Studio di Riabilitazione FisioLan

Studio di Riabilitazione FisioLan Specializzati in trattamenti di SCOLIOSI, ERNIE DISCALI, TERAPIA MANUALE, RIABILITAZIONE POST I.C. La prestazione può essere individuale o di gruppo.

STUDIO DI RIABILITAZIONE FISIOLAN
Lo Studio di Riabilitazione FisioLan è una struttura per il trattamento ambulatoriale di pazienti, che necessitano di una riabilitazione estensiva e/o di mantenimento, per delle disabilità. Lo studio pertanto è organizzato per erogare trattamenti personalizzati in base alle esigenze e alle condizioni della persona nelle diverse età: evolutiva, adulta ed involutiva. Le terapie vengono effettuate presso lo studio in fasce di orario prestabilite e concordate in precedenza con il paziente e/o familiari. L'utente potrà usufruire di riabilitazione neurologica, psicomotoria, sportiva ed ortopedica (back school individuale ed in piccolo gruppo); rieducazione posturale globale secondo le tecniche Souchard, Meziérès, ecc.; fisioterapia strumentale (tecarterapia, ultrasuono terapia, laser yag, elettroterapia, magnetoterapia, Pronexibus (e altro) ; rieducazione pavimento pelvico; rieducazione respiratoria; riabilitazione post frattura o intervento chirugico; tecniche di massaggio classico, connettivale e linfodrenaggio!

04/10/2025

Tutti pensano che la spalla sia forte, ma in realtà è una delle articolazioni più fragili: vive appesa a un osso che galleggia nel vuoto, la scapola.

Immaginala come una mensola fissata al muro: se i tasselli non tengono, tutto quello che ci poggi sopra traballa. Così, quando sollevi la busta della spesa e ti fa male più il collo che il braccio, non è debolezza: è la tua gru che lavora senza fondamenta.

Per chi non è del mestiere: il dolore alla spalla spesso non nasce dalla spalla stessa, ma dal fatto che la scapola non è stabile.

Per i colleghi clinici: parliamo di un osso “sospeso”, che dipende dall’equilibrio tra retrattori (romboidi, trapezio medio) e proiettori (dentato anteriore, piccolo pettorale). Un’alterazione di questo pattern, la classica scapular dyskinesis, cambia la cinematica gleno-omerale e apre la porta ai sovraccarichi subacromiali.

E quindi?

Prima di rinforzare il deltoide o sti**re il braccio, va rieducata la scapola: push-up plus, wall slide, prone Y-T-W, consapevolezza posturale e respirazione coordinata.

Qualcuno dirà: “paroloni”.

Tradotto: se la scapola balla, la spalla paga il conto. La buona notizia è che non servono magie: servono esercizi mirati, costanza e un fisioterapista che sappia guidarti.

Perché la spalla è fragile, ma intelligente.. e pretende che la sua mensola sia fissata bene al muro. 🤭

La fisioterapia è molto più di un trattamento: è un percorso personalizzato che aiuta a ritrovare la mobilità, ridurre i...
28/09/2025

La fisioterapia è molto più di un trattamento: è un percorso personalizzato che aiuta a ritrovare la mobilità, ridurre il dolore e migliorare la qualità di vita.💪🏼

Ogni paziente viene seguito con attenzione, con programmi riabilitativi individuali studiati sulle sue reali esigenze.

Che si tratti di recupero post-trauma, riabilitazione dopo un intervento o trattamenti specifici, siamo sempre qui per te.

📞 0872 40399
📍 Via Martiri VI Ottobre, 81/A - Lanciano (CH)
🌐 www.studiofisiolan.it

24/09/2025

“È solo un nervo infiammato.”

Solo? Hai idea di quanta architettura c’è lì dentro?

Quando sentiamo parlare di “nervo” pensiamo a un filo elettrico. Un semplice cavo che trasmette impulsi. Ma quest’immagine rivela una verità molto più complessa, spesso ignorata anche da chi tratta il dolore ogni giorno.

Il nervo è un organo connettivale, vascolare, dinamico. E quando “fa male”, spesso non è il segnale, ma la sua struttura ad essere in difficoltà.

Cosa vediamo in quest’immagine?

