10/02/2024
Sempre di più le storie delle persone che raccolgo portano al loro interno componenti traumatiche.
Esistono traumi con la T maiuscola, ma non solo.
Anche traumi che potremmo considerare minori ma che lasciano ferite dentro e si esplicano nelle relazioni con gli altri o con noi stessi. Possiamo averne più o meno consapevolezza, il lavoro terapeutico è un faticoso lavoro di rielaborazione e integrazione delle ferite traumatiche nella totalità della persona, per far sì che la parte dolorosa si faccia via via meno potente e distruttiva.
Le parole che seguono mi sono piaciute molto, la metafora della mappa è calzante per il lavoro che si fa in terapia.
"Vi sono eventi che spezzano per sempre la continuità di una vita, che diventano spartiacque di cicli di vita o che addirittura ricacciano indietro anni luce ciò che era fino a quel momento parte integrante della usuale quotidianità. Questi eventi, che sono appunto traumatici, non solo creano una voragine nella geografia esistenziale di una persona, ma producono, di riflesso, anche una lacerazione nella trama logica della percezione che il soggetto ha della sua propria vita. Detto in altre parole, questi traumi spezzano in due la vita e la rappresentazione che ne abbiamo di essa.
Questi eventi ci costringono ad un grande lavoro di riaggiustamento della nostra "mappa di coscienza”, ci costringono cioè a ricomporre in altro modo tutti gli elementi del nostro Sé: pensieri, sensazioni, movimenti, e tutto il resto. Dobbiamo cioè “far tornare i conti”, fare in modo che le terribili esperienze vissute vengano in qualche modo rese inoffensive, arginate o confinate da qualche parte".
Da "Il corpo violato", Stupiggia.