25/06/2024
Le disfunzioni d’anca (coxofemorale) sono spesso sottovalutate, nella clinica di tutti i giorni e in alcuni percorsi formativi, spesso ci si sofferma solo a sintomo presente quando il ruolo dell’osteopata diventa tanto di ausilio quanto marginale, tanti invece sono i metodi di valutazione che arrivano da diverse metodiche o correnti di pensiero, certo è che, salvo variazioni anatomiche individuali, l’anca è una e uguale per tutti. Semplificare è un imperativo che dovremmo scrivere sui muri all’interno dei nostri studi ma non per questo non ragionare, già Ippocrate diceva che se conosci diverse strade per curare una persona di scegliere la più breve. Le disfunzioni possibili che troviamo, salvo differenti terminologie e nomenclature, sono, facendo riferimento alla testa femorale rispetto all’acetabolo: superiore e inferiore, anteriore e posteriore, intra rotazione ed extra rotazione, laterale (adduzione) e mediale (abduzione). Sappiamo che ogni elemento di queste coppie si accompagna agli altri creando sempre una disfunzione caratterizzata da quattro elementi quindi, una condizione di superiorità la troveremo accompagnata ad una anteriorità, extra rotazione e adduzione, in caso di inferiorità invece con parametri inversi. Naturalmente di questi quattro potrà esserci una predominanza, in genere quella riscontrata per prima, ma vanno considerate, anche solo come “prova del nove”, anche le altre. Ad esempio, sarà impossibile trovare una extra rotazione inferiore (salvo traumatismo con dinamica particolare), altrimenti o l’osso è di gomma o non si spiega (non si piega). Ridotta all’osso, è il caso di dirlo, la questione disfunzione d’anca potrebbe sembrare semplice, ma allargando il ragionamento clinico ci sono dei campanelli d’allarme che dovrebbero indicarci che non è sufficiente fermarsi lì, ad esempio, una inferiorità la individuiamo dall’arto più lungo, vi dice niente? Certo! Una possibile rotazione anteriore dell’iliaco, ecco, una prima diagnosi differenziale potrebbe essere questa, se l’iliaco ruota anteriormente si allunga si l’arto ma il rapporto femore acetabolo risulterebbe posteriore quindi con una intra rotazione, ma è vero anche che una disfunzione iliaca può essere un compenso di una disfunzione d’anca, per esempio, con un’anca posteriore l’iliaco può ruotare posteriormente per ricentrarla, uff, che rompicapo, ma non stavamo semplificando? Beh in realtà quando le cose diventano complicate le risposte semplici ci corrono in aiuto, come posso capire se la disfunzione primaria è da riscontrarsi nell’anca? Ad esempio testando l’iliaco, se i test sono negativi non ho dubbi, oppure, come visto prima, se i parametri dell’anca risultano incongruenti, allora testerò l’iliaco e, necessariamente troverò una disfunzione, ma ancora molto ma molto più semplicemente, tutti i test in vostro possesso per determinare un’origine ascendente o discendente, nel primo caso mi orienterò, oltre che ad individuarne la causa primaria, a valutare tutti quei muscoli potenzialmente disfunzionali a catena cinetica chiusa, quindi con inserzioni e origini ileo-femoro-tibiali ed eventuali disfunzioni primarie ascendenti (spine irritative podaliche, caviglia, ginocchio); nel secondo quelli intrinseci del bacino e non con direzione origine inserzione cranio caudale ed eventuali disfunzioni discendenti (recettori, catene muscolari, disfunzioni altre, viscerale etc.)
P. Dallera D.O.