Assone: il vero “filo” che trasporta l’informazione elettrica.

Endonevrio: lo strato che avvolge ogni assone, garantendo protezione, ossigeno e trasporto metabolico.

Perinevrio: il “tessuto di sicurezza” che crea i fascicoli e modula la pressione interna.

Epinevrio: l’involucro esterno che permette scorrimento, adattamento e protezione meccanica.

Vasi sanguigni: il sistema nutritivo del nervo.

Nervo spinale: l’insieme di tutto questo, non un filo, ma un microcosmo vivo.

Se un nervo “è infiammato”, non è solo “un cavo che fa male”. È un tessuto con memoria, nutrizione, movimento e sensibilità.

Serve rispetto, tempo, e un approccio che vada oltre la semplice riduzione dell’infiammazione: movimento, decompressione, nutrizione e rieducazione.

Trattare una nevralgia non significa solo “abbassare l’infiammazione”. Significa ridurre la pressione endoneurale, favorire il glide nervoso, lavorare sulla viscoelasticità del perinevrio, considerare il ruolo dei vasi intraneurali e integrare neurodinamica, vascolarizzazione, e biotensegrità fasciale.

Quando un paziente dice “Mi prende un nervo, che faccio?” la risposta non può essere solo: “Facciamo qualcosa che lo addormenti.”

La domanda vera è: "quel nervo riesce ancora a scorrere, a respirare, a nutrirsi, a sentire senza andare in allarme? Oppure sta chiedendo aiuto in silenzio, tra micro-edemi, stress meccanici e carenze metaboliche?"

Un nervo non ha bisogno solo di calmare il sintomo. Ha bisogno di muoversi senza attrito, essere nutrito dal sangue, sentirsi al sicuro nel suo tunnel fasciale e dialogare con il sistema nervoso centrale senza interferenze.

Perché la verità è questa, non esistono nervi infiammati per caso: dietro c’è quasi sempre un sovraccarico meccanico, una carenza vascolare o un’alterazione metabolica che li rende più vulnerabili. In altre parole: nervi inascoltati.

“Ma alla fine è solo un nervo.”
Sì.

Come dire che un violino è solo un pezzo di legno con corde. Eppure basta una variazione minima di tensione per trasformare una sinfonia armonica in una nota stonata che lacera l’intero sistema.

Il nervo non è solo un conduttore. È un organo intelligente che va rispettato, ascoltato, e rieducato. Non solo sedato.

E spesso, il primo passo è semplice: integrare ciò che riduce l’infiammazione con ciò che restituisce la funzione. 🤗

19/09/2025

La cisti di Baker, o cisti poplitea, è una raccolta di liquido sinoviale che si forma nella parte posteriore del ginocchio, tipicamente tra il muscolo gastrocnemio e il muscolo semimembranoso. Sebbene spesso asintomatica, in alcuni casi può causare dolore, tensione e limitazione funzionale.

Meccanismo di formazione

Il ginocchio è un’articolazione sinoviale caratterizzata da un’abbondante produzione di liquido sinoviale per lubrificare le superfici articolari e ridurre l’attrito durante il movimento. Tuttavia, in presenza di un’infiammazione articolare o di un sovraccarico meccanico, la produzione di liquido sinoviale può aumentare in modo anomalo, portando alla formazione della cisti. Questa comunicazione tra la borsa poplitea e l’articolazione avviene attraverso una valvola unidirezionale, impedendo il riassorbimento del liquido e causando un rigonfiamento nella fossa poplitea.

Cause e fattori di rischio

La cisti di Baker non è una patologia primaria, ma una manifestazione secondaria di una condizione preesistente del ginocchio, tra cui artrosi (deterioramento cartilagineo che porta a un’infiammazione cronica con aumento del liquido sinoviale), artrite reumatoide o altre patologie infiammatorie (il processo infiammatorio stimola una produzione esagerata di liquido sinoviale), lesioni meniscali (la rottura di un menisco può alterare la biomeccanica del ginocchio e favorire un accumulo di liquido sinoviale), tendinopatie o sovraccarico funzionale, sport di impatto, corsa o attività lavorative con carichi elevati, tutte condizioni che possono predisporre alla formazione della cisti.

