Alimentari Ticinese Srl

Alimentari Ticinese Srl Da quarant'anni nel cuore di Lavena Ponte Tresa a due passi dal valico. Vi aspettiAmo.

10/10/2023
Col salario da coltivatore Pietro non arriva a fine mese con moglie e 5 figli. Prova allora da mugnaio: ritira riso e ce...
07/02/2023

Col salario da coltivatore Pietro non arriva a fine mese con moglie e 5 figli. Prova allora da mugnaio: ritira riso e cereali grezzi dalle cascine vicine e li riporta pelato il primo e macinati i secondi. Di ogni chilo trattiene un etto, appena sufficiente per sfamare la famiglia.

Suo figlio Ercole tenta il salto. Tira la cinghia e a 30 anni con tutti i suoi risparmi riesce a comprare un secondo mulino. Per farsi aiutare di figli ne fa 8, di cui 5 femmine.

Dei 3 maschi Angelo nelle risaie non si trova proprio. Il colpo di fortuna arriva dalla vicina Milano: il Commendator Bianchi (quello delle biciclette) cerca un autista e le tante chiacchierate il macchina col Commendatore lo fanno scoprire imprenditore.

L'occasione per cimentarsi arriva quando fallisce il molino Soresina. Angelo compra le macchine, le smonta e le migliora dando la svolta ad una delle più longeve storie di sana imprenditoria italiana, anche se alla quarta generazione gli Scotti ci arrivano per miracolo scampando alla mannaia della Seconda Guerra Mondiale.

Quando il padre abdica a sorpresa, sarà Dario a raccogliere a soli 27 anni il testimone della quinta generazione. In 35 anni il “Dottor Scotti” porterà Riso Scotti S.p.A dai 15 miliardi di Lire del 1986 (18 milioni € attualizzati) agli oltre 230 di oggi, firmando innovazioni capitali come:

- il packaging sottovuoto

- l’indovinato connubio mediatico col compaesano, coetaneo e omonimo di cognome (ma nessuna parentela) Virginio Scotti, per tutti “Gerry”

- l’accordo di esclusiva con SaPiSe, la cooperativa agricola vercellese che ha creato e brevettato il Riso Venere nel 1997

Capaci di vendere il riso nientemeno che ai cinesi, la sesta generazione degli Scotti è tutta al femminile con Valentina (nella foto) capofila a traghettare oltre 160 anni di storia nel futuro di un settore di forte tradizione patriarcale.

La ricetta di famiglia resta quella di sempre: innovazione e responsabilità sociale. Mentre in piena pandemia i dipendenti hanno raccolto in sole 24 ore oltre 50.000 € in ore regalate per l’acquisto di 5 ventilatori polmonari per il Policlinico di Pavia, il 2023 si apre all’insegna dell’innovazione dirompente con l'ingresso nel mondo della pasta.

Ha detto Ígor Stravinskij: “Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima e informa di sé il presente”.
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Famiglia di contadini del Monferrato, per il loro unico figlio vogliono un futuro migliore. Lo cercano nella grande Tori...
23/10/2022

Famiglia di contadini del Monferrato, per il loro unico figlio vogliono un futuro migliore. Lo cercano nella grande Torino dove Luigi arriva con la licenza elementare e appena 50 Lire in tasca (circa 200 € di oggi).

Capisce che studiare è tutto. Si diploma mentre lavora, finché non riesce a farsi prestare 10.000 Lire per comprare una piccola drogheria.

Presto il negozio gli va stretto. Vuole innovare e la torrefazione gli sembra all'epoca la scelta giusta su cui rischiare. Parte nientemeno che per il Brasile, dove impara a miscelare i caffè, pratica allora sconosciuta in Italia.

Sarà la prima di innumerevoli innovazioni che i Lavazza snoccioleranno per 4 generazioni: il brevetto per il caffè sottovuoto così come lo compriamo ancora oggi (1950), la prima macchina da caffè a capsule monodose (1989), la macchina ISSpresso sviluppata con l'italiana Argotec che farà il primo espresso nello spazio per Samantha Cristoforetti (2015) e tanto altro che darà corpo a quello che oggi è Lavazza Group.

