14/03/2025
IncontriAMOci è la giornata organizzata da esperti e consulenti della salute e l’Associazione MAD (Museo d’Arte Diffuso) presenti sul territorio in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. La giornata dedicata alla sensibilizzazione riguardo i disturbi del comportamento alimentare (DCA) nasce in Italia nel 2012 ad opera dell’Associazione “Mi Nutro di Vita” (Pieve Ligure – GE). Solo nel 2018 è stata finalmente sancita dalla Presidenza del Consiglio e il 15 marzo è riconosciuto istituzionalmente come giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione. L’obiettivo di questa giornata è di portare all’attenzione dell’opinione pubblica le problematiche riguardo i DCA: Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Obesità e altre forme minori e di offrire speranza a coloro che stanno ancora lottando contro queste patologie.
Platone sosteneva che tutte le malattie non ci fanno digerire. Quanto è vera questa affermazione per la gran parte delle patologie della società moderna. Poi proseguiva sostenendo che esse si curano con le erbe e con i discorsi. La psicoterapia e le scienze della nutrizione oggi assumono un ruolo importante nella cura della persona. Il filosofo dava evidenza di come la terapia ha il fine di riparare le ferite dell’esserci, il corpo e l’anima che si ammalano e che in questo sono fortemente interconnessi. Il nostro occhio attento può riscontrare quanto tutto ciò sia evidente nei DCA, che sono malattie emblematiche del nostro tempo, esse rispecchiano il rapporto conflittuale con il cibo e con il proprio corpo influenzando notevolmente la vita sociale, personale e la salute fisica della persona che ne è affetta.
Quando è la psiche che si ammala, la persona vive un conflitto interiore che solo l’espressione del sintomo della malattia riesce a mettere a tacere. I DCA rappresentano un quadro clinico paradigmatico per l’esplorazione del complesso rapporto mente-corpo. , spesso si parla di un corpo mentalizzato, sopratutto riferendosi all’anoressia nervosa.
Proviamo a comprendere al meglio il fenomeno e le sue criticità.
Si calcola che compiamo almeno 100.000 volte l’azione di mangiare nel corso della nostra vita. Nutrirci è un’azione di cura verso noi stessi, lo impariamo sin da piccoli eppure oggi per molti adolescenti mangiare diventa un problema. Alcuni numeri per rendersi conto quanto il fenomeno sia preoccupante : 2 adolescenti su 10 scaricano il proprio dolore sul corpo, ad oggi il Ministero della Salute stima che oltre 3.000.000 di persone sono affette da disturbi dell’alimentazione e nutrizione in Italia, nel 2000 erano circa 300.000. E’ tra le prime cause di morte tra le malattie psichiatriche, è al pari di malattie come il diabete. Rappresenta la 2° causa di morte tra gli adolescenti con età compresa tra i 12-17 anni, di questi il 20% sono maschi, è 2° causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Questi numeri fanno paura e dovrebbero far riflettere tutti noi .
I DCA e l’obesità rappresentano un allarme sociale. Oggi l’età di esordio si è abbassato ad 8 anni e il disturbo si è triplicato nella popolazione maschile. Sicuramente la pandemia ha inciso notevolmente, accelerando il fenomeno ma la situazione era già grave prima. Il disagio, la depressione , l’ansia sociale e il senso di vuoto è diffuso tra gli adolescenti, è come se la gioventù oggi risulti più vulnerabile, fragile e sola in un mondo interconnesso e globalizzato.
Non è chiaro perchè ci si ammali di DCA, è probabile che alla base come per ogni problematica psichiatrica possa esserci un evento traumatico. La ricerca indica una combinazione di fattori di rischio come la di predisposizione individuale e genetica e fattori di rischio ambientali.
La società occidentale è sicuramente uno dei fattori di rischio generali in quanto la spinta verso la magrezza e il ruolo centrale della bellezza corporea sono diventati fondamentali. “Se la perfezione non fosse una chimera, non avrebbe tanto successo.”diceva Honoré de Balzac, il perfezionismo e la ricerca di un corpo virtuale è diventata una virtù.
