27/01/2025
In tema di educazione consapevole, e di adulti che fanno gli adulti
CATTIVO MAESTRO O ARTISTA CONSAPEVOLE? L’INTERVISTA CHE NON TI ASPETTI
Prendi il quotidiano più letto della nazione. Prendi una scrittrice blasonata e molto amata dal mondo intellettuale. Poi mettili insieme in un’intervista dove si scopre che l’artista dell’anno (ma anche l’artista contestato per i suoi testi violenti, misogini e volgari a causa dei quali si è visto negare la partecipazione al Concertone di Capodanno a Roma) è una persona molto sensibile, che frequenta un professore di Italiano tutte le settimane per migliorarsi, che racconta la violenza non perché la vive e la sceglie, ma perché la osserva nella società. Nel frattempo al lettore si dice che “qualcuno sosteneva che alcuni testi delle sue canzoni fossero inappropriati, sessisti” (Qualcuno??????) conducendolo al grande quesito: “E allora, chi è davvero Tony Effe?” con una scelta tra queste due alternative:
a) Cattivo maestro (come qualcuno vorrebbe —pochi, a considerare i risultati)
b) artista consapevole che racconta la realtà. Artista che, nei codici della trap (linguaggio e immaginario), ha rivoluzionato la musica italiana e segnato un’epoca, prima con la Dark Polo Gang, poi, dal 2021, come solista.
Tutto l’articolo e l’intervista viene poi condotta nella logica di farci collocare nella scelta b, anche perché ci viene data un’anticipazione sulla canzone che porterà al festival di Sanremo: (possiamo svelare in anticipo: sorprendente, bellissima. Sentimentale, poetica).
Ecco, è proprio questo l’approccio con cui il contesto socio-culturale e il mercato ci fanno credere che non c’è niente di male nei testi di questo artista, che altro non è che un ragazzo tenero e sensibile che narra la realtà di questo tempo.
Per me, questo artista è "anche" colui che canta cose come:
"Ti sputo in faccia solo per condire il sesso
Ti chiamo “puttana” solo perché m? l’hai chiesto
Ti sbavo il trucco, che senza stai pur? meglio
Ti piace solamente quando divento violento"
E ancora:
«Prendo una bitch,
diventa principessa
Le ho messo un c**o nuovo,
le ho comprato una sesta
(...)
Arriva Tony, inizia il party
Volano schiaffi e reggiseni da ogni parte
Con una sola botta faccio due gemelli
(...)
Copro la mia pu**ana di gioielli
Ma non sei la mia tipa, quindi niente anelli»
Sono Tony, non ti guardo nemmeno
A novanta così neanche ti vedo
Mi dici che sono un tipo violento
Però vieni solo quando ti meno»
E ora mi fermo qui, perché nel mio profilo social in tutti questi anni non mi è mai capitato di scrivere cose così sconce. Mai.
Io spero che questo artista nella sua vita personale sia la persona più tenera e sensibile che esista. Gli credo quando si racconta in questo modo a chi lo intervista. Però so che ai nostri figli lui fa ascoltare cose inascoltabili. E ritengo che il mondo adulto dovrebbe, di fronte a questo genere di narrazioni, prendere una posizione precisa: ovvero, a noi questa roba sembra orribile. Senza censurare, ma facendo chiarezza che ciò che è così violento, misogino e sessista non è accettabile in un mondo civile.
Inoltre vorrei che un artista così ascoltato dai giovanissimi sentisse che ciò che canta non narra semplicemente la realtà, ma la direziona, la condizione e a volte la determina. C’è una responsabilità sociale enorme in ciò che si fa arrivare alle orecchie e al cuore dei nostri figli. Noi genitori questa cosa la sentiamo fortissima e ci sentiamo impotenti di fronte ad una corrazzata che – menefreghista della cura educativa che oggi serve ai nostri figli – li bombarda con il brutto, il peggio e l’orrido.
Molti pensano che dire queste cose sia indice di moralismo bigotto. E' la critica più semplice con cui qualsiasi pensiero divergente oggi viene smontato. Ed è una cosa a cui ho dedicato un intero capitolo del mio libro "Allenare alla vita" che molti genitori oggi considerano un vero e proprio manifesto per una nuova cultura dell'educazione e dell'età evolutiva. Questo approccio non è moralistico. Del resto anche i pediatri sui social media in queste settimane stanno promuovendo una campagna che stigmatizza (giustamente) questo genere di testi nella canzoni che arrivano ai nostri figli. Lo fanno perché hanno a cuore la salute dei nostri figli. E la loro non è censura. E’ cultura. Cultura della salute. Cultura dell’adolescenza.
Io resto senza parole a leggere che una donna – scrittrice di grande cultura, famosa per le sue parole a tutela di altre donne - contribuisca a sdoganare e normalizzare qualcosa che nessun uomo e donna adulta dovrebbe normalizzare e sdoganare.
Promuovere cultura oggi significa usare la propria posizione di intellettuale che ha il privilegio di avere una voce pubblica (ovvero sentita da tanti) per fare in modo che la società si elevi e non che si abbassi a tollerare e normalizzare testi violenti, volgari e sessisti e chi li diffonde.
Ciò che spero è che arrivi un giorno in cui quella persona sensibile che come tale si racconta in questa intervista porti quella sensibilità così elevata anche nei suoi testi e non parole di odio, violenza e sessimo.
Se il mondo adulto sa fare bene questo lavoro, allora i nostri figli possono ascoltare anche testi orribili sapendo che appartengono alla trasgressione e non alla normalità della vita.
Personalmente darei voce e spazio, la possibilità di avere il privilegio di copertine e interviste non a chi è incredibilmente popolare, ma a chi cerca di rendere “alta” la cultura popolare.
Tony Effe sarà anche una persona meravigliosa, ma usa nelle sue canzoni parole che sono l’esatto contrario di ciò che afferma nell’intervista in questione.
Scrivo queste parole molto forti, che provocheranno un’ondata di ritorno che presumo non sarà piacevole per me, perché io almeno ho chiarezza rispetto a qual è il mio posto nel mondo.
Se volete e potete, condividete e discutete. In modo civile, vi prego.