
23/06/2025
NON CHIAMATELI SEMPLICEMENTE “ PROBIOTICI ”
Nel linguaggio comune si sente spesso dire: “Sto prendendo dei probiotici”. Ma questa affermazione, seppur diffusa, è troppo generica e rischia di creare confusione. Perché? Perché “probiotico” non è un’entità unica, ma un mondo complesso, fatto di microrganismi specifici, con nomi precisi e funzioni ben distinte.
Che cos'è un probiotico, davvero?
Secondo la definizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un probiotico è un “microrganismo vivo che, somministrato in quantità adeguata, conferisce un beneficio alla salute dell’ospite”. Ma non tutti i microrganismi hanno le stesse proprietà, e non tutti i “probiotici” fanno bene a tutti.
Un probiotico è sempre identificato da tre livelli:
Genere (es. Lactobacillus)
Specie (es. Lactobacillus rhamnosus)
Ceppo (es. Lactobacillus rhamnosus GG)
Proprio il ceppo (una sorta di “cognome”) è ciò che fa la differenza. È come dire che non basta sapere che una persona si chiama “Mario Rossi”, serve anche sapere di quale Mario Rossi stiamo parlando. Lo stesso vale per i probiotici: non è sufficiente il nome generico, bisogna conoscere il ceppo per capire cosa fa davvero.
Perché è importante il ceppo?
Perché ogni ceppo ha proprietà uniche, validate da studi scientifici specifici. Alcuni ceppi possono:
-sostenere il sistema immunitario
-ridurre le infiammazioni intestinali
-contrastare la diarrea da antibiotici
-migliorare sintomi dell’intestino irritabile
-regolare l’umore e la comunicazione intestino-cervello
Altri invece non hanno effetti su questi aspetti, o possono essere utili in situazioni completamente diverse. Pensare che un qualsiasi probiotico vada bene “per la pancia”, “per il sistema immunitario” o “per l’intestino” è una semplificazione che può portare a scelte inefficaci.
Un esempio concreto
Lactobacillus rhamnosus GG (ceppo GG) è uno dei probiotici più studiati al mondo: si è dimostrato utile per prevenire la diarrea nei bambini. Ma se cerchi un supporto per i sintomi dell’intestino irritabile, potresti avere beneficio da un ceppo diverso, come Bifidobacterium infantis 35624. E se soffri di infezioni intestinali da Clostridium difficile, ancora un altro ceppo può essere indicato, come Saccharomyces boulardii CNCM I-745.
Dire semplicemente “sto prendendo un probiotico” è quindi un’informazione incompleta, un po’ come dire “sto prendendo un farmaco” senza specificare quale, per cosa, in che dose e per quanto tempo.
Ricordate che👇🏻
Ogni ceppo ha effetti differenti.
Ogni ceppo ha dosaggi specifici e indicazioni precise.
I benefici sono documentati solo se il ceppo corretto viene usato per il problema giusto.
Per questo, la scelta del probiotico dovrebbe sempre essere personalizzata, sulla base del bisogno clinico, dell’età, dello stato di salute e degli obiettivi da raggiungere.
Nei prossimi giorni pubblicherò un articolo sul mio blog che spiega anche il rapporto tra probiotici e osteopatia🙌🏻
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