Sintomi e segni clinici

Molte cisti di Baker sono asintomatiche e vengono scoperte casualmente durante esami per altre problematiche. Tuttavia, quando la cisti cresce, può manifestarsi con un gonfiore nella fossa poplitea (un rigonfiamento visibile o palpabile dietro il ginocchio, spesso più evidente in estensione), con rigidità e tensione (un senso di pressione posteriore, soprattutto dopo sforzi prolungati), con dolore (che peggiora con il movimento, la flessione e l’estensione completa del ginocchio) e con una ridotta mobilità articolare (la flessione del ginocchio può risultare limitata nei casi più avanzati).

Attenzione: se la cisti si rompe, il liquido sinoviale può diffondersi nei tessuti circostanti, simulando una trombosi venosa profonda con dolore acuto e gonfiore diffuso al polpaccio (Segno di pseudotrombosi di Baker).

Diagnosi e imaging

L'ecografia muscoloscheletrica è l'esame di primo livello per valutare le dimensioni della cisti e la presenza di liquido. La risonanza magnetica (RMN) è utile per individuare eventuali patologie intra-articolari concomitanti (lesioni meniscali, artrosi, sinovite).

Trattamento e approccio riabilitativo

Gestione conservativa

Il trattamento dipende dalla causa sottostante e dalla sintomatologia. In generale riposo funzionale e gestione del carico, riducendo attività ad alto impatto per alleviare la pressione articolare.

La fisioterapia mira alla mobilizzazione dell’anca e del ginocchio per migliorare la biomeccanica e ridurre il sovraccarico. Gli esercizi di rinforzo e stabilizzazione con focus su quadricipiti, ischiocrurali e core stability possono migliorare la distribuzione delle forze sul ginocchio.

Terapie fisiche strumentali possono favorire il drenaggio della cisti e ridurre l’infiammazione.

Taping decompressivo può essere utilizzato per migliorare il drenaggio linfatico.

Opzioni invasive

Nei casi più gravi si procede ad una aspirazione ecoguidata, con rimozione del liquido in eccesso con ago, spesso associata a infiltrazione di cortisone. La chirurgia è indicata nei rari casi di cisti di grandi dimensioni che comprimono strutture vascolari o nervose.

Conclusione

La cisti di Baker è un segnale che il ginocchio sta lavorando in modo anomalo. Identificare e trattare la causa sottostante è fondamentale per prevenire la recidiva. Un approccio fisioterapico mirato e un’adeguata gestione del carico articolare possono essere la chiave per mantenere il ginocchio sano e funzionale.

18/09/2025

È lunedì.. ed è tempo di una nuova puntata di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso! 😄”

Oggi facciamo un salto nella parte alta del corpo, in un angolo spesso trascurato ma davvero unico:
andiamo a conoscere l’osso ioide, l’unico osso del corpo.. che non tocca nessun altro osso!

Sì, hai letto bene: è un vero equilibrista sospeso, e senza di lui non parleremmo, non deglutiremmo e non canteremmo nemmeno sotto la doccia!

È piccolo, a forma di ferro di cavallo, e se ne sta lì, in alto nel collo, sospeso tra muscoli e legamenti come un funambolo. Ma non lasciarti ingannare dalle dimensioni: l’osso ioide è uno snodo cruciale per voce, deglutizione e respirazione.

Cos’è e dov’è?

L’osso ioide è un piccolo osso impari e mediano, a forma di U rovesciata. Si trova alla base della mandibola, sopra la laringe, all’altezza della C3 circa. Ed ecco il suo superpotere: non si articola con nessun altro osso del corpo umano!

È sospeso grazie a muscoli e legamenti, connesso alla mandibola, alla lingua, al cranio, alla laringe, al torace. Insomma: è una centralina muscolare fluttuante!

Cosa fa (e perché è così importante)?

L’ioide è come un direttore d’orchestra silenzioso.

Ecco i suoi ruoli principali.

Aiuta a parlare e cantare: è il punto d’ancoraggio di muscoli coinvolti nella fonazione.

Coordina la deglutizione: si muove su e giù quando mandiamo giù un boccone.

Partecipa alla respirazione: regola la posizione della laringe e della glottide.