Pionieri nell’inclusione femminile, saranno moglie e figlia i soci della prima ora del fondatore Luigi, così come dal 2011 di nuovo ai vertici di FINLAV (la holding di controllo) ci sono due donne: Antonella (figlia di Alberto) alla presidenza e sua cugina Francesca (nella foto, figlia di Emilio) Amministratore Delegato.

Tutto all’insegna di un impegno sociale non proclamato ma agito nella sostanza che la Fondazione Lavazza porta avanti con tante iniziative, come:
- il più grande Centro Vaccinale del Piemonte contro il COVID allestito negli spazi della Nuvola Lavazza, il centro direzionale del Gruppo;
- il progetto di sostegno ad alcune aree del Senegal promuovendo l’avvio di attività generatrici di reddito attraverso formazione e inserimento lavorativo nel paese post-pandemia;
- il piano da 50 milioni € per neutralizzare le emissioni di carbonio entro il 2030.

Perchè ha detto Luigi Lavazza: “In un mondo che distrugge i beni della natura io non ci sto”.
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Per tirar fuori da fecce e vinacce di che mangiare tutti i giorni, Carmelo e i suoi figli si affidano a muli, cavalli e ...
03/10/2022

Per tirar fuori da fecce e vinacce di che mangiare tutti i giorni, Carmelo e i suoi figli si affidano a muli, cavalli e carretti. L’Ottocento volge al termine e dalla piccola distilleria ai piedi dell’Etna escono alcool e cremor tartaro, un lassativo destinato alla nascente industria farmaceutica americana.

Tra le due guerre l’elettricità e i camion portano i Russo nel Novecento e col boom economico i nipoti di Carmelo trasformeranno la distilleria in industria, innovando a più non posso e affrancandosi così dal mondo della subfornitura. Nascono l’Amaro, le Grappe dell’Etna, il Limoncello di Sicilia, poi Brandy, Acquaviti e Rosoli tutti targati Russo.

Ci vorranno un fisico nucleare ed una filosofa per portare i Russo nel Terzo Millennio: Alessandro Russo genio tecnico dal carattere riservato e sua moglie Anna, visionaria e vulcanica come la montagna che li accompagna da sempre.

Quando spengono 10 candeline del loro amore e 150 della distilleria di famiglia, il mondo è in piena pandemia. È il 2020 ma nessuno dei due ha intenzione di arrendersi.

Eredità di saperi, attaccamento al territorio ed una responsabilità sociale senza tempo fanno osare oltre ogni limite, interpretando il senso più profondo della parola “impresa”:

👉 cambiano il logo, un’operazione delicatissima per un’azienda storica come Russo Siciliano - Distillerie dell'Etna.
👉 recuperano i segreti dell’infusione di arance e mandarini con radici ed erbe spontanee dell’Etna. Nasce l’amaro Zagaro.
👉 recuperano i profumi più caratteristici della Sicilia, dalla ginestra al gelsomino alla mentuccia e li intrappolano in una linea di aromi spray. Nasce InVento.
👉 l’Università di Catania chiede alcool etilico per l’emergenza COVID. Alessandro si inventa la denaturazione naturale con cristalli di mentolo. Nasce Russosan e la linea di igienizzanti naturali e a basso costo PRONTIGEN adatti anche a bambini, anziani e immunodepressi. Una linea di prodotti che fanno bene e fanno del bene al Banco Alimentare di Sicilia e a SaveThe Children.
👉 Non basta la pandemia. Arrivano la guerra e la volata dell’energia. Anna e Alessandro decidono di investire in un impianto di biomassa per difendere le loro imprese.

“Solo così possiamo riempire i nostri carrelli non di cose, ma di scelte”. Anna Maugeri Russo

Una lezione di resilienza e imprenditorialità straordinaria.
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A soli 14 anni deve abbandonare gli studi perché la famiglia non arriva a fine mese. Va a fare il garzone in una ditta c...
01/09/2022

A soli 14 anni deve abbandonare gli studi perché la famiglia non arriva a fine mese. Va a fare il garzone in una ditta che commercia distillati. Ha fame. Osserva e impara. In 4 anni diventa l’anima commerciale dell’azienda.

