Slow Medicine ETS è un movimento, un progetto culturale, un’associazione di cittadini, pazienti,
18/07/2025
L’esplosione delle diagnosi
Tutti noi fatichiamo a vivere nell'incertezza. Vogliamo risposte. Vogliamo che i nostri acciacchi vengano spiegati e vogliamo essere sicuri che non si trasformino in qualcosa di grave. vogliamo che ogni disturbo abbia una diagnosi. “Le spiegazioni mediche sono diventate il cerotto che usiamo per aiutarci a gestire questa delusione". Scrive Richard Smith sul BMJ. Purtroppo, ci sono poche prove che definire una diagnosi per ogni disturbo porti a un miglioramento nella vita, nelle relazioni o nel lavoro. Appiccicare a una persona l’etichetta con il nome di una malattia “ha il potere di creare malattie in assenza di malattia perché pensieri, idee ed emozioni vengono agiti attraverso il corpo". Spesso i sintomi si manifestano o si aggravano dopo la diagnosi. Gli screening di non provata efficacia aumento le diagnosi di patologie ininfluenti sulla vita di una persona e non riducono la mortalità legata alle patologie gravi.
Pubblicati sul New England Journal of Medicine una importante ricerca che riguarda le riflessioni di questi giorni.
Sono stati ricavati dati da 2.078.948 persone di 39 paesi e 6 continenti per stimare il rischio di malattie cardiovascolari e di morte per qualsiasi causa nel corso della vita fino a 90 anni.
La stima è stata calcolata rispetto alla presenza a 50 anni dei 5 principali fattori di rischio
ipertensione arteriosa,
iperlipidemia,
sovrappeso oppure obesità,
diabete,
fumo.
L'assenza di cinque fattori di rischio a 50 anni è stata associata a un'aspettativa di vita superiore di oltre un decennio rispetto alla presenza di tutti e cinque i fattori di rischio, in entrambi i sessi. Le persone che hanno modificato l'ipertensione e il fumo nella mezza età hanno avuto rispettivamente il maggior numero di anni di vita aggiuntivi senza malattie cardiovascolari e decessi per qualsiasi causa.
La finta prevenzione illude di controllare l’insorgenza delle malattie, quella vera la riduce. http://bit.ly/3GothTu
14/07/2025
Si è allungata la lista delle persone che hanno aderito al nostro documento su “Vera e Finta prevenzione. Fare più check-up non significa ridurre il rischio di ammalarsi”.
Ecco il documento aggiornato con le vostre adesioni
12/07/2025
“Integratori di magnesio e potassio? Sono solo una moda estiva". Un approfondito articolo di Altroconsumo. Se non volete leggere tutto l’articolo, le conclusioni sono: " puoi farne a meno, basta seguire una dieta sana e ben bilanciata".
Medicina, salute, buon cibo. Cosa hanno in comune? Uno stimolante webinar condotto da Franca Braga? Vicepresidente di Slow Medicine, mercoledì 16 luglio alle 18.
Medicina, salute e buon cibo, cosa hanno in comune? 📅 Martedì 16 luglio alle 18:00, in diretta sul canale YouTube di Scienza in rete, parleremo di salute, alimentazione e buone tecniche culinarie insieme al Prof. Michele Rubbini, coautore del libro Medicina Culinaria, pubblicato con Zanichelli e...
02/07/2025
Un articolo su “Il fatto alimentare” riprende il tema dei rischi della diffusione dei ‘pacchetti prevenzione’.
Check-up, pacchetti prevenzione e screening inutili: quando la salute diventa un prodotto di consumo molto costoso
01/07/2025
Vera e finta prevenzione
Come Slow Medicine ETS siamo stati sollecitati da alcuni soci a prendere posizione sul dilagare dei 'pacchetti prevenzione' proposti da laboratori, farmacie e cliniche private. Si spaccia come ‘prevenzione’ (evitare comportamenti insalubri e favorire l’adesione a uno stile di vita sano) accertamenti che favoriscono sprechi di risorse senza produrre salute e con il rischio reale di aumentare il numero di esami impropri, di sovra diagnosi e di sovra trattamenti, i cui costi ricadono principalmente sul SSN.
Con la collaborazione di esperti e di società scientifiche è stato scritto un documento e inviato il 1° luglio al Ministro della Salute prof. Orazio Schillaci affinché: “ponga in essere interventi educativi e informativi che evidenzino i rischi di una diffusione incontrollata di test non necessari e interventi legislativi per riformulare le convenzioni con le strutture private su questi aspetti”.
Chi condivide il contenuto del documento può inviare un’e-mail a presidente@slowmedicine.it
indicando nome, cognome e affiliazione. Sul sito verranno man mano aggiunte le adesioni pervenute.
30/06/2025
Noi siamo la nostra biografia
“Negli ultimi quattro anni abbiamo chiesto ai pazienti, prima di un intervento chirurgico importante, di scrivere e condividere una breve biografia: ‘Presentati come vuoi essere conosciuto dalle persone che si prenderanno cura di te. Raccontaci anche cosa è importante per te e cosa è importante che il personale sappia per prendersi cura di te come persona e non solo come portatore della tua malattia’.
Non ci aspettavamo una risposta così positiva da parte di pazienti e familiari”, così scrive.
Pietro Majno-Hurst chirurgo della divisione epato-pancreo-biliare dell’università di Lugano. “La condivisione delle biografie si è rivelata uno strumento accessibile ed efficace per stabilire una connessione e un'assistenza migliori”.
