Alessandro Rotondo - Psichiatra

Alessandro Rotondo - Psichiatra Alessandro Rotondo
SPECIALISTA IN PSICHIATRIA
PROFESSORE A C. UNIVERSITÀ DI PISA

Mi occupo da olt

8° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica“Le pillole coprono i sintomi, ma non curano l...
10/09/2025

8° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica
“Le pillole coprono i sintomi, ma non curano la causa” — mito o realtà? 🤔
Molti pensano: "Le pillole ti fanno stare meglio solo per un po’, ma non risolvono il vero problema."
Ma la scienza dice altro👇

Perché questa idea resiste?
* Quando smetti, i sintomi tornano → sembra un “cerotto” temporaneo
* Si crede che solo “scavare nel passato” guarisca davvero
* Ignoriamo che la causa è anche biologica: cervello e circuiti disfunzionali
* Confondiamo “cura” con “gestione” (come per diabete o ipertensione)

I fatti:
* Gli psicofarmaci modificano il cervello per davvero:�
-Antidepressivi stimolano nuove connessioni nervose�
-Stabilizzatori dell’umore normalizzano l’attività neuronale�
-Antipsicotici riducono l’iperattività dopaminergica
* Trattamenti a lungo termine mostrano miglioramenti duraturi (WHO 2024)
* Cura integrata = farmaci + psicoterapia + stile di vita, per agire sulla radice

FAQ: ❓�
Q: Se devo prendere farmaci anni, non significa che non guarisco?�
A: No, come per molte malattie croniche, mantenere la neurochimica stabile è cura.
Q: Psicoterapia da sola non basta?�
A: Nei casi lievi forse, ma per quelli moderati-gravi la combinazione riduce ricadute del 35%.
Q: Il trauma resta se prendo la pillola?�
A: Sì, ma il farmaco aiuta a elaborarlo senza essere sopraffatti.

Come curare davvero:�
1️⃣ Diagnosi accurata�
2️⃣ Terapia biologica + monitoraggio�
3️⃣ Psicoterapia mirata�
4️⃣ Stile di vita sano: esercizio, sonno, dieta, relazioni

💬 Nadia, 32 anni:�“Pensavo che la depressione fosse tutta mentale. Yoga e journaling non bastavano. Con escitalopram ho potuto finalmente lavorare in terapia e affrontare le radici. Il farmaco ha abbassato il dolore, non lo ha nascosto.”

👉 Annota cosa ti blocca ancora e valuta un percorso integrato medico più terapia.
Condividi questo post: il farmaco non è un tappeto, ma la mano che solleva per pulire davvero ✨

7° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica“Se fossi abbastanza forte, ne uscirei da solo...
03/09/2025

7° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica
“Se fossi abbastanza forte, ne uscirei da solo."�
Questa frase distrugge più vite di quanto immaginiamo.�Ma la depressione non è debolezza. È una malattia del cervello, con cause biologiche, proprio come l’ipertensione o il diabete. Gli psicofarmaci non cambiano chi sei, ma aiutano il tuo sistema nervoso a ritrovare l’equilibrio.�Non sei “meno forte” se chiedi aiuto. Sei umano.

💬 “Con la terapia ho dormito finalmente, e lo yoga è tornato a essere un piacere, non un’ancora di salvezza.” – Giada, 34 anni

FAQ veloci:❓
👉 Cambiano la personalità? No, attenuano i sintomi.�
👉 Creano dipendenza? Solo alcune benzodiazepine, se usate male.�
👉 Fanno ingrassare? Alcuni sì, ma si può gestire.�
👉 Meglio cure naturali? In casi lievi sì, ma con supervisione medica.�
👉 Lo sport basta? Aiuta, ma nei casi gravi serve altro.�
👉 La meditazione sostituisce i farmaci? No, ma può aiutare nella prevenzione.�
👉 La volontà serve? Sì: è ciò che ti spinge a seguire la cura.