Alessandro Martini vuole di più. Quel lavoro inizia ad andargli stretto. Ne parla con due colleghi, Teofilo Sola dell’amministrazione e Luigi Rossi esperto erborista. In 10 anni rilevano l’azienda dai torinesi che l’avevano avviata, uno dei quali è un certo Carlo Agnelli il cui nipote Giovanni fonderà la FIAT.

Nasce così la Martini&Rossi (dal 1905 della sola famiglia Rossi) che firmerà bevande iconiche dal Vermouth all’Asti Spumante, dall’Elisir di China al Fernet fino al Martini “agitato, non mescolato” che diventerà la cifra dello stile di James Bond (nella foto Sean Connery).

Inventeranno le Terrazze Martini, spazi di rappresentanza nelle principali capitali europee dove agli ospiti di rilievo erano offerti eventi con celebrità dell’arte e dello spettacolo. Saranno pionieri nelle sponsorizzazioni sportive, su tutte Martini Racing con la Lancia Beta Montecarlo campione del 1981.

Sarà una famiglia di amici ad aiutarli a sbancare le vendite nelle Americhe. Sono i Bacardì che a Cuba arrivarono con Facundo, figlio di un muratore analfabeta di Barcellona. I Bacardì affronteranno le sventure più nere, dal terremoto di Cuba con epidemia di colera (1852) che ucciderà parecchi familiari, al proibizionismo degli USA (1919) fino alla nazionalizzazione castrista delle aziende cubane (1960). Leggenda vuole che a proteggerli fosse un pipistrello, simbolo spagnolo della fortuna e cubano del sapere, che entrerà nel marchio per volontà della moglie di Don Facundo dopo averne scoperto una colonia tra le travi della distilleria.

Nel 1993 i Rossi decideranno di confluire in Bacardi facendone così il più grande family business degli alcolici al mondo.

Ha detto Dag Hammarskjöld: “Non guardare mai in basso per saggiare il terreno prima di compiere il passo successivo. Solo chi tiene gli occhi fissi sull’orizzonte lontano troverà la strada giusta.”
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A 45 anni Gennaro ha fatto di tutto, da manovale a impagliatore di sedie. Non è più cosa per mantenere una famiglia con ...
12/07/2022

A 45 anni Gennaro ha fatto di tutto, da manovale a impagliatore di sedie. Non è più cosa per mantenere una famiglia con 2 figli.

Chiede aiuto al fratello e insieme ci provano con una drogheria nella campagna ferrarese dove la vinaia sul retro la sognano distilleria.

Uno straordinario spirito di osservazione ed un fiuto commerciale senza pari gli faranno snocciolare un successo dietro l’altro come il Primo Maggio, un liquore con 2 operai con falce e martello pensato per il proletariato o il Virov, un liquore energetico allo zabaione.

In 10 anni riescono a trasferirsi dalla provincia in città. A Bologna la famiglia lavora tutta con lui e il colpo da maestro che gli mancava lo darà con la moglie Rachele: lei con le amarene sciroppate (ricetta ancora segreta), lui con l’iconico vaso del ceramista Gatti di Faenza. È il 1915.

Il resto è la storia di cinque generazioni che hanno portato Bologna e l’Italia nel mondo con sciroppi, “cremolati” (le basi per la gelateria artigianale) e "topping" (che faranno sentire tutti pasticceri).

Un successo fatto di innovazione cultura e inclusione.
I furgoni «laboratori scuola» itineranti che diventeranno Fabbri Master Class, una scuola permanente di Gelateria e Pasticceria Artigianale. O le certificazioni Halal, Kosher e Vegan per includere tutti.

FABBRI 1905, oltre un secolo di orgoglio italiano.

Pensare che ad appena 6 km la storia bicentenaria della Distilleria Giovanni Buton baciata dall'intuizione del Conte Achille Sassoli che diventerà il brandy Vecchia Romagna, non avrà la stessa fortuna. Svenduta agli inglesi, sarà peró riacciuffata dalla famiglia Seragnoli, quelli dell'Amaro Montenegro. Ma questa è un'altra storia.

