Linda Bertolani Psicologa Psicoterapeuta

Linda Bertolani Psicologa Psicoterapeuta Credo nei PERCORSI. E credo anche che le crisi (piccole e grandi) generino nuove vite. ♥️

E ti restituirò la dignità che ti hanno strappato,il sorriso cancellato e la creatività sovrastata.Ti restituirò le paro...
25/11/2025

E ti restituirò la dignità che ti hanno strappato,
il sorriso cancellato e la creatività sovrastata.

Ti restituirò le parole che hai dovuto tacere,
il pianto che hai dovuto soffocare,
le spalle dritte e la testa alta.

Ti restituirò il gusto di un abbraccio caldo e sincero,
a cui hai dovuto rinunciare in nome di una spinta salvifica
che ha crocifisso solo te.

Ti restituirò la bellezza del femminile, l’orgoglio, la fierezza.
Ma non la rabbia.
La rabbia la affideremo al mare, al vento, al fuoco:
perché trattenerla è un altro modo di morire lentamente.

Ti restituirò il senso vero dell’amore:
quello che non possiede, non padroneggia, non controlla…
quello che non schiaccia, ma amplia.

Buon 25 novembre.
A tutte le mie donne, e non solo.

Linda Bertolani – Psicoterapeuta

🔴Trauma e impulsi: quando l’inconscio prende la parola🔴Nel lavoro clinico è evidente come, nelle storie segnate dal trau...
23/11/2025

🔴Trauma e impulsi: quando l’inconscio prende la parola🔴

Nel lavoro clinico è evidente come, nelle storie segnate dal trauma, gli impulsi non siano semplici “perdite di controllo”, ma movimenti psichici che emergono da strati profondi dell’inconscio.
Sono forme primarie di protezione, nate quando il Sé non aveva ancora strumenti simbolici per contenere ciò che accadeva.

L’impulso, in questa prospettiva, è un linguaggio arcaico: una risposta immediata che la psiche ha costruito per sopravvivere all’eccesso, al caos, all’intrusione.

Jung scriveva che “ciò che non diventa cosciente ritorna come destino”:
gli impulsi traumatici sono proprio questo ritorno — un tentativo della psiche di riproporre ciò che è rimasto inascoltato, perché possa finalmente essere visto.

Quando il trauma abita il corpo, la coscienza fatica a creare uno spazio di mediazione: la funzione riflessiva si restringe, l’amigdala prende il sopravvento, e l’Io si trova spinto da forze interne che non riconosce come proprie.
L’azione impulsiva diventa quindi una scarica dell’Ombra non integrata: tutto ciò che non ha trovato parola, simbolo, contenimento.

Ma la trasformazione è possibile.

Accade nel momento in cui l’individuo può:

osservare le micro-attivazioni come messaggi psichici,

riconoscere che dietro l’impulso c’è un’antica ferita che chiede forma,

sostare nel sentire senza crollare,

creare un ponte tra corpo, emozione e simbolo,

lasciare che l’Ombra si riveli senza esserne travolti.

La regolazione degli impulsi nasce allora non dal controllo, ma dalla crescita della coscienza, dalla capacità dell’Io di dialogare con ciò che prima appariva solo come minaccia interna.

È un movimento di individuazione:
integrare frammenti rimasti fuori dalla storia, trasformare l’azione automatica in presenza, riconoscere che ciò che irrompe non è il nemico, ma una parte di sé che non ha ancora trovato casa.

“Gli impulsi non sono errori. Sono l’Ombra che bussa per essere riconosciuta. La cura non li cancella: li illumina, fino a trasformarli.”

🌿 Ogni donna merita una tregua che non sia il risultato di una caduta, ma la scelta di un respiro.Fermarsi prima di spez...
19/11/2025

🌿 Ogni donna merita una tregua che non sia il risultato di una caduta, ma la scelta di un respiro.

Fermarsi prima di spezzarsi: una fatica (ancora troppo) femminile

Nel mio lavoro, nelle amiche, nelle storie che incontro ogni giorno, emerge spesso un tratto comune:
uno spirito di sacrificio radicato, quasi invisibile, che spinge molte donne a sostenere, reggere e adattarsi senza concedersi tregue.

