Daniela Boaretto - Fisioterapista

Daniela Boaretto - Fisioterapista Dr.ssa in Fisioterapia
- RIABILITAZIONE POSTURALE metodo Mézières
- DRENAGGIO LINFATICO MANUALE a

27/09/2025

“Devo rinforzare l’addome.”

Ma l’addome non è il centro. È la conseguenza.

Ci hanno insegnato a fare addominali, plank, crunch e vacuum.. ma nessuno ci ha mai spiegato chi tiene davvero in piedi il corpo quando stai fermo.

Spoiler: non è il “six pack”. È una rete profonda, silenziosa, multidirezionale.

Questa immagine, se la guardi bene, mostra il cuore nascosto della postura.

Cosa vediamo?

Multifido: l’anello di sicurezza tra una vertebra e l’altra.
Trasverso dell’addome: la fascia naturale che tiene dentro gli organi e fuori la pressione.
Quadrato dei lombi: il ponte tra torace, pelvi e diaframma.
Ileo-psoas: il cavo di trazione che collega il tronco alle gambe.
Diaframma: il tetto del core.
Pavimento pelvico: il pavimento del core.
Obliqui, interni ed esterni: le guide rotazionali della stabilità.

Questa non è una mappa muscolare.
È l’impalcatura che tiene insieme il tuo respiro, il tuo bacino e il tuo dolore lombare.

Doppia lettura

Livello 1 – per pazienti

Non devi “avere gli addominali”.
Devi attivare il core profondo, quello che non si vede allo specchio ma si sente quando respiri, ti alzi dal letto o resti in piedi per ore.
Allenare solo il retto dell’addome è come mettere un bel tappeto.. in una casa senza fondamenta.

Livello 2 – per clinici

Questa immagine parla chiaro: la stabilità non è una questione di forza ma di integrazione. Il core non è un distretto, è un sistema di gestione pressoria e di continuità mio-fasciale. Parlare di “rinforzo del core” senza coinvolgere diaframma, pavimento pelvico, multifido, trasverso e lavorare sulla strategia pressoria.. è allenamento estetico travestito da posturale.

E quindi?

Quando un paziente ha dolore lombare o instabilità pelvica, chiediti: "quanti di questi muscoli sono coinvolti nella strategia di compenso?" E soprattutto: "gli sto insegnando a lavorare.. o solo a contrarsi?"

“Ma io faccio già gli addominali a fine allenamento.”

Certo.

Come mo***re l’airbag su una macchina senza freni. La vera sicurezza posturale è nascosta, profonda, intelligente.

E si attiva quando respiri, non quando spingi. 🤗

25/09/2025
25/09/2025

È lunedì, ed è tempo di.. "Anatomia Spassosa! Esploriamo il corpo umano con un sorriso!" 😄

Oggi parliamo di una vera “linea di confine” del piede, nota a chirurghi, ortopedici e.. a chi ama i dettagli anatomici: l’interlinea di Chopart, o meglio articolazione trasversa del tarso!

Sembra il nome di un taglio di carne pregiato, ma è in realtà una linea articolare fondamentale che separa due blocchi ossei del piede.

Chopart non era un calzolaio, ma un chirurgo francese del XIX secolo.. e ci ha lasciato questa linea che ancora oggi ci aiuta a capire, curare e operare il piede!

Cos’è e dov’è?

L’interlinea di Chopart è l’articolazione che divide il mesopiede (parte centrale) dal retropiede (zona posteriore del piede). È formata da due articolazioni principali: articolazione talo-navicolare e articolazione calcaneo-cuboidea.

In pratica da un lato abbiamo astragalo e calcagno, dall’altro scafoide e cuboide. E Chopart.. sta in mezzo!

Cosa fa?

Questa linea articolare permette al piede di adattarsi alle superfici, assorbire le rotazioni ed essere flessibile nella camminata e nella corsa.

È fondamentale nei movimenti di pronazione e supinazione del piede.

Curiosità divertente

Se il piede fosse un libro, Chopart sarebbe la piega centrale: quella che ti permette di aprirlo bene senza strapparlo! E sai una cosa? In passato veniva utilizzata per amputazioni “alte” del piede, perché consente di salvare buona parte del retropiede!

Funzionamento buffo

Immagina di avere un telecomando flessibile con due tasti che ruotano: uno per spingere il piede all’interno, uno per spingerlo all’esterno.. e la linea di Chopart è la cerniera centrale che permette a tutto di muoversi!