È una base stabile per i muscoli della lingua e del collo. Senza questo piccolo osso, le funzioni vitali di fonazione e alimentazione sarebbero seriamente compromesse!

Curiosità divertente

L’osso ioide è come Spider-Man: sta sospeso nel vuoto, ma collega mondi diversi, lingua, faringe, laringe, mandibola, cranio.. È anche l’unico osso del corpo a non avere contatti articolari con altri ossi, ma riesce comunque a essere protagonista di tantissimi movimenti.
Altro che solitudine: questo osso solitario è al centro della rete sociale del collo!

Funzionamento buffo

Immagina un trapezista che ondeggia sospeso in aria: ogni muscolo che lo tira lo fa spostare in una direzione diversa.

Ecco l’ioide: si muove su, giù, avanti e indietro, grazie all’azione di oltre dodici muscoli! È un vero ballerino del collo, sempre in movimento quando parli, ingoi, respiri o.. sbadigli. 😮

Nella vita di tutti i giorni

Anche se non ci pensi mai, l’osso ioide ti accompagna in ogni parola che pronunci, sorso d’acqua che deglutisci, canzone che canti a squarciagola e respiro profondo che fai durante una meditazione.

E se qualche muscolo che lo connette (come lo sternoioideo, lo stiloioideo o il miloioideo) è in tensione, potresti persino sentire fastidi al collo, alla mandibola o difficoltà nella deglutizione.

Parole complicate, spiegate semplici

Osso impari: c’è solo uno, non in coppia.

Muscoli sopraioidei e sottoioidei: muscoli che si attaccano sopra e sotto l’ioide, tirandolo in ogni direzione.

Deglutizione: il complesso movimento per mandare giù cibo e liquidi.

Disfonia funzionale: alterazione della voce dovuta a problemi muscolari, anche legati all’ioide.

Come può soffrire?

Tensione miofasciale nei muscoli sopra- o sottoioidei, difficoltà di deglutizione (disfagia) da disfunzione muscolare, problemi vocali funzionali (disfonia) sono i problemi più comuni.

Frattura dell’osso ioide (rara ma grave), spesso in contesti traumatici o in medicina legale

Momento educativo leggero

Rilassare i muscoli del collo migliora la mobilità dell’ioide. Cantare, sbadigliare, fare esercizi di vocalizzazione: un ottimo allenamento! Il trattamento miofasciale della regione sottomentoniera può avere effetti sorprendenti su tensioni mandibolari e cervicali!

Curiosità scientifica

L’osso ioide è così particolare che in medicina legale viene studiato per ricostruire eventi traumatici: una sua frattura può essere un segno distintivo in caso di strangolamento o traumi diretti.

È un piccolo “testimone silenzioso” nei casi forensi.

Ma nel quotidiano, è il nostro acrobata muto:
lavora in silenzio, sospeso nel collo,
connettendo mondi, stabilizzando strutture e mantenendo la tua voce.. armoniosa!

Conclusione

La prossima volta che canti in macchina, deglutisci una pizza o sbadigli in riunione.. pensa al tuo osso ioide, l’equilibrista silenzioso che lavora senza mai chiedere il bis.

Ci vediamo il prossimo lunedì per un nuovo episodio di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso!” 😁