È come se prendersi un respiro, fermarsi, dire “ho bisogno”, fosse ancora qualcosa di difficile da autorizzarsi senza provare colpa.
Colpa di non essere abbastanza.
Colpa di deludere.
Colpa di rallentare.

E allora si va avanti finché il corpo o la mente non impongono uno stop.
A volte la malattia, il crollo, l’esaurimento diventano l’unico modo per fermarsi.
Ma quando accade, il tempo di recupero è più lungo e la fatica più profonda.

Credo sia importante nominarlo:
questo modello antico, trasmesso da generazioni, che ci fa credere che valiamo di più se resistiamo oltre il limite.

💬 Forse è il momento di chiederci: posso fermarmi prima? posso ascoltarmi un po’ di più, senza aspettare la rottura?

🌿 Fermarsi è un atto di poesia verso se stesse: un modo gentile per restare intere.

L' amore non ha il sapore della paura.
30/10/2025

L' amore non ha il sapore della paura.

NON È AMORE. È DIPENDENZA NEUROBIOLOGICA.

Negli ultimi giorni altre giovani donne sono state uccise barbaramente dai loro compagni.
E ancora una volta sentiamo dire: “Perché non se ne vanno?”

La risposta è dentro il cervello. Non nel cuore.

Quando una donna entra in una relazione tossica, soprattutto con un manipolatore o un soggetto narcisista patologico, il suo sistema nervoso viene progressivamente condizionato.
Il ciclo “idealizzazione – svalutazione – riaggancio” attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nella dipendenza da sostanze, in particolare nella dipendenza da eroina o cocaina.

Ecco gli ingredienti della chimica dell’inganno:

Dopamina: ogni messaggio affettuoso, ogni “ti amo” dopo giorni di gelo o umiliazioni, produce una scarica di dopamina. È il premio intermittente che rinforza la ricerca spasmodica di quell’approvazione.

Ossitocina: l’ormone del legame, che normalmente serve a costruire fiducia e intimità, viene “dirottato” e usato dal manipolatore per cementare un attaccamento disfunzionale.

Cortisolo e adrenalina: lo stress cronico tiene il corpo in costante allerta, creando una condizione di iper-vigilanza e sottomissione.

Riduzione funzioni della corteccia prefrontale: con il tempo, la capacità di analisi, di giudizio e di decisione si riduce. La donna non è più libera di scegliere: è prigioniera del proprio sistema neurobiologico, riscritto dal trauma.

Questo si chiama legame traumatico.

E finché continueremo a leggerlo come “debolezza”, “dipendenza affettiva” o “mancanza di autostima”, continueremo a perdere vite.

Perché chi è intrappolata in questa dinamica non può semplicemente “andarsene”, ha bisogno di un intervento mirato, che tenga conto dei processi neurobiologici e psicologici sottesi alla relazione violenta.

Capire questo significa costruire strumenti di prevenzione reali, efficaci, capaci di spezzare la catena della violenza prima che arrivi all’epilogo finale.

Solo così potremo davvero proteggere le donne e impedire che i loro figli imparino — e ripetano — lo stesso copione.

18/09/2025

Ecco, se dovessi scegliere come sintetizzare la dinamica che si instaura con un/una narcisista patologico/a ... Lo farei esattamente così!!
Un video ironico ma che descrive con efficacia il dramma di una relazione abusante e il tentativo disperato di cambiare l' impossibile.
Buona visione!

✨ Abuso e memoria corporea: quando il corpo ricorda ciò che la mente prova a dimenticare ✨Quando parliamo di abuso, non ...
08/09/2025

✨ Abuso e memoria corporea: quando il corpo ricorda ciò che la mente prova a dimenticare ✨

Quando parliamo di abuso, non parliamo solo di ciò che accade in modo evidente – un atto fisico, una violenza, una parola distruttiva. L’abuso può assumere forme diverse: fisico, sessuale, psicologico, emotivo. In comune hanno una caratteristica fondamentale: lasciano segni profondi, spesso invisibili agli occhi esterni.

