07/06/2025
Siamo genitori… ma siamo stati bambini😌
🛞L’eredità emotiva che ci portiamo dentro e il coraggio di cambiare rotta
Diventare genitori è spesso vissuto come un nuovo inizio, un’avventura che ci proietta nel futuro. Eppure, non possiamo affrontare davvero questo compito senza uno sguardo sincero verso il nostro passato. Siamo genitori, sì, ma prima siamo stati bambini. E l’educazione che abbiamo ricevuto, i legami che abbiamo costruito – o che ci sono mancati – hanno lasciato tracce profonde che influenzano oggi il nostro modo di essere madri e padri.
👨👩👧L’impronta dell’attaccamento
Secondo la teoria dell’attaccamento di Bowlby (1972), il tipo di relazione che sviluppiamo nei primi anni di vita con le nostre figure di riferimento costituisce il modello interno che ci guiderà nei rapporti futuri, incluso quello con i nostri figli. Attaccamento sicuro, evitante, ambivalente o disorganizzato: ogni stile riflette un modo in cui, da piccoli, abbiamo imparato a interpretare l’amore, la vicinanza, la sicurezza.
Un bambino che ha vissuto un attaccamento sicuro avrà interiorizzato l’idea che è possibile fidarsi degli altri, esprimere bisogni ed emozioni senza timore.
Chi invece ha sviluppato uno stile evitante potrebbe crescere con l’idea che è più sicuro non dipendere da nessuno.
Chi ha avuto esperienze ambivalenti o disorganizzate, potrà sperimentare confusione, ansia o ipercontrollo nei legami affettivi.
E tutto questo può riaffiorare, quasi senza accorgercene, proprio nel momento in cui diventiamo genitori.
📉Gli schemi che interiorizziamo
Ogni bambino costruisce delle rappresentazioni interne di sé, degli altri e delle relazioni. Sono questi schemi che, una volta adulti, ci guidano come una bussola invisibile: influenzano come reagiamo allo stress, quanto tolleriamo la frustrazione dei nostri figli, come rispondiamo ai loro bisogni emotivi. Se non abbiamo ricevuto ascolto, potremmo faticare a darne. Se siamo stati giudicati o svalutati, potremmo riproporre – anche involontariamente – lo stesso copione.
Ma non è questione di “colpa”. Nessuno è immune da queste dinamiche. Si tratta piuttosto di prenderne consapevolezza.
🗣️Quando diventare genitori ci mette davanti allo specchio
Diventare genitori è, per molti, un momento di grande impatto emotivo. È proprio in quella quotidianità fatta di richieste, pianti, stanchezza e tenerezza che iniziano ad affiorare parole, gesti, reazioni che credevamo lontani – e che invece ci somigliano fin troppo. Scoprire di ripetere, quasi senza volerlo, frasi dette dai nostri genitori, o reagire come loro in situazioni critiche, può essere un'esperienza dolorosa.
Ci si ritrova a chiedersi: “Ma davvero sto facendo con mio figlio quello che ho tanto sofferto da bambino?” E questa consapevolezza può far male.
Ci mette di fronte a una verità difficile: i meccanismi che abbiamo interiorizzato non scompaiono solo perché vogliamo fare meglio. Servono strumenti, spazio, tempo e spesso anche un accompagnamento terapeutico per riuscire a interrompere quel ciclo e creare un nuovo modo di essere in relazione.
🧘♂️La genitorialità consapevole richiede un lavoro profondo
Non basta "motivarsi" a essere genitori diversi. Non basta promettersi di "non fare come i nostri genitori". I nostri automatismi sono più forti delle buone intenzioni. Perché agiamo secondo schemi radicati, spesso inconsapevoli. È qui che la terapia diventa uno spazio prezioso: per rielaborare, per dare senso, per fare pace con il bambino che siamo stati.
Essere genitori consapevoli significa, prima di tutto, riconoscere di essere stati figli. E forse ancora oggi, in parte, lo siamo. Significa attraversare il proprio vissuto per poter offrire ai propri figli una relazione più libera, autentica, riparativa.
👥Una nuova generazione di genitori
Noi, nati negli anni ‘70 e ’80, siamo forse la prima generazione a mettersi davvero in discussione nel proprio ruolo genitoriale. Abbiamo ereditato modelli rigidi, spesso basati sull’autorità, sul “si fa così e basta”, su un’idea di rispetto legata più alla paura che alla relazione. Ma oggi qualcosa è cambiato.
Siamo disposti a guardarci dentro, a riconoscere i nostri limiti, a fare i conti con le nostre fragilità. Cadere e rialzarsi nelle sfide educative non è segno di debolezza ma di un coraggio enorme: quello di non nascondersi dietro l’etichetta del “Io sono la mamma” o “Io sono il papà” detto con tono autoritario, come se bastasse il ruolo per avere ragione. Questo modo di pensare ha già fatto danni nel passato. Oggi possiamo scegliere un’altra strada. Più complessa, sì, ma anche più vera. Una genitorialità che non pretende perfezione, ma autenticità.
🧞♂️La genitorialità non è tutta magia
Avere un figlio non è sempre quell’esperienza magica e perfetta che spesso ci viene raccontata. È vero, è un’esperienza profondamente trasformativa ma anche “stravolgente”. Ti cambia nel profondo, ti scombussola. La tua identità entra in crisi, le tue abitudini si sgretolano, i tuoi tempi non ti appartengono più.
Affrontare l’educazione di un figlio – con tutte le sue fasi, i comportamenti problema, i bisogni che mutano – non è una passeggiata. A volte si è stanchi, altre volte disperati, frustrati, stufi. Capita di perdere la pazienza, di reagire male, di sbagliare.
Ma è proprio qui che si manifesta la verità più importante: genitori non si nasce, lo si diventa. Giorno dopo giorno, errore dopo errore, caduta dopo caduta. E, soprattutto, con quel desiderio profondo di rialzarsi ogni volta, per far crescere quell’esserino che è sangue del nostro sangue e che ci chiede una sola cosa: amore. Un amore incondizionato, che non pretende perfezione, ma presenza e verità.
🤷♀️Crescere figli non è mai stato facile
Viviamo in una società complessa, veloce, in cui la tecnologia rischia spesso di sostituire – o indebolire – l'importanza delle relazioni umane. I nostri figli crescono in un mondo iperconnesso ma, paradossalmente, sempre più povero di veri legami. E noi genitori siamo spesso chiamati a navigare tra regole, emozioni, schermate e bisogni profondi, cercando un equilibrio che sembra sempre sfuggire.
Ma forse vale la pena ricordare che crescere figli non è mai stato facile. In nessuna epoca è stata una passeggiata. Ogni generazione ha affrontato le sue sfide: la povertà, le guerre, l’autoritarismo, le crisi sociali, le trasformazioni culturali. Oggi ci troviamo di fronte a sfide nuove, ma il cuore del compito genitoriale è sempre lo stesso: esserci, ascoltare, accompagnare. Con presenza, con coscienza, con amore.
La mie sono solo riflessioni.
Vi auguro che siano spunti per... metterci in discussione.
Dott.ssa Marialisa D'Urso
da psicologa, da mamma, da figlia...
*Bowlby, J. (1972). Attaccamento e perdita. Vol. 1: L’attaccamento alla madre. Torino: Boringhieri.