Perché il mito del “se vuoi, puoi” è così duro a morire?
* I film glorificano il “self-made recovery”
* Si parla poco di biologia dell’ansia e della depressione
* Lo stigma fa pensare che chiedere aiuto sia fallire
* Alcuni migliorano con sola psicoterapia (nei casi lievi)

Ma la scienza è chiara:�
✔ Depressione grave = squilibri chimici�
✔ Ansia cronica = cervello sempre in “modalità allarme”�
✔ Quando stai male, la forza di volontà si riduce

💬 Elena, 38 anni:�“Lo sport dava sollievo momentaneo, ma ricadevo. Solo con farmaci e terapia ho usato la volontà per riprendere in mano la mia vita. Senza medicina era come chiedere a un asmatico di correre senza inalatore.”

Cosa puoi fare oggi:
1. Scrivi 3 cose che la malattia ti sta togliendo
2. Tieni un diario dei sintomi
3. Prenota una visita: non è un obbligo, è un’opzione in più
4. Parla col medico per un piano personalizzato

💙 Condividi questo post: potresti aiutare chi sta ancora lottando da solo.

“6° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica”Se mi sento bene subito, posso smettere la p...
27/08/2025

“6° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica”
Se mi sento bene subito, posso smettere la pillola? 🤔

Spesso si pensa: "Sto già bene dopo poche settimane, perché continuare?"
Ma attenzione! Ecco cosa devi sapere👇

Perché è allettante smettere subito?
* Sollievo rapido fa pensare che il problema sia risolto
* Paura degli effetti a lungo termine
* Non voler “dipendere” dal farmaco
* Amici che hanno sospeso senza problemi (almeno all’inizio)

La realtà con i numeri:
* Serve almeno 6 mesi per consolidare la remissione (NICE 2024, APA 2023)
* Sospendere troppo presto aumenta il rischio di ricadute (studio BMJ 2023 su 4.000 persone)
* Attenzione a:�
• Effetto rebound: i sintomi tornano più forti�
• Sindrome da sospensione: vertigini, irritabilità, “brain-zaps” se si smette di colpo

FAQ veloci:❓ �
Q: Devo proprio continuare 6 mesi?�
A: Sì, è il tempo minimo per stabilizzare il cervello e ridurre rischi.
Q: E se viaggio dove il farmaco non c’è?�
A: Parla col medico per scorta o prescrizione internazionale, mai sospendere di botto!
Q: Posso dimezzare subito la dose?�
A: Solo dopo almeno 6 mesi e con scalaggio graduale (10-20% ogni 2-4 settimane).

Strategia sicura per smettere:�
✂️ Riduci max 10-15% della dose ogni 2-4 settimane�
📓 Tieni un diario di umore, sonno ed energia�
📲 Segnala subito al medico eventuali sintomi strani�
🔄 Se ricadono, torna alla dose precedente e rivaluta

💬 Giulia, 34 anni:�“Dopo 8 settimane di sertralina stavo bene, ma ho continuato 9 mesi e scalato piano. Ora due anni senza ricadute. Una collega ha smesso presto e ha ricaduto subito: ho capito la differenza.”

👉 Segna la data di scomparsa sintomi e conta almeno 6 mesi prima di ridurre. Parla sempre col medico e preparati bene, soprattutto se viaggi. Condividi per aiutare chi pensa di poter smettere troppo presto 💙

“5° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica”Meglio le erbe o i farmaci per ansia e depre...
20/08/2025

“5° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica”
Meglio le erbe o i farmaci per ansia e depressione? 💊

Spesso si pensa: "Se è naturale fa bene e non ha effetti collaterali, i farmaci chimici invece avvelenano."�
Ma è davvero così? 🤔 Perché ci piace l’idea delle erbe?