Nella vita di tutti i giorni

Quando fai un cambio di direzione improvviso, un salto e atterri male, una rotazione del piede sul terreno.. stai chiedendo collaborazione proprio a lei: la linea di Chopart.

Parole complicate, spiegate semplici

Retropiede: tallone e astragalo.
Mesopiede: parte centrale (cuboide, scafoide, cuneiformi).
Linea di Chopart: linea articolare tra retropiede e mesopiede.
Talo-navicolare: tra astragalo e scafoide.
Calcaneo-cuboidea: tra calcagno e cuboide.

Come può soffrire?

Traumi articolari: distorsioni, lussazioni.

Artrosi: invecchiamento articolare precoce nei piedi molto pronati.

Rigidità o instabilità: nei piedi piatti o cavi.

Dolore plantare mediale: sovraccarico della zona del mesopiede.

Fratture miste o complesse in pazienti con traumi ad alta energia (es. moto, cadute).

Momento educativo leggero

Il movimento del piede non è solo “su e giù”! C’è un mondo di articolazioni trasversali, rotazioni e assorbimento! Esercizi di equilibrio, mobilità del mesopiede e consapevolezza del passo sono fondamentali per proteggere Chopart e amiche!

Curiosità scientifica

L’interlinea di Chopart è fondamentale in ortopedia perché rappresenta un “piano naturale” per amputazioni parziali, protesi e resezioni tumorali.

È strettamente correlata con l’articolazione di Lisfranc (che invece separa mesopiede e avampiede).. insomma, il piede è un puzzle sofisticato!

Conclusione con sorriso

Dalla linea di Chopart in giù.. ogni passo è una sinfonia biomeccanica! E anche se non la vedi, questa articolazione lavora ogni giorno per farti camminare, correre, saltare.. o semplicemente stare in piedi.

Quindi oggi, mentre metti le scarpe, mandale un pensiero: grazie, Chopart, per ogni rotazione elegante che ci regali! 😅

Ci vediamo lunedì prossimo per una nuova esplorazione.. sempre con il sorriso! 🤗

25/09/2025

“È solo un nervo infiammato.”

Solo? Hai idea di quanta architettura c’è lì dentro?

Quando sentiamo parlare di “nervo” pensiamo a un filo elettrico. Un semplice cavo che trasmette impulsi. Ma quest’immagine rivela una verità molto più complessa, spesso ignorata anche da chi tratta il dolore ogni giorno.

Il nervo è un organo connettivale, vascolare, dinamico. E quando “fa male”, spesso non è il segnale, ma la sua struttura ad essere in difficoltà.

Cosa vediamo in quest’immagine?

Assone: il vero “filo” che trasporta l’informazione elettrica.

Endonevrio: lo strato che avvolge ogni assone, garantendo protezione, ossigeno e trasporto metabolico.

Perinevrio: il “tessuto di sicurezza” che crea i fascicoli e modula la pressione interna.

Epinevrio: l’involucro esterno che permette scorrimento, adattamento e protezione meccanica.

Vasi sanguigni: il sistema nutritivo del nervo.

Nervo spinale: l’insieme di tutto questo, non un filo, ma un microcosmo vivo.

Se un nervo “è infiammato”, non è solo “un cavo che fa male”. È un tessuto con memoria, nutrizione, movimento e sensibilità.

Serve rispetto, tempo, e un approccio che vada oltre la semplice riduzione dell’infiammazione: movimento, decompressione, nutrizione e rieducazione.

Trattare una nevralgia non significa solo “abbassare l’infiammazione”. Significa ridurre la pressione endoneurale, favorire il glide nervoso, lavorare sulla viscoelasticità del perinevrio, considerare il ruolo dei vasi intraneurali e integrare neurodinamica, vascolarizzazione, e biotensegrità fasciale.

Quando un paziente dice “Mi prende un nervo, che faccio?” la risposta non può essere solo: “Facciamo qualcosa che lo addormenti.”

La domanda vera è: "quel nervo riesce ancora a scorrere, a respirare, a nutrirsi, a sentire senza andare in allarme? Oppure sta chiedendo aiuto in silenzio, tra micro-edemi, stress meccanici e carenze metaboliche?"

Un nervo non ha bisogno solo di calmare il sintomo. Ha bisogno di muoversi senza attrito, essere nutrito dal sangue, sentirsi al sicuro nel suo tunnel fasciale e dialogare con il sistema nervoso centrale senza interferenze.