Ha detto Patricie Holečko: "Ogni generazione può creare il progresso ritirandosi al momento giusto."
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Quando la guerra spazza via i clienti dell’impresa, lui muore lasciando la sua creatura agonizzante. Eppure Cesare Mazzo...
12/06/2022

Quando la guerra spazza via i clienti dell’impresa, lui muore lasciando la sua creatura agonizzante. Eppure Cesare Mazzoni, avvocato milanese, era riuscito in un’impresa straordinaria: in soli 20 anni aveva trasformato le acque della Val Brembana nella Società Anonima delle Terme di San Pellegrino, attrazione dell’aristocrazia europea con annessi Grand Hotel e Casinò e quotata addirittura alla Borsa di Milano.

Sarà il caso dell’incredibile parabola di Ezio Granelli (foto) a risollevarne le sorti. Semplice rappresentante farmaceutico, Ezio ha l’intuizione di industrializzare la ricetta di due farmacisti piemontesi contro l’acidità di stomaco. Nasce così la Magnesia che diventerà Sanpellegrino perché lo renderà talmente ricco da permettergli di comprarsi le morenti Terme.

Con la guerra i ricchi clienti non ci sono più, ma Ezio capisce prima di tutti che l’acqua minerale delle sue terme può interessare un pubblico meno elitario ma di gran lunga più vasto.

È la svolta e l’inizio di un successo a suon di innovazioni industriali e intuizioni di nuovi prodotti, primo tra tutti l’Aranciata. I suoi ospiti alla Fiera di Milano del 1932 hanno sete. Lui improvvisa del succo d’arancia e un po’ di zucchero nella bottiglia di acqua minerale. Il successo è strepitoso, presto seguito da quello dell’Aranciata Amara e del Chinotto, tutti trainati dalla caratteristica bottiglietta che ricorda al tatto la buccia d’arancia.

Sarà poi suo genero Giuseppe Mentasti a raccogliere col figlio Bruno l’eredità dell’impresa, arricchendola di un altro prodotto iconico: il Sanbittèr che sbancherà la Milano da bere degli anni ’80.

La figlia Esmeralda (e non il colore del mare, come tanti pensano) darà invece il nome alla costa più famosa della Sardegna dove Mentasti padre aveva comprato tutti i terreni di Porto Cervo e che rivenderà in blocco all’Aga Khan per realizzare il consorzio Costa Smeralda.

Ma l’epoca dei Mentasti è destinata a finire sotto le mancate sinergie promesse dalla fusione (targata Gardini) con Levissima, Recoaro e Pejo e nel 1997 finisce tutto a Nestlè.

Maestri indiscussi del marketing, gli svizzeri porteranno il Gruppo Sanpellegrino sulle tavole che contano di tutto il mondo, dove con la gasata Sanpellegrino non può mancare la naturale Acqua Panna, acquisita ancora dai Mentasti e la cui storia risale nientemeno che al 1564 quando il territorio di Villa Panna nel Mugello fiorentino fu annesso alla riserva di caccia dei Medici (il che spiega l’iconico giglio sulle bottiglie).

Ha detto Thomas Fuller: “Non conosciamo mai il valore dell’acqua finché il pozzo non si prosciuga.”
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02/03/2022

📌📌CONFCOMMERCIO DICE NO ALLA GUERRA📌📌

La Confederazione vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali
La guerra in Ucraina rende chiara l’esigenza di scelte tempestive ed adeguate per riaffermare le ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale. All’Europa serve una compiuta e comune politica estera di difesa e sicurezza, così una compiuta e comune politica energetica. Sfide straordinarie che metteranno ancora una volta a dura prova la nostra economia, le prospettive di crescita e la tenuta delle nostre imprese già duramente colpite da due anni di pandemia.

Confcommercio vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali e da utilizzare sui social per dire convintamente «no alla guerra, sì alla pace».

Questo il link per scaricare l’immagine: https://www.confcommercio.it/documents/20126/179957/Vetrofania_no+alla+guerra_mm+100+x+100.pdf/8f49a9ff-ff2c-dcb5-f57c-ee29e662e741?t=1646138570235

❌Sangalli sulla posizione di Dragh❌
Così il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sull’intervento al Senato del Presidente del Consiglio Mario Draghi.