* Marketing “green” le fa sembrare innocue
* Niente foglietti con effetti indesiderati
* Tradizione millenaria vs farmaci moderni
* Paura degli effetti collaterali dei farmaci

La realtà?
* Alcune erbe (come l’iperico) sono studiate e funzionano, ma non sempre dosate con precisione.
* “Naturale” non significa “sicuro”: alcune piante possono essere tossiche e gli integratori possono contenere metalli pesanti.
* Interazioni importanti: l’iperico, per esempio, può ridurre l’efficacia della pillola anticoncezionale!

FAQ rapide:❓
* Rimedi naturali fanno meno male al fegato? Non sempre! (Es. kava-kava può danneggiarlo)
* Camomilla e melissa sostituiscono i farmaci? No, sono solo rilassanti leggeri.

Consiglio smart:�
🌱 Usa le erbe come supporto, non come unica terapia�
🩺 Parla sempre con il medico e monitora effetti e interazioni�
🥗 Cura sonno, dieta ed esercizio: la base naturale più potente�
🔄 Per ansia/depressione moderata-grave, farmaci + pratiche naturali sono la combo vincente

💬 Luca, 29 anni:�“Con integratori da solo peggioravo. Con farmaco e terapia ora sto bene, la camomilla è solo il mio rituale serale.”

👉 Portati la lista degli integratori dal medico, scegli prodotti certificati e integra sempre uno stile di vita sano

Condividi per diffondere la verità tra “naturale” e “chimico”✨

“4° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica”Gli psicofarmaci mi cambieranno?”�👉 No, non ...
13/08/2025

“4° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica”

Gli psicofarmaci mi cambieranno?”�
👉 No, non cambiano chi sei. Curano ciò che ti fa stare male.

Personalità ≠ umore🎭 �
Gli psicofarmaci agiscono sull’umore alterato (ansia, depressione), non sui tuoi tratti fondamentali, passioni o valori.

Emotional blunting?�
✔️ Può succedere (~1 su 5 con SSRI ad alte dosi), ma:�– Dipende dalla dose�– Si può ridurre o gestire con psicoterapia o cambio farmaco�– Non è permanente

Strategie se ti senti “piatto”�✂️ Riduci la dose del 10–20 % con il medico�
🔄 Passa a molecole più attivanti (es. bupropione, vortioxetina)
🎨 Aggiungi attività creative, terapia attivante e movimento

💬 “Ansia sparita, ma anche l’entusiasmo. Abbiamo ridotto la dose e aggiunto bupropione: sono tornata a emozionarmi in classe.”�– Elena, 30 anni, insegnante

📍 Non fermarti per paura di “perdere te stesso”: cura non è cancellazione.�Parlane con chi può aiutarti a trovare il giusto equilibrio.

💌 Condividi questo post: la paura del “cambiamento” blocca troppe persone dal migliorare davvero.

3° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologicaPsicofarmaci = danni a fegato, reni, cervello?...
06/08/2025

3° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica

Psicofarmaci = danni a fegato, reni, cervello?
💬 “Ti distruggono gli organi in pochi anni!”
❌ Falso. Il rischio grave esiste, ma è raro e monitorabile.

I fatti veri:
🩺 Le epatiti gravi da farmaci sono rarissime (

2° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologicaPsicofarmaci = chili in più? Non sempre.💬 “Con...
30/07/2025

2° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica

Psicofarmaci = chili in più? Non sempre.
💬 “Con le pillole ingrassi di 10 kg, è sicuro!”
❌ Falso: non tutti i farmaci fanno aumentare di peso, e l’effetto dipende da tanti fattori.

