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29/01/2024

POVERE CREATURE ("Poor things", 2023). Un film che spiazza. Che descrive le relazioni sezionando chirurgicamente le emozioni per scoprire cosa c'è all'interno. Un mix tra l'"Odissea," "La bella e la Bestia", "Frankenstein" e molto altro. Il rapporto uomo-donna, il sesso, ma soprattutto il rapporto della donna con se stessa. Tecnicamente perfetto: attori grandiosi, fotografia impeccabile, costumi fantastici, Inquadrature ricercate e mai banali, scenari grandiosi. (RG)

UN MIRABILE  ESEMPIO DI DIAGNOSI CLINICA E NON CINICA: "PERSONA" (1966)“Persona” (1966) di Ingmar Bergman è un film che ...
29/03/2023

UN MIRABILE ESEMPIO DI DIAGNOSI CLINICA E NON CINICA: "PERSONA" (1966)

“Persona” (1966) di Ingmar Bergman è un film che usa i topic della psicoanalisi come mai si era visto prima al Cinema. L’ingaggio del regista è diretto, senza giustificazioni: lo spettatore si trova sin da subito all’interno di una proposta introspettiva che affronta temi profondi e scottanti, di solito riservati alla stanza d’analisi.

Il disagio di vivere irrompe nella vita della protagonista nel corso di uno spettacolo teatrale in cui interpreta l’Elettra di Sofocle. Elizabeth si chiude in un silenzio impenetrabile, che la travolge. Emerge da quel momento un’angoscia totalizzante, astratta e pervasiva, sofisticata e mai banale. La donna vive nel terrore di essere “smascherata”, di mostrare agli altri gli aspetti più desolanti e meschini della sua personalità (persona: dal latino dramatis persona, la maschera indossata dall’attore a teatro), aspetti che desidera tenere nascosti dietro all’immagine di sé che ha deciso di mostrare agli altri.

Bergman ci dà la sua diagnosi parlando attraverso la dottoressa che ha in cura Elizabeth: se la società impone di recitare un ruolo, il mutismo di Elizabeth può essere considerato un atto di ribellione. Questa diagnosi è anche un esempio del modo in cui dovrebbe essere restituito l’esito di un percorso clinico, lontano dalla logica del DSM, attento al peso e alla delicatezza di ogni parola.

“Tu insegui un sogno disperato Elisabeth, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te e vigile, e nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa. Questo ti provoca un senso di vertigine per il timore di essere scoperta, messa a n**o, smascherata. Poiché ogni parola è menzogna, ogni sorriso una smorfia, ogni gesto falsità”.

"tu vuoi essere,non sembrare di essere.essere in ogni istante cosciente di te, e vigile.E nello stesso tempo ti rendi conto dell'abisso che separa ciò che se...

8½ di Fellini è una riflessione sulla ricerca del senso e della verità. Lo spettatore non può non rimanere stupito dal g...
20/02/2023

8½ di Fellini è una riflessione sulla ricerca del senso e della verità. Lo spettatore non può non rimanere stupito dal grado di autocoscienza del regista, dal suo coraggio di mettere in piazza la sua storia, i propri sbagli, le proprie paure, le proprie debolezze. Fellini (in analisi presso un allievo di Jung), per difendere la sua autenticità arriva a scritturare la sua vera amante (!) per interpretare l’amante del protagonista alter-ego. Dopo la confusione (la stessa che accompagna inevitabilmente l’inizio di ogni percorso terapeutico) finalmente affiora nel protagonista la fiducia che qualcosa sta per cambiare.
Il finale è mitologia del cinema e non solo: riconciliandosi con la propria esistenza, il regista ritrova lo slancio per iniziare a dirigere il proprio personale cast/oggetti interni: le scene si succedono le une alle altre in un carosello senza tregua che mescola realtà, sogno e fantasia, presente e passato. In un flusso continuo di personaggi e maschere, tutte le persone più vicine (riconosciamo il padre, la madre, le amanti, lui bambino, il produttore, gli amici di infanzia, preti, farabutti...) sono invitate a a salire sulla pedana e ad avviare un carosello gioioso, tenendosi per mano. Una vera e propria passerella attraverso la quale il protagonista trova il coraggio per dire addio al vecchio e per lasciare spazio al nuovo. La musica di Nino Rota è un crescendo in trionfo di fiati e percussioni, tra nostalgia e ritrovato entusiasmo, pur nella consapevolezza che non tutto è risolto egli è comunque pronto a guardare avanti.
La passerella d'addio è forse la metafora più bella della fine di una terapia riuscita.