18/09/2025
18/09/2025

Lingua , deglutizione e cervicale #

Masticare, deglutire e parlare sono tre funzioni per le quali è indispensabile l’utilizzo della lingua: gesti semplici, automatici e quotidiani, che tuttavia possono diventare anche causa di grandi disagi.
Per meglio comprendere come possa una parte così piccola del nostro corpo avere una influenza tanto grande sull’equilibrio posturale, vediamo brevemente com’è fatta e quali sono i legami con gli altri elementi e sistemi che concorrono a determinare la nostra postura.
La lingua è un organo costituto da numerosi fasci muscolari orientati in varie direzioni (longitudinale, verticale, trasversale) che ne costituiscono l’intelaiatura; inoltre ha relazione con altri muscoli che la sorreggono e la collegano alle strutture vicine quali la mandibola e l’osso ioide.
I complessi movimenti della lingua, simmetrici o asimmetrici, articolati o meno, sono dati dalla contrazione dei fasci muscolari che la costituiscono e che sono in grado di determinare quella mobilità fine, indispensabile per la “prensione” dei cibi, la formazione del bolo, la sua deglutizione e la partecipazione alla fonazione.
Molti avranno provato quanto sia sgradevole la sensazione di insensibilità della lingua (provocata per esempio dall’anestesia per un intervento odontoiatrico) e quanto sia difficile parlare e mangiare quando non si ha la perfetta padronanza dei movimenti di tale muscolo.
Non percepire una parte del nostro corpo equivale a non poterla gestire: ecco perché a volte ci si morsica la lingua.
Se questo avviene di frequente significa che c’è qualcosa di posturalmente alterato a carico del sistema masticatorio e/o linguale.
Essendo la lingua attaccata e supportata dalla base della mandibola attraverso muscoli e legamenti, questa ha collegamenti con il collo, la gola, le vertebre cervicali; le tensioni muscolari linguali che si generano per sfuggire dalla corrente o dalle retrazioni che la trattengono, arriveranno a disturbare vari sistemi di sostegno della lingua.
Anche masticare sempre e solo da un lato per colpa di un disagio, di un dolore, di un dente mancante, una gengivite, etc, rappresenta un modo per creare tensioni linguali, possibili responsabili di deformazioni della lingua e funzionalità alterata.
Tutto ciò può sembrare poco reale ma deve essere valutato sulla “lunga distanza”: normalmente compiamo circa 2000 deglutizioni nelle 24 ore (senza contare il parlare ed il masticare) e questo numero va moltiplicato per le settimane, i mesi, gli anni in cui viene protratto lo schema aberrato.
Alla fine risulterà un numero enorme di gesti scorretti che la lingua propone al sistema posturale.
Se vogliamo dare un’idea più reale a questo fenomeno, possiamo immaginare di dover camminare avendo un piccolo sasso sotto un piede che ci costringe ad una lieve zoppia per non sentire dolore.
Immaginiamo di dover camminare per almeno 2000 passi al giorno: non dovremo stupirci se dopo qualche tempo avvertiremo dolenzie o dolori all’altro arto, al ginocchio o alla zona lombare nel tentativo di tener sollevato il piede per ridurre il fastidio provocato dal sasso.
Nel caso della lingua i fenomeni di disturbo potranno scaricarsi sull’articolazione temporo-mandibolare (in cui possono comparire scrosci e sublussazioni), sul tratto cervicale, sulle spalle arrivando almeno fino alle braccia.
Secondo alcuni autori esiste un collegamento che arriva fino ai piedi grazie ad una catena muscolare chiamata “glosso-podalica”.

La lingua e la zona cervicale sono strettamente connesse e possono influenzarsi reciprocamente, causando dolore o problemi posturali. La lingua, attraverso la deglutizione e la sua posizione, può infatti alterare la postura e provocare tensioni nella zona del collo. Allo stesso tempo, problemi cervicali possono riflettersi sulla lingua, causando dolori o alterazioni della sensibilità
Esiste uno stretto legame tra il distretto vertebrale del tratto cervicale e i movimenti della lingua. Tanto che le disfunzioni dei movimenti della lingua possono portare a modifiche strutturali della cervicale e l’insorgere di cervicalgia.
Il dolore in questi casi è spesso percepito nelle zone alte del collo o sotto nucale e può irradiarsi addirittura nella zona della fronte o dietro l’orecchio e verso la tempia.
A livello cervicale/masticatorio esistono dei punti di connessione fasciali molto importanti uno tra questi è l’osso ioide. L’osso ioide è un osso posto alla radice della lingua ed è un importante punto di ancoraggio della fascia cervicale media perciò tensioni a questo livello si ripercuotono a livello di SPALLA, STERNO, TESTA, COLLO.
Inoltre sullo ioide (legato al complesso lingua tramite connessioni anche muscolari vedi il m.ioglosso) si inserisce il muscolo omoioideo (un muscolo che dallo ioide arriva alla spalla) e lo sternocleidomastoideo.
A parte una percentuale di casi dovuti a frenulo corto (un’anomalia congenita) e deglutizione non corretta, questi atteggiamenti provocano un adattamento posturale scorretto cervico-mandibolare che determina un atteggiamento della testa in avanti e quindi una postura che a sua volta porta a un sovraccarico articolare delle faccette vertebrali cervicali e un irrigidimento della muscolatura del collo.
In molti casi, è possibile migliorare la postura e ridurre il dolore attraverso esercizi di rieducazione posturale e di riabilitazione della lingua e della deglutizione
Esistono esercizi specifici per la lingua, i muscoli masticatori e il tratto cervicale, che possono aiutare a sciogliere tensioni e migliorare la postura