«Ha detto benissimo il Presidente Draghi: il ritorno della guerra in Europa è intollerabile e servono risposte ferme. In primis per porre fine alle grandi sofferenze che sta subendo il popolo ucraino e poi per i rischi estremi di un allargamento del conflitto. Confidiamo nell’impegno “senza tregua” del Governo per sostenere gli sforzi per far cessare la guerra e per fronteggiare l’impatto di questa drammatica crisi anche su cittadini ed imprese a causa, in particolare, di ulteriori impennate dei prezzi dell’energia. E’ la conferma della necessità e dell’urgenza di misure strutturali per la risoluzione dei nodi del nostro sistema energetico, agendo per la maggiore diversificazione e sicurezza delle forniture estere, ma anche per l’incremento della produzione nazionale di gas».

A soli 14 anni deve abbandonare gli studi perché la famiglia non arriva a fine mese. Va a fare il garzone in una ditta c...
16/02/2022

A soli 14 anni deve abbandonare gli studi perché la famiglia non arriva a fine mese. Va a fare il garzone in una ditta che commercia distillati. Alessandro ha fame. Osserva e impara. In 4 anni diventa l’anima commerciale dell’azienda.

Alessandro Martini vuole di più. Quel lavoro inizia ad andargli stretto. Ne parla con due colleghi, Teofilo Sola dell’amministrazione e Luigi Rossi esperto erborista. In 10 anni rilevano l’azienda dai torinesi che l’avevano avviata, uno dei quali è un certo Carlo Agnelli il cui nipote Giovanni fonderà la FIAT.

Nasce così la Martini&Rossi (dal 1905 della sola famiglia Rossi) che firmerà bevande iconiche dal Vermouth all’Asti Spumante, dall’Elisir di China al Fernet fino al Martini “agitato, non mescolato” che diventerà la cifra dello stile di James Bond.

Inventeranno le Terrazze Martini, spazi di rappresentanza nelle principali capitali europee dove agli ospiti di rilievo erano offerti eventi con celebrità dell’arte e dello spettacolo. Saranno pionieri nelle sponsorizzazioni sportive, su tutte Martini Racing con la Lancia Beta Montecarlo campione del 1981.

Sarà una famiglia di amici ad aiutarli a sbancare le vendite nelle Americhe. Sono i Bacardì che a Cuba arrivarono con Facundo, figlio di un muratore analfabeta di Barcellona. I continui esperimenti di distilleria nel retro del negozio di alimentari aperto nel 1843, lo porteranno a trasformare l’aguardiente (“l’acqua che brucia”, una bevanda grezza) in uno spirito morbido e delicato che diventerà dal 1862 la cifra globale di famiglia fino ai giorni nostri: il Rum.

I Bacardì affronteranno le sventure più nere, dal terremoto di Cuba con epidemia di colera (1852) che ucciderà parecchi familiari, al proibizionismo degli USA (1919) fino alla nazionalizzazione castrista delle aziende cubane (1960) che li porterà a Porto Rico e poi definitivamente alle Bahamas. Leggenda vuole che a proteggerli fosse un pipistrello – simbolo spagnolo della fortuna e cubano del sapere - che entrerà nel marchio per volontà della moglie di Don Facundo dopo averne scoperto una colonia tra le travi della distilleria.

Nel 1993 i Rossi decidono di confluire nell’azienda dei Bacardi facendone così il più grande family business degli alcolici al mondo.

Ha detto Dag Hammarskjöld: “Non guardare mai in basso per saggiare il terreno prima di compiere il passo successivo. Solo chi tiene gli occhi fissi sull’orizzonte lontano troverà la strada giusta.”
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20/01/2022

Il rispetto per 'la qualità' e l’attenzione ai bisogni dei lavoratori e la lotta alla mafia sono gli assi portanti della filosofia di vita della famiglia di imprenditori calabresi

Quando la guerra spazza via i clienti dell’impresa, lui muore lasciando la sua creatura agonizzante.Un peccato disperder...
12/01/2022

Quando la guerra spazza via i clienti dell’impresa, lui muore lasciando la sua creatura agonizzante.

Un peccato disperdere il lustro che l’avvocato milanese Cesare Mazzoni ha dato in appena 20 anni alle acque della Val Brembana, facendone la Società Anonima delle Terme di San Pellegrino, attrazione dell’aristocrazia europea con annessi Grand Hotel e Casinò e quotata addirittura alla Borsa di Milano.

