Karibu, in lingua swahili significa “Benvenuto” e, partendo da questo concetto, è stato ideato e sviluppato dalla Dott.ssa Marie Terese Mukamitsindo il “Progetto Karibu”, che nasce nel 2001 con l'obiettivo di lavorare sull'accoglienza, integrazione, assistenza, con interventi anche in materia di rimpatrio volontario, di donne richiedenti asilo, rifugiate e beneficiarie di protezione umanitaria sussidiaria, nonché minori stranieri non accompagnati e interventi di orientamento rivolti a migranti economici. Marie Terese Mukamitsindo, assistente sociale rwandese rifugiata in Italia a seguito dei terribili avvenimenti del Rwanda del 1994, nel piccolo comune di Sezze, in provincia di Latina,
insieme ad altre donne rifugiate provenienti da paesi diversi, ha messo la propria drammatica esperienza personale e le proprie competenze professionali al servizio dei richiedenti asilo e rifugiati che da allora, purtroppo, continuano a giungere in gran numero in Italia per essere salvati e protetti. La Cooperativa Karibu, è ente attuatore dei progetti di accoglienza SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), rete nazionale di centri di accoglienza coordinati e finanziati dal Ministero dell’Interno e cofinanziati dagli Enti Locali in vari Comuni della Provincia di Latina. Nel complesso quadro della questione “immigrazione” in Italia, dove nell'immaginario collettivo non vi è distinzione tra “normali” migranti e rifugiati, le attività di accoglienza di cittadini richiedenti protezione internazionale, quindi in fuga da situazioni di persecuzione e violazione sistematica dei fondamentali diritti umani e di cittadinanza, hanno riguardato nel 2014 65.000 persone: una cifra troppo elevata in termini umanitari, ma abbastanza irrisoria in termini numerici assoluti. La massificazione dell’accoglienza tuttavia, che al momento dell’ingresso non distingue tra immigrati e rifugiati, fa del sistema accoglienza in generale Italia, un’eterna emergenza, che rende ancor più difficile e critica la vita dei rifugiati e il lavoro di chi, come Marie Terese e tutti gli operatori impegnati nell'accoglienza, cerca di dare una risposta organizzata, competente e funzionale alle molteplici e diverse istanze delle parti coinvolte, che riguardano da un lato la difesa dei diritti umani e di cittadinanza di persone che vogliono salvarsi la vita, dall'altro le paure e la sensibilità dell’italiano medio alle prese con una congiuntura economica che incombe come una mannaia sul collo, in un tentativo di mediazione che non è solo linguistica e culturale, ma anche storica, politica, sociale ed economica. E che molto spesso non si conosce da vicino, prestandosi così come facile bersaglio di attacchi ideologici di varia fonte e natura.