È consigliabile consultare un professionista (osteopata, logopedista, ortodontista, chinesiologo) per una valutazione completa della lingua, della postura e della deglutizione
X iinfo 3402742416 Dott Gianfranco Mendico
Chinesiologo, esperto in Posturale Mezieres
# posturaltraining

18/09/2025

IL DOPPIO GIOCO DELL’ILEOPSOAS: TRA POSTURA E POTENZA

Guarda bene questa immagine.
Non è solo una rappresentazione anatomica.
È una confessione posturale.

L’ileopsoas non è solo un flessore dell’anca. E questo ormai lo sappiamo, vero?
È anche uno stabilizzatore profondo, attivatore anticipatorio e modificatore della curvatura lombare.
E proprio lì si gioca la sua ambiguità funzionale.

Cosa ci mostra l’immagine?

L’ileopsoas origina dalla colonna lombare (corpi vertebrali e processi trasversi di L1–L5). Si inserisce sul piccolo trocantere del femore. Quando si contrae, esercita una forza che tira anteriormente la colonna lombare. Contemporaneamente, genera una rotazione anteriore del bacino.

Risultato? Aumento della lordosi lombare, carico aumentato sui dischi e sulle faccette articolari, potenziale iperattività compensatoria in soggetti sedentari, ansiosi, o instabili.

Domanda ai colleghi: la persona con lombalgia che stai trattando ha uno psoas “corto” o ha uno psoas iperattivo, retratto, sovrautilizzato perché il diaframma è ipomobile o il trasverso addominale è assente?

Alcuni effetti biomeccanici della retrazione dello psoas sono l'aumento della compressione lombare, la limitazione dell’estensione dell’anca, la rotazione anteriore del bacino, l'inibizione dei glutei (per via della posizione sfavorevole) e alterazioni del cammino e compensi su ginocchio o piede

Lavorare sull’ileopsoas significa quindi ripristinare la mobilità di anca e bacino, ridurre la compressione lombare, migliorare la sinergia con diaframma e addominali profondi e promuovere il controllo neuromotorio, non solo l’allungamento.

Curiosità clinica

Lo psoas ha connessioni fasciali con il diaframma. Un diaframma contratto o disfunzionale può contribuire a mantenere lo psoas in uno stato di tensione cronica.
Il risultato? Respiro corto, instabilità lombopelvica, e dolore.. che non passa con un semplice stretching.

Esercizio di consapevolezza

Prova a sederti in una posizione eretta per qualche minuto.
Rilassa volontariamente lo psoas destro.
Ora inspira profondamente e cerca di attivare il trasverso senza spingere in avanti la colonna lombare.
Lo senti il “rilascio” nella parte anteriore dell’anca?
Benvenuto nel controllo neuro-mio-fasciale.

Lo psoas non è solo un muscolo. È una cerniera tra postura, respiro, emozione e movimento. Ignorarlo significa rincorrere i sintomi. Comprenderlo.. significa finalmente ascoltare la radice del problema.

E come ci insegna la clinica: il corpo non mente. Ma bisogna sapere dove ascoltare.

18/09/2025

🎉 È di nuovo giovedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di Muscolandia: esplorando la mappa dei muscoli! 🎉

Oggi risaliamo lungo la parte posteriore del collo e del dorso per scoprire due muscoli affascinanti, forti e spesso sottovalutati: gli spleni, appartenenti al gruppo spinotrasversale.

Parliamo dello splenio della testa (splenius capitis)
e dello splenio del collo (splenius cervicis). Due muscoli che danno.. un bel colpo di reni alla tua cervicale!