Sarà il caso dell’incredibile parabola di Ezio Granelli a risollevarne le sorti. Semplice rappresentante farmaceutico, Ezio ha l’intuizione di industrializzare la ricetta di due farmacisti piemontesi che promettono di alleviare l’acidità di stomaco. Nasce così la Magnesia Sanpellegrino che lo renderà talmente ricco da permettergli di comprarsi le morenti Terme.

Ezio capisce prima di tutti che la guerra ha cancellato sì i ricchi clienti delle terme, ma l’acqua minerale, fino ad allora corollario dell’offerta gastronomica del Grand Hotel, può interessare un pubblico meno elitario ma di gran lunga più vasto.

È la svolta e l’inizio di un successo che continua a suon di innovazioni industriali e intuizioni di nuovi prodotti, primo tra tutti l’Aranciata. I suoi ospiti alla Fiera di Milano del 1932 hanno sete. Lui improvvisa del succo d’arancia e un po’ di zucchero nella bottiglia di acqua minerale. Il successo è strepitoso, presto seguito da quello dell’Aranciata Amara e del Chinotto, tutti trainati dalla caratteristica bottiglietta che ricorda al tatto la buccia d’arancia.

Sarà poi suo genero Giuseppe Mentasti a raccogliere col figlio Bruno l’eredità dell’impresa, arricchendola di un altro prodotto iconico: il Sanbittèr che sbancherà la Milano da bere degli anni ’80.

Ma l’epoca dei Mentasti è destinata a finire sotto le mancate sinergie promesse dalla fusione targata Gardini con Levissima, Recoaro e Pejo e nel 1997 finisce tutto a Nestlè.

Maestri indiscussi del marketing, gli svizzeri porteranno in 20 anni il Gruppo Sanpellegrino sulle tavole che contano di tutto il mondo, dove non possono mancare la gasata Sanpellegrino e la naturale Acqua Panna, acquisita ancora dai Mentasti e la cui storia risale nientemeno che al 1564 quando il territorio di Villa Panna nel Mugello fiorentino fu annesso alla riserva di caccia dei Medici (il che spiega l’iconico giglio sulle bottiglie).

Da 123 anni nel mondo. “Al val piò la pràtica che la gramàtica.”
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Quando Enea avvia la sua produzione di torroni e mostarde sulle ricette segrete recuperate dalla tradizione, per lavorar...
28/12/2021

Quando Enea avvia la sua produzione di torroni e mostarde sulle ricette segrete recuperate dalla tradizione, per lavorare usa ancora le lampade a olio perché l’elettricità arriverà solo 50 anni dopo. È il 1836.

E proprio grazie all’elettricità Enea Sperlari sarà il primo imprenditore di Cremona a fare della produzione artigianale un’industria, impiegando a fine 1800 oltre il 20% della manodopera del locale distretto nel suo stabilimento che conta già 20 caldaie.

La mostarda e quello squisito torrone ancora caldo finiscono direttamente alla drogheria che un tale Curtarelli aveva avviato nel 1820 nell’attuale via Solferino, quando ancora si chiamava via delle Beccherie Vecchie, la strada delle macellerie (di cui “beccherie” è un sinonimo), importante arteria cremonese attraversata dal naviglio Marchionis.

Il negozio (foto), che passerà nelle mani degli Sperlari per due generazioni, conquisterà palati illustri come quello di Giuseppe Verdi e della Real Casa Savoia senza mai cambiare indirizzo e fregiandosi così del titolo di Locale storico d'Italia.

Gli Sperlari non riusciranno però a rimanere in sella per più di un secolo e cederanno ad una famiglia di Novi Ligure che sulla piazza del mercato cittadino vendeva da generazioni proprio torrone e mostarda di propria produzione, prima di buttarsi sul cioccolato: i Pernigotti. È il 1935.

Il colpo da maestro dei Pernigotti sul marchio Sperlari sarà l’ampliamento alle caramelle spinte dall’invenzione dell’omonimo cofanetto, una lussuosa confezione regalo simile a quelle usate fino ad allora per i cioccolatini.

