno a mio agio di fronte ai Guru.
Addentrarsi nel rapporto Maestro-allievo significa ripercorrere una storia millenaria fatta di devozione e trasformazioni profonde, ma anche di illusioni e ferite.
Il sapere, un tempo, veniva trasmesso da maestro ad allievo in una catena vivente chiamata paramparā: non semplice informazione, ma esperienza incarnata, trasmessa attraverso lo sguardo, la voce, il silenzio.
Oggi, il contesto è radicalmente cambiato. La conoscenza è ovunque, e questo impatta anche sulla relazione tra maestro e allievo.
Una cosa che ho imparato grazie agli incontri con persone che considero maestri, è che non è detto che ciò che vedi fare dagli altri sia la via giusta per te.
Per anni mi sono sentita “sbagliata”, non pronta, “mancante”. Col tempo ho compreso che alcuni sentieri sono fatti per essere percorsi senza un maestro incarnato, e che il maestro che cerchiamo potremmo trovarlo proprio dove non stiamo posando lo sguardo: dentro di noi.
Forse lo abbiamo già incontrato, forse anche più di una volta.
Questa verità mi ha liberata: ognuno di noi vive il rapporto con il maestro in modo unico e irripetibile. Non esiste una regola assoluta. Non esiste un modello da copiare.
Tu che cosa ne pensi? Ti leggo nei commenti 🧡
Con amore,
Silli
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