Infatti, dai social media ai programmi televisivi si percepisce come la magrezza sia diventato un vero e proprio valore.
Diversi studi sono stati condotti negli anni, tutti rivolti alla dimostrazione di come immagini e modelli “perfetti”, provochino una crescente insoddisfazione e spinta verso la ricerca di un corpo da “instagrammare”. Un ruolo importante lo assumono i social media: ogni giorno vengono condivise sui social milioni di immagini riguardanti il cibo e allo stesso tempo immagini in cui il corpo è il grande protagonista. Tutti sui social possono avere il loro spazio, e lo spazio virtuale, per gli adolescenti, è parte del processo di costruzione del reale e della propria immagine corporea. Capire il funzionamento dei social media e come fungano da “fattore di mantenimento” nei disturbi del DCA è fondamentale.
Non esiste un rapporto causa effetto tra social media e DCA ma l’uso dei social è oggi un fattore di rischio importante . Crescendo gli adolescenti sono guidati nelle loro scelte dagli influencer tra disinformazione e divulgazione, non sentono più parlare di cibo: non esiste più il pane ma i carboidrati, non esiste più la carne ma le proteine, non più l’olio ma i grassi. Il salutismo estremo, il dimagrimento e il calcolo costante delle calorie sono promossi attraverso la rete. La diet industry propone numerose diete e alimenti industriali. A questo aggiungiamo la FOODSTAGRAMMING detto anche FOOD P**N o GASTRO P**N che ha contagiato circa il 20 % degli italiani, post su Istagram di piatti, caffè mattutino e così via.
Ma che impatto hanno tutte queste informazioni su ognuno di noi e i più giovani? Questa sovraesposizione dal punto di vista psicologico comporta una costante ricerca di approvazione e consenso attraverso il“like”, riduce illusoriamente la sensazione di solitudine, dando l’impressione di riempire un vuoto, spinge verso comportamenti ritualistici, si tende a ripetere compulsivamente quell’azione. Portare sempre l’attenzione al cibo, il pensiero ossessivo come unico contenuto psichico, l’impulso a fotografare predispone: al binge eating , all’obesità, all’anoressia nervosa e bulimia. Esiste di fatto una forte correlazione tra DAN e il tempo trascorso sulle piattaforme. Inoltre si dimostra che tutto ciò condiziona significativamente: autostima, percezione dell’immagine corporea, produce sintomi depressivi, interiorizzazione di ideale di magrezza, monitoraggio costante del corpo, analfabetismo emotivo, e tendenza alla omologazione e videocelebrazione. Possiamo aggiungere a questo il fenomeno del FOMO FEAR OF MISSING OUT : la paura di perdersi qualcosa.
I ragazzi tendono eccessivamente ad identificarsi e proiettarsi in ciò che i media propongono per sentirsi accettati e riconosciuti.
In realtà a seguito di foto postate i commenti risultano generalmente poco empatici, alcuni sono di fatto negativi e raramente in rete si offre aiuto. Ciò comporta un aumento del distacco emotivo che porta ad un vuoto caratterizzato da mancanza di identità , di confini tra sé e il mondo esterno.
Un altro aspetto diffuso è il fenomeno di Body Shaming, abbiamo detto che il tema della bellezza è da sempre stato centrale , ma oggi è diventato cruciale il tema della bruttezza. Molti ragazzi si percepiscono brutti, hanno vissuti profondi di vergogna e tendono a nascondersi. Inoltre, il pregiudizio intorno alle persone obese (stigma sociale) è sempre più diffuso, tanto da parlare di fat shame (grassofobia). Le persone obese vengono escluse e/o emarginate. Numerosi programmi e video rinforzano il pregiudizio su sovrappeso e obesità. Si ignora troppo spesso che l’obesità ha cause genetiche e ambientali. I dati suggeriscono che le persone grasse tendono: a non sposarsi, ad avere meno opportunità di studio e di carriera, a percepire uno stipendio più basso.