Molte persone, anche a distanza di anni, si accorgono che il corpo “ricorda”.
👉 Mal di stomaco improvvisi, tensioni muscolari croniche, difficoltà respiratorie, insonnia, attacchi di ansia: il corpo parla, anche quando la mente non trova le parole.

Questo accade perché le esperienze traumatiche non si registrano solo nella memoria cosciente, ma anche nel nostro sistema nervoso e nei tessuti corporei. È la cosiddetta memoria corporea dell’abuso: un ricordo che non passa attraverso i pensieri, ma attraverso le sensazioni e le reazioni fisiche.

💡 Riconoscere questo è importante: non significa che siamo “deboli” o che “non siamo andati avanti”. Significa che il corpo custodisce la nostra storia, e che può aver bisogno di tempo, cura e sostegno per sentirsi di nuovo al sicuro.

La psicoterapia, in questi casi, può aiutare a riconnettere mente e corpo, restituendo alla persona la possibilità di sentirsi intera, di dare un significato a ciò che è accaduto e di ritrovare fiducia nei propri confini e nel proprio spazio interiore.

🌱 Ricorda: ciò che hai vissuto non ti definisce. La tua storia merita di essere accolta con rispetto e delicatezza.

"Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino"(C.G. Jung) Qu...
29/08/2025

"Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino"
(C.G. Jung)

Quante volte ci troviamo a ripetere gli stessi schemi, a compiere scelte che sembrano “capitarci” senza una vera spiegazione?
Spesso non si tratta di destino, ma di parti di noi che agiscono in silenzio: ricordi, emozioni, convinzioni che restano nell’inconscio e che influenzano i nostri comportamenti quotidiani.

Il lavoro psicologico ci aiuta proprio a fare luce su questi meccanismi nascosti, a riconoscerli e a trasformarli in risorse consapevoli.
Diventare più consapevoli di noi stessi significa poter scegliere, invece di subire.

La regola psicologica dice che quando una situazione interiore non viene resa consapevole, accade fuori, come destino. Vale a dire, quando l'individuo rimane indiviso e non prende coscienza delle sue contraddizioni interiori, il mondo deve per forza agire il conflitto ed essere diviso in metà opposte.

Jung, Aion

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Dall' individuo alla persona: 🌿 Individuazione: diventare ciò che siamo 🌿Carl Gustav Jung chiamava individuazione il pro...
26/08/2025

Dall' individuo alla persona:

🌿 Individuazione: diventare ciò che siamo 🌿

Carl Gustav Jung chiamava individuazione il processo attraverso cui una persona diventa davvero se stessa.

Non si tratta di “migliorarsi” o di “raggiungere la perfezione”, ma di riconoscere e integrare tutte le parti della nostra psiche: quelle che mostriamo al mondo e quelle che tendiamo a nascondere, i nostri punti di forza e le nostre fragilità, le ombre e la luce.

👉 In questo senso, l’individuazione è un cammino di autenticità:

impariamo ad ascoltare i nostri bisogni profondi,

smettiamo di identificarci soltanto con i ruoli o le aspettative degli altri,

ci avviciniamo gradualmente a ciò che siamo davvero.

È un viaggio che dura tutta la vita, fatto di trasformazioni, scoperte e nuove consapevolezze.
✨ Un invito a non vivere come copie, ma a diventare originali: unici, completi, autentici.

"All'improvviso oggi ho dentro una sensazione assurda e giusta. Ho capito, con una illuminazione segreta, di non essere ...
21/08/2025

"All'improvviso oggi ho dentro una sensazione assurda e giusta. Ho capito, con una illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno”Nessuno mi ha riconosciuto sotto la maschera dell’identità con gli altri, né ha mai saputo che ero maschera. Nessuno ha supposto che al mio lato ci fosse sempre un altro che in fondo ero io. Mi hanno sempre creduto identico a me stesso.

Tutti noi viviamo distanti e anonimi; dissimulati, soffriamo da sconosciuti. Ad alcuni, però, questa distanza fra loro stessi e un altro essere non si rivela mai; per altri è talvolta illuminata, di orrore o di pena, da un lampo senza limiti; per altri ancora, essa non è altro che la dolorosa costanza e quotidianità della vita.

