Angela Fuso-Psicologa

Angela Fuso-Psicologa Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale ad indirizzo neuropsicologico

Per tutti quelli che: “lasciali piangere, così si viziano”.
31/07/2025

Per tutti quelli che: “lasciali piangere, così si viziano”.

I neonati piangono perché è il loro principale mezzo di comunicazione, utile per esprimere bisogni e disagio. Ignorare sistematicamente questi segnali può avere conseguenze profonde sullo sviluppo del bambino. Quando un neonato non viene consolato, il suo corpo rilascia grandi quantità di cortisolo, l’ormone dello stress. Se questo avviene di frequente, può alterare lo sviluppo del cervello, del sistema nervoso e del sistema immunitario—a un livello che gli scienziati definiscono “impronta biologica”.
Lo stress cronico nei primi anni di vita può cambiare la struttura del cervello, soprattutto nelle aree che regolano emozioni, memoria e autocontrollo. Studi su bambini trascurati mostrano un aumento del volume dell’amigdala (legata alla paura), riduzione della sostanza bianca (importante per l’apprendimento) e rallentato sviluppo della corteccia prefrontale, che gestisce le decisioni e le emozioni.

Anche il legame affettivo ne risente: i bambini che vengono regolarmente consolati imparano a fidarsi e sviluppano un attaccamento sicuro. Al contrario, chi viene lasciato a piangere ripetutamente può sviluppare un attaccamento insicuro, diventando più ansioso, emotivamente distaccato o incapace di gestire lo stress.
Le conseguenze non sono solo psicologiche. Lo stress precoce può alterare l’equilibrio ormonale e indebolire le difese immunitarie, aumentando il rischio, da adulti, di patologie come depressione, malattie cardiache e diabete. A livello comportamentale, questi bambini sono più soggetti ad ansia, aggressività, difficoltà di attenzione e rendimenti scolastici inferiori, soprattutto in linguaggio e problem-solving.
In sintesi: rispondere al pianto di un bambino non è viziarlo, ma fornire una base sicura per il suo sviluppo emotivo, cognitivo e fisico. Ogni gesto di conforto aiuta a costruire il cervello e la salute futura del bambino.

29/07/2025
Non sarò mai quella mamma che dice “non ti sporcare”. Sarò sempre quella che dice: “divertiti! Una maglietta non vale qu...
24/07/2025

Non sarò mai quella mamma che dice “non ti sporcare”. Sarò sempre quella che dice: “divertiti! Una maglietta non vale quanto una risata. Gioca, corri, ridi a crepapelle”
Non sarò quella mamma che dice “non fare scenate, mi metti in imbarazzo”. Sarò sempre quella che dice:
“lascia uscire quello che senti, liberati. Le emozioni vanno ascoltate, non nascoste. E il giudizio degli altri non conta più del tuo benessere.”
Non ti dirò mai “devi essere il migliore”, ma ti ricordo ogni giorno: “sii te stesso, sempre. È la tua verità che conta.”
Non voglio che tu ti comporti bene solo per fare bella figura, ma che tu impari a rispettare gli altri
senza mai dimenticare di rispettare te stesso.
Non tradire mai ciò che ti dice il cuore. Non lasciare che le apparenze condizionino il tuo essere.
Non sono quella che dice: “non ci riesci, faccio io”, ma quella che ti guarda e dice: “riprova. Sono qui con te.”
Non sono quella che impone: “è così perché lo dico io”, ma quella che non smetterà mai di spiegarti il mondo, dai miei occhi fino ai tuoi, dal mio cuore fino al VOSTRO.
E sarò sempre quella che si farà in quattro per non farvi mai sentire in pericolo, mai non importanti,
mai secondi a nessuno nel mio cuore. Non farò mai piegare le vostre emozioni alle mie.
Anche quando io non sarò più al primo posto nel vostro, perché è giusto così, perché crescerete e amerete in modi nuovi.
Ma sappiate che per me, il vostro posto resterà sempre il primo, senza condizioni, senza misura.

Mamma Angela.

24/07/2025

Il valore della vita è
capire che la tua famiglia non
ha prezzo, che la tua salute è la vera ricchezza e
che il tuo tempo vale oro. ✍️

23/07/2025

🌿 Immagina la tua mente come un giardino. Ogni pensiero è un seme: alcuni crescono in fiori rigogliosi, altri si trasformano in erbacce soffocanti. La terapia cognitivo comportamentale ti offre gli strumenti per estirpare le erbacce e coltivare un terreno mentale fertile, dove la serenità e la fiducia possono prosperare. 🧠

Amare un figlio significa anche fare un passo indietro.Accompagnarlo senza sostituirsi. Crederci, prima ancora che ci cr...
18/07/2025