Perché la verità è questa, non esistono nervi infiammati per caso: dietro c’è quasi sempre un sovraccarico meccanico, una carenza vascolare o un’alterazione metabolica che li rende più vulnerabili. In altre parole: nervi inascoltati.

“Ma alla fine è solo un nervo.”
Sì.

Come dire che un violino è solo un pezzo di legno con corde. Eppure basta una variazione minima di tensione per trasformare una sinfonia armonica in una nota stonata che lacera l’intero sistema.

Il nervo non è solo un conduttore. È un organo intelligente che va rispettato, ascoltato, e rieducato. Non solo sedato.

E spesso, il primo passo è semplice: integrare ciò che riduce l’infiammazione con ciò che restituisce la funzione. 🤗

25/09/2025
25/09/2025

🎉 È di nuovo giovedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di Muscolandia: esplorando la mappa dei muscoli! 🎉

Oggi esploriamo un muscolo piccolo, sfuggente e.. riservato 😌: il muscolo cremastere! Un muscolo esclusivamente maschile (o quasi), che svolge un ruolo protettivo, termoregolatore e riflesso.. tutto attorno al testicolo.

🔍 Dettagli anatomici

Il muscolo cremastere (musculus cremaster) è un sottile nastro muscolare che circonda il funicolo spermatico e riveste il testicolo all’interno dello scroto. È considerato parte del muscolo obliquo interno dell’addome, da cui si origina.

Origina infatti dal margine inferiore del muscolo obliquo interno e trasverso dell’addome e si inserisce sulle guaine del funicolo spermatico e tunica vaginale del testicolo

Innervazione? Ramo genitale del nervo genitofemorale (L1–L2), con possibile contributo del nervo ileoinguinale (detto anche spermatico esterno).

Funzioni principali

Solleva il testicolo verso il canale inguinale e regola la temperatura testicolare (portandolo vicino o lontano dal corpo). Si attiva nel riflesso cremasterico (stimolo tattile sulla coscia con il testicolo che si solleva).

Dà protezione durante lo sport o stimoli improvvisi.

🌡️ Tipi di disfunzione

Il cremastere può essere coinvolto in iperattività riflessa (testicolo ipermobile, si solleva troppo e troppo spesso), dolore inguinale riflesso, talvolta confuso con pubalgia, tensioni post-chirurgiche (es. dopo ernioplastica o varicocele).

Un riflesso cremasterico assente può indicare lesioni neurologiche (es. lesioni L1–L2 o testicolo retratto)

Funzione quotidiana

Si attiva in modo automatico e riflesso in molti momenti della vita quotidiana, per esempio in caso di freddo intenso, per proteggere la temperatura del testicolo. Ma anche durante l’attività fisica intensa, in risposta a stimoli come tocco o sfregamento della coscia interna o ancora in situazioni di stress, paura o contrazione muscolare globale.

È una sorta di “guardiano automatico del testicolo”.

🏋️ Esercizio di rilassamento (Respiro e allungamento pelvico supino)

1. Sdraiati supino, ginocchia piegate, piedi a terra
2. Appoggia una mano sull’addome e l’altra sulla parte bassa del bacino
3. Inspira profondamente, cercando di rilassare il pavimento pelvico
4. Durante l’espirazione, immagina di “lasciare andare” il testicolo verso il basso
5. Ripeti per 10 respiri lenti

Aiuta in casi di iperattività cremasterica riflessa, tensione pelvica o dolore inguinale.

🏋️ Esercizio di attivazione (stimolo riflesso e consapevolezza)

1. Da in piedi, sfiora con un cotton fioc o con le dita pulite la parte interna della coscia (verso l’alto)
2. Nota la risposta automatica del sollevamento testicolare
3. Ripeti 3–4 volte per lato, osservando simmetria e risposta
4. Utile anche in neurologia o riabilitazione funzionale pelvica

Migliora la consapevolezza del riflesso cremasterico e può essere parte di una valutazione clinica.

🔬 Curiosità scientifica

Il cremastere ha una funzione vitale nella termoregolazione testicolare, perché gli spermatozoi maturano correttamente solo a circa 2–3°C sotto la temperatura corporea. Il suo ruolo protettivo si estende anche alla risposta emotiva: si attiva in modo riflesso durante stress o paura, come una reazione di “chiusura difensiva”.

Conclusione

Il muscolo cremastere è uno dei più sottovalutati e specifici del corpo maschile. Agisce in silenzio per proteggere, regolare e rispondere agli stimoli del mondo esterno. Conoscerlo aiuta a comprendere meglio il legame tra corpo, sistema nervoso autonomo e salute riproduttiva.