Sapere esattamente che chi siamo non ci riguarda, che ciò che vogliamo è ciò che non vorremmo, né forse qualcuno ha voluto; sapere tutto questo a ogni minuto, sentire tutto questo in ogni sentimento, non significherà essere straniero nella propria anima, esiliato nelle proprie sensazioni?"

(Fernando Pessoa)

✨ Sentirsi “nessuno” ✨

Pessoa scriveva: “Ho capito… di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno.”

A volte capita di vivere questa estraneità verso se stessi: sentirsi lontani dai propri desideri, indossare maschere, recitare ruoli che non ci appartengono.

In terapia, questo vissuto diventa occasione per riconoscere la distanza da sé e trasformarla in un percorso di autenticità. Non si tratta di strappare via la maschera, ma di comprenderne il senso e, passo dopo passo, imparare a respirare senza di essa.

👉 Se anche tu ti senti “straniero” nella tua vita, la psicoterapia può aiutarti a ritrovare il filo che ti riconduce a te stesso.

💔 Tolleranza nella Dipendenza Affettiva: radici che affondano nell’infanziaNella dipendenza affettiva, la tolleranza non...
11/08/2025

💔 Tolleranza nella Dipendenza Affettiva: radici che affondano nell’infanzia

Nella dipendenza affettiva, la tolleranza non è solo la sopportazione di comportamenti dolorosi, ma un vero e proprio adattamento emotivo a relazioni che non nutrono.
Si impara a resistere a frustrazioni e mancanze, a ridurre le proprie esigenze pur di non perdere il legame.

Molto spesso, questa tolleranza affonda le sue radici nell’infanzia.
Quando un bambino cresce in un contesto in cui l’amore è condizionato, instabile o intermittente, può sviluppare la convinzione che per essere amato debba:

adattarsi ai bisogni dell’altro

sopprimere le proprie emozioni

accettare silenzi, rifiuti o trascuratezza come “normali”

Con il tempo, questo meccanismo si trasforma in uno schema relazionale: si tollera l’intollerabile, pur di non sperimentare l’abbandono.

🌱 Riconoscere queste radici è il primo passo per trasformare la tolleranza in scelta consapevole, anziché in automatismo.
Lavorare su di sé significa imparare a dare valore ai propri bisogni, riscoprire il diritto a essere rispettati e costruire legami basati su reciprocità e cura.

🌱 Spezzare i cicli disfunzionali in famiglia: quando il cambiamento inizia da teForse ti sei sentito dire che non dovevi...
20/07/2025

🌱 Spezzare i cicli disfunzionali in famiglia: quando il cambiamento inizia da te

Forse ti sei sentito dire che non dovevi piangere.
O che dovevi essere sempre forte, anche quando dentro ti sentivi a pezzi.
Forse hai imparato a mettere i bisogni degli altri prima dei tuoi, a non “disturbare”, a restare in silenzio.

Questi modi di essere non nascono nel vuoto: spesso sono il risultato di cicli familiari che si ripetono, inconsapevolmente, di generazione in generazione.

🔁 Cicli come: – La tendenza a evitare il conflitto, anche a costo di non esprimere ciò che si prova
– Il bisogno di “compiacere” per sentirsi amati
– L’assenza di ascolto emotivo, in cui le emozioni venivano minimizzate o ignorate
– Ruoli rigidi: il “figlio perfetto”, il “mediatore”, il “capro espiatorio”…

Spezza questi meccanismi chi, a un certo punto, si ferma e si fa una domanda scomoda ma potente:
“Quello che ho imparato a fare per sopravvivere… è lo stesso che oggi mi impedisce di vivere pienamente?”

Non è facile. È un processo che può portare confusione, tristezza, persino senso di colpa. Ma è anche un profondo atto di cura verso sé stessi e verso le relazioni future.

Interrompere un ciclo disfunzionale non significa accusare o rinnegare la propria famiglia.
Significa scegliere consapevolmente un modo diverso di stare al mondo. Con più autenticità, più libertà, più amore.

💬 Se qualcosa in queste parole ti ha toccato, sappi che non sei solo/a. E che chiedere aiuto è già un passo di guarigione.

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