Anche i Pernigotti venderanno (1981) e la girandola di passaggi di mano che seguirà, porterà in dote anche i marchi Galatine (la famosa caramella al latte inventata nel 1956 dai lodigiani Polenghi) e SAILA (fondata nel 1937 a Silvi Marina in Abruzzo con l'acronimo Società Anonima Industriale Liquirizia Abruzzese da Aurelio Menozzi e Angelo Barabaschi, fuoriusciti dalla De Rosa), tutti riconosciuti quest’anno insieme a Sperlari marchi storici di interesse nazionale.

In mano dal 2017 all’azienda familiare tedesca Katjes che ha però lasciato le chiavi di casa al management italiano, Sperlari è oggi il secondo gruppo italiano delle caramelle (dietro a Perfetti) ed uno dei più longevi nomi del settore dolciario con 185 anni di storia.

Ha detto Luciano De Crescenzo: “Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla”.
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“Ho 31 anni e continuo a ricevere commenti che mettono in dubbio il mio essere abbastanza adulta per parlare di grappa. ...
23/12/2021

“Ho 31 anni e continuo a ricevere commenti che mettono in dubbio il mio essere abbastanza adulta per parlare di grappa. Lo trovo umiliante.”

Sono passati 125 anni da quando Orazio Nonino tirava la carretta nelle campagne friulane e col suo alambicco distillava gli scarti delle vigne dei padroni.

Potrebbe finire dopo 2 generazioni quando suo nipote Antonio cade in guerra lasciando due figli piccoli, ma sua moglie Silvia non ci sta. Si rimbocca le maniche, diventa la prima mastra distillatrice italiana.

L’impresa va avanti col figlio Benito, ma il destino ha deciso che saranno le donne a fare la differenza a cominciare da sua moglie Giannola.

Sarà lei a fare di un prodotto dell'economia contadina la Regina dei distillati al pari di maschi alfa come whisky e cognac. Sfiderà l’usanza di distillare vinacce assemblate a favore del solo Picolit, metterà le sue bottiglie in mano ad iconici trendsetters da Gianni Agnelli a Silvana Mangano e farà della grappa un fatto culturale col Premio Nonino, nato per recuperare vitigni rari.

Poteva finire alla quarta generazione perché Giannola non avrebbe dovuto avere figli per un problema al cuore. Ne avrà invece 3. Tutte femmine. Tutte in azienda con Cristina che avrà due femmine e un maschio.

Francesca è la più piccola. Il peso che deve portare è quello di una storia più grande di lei. L’orgoglio è quello di avere la fortuna di volerne e poterne far parte.

A Milano, dove va ad abitare da sola per la prima volta per l’università, prende le misure della vita adulta. Non sarà facile scrollarsi di dosso la marca della campagnola che viene dal nulla.

Lei lo farà con una ricetta che diventerà la cifra della sua credibilità: essere autentica e studiare continuamente (per ora laurea in economia, sommelier, bartender e master in Social Media Communication).

In 5 anni di duro lavoro sbarca sui social e col suo volto fresco e vitale riesce a sdoganare la storia di famiglia e la sua grappa ad un pubblico giovane e a superare le limitazioni della pandemia digitalizzando un marketing basato da sempre sull’incontro fisico col pubblico di estimatori.

In un mondo di urlatori lo farà senza megafoni, parlando di colonne di distillazione e danza della grappa ed essendo semplicemente sé stessa. Su LinkedIn raccoglie oltre 40.000 followers. La chiamano al decennale a raccontare la sua storia in quella stessa Milano che l’aveva snobbata.

La ragazza venuta dal Friuli ha 31 anni ed ha tutti i numeri per portare nel terzo millennio la Migliore Distilleria del Mondo, prima italiana a ottenere questo riconoscimento. Lo sta già facendo.

Ha detto Emerson: “Quel che abbiamo alle spalle e quel che abbiamo davanti sono piccole cose se paragonate a ciò che abbiamo dentro”
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La campagna di Codogno va strettissima a Francesco che sogna la vicina Milano. Inizia così a portare pollame e prodotti ...
15/12/2021

La campagna di Codogno va strettissima a Francesco che sogna la vicina Milano. Inizia così a portare pollame e prodotti della terra in città, finché non apre bottega al Lazzaretto a fianco della chiesetta di San Carlo cui intitolerà il negozio e ignaro vicino di Germano Giuliani che nella omonima Farmacia inventerà in quegli stessi anni il famoso Amaro Medicinale. È il 1936.