I fatti veri:
🔹 Il 30–35% degli psicofarmaci è peso‑neutro
🔹 Gli SSRI fanno ingrassare meno di 2 kg in media
🔹 Con dieta + attività fisica, anche farmaci più “forti” come l’olanzapina possono avere impatto minimo sul peso (Lancet Psychiatry, 2024)

FAQ ❓
Q: Vale la pena rischiare 4–5 kg?
A: Sì, se serve per curare una malattia che ti blocca la vita (e che spesso ti fa ingrassare da sola).
Q: Posso cambiare farmaco se ingrasso troppo?
A: Spesso sì. Parla con lo psichiatra.
Q: La metformina aiuta?
A: In certi casi, sì (solo su prescrizione).

💬 “Ho preso 4 kg con l’olanzapina. Ma con un piano nutrizionale + camminate quotidiane li ho persi tutti in 6 mesi. E soprattutto: le voci sono sparite.” – Federica, 26 anni

Strategia anti-chilo semplice:
• Controlli base prima di iniziare
• Pesati 1×/settimana
• Colazione proteica, meno zuccheri
• 30 min di camminata al giorno
• Se necessario: switch o metformina

💌 Condividi questo post: molti interrompono la cura per paura del peso. Ma ci sono soluzioni.

1° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologicaSe inizi gli psicofarmaci, non potrai più smet...
23/07/2025

1° pregiudizio che ti impedisce di iniziare una terapia psicofarmacologica

Se inizi gli psicofarmaci, non potrai più smettere? E se poi danno dipendenza?
👉 Paure comuni, ma spesso infondate. Facciamo chiarezza.

I fatti chiari:
✅ Gli antidepressivi non danno dipendenza: non creano craving né bisogno di aumentare la dose.
✅ Possono dare sintomi da sospensione (vertigini, “scosse”, irritabilità), ma non sono segni di assuefazione.
✅ La cura va continuata almeno 6–12 mesi dopo la remissione, per evitare ricadute (soprattutto se ne hai già avute).

🩺 È mantenimento terapeutico, come un tutore dopo una frattura: serve a consolidare la guarigione.
⚠️ Solo le benzodiazepine, se usate ogni giorno per settimane, possono dare dipendenza vera.
📉 Ma con un piano graduale e supervisionato, si può sospendere in sicurezza.

Dipendenza ≠ Mantenimento ≠ Sospensione
• Dipendenza = bisogno compulsivo
• Mantenimento = cura regolare per prevenire ricadute
• Sospensione = effetti temporanei se si interrompe troppo in fretta

FAQ ❓
Q: Se sto bene, posso smettere subito?
A: No: potresti ricadere. Il rischio arriva fino al 70% se si sospende troppo presto.
Q: Ci sono esami per sapere quando smettere?
A: No, ma uno specialista può valutare tempi e strategie.
Q: E in gravidanza?
A: Molti farmaci si possono gestire con un piano condiviso.
Q: Posso prendere Xanax ogni sera?
A: Solo per brevi periodi (max 2-3 settimane).
Q: Posso usarlo al bisogno?
A: Sì, massimo 1–2 volte a settimana.

Strategia per smettere bene
✂️ Riduzioni lente (10% ogni 2–4 settimane)
📓 Diario di umore, sonno ed energia
💬 Psicoterapia di supporto
🔄 Se tornano i sintomi, si può ricalibrare

💬 “Mi sembrava un ergastolo. Invece è stato come un trekking: passo dopo passo. Ora sto meglio di prima.” – Riccardo, 42 anni
💬 “Ho scalato lo Xanax goccia per goccia. Nessuna crisi. Ora dormo bene e lo uso solo in caso di esami.” – Laura, 28 anni

📍 Segna la data in cui ti sei sentito/a davvero meglio e fissa check-up regolari: sapere “quanto ancora” riduce l’ansia e migliora l’efficacia. 💌 Condividi questo post

9 pregiudizi che ti allontanano da una terapia che potrebbe aiutarti (davvero)Quante volte hai sentito dire:�«I farmaci ...
16/07/2025

9 pregiudizi che ti allontanano da una terapia che potrebbe aiutarti (davvero)

Quante volte hai sentito dire:�«I farmaci rovinano il fegato»,�«Diventano una dipendenza»,�«Basta la natura»? Quando si parla di psicofarmaci, i miti battono la scienza.�Il risultato?�Troppe persone rinunciano a una cura efficace, o la interrompono proprio quando inizia a funzionare.

