28/09/2025
In consultorio riflettiamo spesso sulla dimenticanza agita dall'educazione, dalla cultura, dalla politica verso il corpo.
Nei social l'attenzione al corpo sembra primeggiare ma per lanciare esche che catturino approvazione.
Vorremmo proporre un punto di vista che parla con voce più discreta ma che si focalizza sul corpo come strumento di messaggi da ascoltare con maggiore sensibilità.
Vi proponiamo, per questo, il post del Gruppo Solidarietà che si sofferma sul corpo di chi ha tanti anni alle spalle
Quando il corpo dice NO: la cura comincia dall’ascolto
Letizia Espanoli, https://letiziaespanoli.com/
Ci sono gesti che nella quotidianità sembrano semplici: un cambio, una doccia, la colazione. Ma un giorno, senza preavviso, il corpo dell’altro si irrigidisce. Non vuole. Non si lascia aiutare. Chi lavora nella cura lo sa: quel “no” improvviso può sfiancare. Eppure, è lì che comincia la domanda più potente: stiamo davvero ascoltando la persona?
Il rifiuto non è un fallimento. È un messaggio. In ogni gesto che si oppone alla nostra routine — un braccio che si chiude, uno sguardo che si spegne, un corpo che si gira — c’è una voce silenziosa che chiede rispetto.
È il corpo che ci parla, anche quando la mente si è fatta più fragile. È la persona che ci chiede: “Non andare così veloce. Non invadere. Guardami, prima di toccarmi.”
🌱 Le neuroscienze ci dicono che anche nella demenza, il cervello conserva il “body schema”, la mappa di sé. Un gesto, se non è preceduto da uno sguardo, da una parola, può essere letto come minaccia. L’amigdala — che registra il pericolo — si attiva. Anche un atto tecnicamente corretto, se non è relazionalmente gentile, può essere vissuto come un’invasione.
Il corpo è biografia. Ogni centimetro della pelle ha memoria. Ogni tocco può svegliare emozioni, storie, traumi antichi. E noi?
• Siamo capaci di toccare senza ferire?
• Di aiutare senza invadere?
📌 Da oggi, prova a vedere il rifiuto non come un ostacolo, ma come un’opportunità. Chiedi il permesso, sempre.
🔸 Rallenta, anche solo di qualche secondo.
🔸 Spiega con voce serena e delicata ogni gesto: anche se pensi che “non capisca”, fallo per rispetto.
🔸 Personalizza: una musica, un profumo, una routine nota possono cambiare tutto.
🔸 Se lavori in coppia, allenati con il collega a sostenere — non a sopraffare.
🔸 Se senti frustrazione, non giudicarti. Fermati, respira, chiediti: cosa sta succedendo dentro di me?
Il corpo della persona, come il tuo, ha bisogno di sentirsi accolto.
La buona cura non è fatta solo di competenza. È fatta di attenzione, delicatezza e presenza. Ogni NO che incontriamo è una richiesta di umanità.
“Il corpo che resiste è un corpo che chiede: vedimi, non solo toccami.”
Dell'autrice vedi, "Persone con demenza: dar casa al tempo fragile: errori da evitare, strade da percorrere", https://www.grusol.it/apriInformazioniN.asp?id=8867, in In "Appunti sulle politiche sociali, n. 1/2023 (242).