Nella rosticceria le friggitrici non smettono di crepitare per i bar e le panetterie che chiedono sempre di più quelle patatine tanto croccanti quanto semplici: sbucciate, tagliate a fettine, fritte nell'olio bollente e leggermente spolverate con il sale.

Il negozio diventa un’impresa che il figlio Alberto svilupperà tra genialità e fortuna. Inserirà primo al mondo un gadget sorpresa nel sacchetto di patatine sbancando il pubblico dei bambini. Un’altra spinta gliela darà la nuova moda della Milano da bere: l’aperitivo. Infine la tecnologia, la più avanzata al mondo che abbatte l’assorbimento di grassi del 40%.

Per i suoi 80 anni l’azienda si regala “1936 Antica Ricetta”, una patatina che riprende la ricetta originale della Rosticceria e arriva sul mercato spinta da un film nientemeno che di Giuseppe Tornatore.

Ma l’era di Alberto si sta concludendo sull'onda di un ictus che nel 2015 gli toglie la parola, ma non la volontà di disegnare la successione a favore della figlia Susanna (nella foto col padre). Una decisione che accenderà un contenzioso legale tra fratelli intorno alla cassaforte di famiglia Unichips concluso in un nulla di fatto, lasciando solo tanto amaro in bocca.

All'Italia invece resta un gruppo alimentare da 200 milioni di sacchetti di patatine l’anno, sponsor della Nazionale di calcio come della squadra di moto «Sic 58» voluta dal papà dello scomparso Marco Simoncelli.

Ha detto Denis Waitley: “Ciò che lasci nei tuoi figli è più importante di ciò che lasci a loro”.
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Nono di tredici figli di un fornaio della provincia veronese, l’adolescenza la regala al lavoro da garzone di pasticceri...
07/12/2021

Nono di tredici figli di un fornaio della provincia veronese, l’adolescenza la regala al lavoro da garzone di pasticceria. La gioventù se la prende invece la Grande Guerra dove sopravvivrà miracolosamente alla battaglia di Caporetto, la più grave disfatta nella storia dell’Esercito Italiano. Ha 22 anni.

Riprende la mano per l’impasto e in 5 anni apre il suo laboratorio in città, ma non gli basta. Lo incantano le storie di successo di chi emigra al di là dell’Atlantico.

A 32 anni si imbarca con tutte le sue attrezzature per l'Argentina, ma il Principessa Mafalda cola a picco a 80 miglia da Rio de Janeiro, il disastro navale più grave del Novecento ricordato come il Titanic italiano.

Ruggero non sa nuotare, ma ha la presenza di spirito di aggrapparsi ad un salvagente finché non viene raccolto dalle navi di soccorso, a differenza di centinaia di suoi compagni di viaggio che non ce la fanno.

Tassista a Rio finché non ha i soldi per raggiungere Buenos Aires, qui impiegherà 10 anni a far fruttare le sue abilità pasticcere per rientrare in Italia.

A 42 anni riconquista Verona. La pasticceria che apre diventa in poco tempo la più popolare della città perché il dolce tipico che sforna lo sa fare davvero bene.

Ancora una Guerra Mondiale e Ruggero Bauli risolve il problema del lunghissimo tempo di lievitazione del pandoro. La pasticceria diventa un’industria.

Sarà il figlio Alberto a liberare l’azienda dalla stagionalità delle ricorrenze, buttandosi in biscotti e brioches, salvando eccellenze come Doria e Bistefani e riportando in Italia i panettoni Motta e Alemagna.

Sua sorella Rosa Maria cambierà invece il colore dell’incarto del pandoro: da verde a lilla, che diventerà la loro cifra cromatica.

Con Adriano e Carlo i 4 fratelli faranno di Bauli un’azienda da 500 milioni € che la recente morte di Alberto ha consegnato alla terza generazione. Sarà Michele (foto), il figlio di Adriano, a traghettare la famiglia e l’omonima straordinaria impresa nel suo secondo secolo di vita che inizia tra pochi mesi.

Parafrasando Michele Bauli: “Non abbiamo mai avuto una ricetta scritta, perché ogni giorno cerchiamo di migliorare quella del giorno prima”.
www.alessandroscaglione.com

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