Ci vediamo giovedì prossimo per un nuovo episodio di Muscolandia, dove anche i muscoli più discreti.. fanno la loro parte! 😀

23/09/2025
23/09/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti al nono episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi ci occupiamo di un nervo piccolo, profondo e.. essenziale. È grazie a lui se puoi alzare il braccio per salutare, per prendere una cosa dallo scaffale, o per dire "presente!" in aula. È il nervo ascellare, il comandante del deltoide e il guardiano della sensibilità sulla spalla.

Quando funziona, tutto fila liscio. Quando smette.. il braccio resta giù.

Dove sta?

Il nervo ascellare nasce dal plesso brachiale, in particolare dal fascicolo posteriore (C5–C6). Esce attraverso lo spazio quadrilatero (o spazio laterale della spalla), insieme all’arteria circonflessa posteriore. Passa dietro al collo chirurgico dell’omero, in stretta relazione con la capsula articolare.

Si divide in un ramo motorio, che innerva deltoide e piccolo rotondo, e in un ramo sensitivo, il nervo cutaneo laterale superiore del braccio.

È un nervo compatto, ma nel posto giusto per fare.. tanta differenza.

Che cosa fa?

A livello motorio innerva il muscolo deltoide (tutte le sue porzioni), e il muscolo piccolo rotondo (rotazione laterale dell’omero). A livello sensitivo fornisce la sensibilità alla parte laterale della spalla e del braccio, tramite il ramo cutaneo superiore.

In pratica: abduzione del braccio, rotazione esterna, stabilità della testa omerale, e percezione del contatto sulla spalla. Piccolo nervo, grandi responsabilità!

Come si lamenta?

Quando il nervo ascellare è leso o compresso, può dare debolezza nell’abduzione del braccio (soprattutto tra 15° e 90°), atrofia del deltoide con profilo spalla “piatto”, dolore sordo o urente nella regione laterale della spalla, alterazioni della sensibilità cutanea sulla porzione laterale del braccio, difficoltà a portare oggetti in alto, vestirsi e in tutti i gesti sopra la testa.

Le lesioni avvengono spesso post-trauma, soprattutto lussazione anteriore della spalla o frattura del collo chirurgico dell’omero.

Ruolo nella vita quotidiana

Il nervo ascellare è protagonista ogni volta che alzi il braccio, tieni un peso sopra la testa, ti sistemi i capelli, indossi una giacca, apri lo sportello alto dell’auto. Se il deltoide non lavora.. te ne accorgi ogni giorno.

Patologie e disfunzioni

Lesione da lussazione della spalla (trauma antero-inferiore con trazione del nervo),
frattura del collo chirurgico dell’omero, compressione nello spazio quadrilatero (entrapment o sindrome del quadrilatero), cause iatrogene (interventi ortopedici sulla spalla), sindrome da uso eccessivo in atleti overhead (pallavolo, nuoto, baseball).

Curiosità neurologica

La sindrome dello spazio quadrilatero è poco conosciuta ma reale: può colpire atleti che eseguono movimenti ripetuti sopra la testa. Il nervo ascellare viene “schiacciato” tra i bordi muscolari, causando dolore posteriore alla spalla e debolezza progressiva.
E spesso, una banale lussazione può lasciare una compromissione cronica, non sempre riconosciuta.

Approccio fisioterapico

La riabilitazione deve essere precisa, graduale e funzionale: valutazione selettiva del deltoide (confronto attivo e passivo), esercizi di reclutamento deltoideo in isometria e in catena cinetica chiusa, tecniche di neurodinamica del plesso brachiale posteriore (sliding del nervo ascellare), lavoro sul controllo scapolare e postura, rinforzo del piccolo rotondo per supportare la cuffia dei rotatori e propriocezione della spalla (soprattutto in overhead athletes).

In caso di lesione cronica: strategie di compenso e prevenzione instabilità gleno-omerale.

Conclusione

Il nervo ascellare non fa notizia.. finché non ti accorgi che alzare il braccio non è più automatico. È il braccio destro del deltoide, il compagno silenzioso della spalla,
quello che ti aiuta a dire “ciao”, “su le mani”.. o semplicemente a mettere il sale in dispensa.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 👋

Nota bene
Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

22/09/2025
22/09/2025

Indirizzo

Latina
04100

Telefono

+390773637701

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