«Ma che cos’è questo lampo di felicità che mi fa tremare e mi ridà forza, vita? Vi domando scusa dolcissime creature, non avevo capito, non sapevo… com’è giusto accettarvi, amarvi… e com’è semplice. Luisa, mi sento come liberato: tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah, come vorrei sapermi spiegare… ma non so dire. Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io… io come sono, non come vorrei essere e non mi fa più paura. Dire la verità: quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato»

La Passerella d'Addio, de Nino Rota Música tema de 8 e 1/2 de Fellini Cena final do filme

Vi sono professioni che danno l’illusione di vivere nella certezze perché più di altre sottolineano e ribadiscono le per...
01/02/2023

Vi sono professioni che danno l’illusione di vivere nella certezze perché più di altre sottolineano e ribadiscono le personali capacità e la possibilità di plasmare il mondo secondo il proprio modo di percepire. Chi come - l’analista - decide di inoltrarsi nella realtà della relazione con l’altro, sa bene invece di doversi muovere nell’inquietudine: in un mondo cioè pieno di contraddizioni, in una dimensione ignota, in cui le domande superano le certezze. Essere analisti significa non adagiarsi mai su significati sicuri perché ogni acquisizione è temporanea. Nel setting l’emergere della a sofferenza è incomprensibile non solo per il paziente, ma anche per lo stesso analista, e il suo lavoro è quello di riuscire a tollerare la frustrazione dell’attesa di ciò che non è ancora .
Se la psicoterapia si può descrivere come la risposta ad un disagio che non sappiamo nominare, nel “Libro dell’Inquietudine” Pessoa descrive il suo disagio esistenziale in maniera magistrale. Questo è utile per chi lavora nelle inquietudini delle relazioni, perché dando un senso al suo disagio Pessoa usa categorie inusuali, non codificate in termini analitici o psicopatologici, aprendo così a percorsi di pensiero nuovi. E la soggettività di Pessoa è così universale che ci sembra di conoscerlo da sempre, perchè ci sentiamo capiti.
(RG)
Il poeta è un fingitore
finge così totalmente
da fingere che è dolore
il dolore che davvero sente

Scrittori come Marai dovrebbero avere un posto in ogni Corso di Laurea in psicologia, in ogni Scuola di Specializzazione...
01/02/2020

Scrittori come Marai dovrebbero avere un posto in ogni Corso di Laurea in psicologia, in ogni Scuola di Specializzazione di psicoterapia. Pochi come lui riescono a farti entrare nei pensieri e nelle emozioni, e quando scrive in prima persona ti cali così tanto nel personaggio - uomo o donna che sia - che vai con lui in profondità senza paura, come se fossi in analisi. Oppure ascolti in silenzio una storia così vera che ti senti messo a n**o. (RG)

Yalom ci ricorda che esistono preoccupazioni di fondamentale rilevanza per la psicoterapia. Il suo ultimo lavoro ci lasc...
17/09/2019

Yalom ci ricorda che esistono preoccupazioni di fondamentale rilevanza per la psicoterapia. Il suo ultimo lavoro ci lascia la certezza che un percorso psicologico sia un percorso mutilato se aiuta soltanto a fare luce sul passato del paziente. Essere terapeuti significa infatti affrontare ed indagare senza timore tematiche imprescindibili come la morte, la libertà, l'isolamento e l'assenza di significato. Leggendo questo libro scopriamo che non è facile...

"...c'è un modo di franare stando in piedi, diritta e tranquilla, con gli altri intorno che ti guardano e sono tranquill...
27/08/2019

"...c'è un modo di franare stando in piedi, diritta e tranquilla, con gli altri intorno che ti guardano e sono tranquilli anche loro del tuo modo sempre uguale di tenerti su, senza scosse e cambiamenti..." Rina Durante

Qui, nel Salento, le donne per esprimere il dissenso, la libertà di amare chi e come volevano, per sottrarsi ad un desti...
17/07/2019

Qui, nel Salento, le donne per esprimere il dissenso, la libertà di amare chi e come volevano, per sottrarsi ad un destino già scritto si sono dovute ammalare, danzando come menadi impazzite per purificarsi dal veleno della tarantola. Chissà per quante è ancora così difficile legittimarsi pensieri e scelte....

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17/07/2019

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17/07/2019

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