Qualche chirurgo vuole iniziare a farsi scrivere le biografie dei per migliorare la relazione con i pazienti?
Secondo Owen, professore di medicina psicologica, etica e diritto al King’s College di Londra, la questione del suicidio assistito (approvato recentemente dalla Regione Toscana) non deve essere affrontato come una opzione terapeutica, ma come una questione esistenziale. L’attuale discussione a livello nazionale dovrebbe tenerne conto e non limitarsi ad affrontare questioni procedurali e di rimborsi.
Le aspettative terapeutiche dei pazienti sono importanti?
Le aspettative terapeutiche dei pazienti possono influenzare gli esiti del trattamento in diverse condizioni mediche e modalità di trattamento. Le aspettative positive possono prevedere effetti terapeutici migliori, mentre le aspettative negative possono prevedere una riduzione degli effetti terapeutici e un aumento degli effetti avversi. Rispondere alle aspettative dei pazienti può migliorare i risultati del trattamento e ridurre gli effetti avversi. Le strategie basate sule prove di efficacia consentono ai medici di trasmettere aspettative realistiche, migliorando gli incontri clinici.
Il 20 giugno scorso l’attuazione della tassa sulle bevande dolcificate (sugar tax) è stata rinviata per la settima volta dall’approvazione nella manovra di fine anno del 2020. L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non ha ancora approvato la sugar tax e ci sono molti segnali che prima o poi verrà abolita definitivamente, anche se lo Stato deve rinunciare a circa 280 milioni all’anno. Questo introito potrebbe essere accantonato per finanziare programmi volti alla riduzione dei consumi di alimenti considerati nocivi (bevande dolcificate, prodotti ultra-processati, alcoolici) riducendo il costo dei trattamenti di obesità e diabete. Secondo l’Ocse, ogni italiano paga 289 euro di tasse in più ogni anno per coprire i costi dell’obesità.
Lo scopo di questa piccola tassa è quello di promuovere abitudini alimentari più sane, scoraggiando il consumo di prodotti ritenuti pericolosi per la salute. L’eccesso carboidrati a rapido assorbimento è infatti tra i principali responsabili di obesità, diabete e altre patologie croniche. Era previsto che la tassa determinasse un aumento del costo di 10 centesimi per litro; è stata successivamente ridotta a 5 centesimi e infine rinviata sine die per compiacere l’industria delle bibite.
La sugar tax è utile per ridurre l’incidenza di malattie riconducibili a un eccessivo consumo di zuccheri? Nei Paesi in cui una tassa simile è già stata applicata i cambiamenti sono stati modesti, ma è importante creare la consapevolezza che l’abuso di bevande dolcificate può essere nocivo.
21/06/2025
La buona semina
Una ragazza si sveglia in rianimazione. Non sa cosa sia successo. Personale cha va e viene. Rumori angosciosi. La paura. Una dottoressa, con un italiano incerto, ma una grande empatia, “avvicina una sedia al letto: “A me puoi dire tutto, senza segreti. Ti puoi fidare”. Ha atteso qualche istante per darmi il tempo di raccogliere i pensieri e metterli un po’ in ordine, confusa com’ero".
Un’altra Storia Slow che insegna molto più di tanti corsi teorici.
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Nasce dall'incontro di persone che, con esperienze e culture diverse, hanno operato ed operano all'interno del mondo delle cure per la salute e che negli ultimi trent’anni hanno prodotto pensiero e ricerca sul sistema sanitario dal punto di vista organizzativo, strutturale, metodologico, economico, comunicativo.
L’idea che i fondatori di Slow Medicine condividono è che cure appropriate e di buona qualità e un’adeguata comunicazione fra le persone riducano i costi dell’organizzazione sanitaria, riducano gli sprechi, promuovano l’appropriatezza d’uso delle risorse disponibili, la sostenibilità e l’equità dei sistemi sanitari, migliorino la qualità della vita dei cittadini nei diversi momenti della loro vita.
SOBRIA, RISPETTOSA, GIUSTA
Sono le parole chiave che sintetizzano questa idea di cura basata sulla sostenibilità, sull'equità, sull'attenzione alla persona e all'ambiente.
Slow Medicine è una rete:
Per la loro storia, per l’esperienza professionale e per l’attività che svolgono, i fondatori di Slow Medicine si collocano in punti diversi del sistema della cura: dalla qualità all'organizzazione sanitaria, dalla formazione alla prevenzione, alla medicina sociale, alla comunicazione visiva. Questo fa di loro una rete attiva e dinamica, in cui ognuno contribuisce con il proprio pensiero e la propria esperienza all'obiettivo di riproporre un sistema sanitario di qualità sostenibile.
La rete è in costante espansione, perché Slow Medicine ha l’obiettivo di coinvolgere professionisti sanitari, associazioni di professionisti, cittadini, associazioni di pazienti e di familiari in un laboratorio in progress di progettazione di buone pratiche di aiuto e di cura. In questo senso definiamo Slow Medicine una rete di idee in movimento, che si avvale della prospettiva sistemica, del counselling, della medicina narrativa, dei principi del design, dell’educazione degli adulti e degli strumenti per la qualità per attivare momenti di confronto, partecipazione e progettazione collaborativi fra operatori e cittadini interessati alla propria salute, e per realizzare in concreto una modalità di cura più sobria, più rispettosa, più giusta.