Amare un figlio significa anche fare un passo indietro.
Accompagnarlo senza sostituirsi. Crederci, prima ancora che ci creda lui.
Ci sono tanti modi di voler bene, ma non tutti fanno crescere.
A volte, per amore, facciamo tutto al posto loro: versiamo l’acqua, tagliamo la carne, evitiamo che si sporchino o si facciano male. In realtà, lo facciamo per noi più che per loro.
Attenzione però, perché il messaggio che trasmettiamo non è di premura. È di sfiducia. È: “non sei capace, quindi ci penso io.”
Queste frasi, anche non dette, diventano pensieri interni. Diventano convinzioni.
E allora sorge lecita la domanda: se non è la mamma o il papà a credere in me, chi lo farà? Chi mi insegnerà che posso farcela?
L’amore che fa crescere è quello che resta vicino, ma fa spazio.
Che si fa da parte, ma rimane presente. Che incoraggia, lascia provare, lascia sbagliare e poi sostiene, senza giudicare.
È da lì che nasce l’autonomia, la fiducia in sé, la vera sicurezza.
E fare un passo indietro non significa andarsene.
Significa restare lì, pronti a intervenire, ma senza togliere la possibilità di imparare.
Personalmente, in questo modo insegno tutto ai miei bambini: prima con loro, poi dietro di loro.
Un passo indietro che vale più di mille passi avanti.
Un passo d’amore, di fiducia, di crescita.
E anche quando i figli crescono, diventano adulti, il senso dell’amore cambia, ma non finisce.
Amare significa allora diventare spettatori della loro vita, accettando che i ruoli non sono più verticali, ma orizzontali.
Non si tratta più di guidare, ma di camminare vicino, nel rispetto della loro libertà.
Essere genitori di figli adulti richiede un altro tipo di amore: più silenzioso, più contenuto, ma non meno presente. Un amore che sa farsi da parte senza mai andarsene.
Lo stesso passo che, in fondo, fa Dio con noi.
Ci lascia liberi, anche di sbagliare. Non per disinteresse, ma per fede in ciò che possiamo diventare.
Perché solo chi ama davvero, chi crede in noi, ha il coraggio di lasciarci crescere. E ce ne vuole tanto!
Dott.ssa Angela Fuso

Oggi, mentre cucinavo, mi è tornata in mente una cosa che penso spesso.Il polpo si cucina nella sua stessa acqua, è lui ...
15/07/2025

Oggi, mentre cucinavo, mi è tornata in mente una cosa che penso spesso.
Il polpo si cucina nella sua stessa acqua, è lui stesso a rilasciarla.
Dentro ha già tutto ciò che gli serve per cuocersi, per trasformarsi. Basta il calore e il tempo.
E allora ho pensato che anche noi, in fondo, funzioniamo così. Ognuno ha dentro di sé risorse, potenzialità e strumenti.
C’è chi le conosce da subito, chi le scopre tardi, chi le ha ma non sa usarle. Chi fa finta di averne, ma poi si dimostra solo fumo.
Nel frattempo, però, tutti siamo messi sul fuoco: la vita ci cuoce tra prove, responsabilità, relazioni, lavoro, genitorialità, scelte, errori.
E col tempo, piano piano, viene fuori chi siamo davvero.
I traguardi che riusciamo a raggiungere o a mantenere, le relazioni che costruiamo, il modo in cui lavoriamo, educhiamo i figli, scegliamo, studiamo e amiamo raccontano molto di noi.
Non siamo solo quello che otteniamo, certo. Ma ciò che otteniamo, nel tempo, dice chi siamo riusciti a diventare, con quello che avevamo dentro.
La vita non fa sconti né favoritismi: come una cottura lenta, porta in superficie ciò che c’è.
Né più, né meno.
Ma questo non significa che chi è in difficoltà valga meno. Non tutti partiamo dallo stesso punto. Alcuni hanno avuto fuochi troppo forti, altri cucine instabili.
A volte serve solo il giusto tempo, oppure qualcuno che sappia aspettare accanto, mentre tutto cuoce.
Mi scuserete se oggi ci sto paragonando ad un Octopus vulgaris. Ma l’ho visto lì, che rilasciava la sua acqua, si ammorbidiva, e mi è sembrato tutto chiaro.
Anche noi, in fondo, ci trasformiamo così.
Sempre da dentro.

Essere il porto nella tempestaRimanere calmi quando i nostri figli sono in piena burrasca emotiva è una delle prove più ...
07/07/2025

Essere il porto nella tempesta

Rimanere calmi quando i nostri figli sono in piena burrasca emotiva è una delle prove più difficili del nostro ruolo.
Eppure, è proprio in quei momenti che hanno più bisogno di noi: non come giudici, non come risolutori, ma come presenze stabili.
La calma non si tira fuori a comando.
Non è questione di forza di volontà.
È il frutto di un lavoro costante e silenzioso dentro di noi, che piano piano ci trasforma.
Da dove si inizia?
Indaghiamo ciò che ci accende: quando reagiamo con irritazione, rabbia o frustrazione, spesso non è solo “per colpa loro”. C’è che qualcosa in noi si è acceso.
Forse ci sentiamo ignorati, svuotati, messi da parte.
E spesso quel dolore ha radici profonde, ben prima della scena che stiamo vivendo.
Non c’è da giudicarlo.
Solo da osservarlo, con onestà e gentilezza.
Acquisiamo strumenti per non affondare: la tempesta emotiva può travolgere anche noi.
Per questo abbiamo bisogno di ancore; come un respiro che ci riporti al corpo, una pausa che interrompa l’automatismo. Anche noi, come i nostri figli, abbiamo bisogno di regolarci. Soltanto che spesso ci aspettiamo di saperlo fare “da soli”, senza mai averlo imparato.
Curiamo le ferite dell’infanzia: se da bambini siamo stati ignorati, sgridati e zittiti ha senso che oggi ci risulti difficile restare calmi davanti al pianto o alla rabbia di un figlio.
Stiamo cercando di offrire una risposta che nessuno ci ha mai mostrato.
Questa è la vera rivoluzione: spezzare il ciclo, anche senza sapere esattamente come si fa.
Provare lo stesso. Con il cuore aperto e le mani tremanti.
Scegliamo la compassione, anche per noi stessi: non esiste un genitore perfetto. E non serve.
Tuo figlio non ti chiede di essere impeccabile.
Ti chiede solo di esserci.
Con le tue imperfezioni, la tua fatica e la tua verità.
Ogni volta che scegli di rimanere presente, anche solo un po’, gli stai insegnando, senza parole, come si fa a reggere le emozioni.

Il tuo sistema nervoso diventa la sua base sicura.
E anche se non lo dice, lo sente.
E questo cambia tutto.

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