Cosa sta succedendo? I nativi digitali, il termine è stato coniato da Marc Prensky, sin dai primi anni di vita, sono esposti e ammaliati da pc, videogames e quant’altro trascorrendo le loro giornate seduti ed esposti a contenuti di ogni genere. Ne derivano problemi come ad esempio l’obesità.
Il tempo dedicato allo sport e all’attività fisica è sempre minore. Stando in casa, da soli, i nostri bimbi a lungo andare hanno difficoltà a relazionarsi con i coetanei. Le nuove tecnologie se utilizzate impropriamente possono provocare seri danni. Le prove della ricerca stanno ora crescendo per confermare che le capacità superiori dei nativi digitali non sono di fatto una realtà.
Ci chiediamo se per regolare il rapporto tra bambini e tecnologia può bastare il solo cambiamento del modello di istruzione? Certo che no. La scuola e la famiglia devono remare nella stessa direzione se si vuole contrastare un minimo un eventuale sviluppo negativo della società.
Servirebbe a poco se ai bambini venisse insegnato una visione più approfondita della tecnologia e li si lasciasse giocare sempre con gli smartphone mentre si cena con i parenti.
Il rischio è quindi quello di crescere bambini sottoposti a stimoli stressanti per il cervello, estraniati dalla vita reale e fin troppo sedentari, senza neanche acquisire alcuna abilità o conoscenza utile. Forse non sono solo nativi digitali, ma è la società a renderli così legati alla tecnologia.
Viene da chiedersi: come bisogna comportarsi? Non esiste una “dose giornaliera consigliata”. Quella, semmai la possono decidere i genitori. Tutto ciò deve essere accompagnato dall’insegnamento dei valori e di quelle cose importanti che permettano il corretto sviluppo dei bambini. Se riteniamo che la nostra vita tende alla Felicità, dobbiamo considerare che è necessario cercare i diversi modi per ridurre il dolore .Nei paesi occidentali nonostante la crescente prosperità e il progresso delle cure mediche, le persone sono Meno felici di qualche anno fa.Com’è possibile? Sui social il rischio di sentirsi più inadeguati e falliti, di desiderare cio’ che offre il supermercato globale rende i più giovani più insoddisfatti e tristi.
Pertanto un corretta informazione sui DCA e sull’uso dei media può facilitare la comprensione dei meccanismi psico-biologici che favoriscono la malattia e diffondere la consapevolezza che questi disturbi possono essere curati. È importante riconoscere i primi segnali di un comportamento anomalo che potrebbero portare allo sviluppo di un disturbo alimentare. Fondamentali per il successo del trattamento sono, infatti, la diagnosi precoce della malattia ed un intervento tempestivo affidato ad un’équipe di specialisti. Ѐ fondamentale il ruolo dei genitori, i quali devono dare il buon esempio. Occorre quindi sensibilizzarli, soprattutto su quali possono essere le conseguenze di un cattivo utilizzo della tecnologia.
Qualche consiglio ? Ridurre a mezz’ora al giorno l’uso dei social, aiuta a diminuire ansia, senso di solitudine, depressione, Instagram ha una funzione per il controllo del tempo che si trascorre sulla piattaforma, usiamolo! Gli smartphone hanno una funzione di monitoraggio, possiamo scegliere momenti della giornata in cui mettere da parte lo smartphone (a pranzo, quando siamo in compagnia dei nostri amici, disattiviamo le notifiche), favoriamo il fenomeno JOMO: Joy of missing out, la gioia di perdersi qualcosa, valutiamo i profili e contenuti che seguiamo, non prendiamoci tutto. A scuola si suggerisce di non parlare di calorie , misure , quantità , BMI, non demonizzare alimenti specifici o categorie di alimenti come olio, pane o pasta, zuccheri, cerchiamo di rafforzare il senso del proprio valore personale, di costruire competenza e consapevolezza sull’uso delle piattaforme e affrontare tematiche su confronto e differenze individuali, ridurre il bodytalk, sostanzialmente essere il cambiamento.
Ofelia Panico