
11/04/2025
Non abbiamo il potere di cambiare la percezione altrui. Possiamo dare prove, ma chi non vuole vederle, non le vedrà. Possiamo argomentare, spiegare, possiamo persino gridare la nostra sofferenza, mostrare i segni della ferite, ma se l’altro non è disposto a vedere se stesso, ogni nostro tentativo sarà solo un vuoto che resterà a noi.
Non è più l’altro il problema ma noi che non accettiamo l’evidenza: per noi il lieto fine non c’è, almeno no lì, non in quel legame. E non siamo noi a rinunciare all’altro o a tradirlo, è stato l’altro che ha rinunciato a noi e ci ha traditi nel momento in cui non si è curato di pensare all’effetto che le sue azioni, le sue parole e i suoi abusi, avrebbero esercitato su di noi. Ci ha rifiutati nell’esatto momento in cui ha scelto di ignorarci per tutelare l’immagine che ha di sé che, evidentemente, è più importante di ogni altra cosa, anche della stessa verità.
Ricorda: non sta a te rieducare, curare, convincere. Sta a te farti carico del tuo benessere e autoaffermarti. È essenziale riconoscere che non sei responsabile dell’incapacità dell’altro di comprendere, di vederti. E... il valore che hai non dipende certo dalla capacità dell’altro di riconoscerti.
Nel momento in cui scegli di autodeterminarti diventa più semplice proteggerti, mettere distanze (fisiche e/o emotive) e, paradossalmente, nel distacco più maturo non ti sentirai solo. Perché quella solitudine emotiva che sperimenti e che ti spaventa, è legata all’atteggiamento ambivalente di chi ti ferisce ed è incapace di riconoscerti nei tuoi stati affettivi; è nel legame che hai stretto, non in te. È nel tuo tentativo di cercare conferme o riconoscimento da chi neanche ti vede. Costruendo dentro te stesso il riconoscimento emotivo di cui hai bisogno, la solitudine non sarà più qualcosa che lacera, addirittura potrebbe trasformarsi in una consolazione. Ti sembra assurdo? Solo finché non lo provi sulla tua pelle. ♥️🌹
Ps.: per gli assolutistici, non è un inno alla solitudine ma all’affermazione di sé come persona scissa dall’altro. Un’affermazione necessaria per costruire legami basati sulla reciprocità, in cui non c’è spazio per la solitudine.