Dettagli anatomici

Gli spleni sono muscoli profondi della regione cervicale e toracica alta. Fanno parte del gruppo spinotrasversale: originano da strutture spinali (processi spinosi) e si inseriscono su strutture trasversali o laterali (processi trasversi e osso occipitale).

Lo splenio della testa origina dal legamento nucale e dai processi spinosi di C7–T3/4, inserendosi sul processo mastoideo dell’osso temporale e sulla parte laterale della linea nucale superiore dell’occipite.

Lo splenio del collo origina dai processi spinosi di T3–T6 e si inserisce sui processi trasversi di C1–C3/C4.

Sono innervati dai nervi spinali cervicali posteriori (rami dorsali).

Funzioni principali (entrambi)

Estensione del collo e della testa (bilaterale), rotazione e inclinazione omolaterale (unilaterale) e stabilizzazione dinamica della colonna cervicale e toracica alta.

🌡️ Tipi di dolore

Gli spleni sono frequentemente coinvolti in tensioni cervicali e possono dare origine a cefalee miotensive (soprattutto lo splenio della testa), rigidità cervicale con difficoltà nei movimenti di rotazione e dolore tra scapola e collo, spesso unilaterale.

Trigger point con irradiazione alla tempia, nuca o regione occipitale e compensi in posture protratte (PC, guida, smartphone) possono riguardarli.

💪 Funzione quotidiana

Entrano in azione ogni volta che guardi in alto o ruoti la testa per dire “sì” o “no”, mantieni la testa eretta durante la camminata o la corsa, sostieni la postura cervicale in attività prolungate (lettura, computer) e ti volti di scatto, magari per controllare uno specchietto in auto.

Sono i guardiani silenziosi della tua cervicale.

🏋️ Esercizio di allungamento (Stretching spleni in rotazione opposta)

1. Siediti eretto, spalle rilassate
2. Ruota lentamente la testa verso destra
3. Inclina il mento leggermente verso il basso (come per guardare la spalla opposta)
4. Usa la mano destra per guidare delicatamente il movimento (non ti**re!)
5. Mantieni 20–30 secondi, poi cambia lato

Allunga lo splenio della testa e del collo in modo controllato, migliorando la mobilità cervicale.

🏋️ Esercizio di rinforzo (Estensione isometrica laterale)

1. Siediti dritto con il mento in posizione neutra
2. Appoggia la mano destra sul lato destro della testa
3. Premi leggermente la testa contro la mano (inclinazione destra) senza muovere il collo
4. Mantieni 5 secondi, rilassa
5. Ripeti 5 volte per lato

Rinforza gli spleni nel loro ruolo di stabilizzatori laterali cervicali.

🔬 Curiosità scientifica

Gli spleni hanno un’elevata densità di fusi neuromuscolari, che li rendono fondamentali nella propriocezione cervicale. Per questo motivo, sono spesso coinvolti nei programmi di riabilitazione post-colpo di frusta e nei disturbi dell’equilibrio legati al rachide cervicale.

Conclusione

Gli spleni sono muscoli profondi ma potenti, che sostengono il collo e guidano i tuoi movimenti ogni giorno. Prendersene cura significa prevenire cervicalgie, migliorare la postura e ridurre le tensioni alla base del cranio.

Ci vediamo giovedì prossimo per un nuovo episodio di Muscolandia, dove ogni vertebra ha il suo muscolo alleato! 🤭

La riabilitazione respiratoria non è solo un percorso medico, ma un modo per restituire qualità di vita ai pazienti. 🫁L’...
14/09/2025

La riabilitazione respiratoria non è solo un percorso medico, ma un modo per restituire qualità di vita ai pazienti. 🫁

L’ obiettivo è aiutare a ritrovare uno stile di vita soddisfacente e, laddove non sia possibile, rallentare il deterioramento clinico, sempre in linea con lo stato della malattia.

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24/08/2025

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29/06/2025

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Indirizzo

Via Martiri VI Ottobre, 81/a
Lanciano
66034

Orario di apertura

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15:00 - 19:00
Martedì 08:00 - 13:00
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Mercoledì 08:00 - 13:00
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Giovedì 08:00 - 13:00
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Venerdì 08:00 - 13:00
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Telefono

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Studio Bianco-Picanza-Sanna

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