🧠 Ma la verità è che i disturbi mentali non sono debolezze di carattere: sono patologie del cervello, con alterazioni chimiche e strutturali misurabili. Proprio come per il diabete o l’ipertensione, anche qui i farmaci ristabiliscono equilibri biologici che la sola forza di volontà non può aggiustare.

In questa serie sfatiamo i falsi miti con:�
📚 dati scientifici seri�
📊 pro e contro spiegati bene�
🗣️ storie vere�
🤝 consigli utili per scegliere con il medico

Si parte da qui:�“Se inizi gli psicofarmaci, non potrai più smettere?” “E se poi danno dipendenza?”�
Spoiler: Paure comuni, ma spesso infondate. Facciamo chiarezza.

➡️ Segui la serie: potrebbe cambiare la tua prospettiva. O aiutarti ad aiutare qualcuno che ami.
Scoprilo nel prossimo post 👉

La scorsa settimana vi abbiamo chiesto di scegliere il prossimo tema… e avete votato in tantissimi! Il più scelto? “Psic...
18/06/2025

La scorsa settimana vi abbiamo chiesto di scegliere il prossimo tema… e avete votato in tantissimi! Il più scelto? “Psicofarmaci: verità e pregiudizi”. Un argomento delicato, spesso frainteso, ma fondamentale da affrontare insieme. Pronti a sfatare qualche mito? 🧠💊

L’ho letto su internet”: quando informarsi fa più male che bene
Hai mai cercato un sintomo online… e ne sei uscito più confuso (o terrorizzato) di prima?
Hai mai letto il bugiardino di un farmaco e deciso di sospenderlo per paura degli effetti collaterali?

Se sì, sappi una cosa:
non sei solo
E soprattutto: non è colpa tua. Il cervello umano ama le scorciatoie. Una delle più subdole si chiama “WHYSIATI”: What You See Is All There Is. Significa che tendiamo a decidere sulla base di ciò che vediamo, senza chiederci cosa manca. Così capita che leggiamo un’informazione medica fuori contesto… e reagiamo d’istinto:
❗ “E se mi succede davvero?”
❗ “Meglio sospendere!”
❗ “Forse il medico si sbaglia…”

Il problema? Molte info online sono:
• tecniche e poco chiare
• incentrate su casi rari o gravi
• incomplete, fuorvianti o allarmistiche

👉 E se ci crediamo ciecamente, rischiamo di:
🚫 interrompere una cura
🚫 cambiare percorso inutilmente
🚫 peggiorare la nostra salute

🔍 La soluzione? Attivare il pensiero critico.
Lo psicologo Daniel Kahneman lo chiama “Sistema 2”: la parte razionale che si ferma, valuta,
verifica.

Qualche consiglio utile:
✅ Metti in pausa l’impulso
✅ Controlla sempre le fonti
✅ Parla con il tuo medico
✅ Chiedi: Quanto è probabile?” (non solo “può succedere?”)

📌 Sapere di non sapere è già un atto di intelligenza.
Ed è il primo passo verso decisioni davvero consapevoli.

qui sotto il link per leggere l'articolo per intero 🔽
https://www.alessandrorotondo.com/blog/lho-letto-su-internet-quando-informarsi-fa-piu-male-che-bene/

🔽🔽

La celiachia non è solo un disturbo digestivo. È una malattia autoimmune che, nei bambini, può influenzare profondamente...
11/06/2025

La celiachia non è solo un disturbo digestivo. È una malattia autoimmune che, nei bambini, può influenzare profondamente anche la salute mentale. Quando un bimbo celiaco consuma glutine, il suo corpo reagisce con un’infiammazione che danneggia i villi intestinali, compromettendo l’assorbimento di nutrienti fondamentali. Ma le conseguenze non si fermano all’intestino.

