01/09/2025
📍Nel nuovo appuntamento di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre in pillole la complessa e affascinante storia della medicina, approfondiremo i temi relativi alla scoperta tanto del 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲, supporto terapeutico fondamentale nel trattamento di numerosi stati patologici di varia gravità, quanto degli 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, presidio farmacologico di primo piano nella prevenzione e nella cura delle reazioni allergiche di diversa origine.
🔸 𝗘𝗱𝘄𝗮𝗿𝗱 𝗖. 𝗞𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗹 (1886-1972) fu lo 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲 (1948) che iniziò ad essere commercializzato nel secondo dopoguerra. Kendall, studiando la porzione corticale delle ghiandole surrenali, indicò con le lettere dell’alfabeto i composti cristallini che andava isolando. Il composto “E” (poi chiamato “cortisone”) si dimostrò essere un potente anti-infiammatorio.
🔹Le 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗶 (𝗚𝗖𝗦) muniti di potente azione antinfiammatoria ed immunosoppressiva. Si tratta di sostanze dotate di struttura chimica analoga al cortisolo (ormone sintetizzato e secreto dalle ghiandole surrenali). La loro azione si esplica riducendo la produzione di molecole pro-infiammatorie prodotte da vari tipi cellulari, soprattutto attraverso meccanismi sequenziali che comportano, per il tramite di specifici recettori ai quali i cortisonici si legano, effetti diretti e indiretti su alcuni geni presenti nel nucleo delle cellule.
𝗙𝘂 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟰𝟴 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗶𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗽𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗿𝗲𝘂𝗺𝗮𝘁𝗼𝗶𝗱𝗲, che riuscì addirittura a fare un giro in bicicletta.
🔸 Nel 1950, 𝗞𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗹, insieme al dott. 𝗣𝗵𝗶𝗹𝗶𝗽 𝗦𝗵𝗼𝘄𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿 𝗛𝗲𝗻𝗰𝗵, direttore del reparto di malattie reumatiche della Mayo Clinic e del Centro per le malattie reumatiche dell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, e al biochimico 𝗧𝗮𝗱𝗲𝘂𝘀 𝗥𝗲𝗶𝗰𝗵𝘀𝘁𝗲𝗶𝗻, già noto per la sintesi dell’acido ascorbico, 𝗿𝗶𝗰𝗲𝘃𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗴𝗹𝗶 𝗼𝗿𝗺𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗲𝗰𝗰𝗶𝗮 𝘀𝘂𝗿𝗿𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗶 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗶.
🔹 Purtroppo, i cortisonici usati per lunghi periodi per via orale o parenterale (intramuscolare/endovenosa) nelle patologie acute e croniche, sono causa di svariati ed importanti 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶. Si annoverano, tra questi, la ridotta tolleranza al glucosio e l’iperglicemia, l’edema per ritenzione idrica, l’ipertensione, l’osteoporosi, la redistribuzione del grasso, le crisi addisoniane, l’azione immunosoppressiva. Trascurabili invece sono gli effetti collaterali del cortisone per uso topico.
🔸 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹 𝗕𝗼𝘃𝗲𝘁 (1907 – 1992), biochimico svizzero con cittadinanza italiana, 𝘃𝗶𝗻𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟱𝟳 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, scopre nel 1937 gli 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, princìpi attivi in grado di contrastare gli effetti farmacologici dell’istamina.
Il meccanismo d’azione degli antistaminici si basa, fondamentalmente, sulla somiglianza della loro struttura chimica con quella della stessa istamina. Accade così che questi farmaci, svolgendo rispetto all’istamina un’azione “competitiva”, ne occupino il posto sugli specifici recettori – chiamati “H1” e “H2” – posti sulle membrane cellulari, impedendo la cascata di reazioni anche gravi che - dall’orticaria all’angioedema, all’asma, alla diarrea - vengono classicamente attribuite all’istamina.
🔹 Tanti e diversi sono gli antistaminici ma, pur avendo azione farmacologica pressoché sovrapponibile, essi sono tra loro chimicamente differenti. Tuttavia, una prima distinzione classificativa basata su dati storici, tende a distinguerli in 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 "𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲", frequentemente associati a più intensi effetti collaterali come sonnolenza, secchezza della bocca, annebbiamento della vista, confusione, nausea, irrequietezza, e 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 "𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲" generalmente molto meglio tollerati.
Proprio in ragione dei loro potenziali effetti collaterali, sarà sempre 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗿𝗮, magari prima di andare a letto. Sarà, invece, il caso di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗹𝗮𝘂𝗰𝗼𝗺𝗮 𝗮𝗱 𝗮𝗻𝗴𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗶𝘂𝘀𝗼, potendo gli antistaminici aumentare la pressione intraoculare, 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗶𝗽𝗲𝗿𝘁𝗿𝗼𝗳𝗶𝗮 prostatica, potendo soprattutto gli antistaminici di prima generazione, causare ritenzione urinaria e quindi peggiorare il quadro clinico nei pazienti con ingrossamento prostatico.
🔎 Come per ogni terapia, anche per l’uso di antistaminici e/o cortisonici sarà comunque sempre opportuno un 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗼 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 preliminare all’avvio di un eventuale trattamento con questi farmaci.