10/10/2025
Oggi è la Giornata Nazionale della Psicologia e la Giornata Internazionale della Salute Mentale ed io voglio cerebrare entrambe a modo mio.
Stamane molto presto non riuscivo a dormire, con il telefono in mano ( purtroppo) ho trovato il racconro che segue insieme alla foto.
A voi le considerazioni.
Il giorno in cui abbiamo portato Charlie a casa dal rifugio, mi si è spezzato il cuore.
Stringeva tra i denti un piccolo peluche rosa, logoro e consumato, come se da quello dipendesse la sua vita.
Il volontario ci aveva detto che era lì da otto mesi: otto mesi a guardare famiglie entrare, scegliere altri cani — più giovani, più belli, senza le cicatrici sulla museruola che raccontavano storie che nessuno voleva ascoltare.
Quel giocattolino era l’unica cosa che non l’aveva mai abbandonato.
A casa gli ho preparato un letto morbido, pieno di coperte calde. Ho provato in ogni modo a fargli capire che era al sicuro, ma Charlie non lasciava il suo peluche. Non chiudeva gli occhi se non lo sentiva stretto contro la zampa.
Quella prima notte l’ho passata in lacrime, mentre lui piagnucolava piano.
Ho guardato mio marito e ho sussurrato:
— “E se non riuscissimo mai ad aiutarlo a dimenticare?”
Lui non ha risposto. Si è alzato in silenzio ed è sparito nella stanza accanto con una borsa piena di filati e aghi da maglia.
L’ho sentito imprecare a bassa voce, cercare tutorial su YouTube, scrivere a sconosciuti per chiedere aiuto.
Scoprii solo dopo che stava imparando a lavorare a maglia — da zero — per creare qualcosa per Charlie.
Tre settimane più tardi è arrivato il momento.
Mi ha mostrato il risultato: un maglione blu, pieno di punti imperfetti e maniche storte, ma fatto con un amore così palpabile che toccava il cuore solo a guardarlo.
Quando lo abbiamo infilato addosso a Charlie, lui si è accucciato, ha sospirato piano e, per la prima volta, ha dormito tranquillo.
Nel suo maglione fatto a mano sembrava davvero al sicuro, come se qualcuno finalmente lo stesse abbracciando.
Ora dorme sereno ogni notte.
Tiene ancora il suo peluche rosa, ma non lo stringe più con disperazione: lo tiene come un vecchio amico, non come un’àncora.
A volte la guarigione non arriva con le parole, ma con i gesti.
Con qualcuno che si rifiuta di arrendersi a te, anche quando tu hai smesso di crederci.