Cosa accade nel cervello?
👉 Le carenze di ferro, zinco e vitamine del gruppo B possono alterare l’equilibrio neurochimico.
👉 Alcuni anticorpi prodotti dall’organismo attaccano anche il sistema nervoso.
👉 I peptidi del glutine possono interferire con i circuiti cerebrali.

Secondo gli ultimi studi riportati da James M. Greenblatt su Psychiatric Times (vol. 42, n. 2, 2025):
📌 Il rischio di disturbi d’ansia (come ansia generalizzata, fobia sociale, attacchi di panico, ansia da separazione e ossessioni) è 2,26 volte maggiore.
📌 Il rischio di depressione aumenta di 3,36 volte.
📌 Cresce anche il rischio di difficoltà comportamentali (iperattività, problemi di attenzione, oppositività), +1,36 volte.
📌 È documentata una relazione bidirezionale con l’anoressia nervosa.
📌 Alcuni studi segnalano un possibile legame con la psicosi, anche se non c'è conferma diretta di un’associazione con la schizofrenia.

🎯 Un messaggio importante: la dieta senza glutine NON DEVE ESSERE UNA MODA. Va seguita esclusivamente in presenza di una diagnosi medica. Escludere il glutine senza motivo può causare squilibri nutrizionali e peggiorare la salute.

Se un bambino mostra disturbi emotivi o comportamentali persistenti, pensare anche alla celiachia può fare davvero la differenza.

💬 E tu? Avevi mai pensato a questo legame?

Meno non è sempre meglio: ripensare l’uso dei farmaci in psichiatria 🧠💊📰 Sul numero di maggio di Psychiatric Times, il D...
14/05/2025

Meno non è sempre meglio: ripensare l’uso dei farmaci in psichiatria 🧠💊

📰 Sul numero di maggio di Psychiatric Times, il Dr. Joseph F. Goldberg lancia una riflessione importante a proposito di “deprescribing”, un termine che nasce in ambito medico per indicare l'interruzione intenzionale e controllata di farmaci quando non più necessari, con l’obiettivo di ridurre trattamenti inappropriati e migliorare la cura complessiva.

In psichiatria, decidere quando sospendere un trattamento è una vera sfida.
I disturbi sono spesso cronici, ricorrenti e imprevedibili, e le terapie psicofarmacologiche non hanno date di scadenza certe come un ciclo di antibiotici.

Con il termine "deprescribing" non si intente semplicemente interrompere i farmaci, ma valutare con lucidità quando una terapia ha davvero raggiunto il suo scopo, o quando invece è meglio continuare.

👥 Ma attenzione!: alcuni movimenti hanno usato il termine "deprescribing" per attaccare la psichiatria, promuovendo la sospensione totale e acritica dei farmaci. Un approccio rischioso, che esclude il dialogo tra medico e paziente.

🔍 Cosa serve, allora? Una nuova cultura clinica, che:

1. 🔬 Studi meglio quando e come sospendere i farmaci, basandosi su evidenze.
2. 🧾 Rivaluti regolarmente le terapie in atto.
3. 🧠 Riconosca che non tutti i disturbi richiedono psicofarmaci a lungo termine (es. fobie semplici).
4. 🎓 Formi professionisti capaci di integrare il “deprescribing” nella pratica quotidiana.

✅ Non si tratta di scegliere tra tenere o togliere i farmaci, ma di prendere decisioni condivise, ponderate e personalizzate, nel rispetto della scienza e del vissuto del paziente.

👉 In conclusione: “deprescribing “non è un attacco alla farmacoterapia, ma un invito a usarla meglio, con consapevolezza, competenza e umanità.

Indirizzo

Via Nino Bixio, 13
Legnano
20025

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